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Autore: DauntlessBadWolf    01/02/2015    2 recensioni
Era giusto continuare a combattere in nome di un Dio assente, di un Padre che non si preoccupava dei figli? (…) Castiel aveva bisogno di credere in qualcuno che lo aveva creato per uno scopo e che non fosse nato per una semplice casualità.
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Titolo: A hard rain’s a gonna fall
Fandom: Supernatural
Rating: Giallo
Genere:  Sovrannaturale, sentimentale, angst, introspettivo, Song-fic
Avvertenze: Possibili OOC
Trama. Era giusto continuare a combattere in nome di un Dio assente, di un Padre che non si preoccupava dei figli? (…)Castiel aveva bisogno di credere in qualcuno che lo aveva creato per uno scopo e che non fosse nato per una semplice casualità.
Note: Ehy! Non sono morta, tranquilli, sto solo avendo un periodo un po’ impegnato, ecco, non sono quando riuscirò ad aggiornare le mie long, ho anche il blocco dello scrittore.
Intanto vi propongo un piccolo monologo che avevo scritto sul mio account di rp ispirato a una canzone di Bob Dylan


Oh, where have you been, my blue-eyed son? 
Oh, where have you been, my darling young one?
 

Castiel aveva visto così tante cose nel corso della sua vita, tante, forse troppe perché potesse elencarle tutte. Aveva visto stelle nasce e morire, oceani riempirsi e improvvisamente prosciugarsi.
Aveva visto gli umani nascere, quando ancora erano dei semplici pesci, poi li aveva visti alzarsi sulle loro gambe e intraprendere le vie che il Signore aveva mostrato loro. Li aveva visti combattere le loro guerre, decidere, pensare con le loro teste, non importava quanto l’idea che avevano ‘partorito’ fosse stupida o insensata, avrebbero fatto di tutto per difenderla!
Li aveva visti cambiare nel corso dei secoli, mentre lui rimaneva sempre lo stesso.
Cas non aveva mai avuto l’opportunità di pensare con la propria testa, sin da quando era nato gli era stata affidata una missione, un idea da proteggere, un idea che non gli apparteneva, ma nonostante questo avrebbe dovuto, comunque, sacrificarsi in suo nome.
Ma quello era veramente l’unico modello che valeva la pena seguire?
Aveva visto gli umani combattere per far valere idee diverse, contrastanti a volte, fra loro, allora perché lui doveva solo attenersi alla missione affidatogli dal Padre?
Eseguirai gli ordini del Dio tuo, avrai fede in lui e guiderai i suoi eserciti, senza mai mettere in dubbio il suo volere. Gli aveva detto il vecchio saggio la prima volta che aveva aperto gli occhi.
Il moro aveva iniziato a porsi così tante domande che si accavallavano una sopra l’altra fremendo dalla voglia di essere risolte. Era giusto continuare a combattere in nome di un Dio assente, di un Padre che non si preoccupava dei figli?
Più volte la fede di Castiel aveva vacillato, non riusciva a credere, in modo incondizionato, in una entità che non si faceva mai vedere, era arrivato a pensare al fatto che non dovesse esserci nessuno al di sopra degli Arcangeli, ma nonostante questa sua insicurezza non riusciva ad abbandonare definitamente la sua fede, probabilmente come tutti gli esseri viventi anche Cas aveva bisogno di credere in qualcuno che lo aveva creato per uno scopo e che non fosse nato per una semplice casualità. Certe volte si domandava come gli umani potessero credere in Dio, avevano passato secoli a cercarlo, senza mai riuscire nel loro intento, eppure non avevano mai abbandonato la speranza ed erano sempre riusciti a trovare nuovi modi per portare avanti le loro ricerche.
Ma allora, perché se gli uomini riuscivano a riporre completamente la loro fede in un essere superiore assente, lui non poteva fare a meno di chiedersi se quello che stava facendo fosse giusto o sbagliato, non riusciva a non porsi tutti quei perché.

Perché combatto?
Probabilmente perché non sai fare altro. Rispondeva.
Per chi lo fai?
Per il Padre. Continuava.
Perché?
Perché è così che mi è stato insegnato. Cercava di giustificarsi.

Eppure c’era un tempo in cui il moro si sarebbe sacrificato per la sua missione senza pensarci due volte. Quando ancora si limitava ad osservare gli umani, quando ancora non aveva provato a capirli e a tradurre tutte quelle loro strane emozioni e sensazioni. Non aveva mai sentito il bisogno di farsi delle domande, di pensare con la propria testa, di porsi un ideale diverso da seguire. Adesso, però, non riusciva ad immaginare le sue giornate senza quei grandi interrogativi.
Tutto ciò era iniziato con le parole Dean Winchester deve essere salvato. Il responsabile di questo suo malessere interiore era quel piccolo umano che aveva passato la sua intera vita a proteggere le persone, anche se queste, forse, non volevano essere salvate o protette.
Dean aveva fatto crollare, piano piano, mattone dopo mattone, ogni sua certezza, gli aveva fatto perdere la fede in Dio, nei suoi fratelli, nella sua missione e gli aveva dato, inconsciamente, una mano a creare il suo Paradiso Ideale.
La missione di Castiel era diventata la stessa di Dean: avrebbe sì continuato a combattere, dopo tutto era un soldato, ma non lo avrebbe fatto per suo padre o per i suoi fratelli, lo avrebbe fatto per se stesso, per proteggere la sua idea. Sarebbe diventato egoista e, come gli umani, avrebbe difeso il suo Paradiso anche al costo della vita.

Oh, what did you see, my blue-eyed son? 
Oh, what did you see, my darling young one?


I sigilli si erano ormai rotti, l’Apocalisse incombeva sulla Terra, ma nonostante questo i suoi abitanti non sembravano preoccuparsi della guerra che li stava minacciando. A Cas sarebbe piaciuto avere la stessa ingenuità delle altre creazioni di suo Padre, anche lui avrebbe voluto non preoccuparsi di quella battaglia che, ormai, giorno dopo giorno si faceva sempre più vicina.
Improvvisamente, come se avesse aperto gli occhi per la prima volta, si rese conto di quello per cui aveva sempre combattuto e per cui, una volta, sarebbe stato pronto a morire. Lui era nato per combattere l’Apocalisse, era questa la missione che Dio aveva affidato a lui e ai suoi fratelli, perché avrebbe dovuto combattere una guerra che avrebbe distrutto quelle creature che aveva protetto sin da quando ne aveva memoria?
Il moro aveva osservato gli uomini, aveva dato loro consiglio, li aveva aiutati a trovare le parole che avevano perso, era rimasto colpito dalla capacità con la quale riuscivano andare avanti sempre e comunque, e adesso avrebbe dovuto semplicemente distruggere tutto quello che avevano faticosamente creato, tutto quello per cui ci erano sacrificati per un semplice litigio fra fratelli?
Castiel sapeva bene che gli umani non erano perfetti e che, tutto sommato, meritavano una punizione, ma era proprio questa loro imperfezione a renderli così vivi e non era una buona giustificazione per sterminarli tutti.
Se solo i suoi fratelli si fossero fermati non a guardarli, ma ad osservare quelle creature così simili a loro, ma allo stesso tempo così diverse, avrebbero capito che non erano stati concepiti per essere perfetti, ma per provare emozioni, per sbagliare e poi capire.
Se solo Cas si fosse reso conto prima di questa cosa, forse qualcuno lo avrebbe ascoltato, ma adesso era troppo tardi e lui era troppo coinvolto.
Osservando e poi convivendo, per un po’, con gli uomini il moro aveva imparato tante cose, che forse non avrebbe mai appreso se fosse restato in Paradiso. Aveva provato a tradurre quelle strane emozioni, ci aveva messo un po’, ma alla fine era riuscito a farne sue alcune. Se adesso qualcuno gli avesse chiesto cosa provasse Castiel avrebbe risposto di essere deluso e arrabbiato con la sua famiglia.
   
 
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