PROLOGO
Qualche volta i compagni di classe
potevano essere molto crudeli e Sergej lo sapeva. Giocava pazientemente con un
cubo di Kubrick mentre ascoltava, tentando di simulare disinteresse, le
chiacchere su di lui di due suoi compagni insieme a un altro studente.
- Così quello è Sergej? Hanno
davvero ragione ... fa paura: che occhi freddi! -
Sergej continuò a giocare, le sue
mani rimanevano ferme ma era leggermente sussultato.
I compagni continuarono, ostinandosi
ad avere un atteggiamento arrogante.
- Tu non hai visto suo padre-disse
un altro ragazzo gettando uno sguardo sul compagno di classe che si ostinava a
non guardare nella loro direzione.
- E' uomo alto con uno sguardo di
ferro, sembra un mafioso russo e Sergej è il suo ritratto! Con l'età peggiorerà.
Tra altro sapete che il padre di Sergej è sposato con una cinese?- concluse con
talmente tanto disgusto che i suoi occhi, già piccoli di per sé, divennero
praticamente invisibili.
- Che siano una famiglia di
mafiosi? Così spiegherebbe perché qualcuno avrebbe accettato un figliastro come
Sergej: di un assassino, in una famiglia di mafiosi, serve sempre- domandò un
altro ragazzo dal fisico gracile e gli occhi pieni di cattiveria.
Sergej completò il cubo di Kubrick
con un gesto secco e lo posò sulla scrivania del professore. I compagni si
erano ammutoliti e aspettarono quella reazione violenta che tanto desideravano
dal ragazzo straniero. Invece Sergej si limitò a puntargli i suoi occhi grigio
ghiaccio, così oltraggiati.
Sergej li fissò a uno a uno finché
non li vide deglutire e assumere un’espressione spaventata, e sorrise
soddisfatto mentre il suo cuore piangeva.
Uscì dalla classe, ben deciso a
rimanere da solo.
Aaron era molto intelligente ma il
suo atteggiamento strafottente nei confronti della scuola e, il fatto che fosse
il figlio di un importante ambasciatore francese, gli aveva fatto guadagnare la
reputazione che fosse raccomandato.
Quindi non si stupì della
situazione che si creò quando furono consegnate le valutazioni degli ultimi
test, aveva avuto dei voti altissimi, nonostante che si fosse assentato innumerevoli
volte e in classe era spesso distratto.
- Com’è possibile? Si vede che i professori
sono larghi di voti con lui!- la frase fu pronunciata in un francese con un
forte accento asiatico dal compagno dietro di lui, risultando osceno alle
orecchie di Aaron. Il figlio dell'ambasciatore si alzò dalla sua sedia e gettò
un'occhiata di sdegno con i suoi verdi occhi, che sembravano quelli di un gatto,
talmente erano belli ed eleganti.
-Guiffrey?- domandò il professore
sorpreso e il ragazzo sorrise cortese.
-Professore, potrei essere
interrogato alla lavagna?- domandò avvicinandosi già verso cattedra, ottenendo
così il consenso del professore, ancora attonito dalla situazione.
Aaron prese un gessetto e sfidò la
classe davanti a sé, ai suoi occhi erano tutti degli sciocchi della società
perbene giapponese con il gran sogno di diventare francesi.
La classe accettò la sfida con lo
sguardo, precisamente la parte maschile perché quella femminile guardava Aaron
con adorazione, come sempre.
Poco dopo i ragazzi della classe
dovettero capitolare, avevano interrogato Aaron su tutti gli argomenti di
quell'anno scolastico e anche quello precedente e Aaron aveva risposto a tutto.
Ma Aaron non era soddisfatto e, sentendo
ribollire il sangue, insultò ad alta voce i suoi compagni.
Il professore scattò in piedi e
accompagnò il ragazzo in presidenza: il preside era furioso, come al solito, e
gli disse le solite ramanzine che puntualmente erano ignorate da Aaron .
Il suo pensiero era soltanto uno,
aveva visto che una delle finestre del corridoio era aperta ... si sarebbe
creato un pomeriggio libero.
Aaron scappò appena fu possibile e passeggiò
per un po' per le strade della citta di Tokio, non la zona turistica ... ma la
città vera e propria dove palazzi, uffici, scuole e appartamenti erano insieme.
Odiava tutto del Giappone, il fatto
che i cartelli e le insegne stradali fossero scritti in ideogrammi non aiutava,
anzi aumentavano il suo disappunto: che razza di scrittura era quella? E perché
non c’era una traduzione in inglese?
Ad Aaron mancavano le sue città,
Londra, Bruxelles e Parigi, perché suo padre lo costringeva a, vivere lì?
Perché combinava solo casini e il
padre non aveva avuto fiducia a lasciarlo da solo a Parigi presso gli zii.
Calciò infuriato l'aria e quasi
cade per lo slancio, ma notò una sala giochi: non ci era mai stato.
-In fondo in questa nazione sanno
fare solo fumetti porno e videogiochi- esclamò in inglese- Mi adatterei alla
loro cultura, sarà questa la scusa con mio padre- ed entrò nella sala, pronto a
scaricare la sua rabbia in un gioco picchiaduro quando qualcosa attirò la sua
attenzione. Era la schiena di un ragazzo con i capelli biondi e ricci che stava
giocando a Guitar Hero ed era anche bravo. Aaron ebbe l'impressione che fosse
straniero, esattamente come lui, ma scacciò l'idea da dove era venuta.
- Sarà un giapponese dai capelli
cotonati e tinti- pensò con una punta di fastidio ma dovette ricredersi, perché
vide il volto del ragazzo: zigomi affilati e occhi grigio ghiaccio,
probabilmente proveniva dall'est Europa.
Aaron si avvicinò entusiasta e
chiese in inglese se avesse voglia di giocare a un livello del videogame
insieme.
-Yes, I like the idea- rispose il ragazzo guardandolo con quegli
intesi occhi grigi.
Aaron avrebbe pianto dalla
commozione se non fosse stato il figlio di buona mamma che era, imbracciò la
sua chitarra e iniziarono la partita: avevano scelto il brano dei Queen Another One Bites the Dust.
I due ragazzi avevano chiaramente
due modi d'affrontare il gioco differente, Aaron era impetuoso e appena il
computer indicava quali pulsanti premere già li stava schiacciando. Lo
sconosciuto era molto più paziente, quasi attendeva che note arrivassero in
fondo al canale prima di premere e nel frattempo memorizzava le successive in
arrivo. Entrambi ottennero un buon punteggio e dopo aver riposto le chitarre giocattolo,
si presentarono.
- Il mio nome è Aaron, il tuo
invece?-
-Sono Sergej-
- Disputiamo un'altra partita
insieme a qualche altro gioco-
Sergej guardò sospettoso l'altro
ragazzo, in realtà voleva essere lasciato solo, ma non aveva la minima idea che
Aaron fosse quel tipo di persona che non accettava un “no” come risposta.
- Dai che siamo i tipi più
interessati in questo gruppo di sfigati- disse gettando un'occhiata di sdegno
al resto del negozio e trascinando Sergej a un'altra postazione.
Aveva scelto un gioco fantasy, i
due costruirono i propri personaggi e Sergej rimasse stupito nel vedere che
Aaron avesse creato un personaggio con una forte magia iniziale di guarigione.
Capì il motivo appena iniziarono a
giocare seriamente, Aaron era un tipo fisico e il suo personaggio era sempre
nel bel mezzo di qualche battaglia a corpo a corpo e aveva bisogno di continua
rigenerazione magica. Sergej, invece, utilizzava come tecnica evocare mostri e
scagliarli contro i nemici mentre il suo personaggio, protetto e lontano,
attaccava con armi da lancio.
Poco dopo i due stili di gioco
combaciarono formando un'ottima squadra, il personaggio di Aaron era in prima
fila con le spalle coperte dagli incantesimi di quello di Sergej.
Qualche altro giocatore li notò e
chiese se avessero mai giocato insieme, rispose Sergej, perché Aaron non
parlava giapponese, che era la prima volta.
- Avete davvero un'ottima sintonia,
sembrate dei veri compagni d'armi!-.
Quella frase fece sorridere Sergej e la
tradusse ad Aaron che rise anche lui.
Divennero compagni d'armi per quel
pomeriggio in quella sala giochi, ma non sapevano che lo sarebbero diventati
anche nella vita reale.
NOTE
DELL’AUTRICE: Chi l’avrebbe detto che un giorno avrei scritto una ff nel fandom
di Sailor Moon, anime che aveva comunque adorato e potuto godere tutto grazie
alla sorella più grande che aveva registrato tutte le cinque serie e film?
Questa
storia nasce dalla lettura di Casablanca Memories, lo special su Rei. La cosa
che mi ha più colpita era che Zoisite era andato a cercare vendetta per Jadeite
come una furia. So che l’autrice aveva utilizzato Zoisite perché era molto
popolare al tempo ma credo anche che ci volesse dare l’opportunità di
speculare, poiché degli Shitennou non sappiamo nulla della loro vita da civile.
Per questo motivo nella mia testa è partita l’idea che Zoisite (Aaron) e
Jadeite ( Sergej) si fossero incontrarti per primi e fossero diventati amici.
Questa è la loro storia di come sono diventati Shitennou.
I
nomi scelti hanno un significato:
Aaron(Aronne):
Deriva dall'ebraico 'Aharon,
probabilmente di origine egizia sconosciuta. Secondo altre fonti potrebbe
derivare dall'ebraico "alta montagna", o dall'ebraico "io
canterò", o dall'arabo "messaggero". Nell'antico testamento 'Aharon
è il fratello di Mosè e il primo sacerdote degli Ebrei.
Lo
shitennou che rappresenta Zoisite è Genbu(nome nel buddismo), colui che conosce
o che ascolta gli insegnamenti(il messaggero)
Sergej(Sergio):
Il nome ha origini etrusche ed è legato al
latino Sergius. Il suo significato è "custode".
Lo
shitennou che rappresenta Jadeite è Seiryuu(nome nel buddismo)/Jikokuten(nome
giapponese), colui che protegge il reame .
Siti
consultati:
http://sailor-scribbles.tumblr.com/post/40175940772/shitennou-analysis-warning-super-long
http://sailor-scribbles.tumblr.com/post/40337916318/shitennou-analysis-part-2-warning-super
http://jecksy-candy.deviantart.com/art/Heavenly-Kings-501103010