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Autore: CallMeSana    02/02/2015    5 recensioni
"A-abbiamo fatto sesso?" fu la domanda diretta che fece Louis, anche se ne conosceva già la risposta.
Harry, infatti, non rispose, si sedette sul letto accanto a lui che cercava un rifugio inesistente nella parete e lo baciò.
"Abbiamo fatto l'amore, Louis, che è molto diverso. Adesso la vuoi la colazione o vuoi lasciare che si raffreddi?"
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Harry Styles era una giovane promessa del mondo della musica indipendente. Di origini inglesi, doveva la sua fama oltreoceano alle sue amicizie altolocate nella città di Los Angeles, alla sua giovane età e... sì, anche al suo bell'aspetto, che in America non passa mai in secondo piano.
Non che non fosse dotato di talento naturale, in Europa era amato alla stregua di un dio, ma considerando le difficoltà che insorgono ogni volta che un artista straniero tenta di sfondare nella grande mela, un aiuto non gli avrebbe fatto per niente male.

Harry era contento, perché amava Los Angeles, amava l'America più della sua terra natia. Al contrario, la sua famiglia e i suoi amici non capivano questo suo amore, questa sua necessità di stare sempre lì, e rimasero di stucco quando annunciò di aver acquistato una villa in California.
"Vuoi trasferirti così lontano?" era la paura più grande di sua madre Anne, e Harry cercava continuamente di convincerla ad andare con lui, in fondo aveva abbastanza soldi per pagarle tutto, anche eventuali e svariati viaggi annuali da Holmes Chapel.
Chissà, forse presto si sarebbe convinta.

Louis Tomlinson aveva vissuto ventitrè anni nella grande mela senza sapere di avere amici in comune con una persona così popolare. Il suo migliore amico, nonché coinquilino, Liam, gli aveva raccontato di come si fosse ritrovato, una sera, a servire ai tavoli di una festa privata nel locale che gestiva con suo padre. La festa era stata organizzata in seguito alla partecipazione di Harry ad un evento di beneficenza, al termine del quale era stato intitolato ambasciatore ufficiale dell'Unicef.
Liam aveva attirato l'attenzione della popstar e da allora gli era capitato svariate volte di incontrarlo e finire a qualcuna delle sue assurde festicciole.
Louis lo aveva sempre preso in giro per questo, viveva con lui da oltre tre anni, da quando si era trasferito da New York, e grande e grosso com'era non lo faceva affatto un tipo che impazzisce per i cantanti.
"Non impazzisco affatto per i cantanti, Louis, lo sai. E' solo che Harry è una persona molto interessante e diversa da come lo dipingono i giornali."
"E come lo dipingono?" A Louis non interessava davvero saperlo, sapeva a malapena che faccia avesse quel ragazzo, e quindi Liam, a sua volta, lo prendeva in giro perché "non esiste persona al mondo che non sappia chi sia Harry Styles, ormai, ma dove vivi, Tomlinson?"
Louis rispose tra sé e sé che viveva in un mondo tutto suo, dove ancora non sapeva bene che scopo avesse, ma evitò di dirlo ad alta voce mentre il suo amico parlava e lui non ascoltava nemmeno una parola di quello che stava dicendo.
"...ma tanto lo scoprirai presto: domani è il suo compleanno" furono le uniche parole che arrivarono nette alle sue orecchie.
"E quindi?" chiese, tranquillo.
"E quindi farà una festa, ci sarà un sacco di altra gente famosa e, ovviamente, sono stato invitato." Louis sorrise lievemente nel notare l'eccitazione nella voce dell'amico. Avrà pure trentadue anni suonati, ma Liam si esaltava davvero per queste cose.
"E cosa centro io?" chiese ancora Louis, stavolta sbuffando.
"Devi venire con me, gli ho chiesto se era un problema portare un amico e ha detto di no, anzi, più gente ci sarà e più gli farà piacere."

In trappola. Ecco come si era sentito Louis a quelle parole.
E non riusciva nemmeno a capire perché.

"Sei tenero, Harry, lo sai? Non era necessario venissi di persona, dovresti smetterla!" disse la tipa della pasticceria dove era andato a ritirare i suoi dolci preferiti per la festa. Poco importava se piacevano solo a lui, dovevano esserci.
"Non ci penso nemmeno" aveva risposto, mentre lasciava il conto da pagare e usciva. Indossava un completo tshirt bianca e pantaloni a righe che lo facevano sembrare come appena uscito dal letto, ma era anche per questo che era famoso: il suo look stravagante che solo i maniaci della moda erano capaci di apprezzare appieno.
Lui si piaceva, ai suoi amici più stretti piaceva e, anche se sperava ancora di poter piacere pure a qualcuno che potesse definire compagno, era contento così.

Cercava sempre di sorridere, Harry, quando usciva in strada e immancabilmente sentiva i click delle macchine fotografiche dei paparazzi appostati in ogni angolo. Sapeva che erano i suoi manager a mandarli a chiamare e lui ormai ci aveva fatto l'abitudine e non si arrabbiava più.
Ecco perché era sempre impeccabile, mai un capello fuori posto o la faccia distrutta, mai vestiti scomposti o altro: sapeva di dover essere sempre in posa, quindi si preparava prima, tutte le volte. Era uno strazio, ma era contento così.

"Styles, hai intenzione davvero di invitare tutte queste persone? E chi cazzo è questo Liam Payne?" aveva chiesto Jeff, mentre buttava un occhio sulla lista degli invitati scritta da Harry qualche giorno prima.
"Potrò avere degli amici normali o è vietato, Jeff?" aveva chiesto il riccio, visibilmente adirato.
"Ma figurati... ci mancherebbe, solo... solo che non lo conosco, che cosa fa?" 
"Hai presente quella catena di ristoranti messicani? Ecco, lui è il proprietario. Mi piace un sacco la loro cucina e qualche volta ho ordinato il catering a casa lì."
Jeff era perplesso, ma si illuminò quasi subito: aveva mangiato messicano parecchie volte durante le feste di Harry o le cene a casa sua, quindi tutto gli fu più chiaro, ora.
Certo nessuno dei due aveva previsto il regalo speciale che Liam stava portando al festeggiato.

Il locale che Harry aveva scelto aveva un'enorme terrazza con le palme e le decorazioni bianche. Anche i tavoli erano tutti bianchi, comprese le sedie. Al riccio piaceva da matti il bianco, e aveva deciso di mettere sul terrazzo una bella tavolata piena di beveraggi e cibo, in modo che tutti potessero servirsi come e quanto volevano.
C'era una tavolata addobbata allo stesso modo anche nel salone interno, anche se contava sul fatto che tutti sarebbero rimasti fuori, data la brezza che tirava. Sembrava piena estate per essere febbraio e Harry amava il clima californiano anche per questo, si stava quasi sempre bene.

Fece gli onori di casa, come suo solito, non riuscendo a restare serio con nessuno per più di trenta secondi. Non aveva importanza chi avesse di fronte, poteva essere David Beckham o Rita Ora, per lui erano tutti cari amici con cui scherzare liberamente.
A proposito di David Beckham, Harry non capiva niente di calcio, non lo aveva mai seguito, ma David Beckham era una icona, e una persona adorabile con cui parlare. Si erano conosciuti durante una sfilata, dove Harry si era ritrovato casualmente seduto di fianco a lui e sua moglie e avevano cominciato a chiacchierare. Erano andati subito d'accordo e David aveva scoperto nel giovane una persona interessante e che valeva la pena conoscere meglio. Ecco perché quando venne invitato alla festa accettò di buon grado.
Non era la prima volta, comunque, che David era ospite del ragazzo.
"Adesso sei davvero legale ovunque e puoi bere quanto vuoi, che cosa ne pensi, Harry?" gli aveva detto stuzzicandolo, mentre gli passava uno shottino di tequila.
Ma Harry non rispose, prese lo shottino e lo mandò giù tutto di un sorso.
Era il quarto che beveva e ormai cominciava ad essere un po' brillo, ecco perché, da quel momento in poi, i suoi ricordi saranno confusi, esattamente come quelli della persona con cui li condividerà e che avrebbe messo piede nel locale a momenti.

"Liam, lo sai che non amo molto il piccante, ci sarà un motivo se non vengo mai a mangiare da voi, perché proprio stasera?"
Louis era sempre più indispettito. Non aveva trovato niente di decente da indossare per la festa e si sentiva già fuori posto prima di uscire di casa perché, se era una festa piena di gente famosa, lui sarebbe spiccato come lo sfigato della situazione. Non che gli importasse particolarmente di confondersi con quelle persone, ma di sicuro non gli andava di esser preso per il culo da loro.
"Cercherò di diminuire le dosi, mica serviamo solo salse piccanti, qui!" gli disse Liam, sogghignando. Questo fece solo aumentare il nervosismo in Louis che corse al bagno dopo la prima portata perché aveva il palato in fiamme, si guardò allo specchio e si insultò da solo perché di andare a quella festa gli stava passando completamente la voglia.
"Sei un bastardo, Payne, quando imparerò a smettere di fidarmi di te?" urlò contro al suo amico uscendo dal ristorante a fine cena, mentre la sua gola era ancora in fiamme.
Liam non rispose, salì in macchina dopo di lui e guidò fino al locale.

Quando Louis lo vide, ebbe l'istinto di restare in auto e pregare che il suo amico lo riportasse a casa: era talmente luminoso, con tutto quel bianco, che lui, coi suoi jeans, le vans e la camicia scura, si sentiva un cameriere di infimo livello.
"Andiamo, Lou, sbrigati!"
I due ragazzi entrarono, Louis sospirando vistosamente manco stesse andando sulla gogna, e subito un paio di occhi verdi, un po' troppo lucidi per via dell'alcol, si posarono sul timido ragazzo ventitreenne dai capelli lisci, che si guardava intorno convulsivamente, scioccato.

A differenza di Harry, Louis amava il calcio. Se avesse avuto abbastanza soldi, o fortuna, avrebbe fatto l'allenatore o, ancora meglio, avrebbe giocato lui stesso. Ma Louis non era fortunato, e quindi si era accontentato di un lavoro normale, che scarseggiava a trovare, ma che sicuramente sarebbe arrivato, prima o poi.
Quindi immaginate il suo stupore quando vide, lì a pochi metri da lui, il suo idolo di una vita: David Beckham, che parlava e rideva con un ragazzo riccio come se fossero fratelli, mentre mandavano giù shottini.
"Liam, avresti dovuto dirmi che questo Harry ha degli amici così... interessanti" aveva detto, mentre continuava a guardare il calciatore e, come in preda ad un raptus da fangirl, gli era andato incontro e gli aveva porto la mano.

"So che mi prenderai per pazzo: non mi conosci e probabilmente adesso verrò sbattuto fuori da questo posto per molestie, ma se non lo faccio adesso non lo faccio più. Sono un grande appassionato di calcio, praticamente è grazie a te se ho iniziato a praticarlo, so tutto della tua carriera, praticamente sei un icona, un idolo, per me e boh, volevo dirtelo. Ora scusami, andrò a vergognarmi di questa scenetta bevendo tutto l'alcol che troverò."
David guardò Louis allontanarsi e, girandosi verso Harry, scoppiò a ridere, seguito a ruota dal riccio, al quale lo sconosciuto non aveva dato minimamente retta.
"Chi diavolo era quello, Harry?" gli chiese, mentre si versava qualcos altro da bere.
"Non ne ho la più pallida idea, ma ho intenzione di scoprirlo molto presto."
Louis, intanto, continuava a camminare, cercando il posto più lontano dove andare a nascondersi. Era arrivato da cinque minuti e aveva già fatto la più grande figura di merda della sua vita, voleva solo sprofondare, e invece incontrò Liam, che gli stava passando un bicchiere pieno di vodka liscia.
"Sapevo che il piccante avrebbe liberato il vero Tomlinson!" disse divertito il suo amico, mentre Louis lo guardava sconcertato e beveva incurante del fatto che il liquido che stava ingurgitando fosse più forte di quanto si aspettasse.
"Lo hai fatto apposta, ammettilo! Tu... tu sapevi che ci sarebbe stato Beckham e non mi hai detto niente? Io ti ammazzo, Payne, ti ammazzo!"
"Oh, andiamo, non sei contento di avergli stretto la mano? Guardalo, sta ancora ridendo di te!"
"Grazie, molto rincuorante." 
Louis, nonostante la vergogna ancora presente, si era girato a guardare il calciatore, che stava ancora parlando col ragazzo di prima e aveva cambiato bicchiere.
"Chi è quel tipo con lui, Liam?" chiese, con innocenza.
"Come sarebbe chi è! E' Harry!"
Tombola. Non solo era andato lì a fare una scenetta da dodicenne invasato, ma l'aveva fatta anche di fronte al festeggiato che, tra l'altro, non aveva degnato nemmeno di uno sguardo.
Voleva uccidersi.

Cominciò a guardarsi intorno, sperando di trovare un modo veloce per avere di nuovo il bicchiere, che si era appena scolato, ancora pieno.
Voleva dimenticare, voleva far finta che non fosse successo nulla. Voleva andarsene, anche se non poteva.
Ma perché non poteva, si disse, in fondo lui e il festeggiato nemmeno si conoscevano, non avrebbe notato la sua assenza manco per sbaglio. Quindi ok, si disse, un altro bicchiere e poi via da lì.
"Ehi, Lou, ma dove credi di andare? Non vedi che sei già ubriaco?" si sentì dire alle spalle, appena aveva provato a dirigersi verso l'uscita. In effetti Liam aveva ragione, sentiva anche la sua voce ovattata, e stava cominciando a non avere più ben chiaro se fosse in piedi oppure no.
Si girò velocemente, convinto di risultare credibile come sobrio, ma quasi cadde per il capogiro che gli venne, e il suo amico fu per fortuna pronto a reggerlo e riportarlo dentro.
"Adesso mi aspetti qui, non ti muovere, hai già bevuto abbastanza."
Già, ma quanto aveva bevuto? Era convinto di non aver esagerato poi così tanto, e cominciava a sospettare che gli avessero corretto i drink. Sospetto alquanto fondato.

"Liam, finalmente riesco a raggiungerti, è quello il tipo che mi hai detto ti avrebbe accompagnato?"
"Oh, Harry, ciao! Che cafone che sono, non ti ho fatto nemmeno gli auguri ancora. Gran bella festa, come sempre, del resto."
"Non hai risposto alla mia domanda, Payne."
Harry era fatto così, era buono e disponibile con tutti, e tutti gli volevano un gran bene per questo, ma era anche tremendamente curioso.
"Scusa, hai ragione. Sì, è lui."
"E quando me lo presenti? Anche se... a dire la verità... un po' l'ho già inquadrato."
Liam sapeva a cosa si riferiva il riccio, e si stava sentendo molto in imbarazzo per il suo amico, che aveva fatto piombare in mezzo a gente che non conosceva e che ora a stento capiva chi fosse, tanto era ubriaco.
"Credo abbia bevuto troppo, infatti lo accompagnerò in bagno a vomitare prima che lo faccia sul pavimento."

Lasciò un Harry sorridente lì su due piedi, senza chiedersi come mai stesse sorridendo. Il riccio sapeva perfettamente che Louis era ubriaco, perché sapeva da quali bicchieri aveva bevuto, e si era meravigliato che Liam non fosse nelle sue stesse condizioni.
Ok, era un atteggiamento sleale, ma a Harry piaceva tanto giocare.

"Avanti Louis, non fare storie, siamo qui da nemmeno un'ora e non voglio andar via solo perché tu stai male, vomita e poi sciacquati."
Louis non poteva credere a quello che stava succedendo, non ricordava nemmeno quando era stata l'ultima volta che aveva avuto una sbornia così colossale da dover vomitare e continuava a chiedersi come era potuto succedere quella sera che aveva bevuto solo due bicchieri.
Vomitò, ma non così tanto, mentre Liam gli teneva il ciuffo all'indietro, poi si rialzò. Si diresse al lavandino, provò ribrezzo verso la sua persona guardandosi allo specchio, e si buttò l'acqua sul viso.
Liam accennò un sorriso sfrustrato e, assicuratosi che il suo amico stesse meglio, uscì di lì insieme a lui.

Quel che stava accadendo nella grande terrazza, intanto, rasentava il surreale, almeno per Louis.
"Non posso crederci, quel ragazzo deve smetterla di ascoltare ogni consiglio stupido che gli dà la gente!" esclamò Liam con l'evidente istinto di tornare da dov'era venuto.
"Di che parli?" chiese Louis, ancora un po' scosso.

Now I've had the time of my life
No I never felt this way before 
Yes I swear it's the truth 
And I owe it all to you


Furono queste le parole che sentirono, ed era Harry a pronunciarle mentre, in piedi su uno dei tavoli a cui era stata volutamente tolta per l'occasione la tovaglia, cantava tutto sorridente guardandosi attorno.
Louis non aveva capito che stava cercando qualcuno.
Non aveva capito che stava cercando lui.
Non aveva capito che gli stava lanciando un messaggio eloquente.

I've been waiting for so long 
Now I've finally found someone to stand by me 


"Canta bene" fu l'unico commento che gli uscì mentre continuava a fissarlo, manco avesse visto un essere divino discendere dal cielo.
Ma per Louis in quel momento un po' lo era, un essere divino, e al diavolo David Beckham, che aveva perso di vista, al diavolo la sua voglia di scomparire. Adesso voleva restare.
"Ti piace, Louis?" gli chiese Liam, con ingenuità. Ma Louis non rispose, il suo sguardo incantato parlava per lui.

Harry, a sua volta, da sopra quel tavolo, aveva sperato proprio in un risultato del genere e, nonostante gli sembrasse di averlo ottenuto, si sentiva parecchio ridicolo.
Ma era la sua festa, l'alcol stava prendendo strada, e sicuramente nessuno si sarebbe scandalizzato se fosse sceso da quel tavolo per attirare a sè la persona che stava letteralmente spogliando con gli occhi. Del resto, non era nemmeno la prima volta che succedeva, ma non era importante che Louis lo sapesse.

Now with passion in our eyes 
There's no way we could disguise it secretly
So we take each other's hand 
'Cause we seem to understand the urgency


Louis era vicino alla grande tavolata piena ancora di bottiglie e avanzi di cibo, non aveva minimamente fatto caso a ciò che il festeggiato stava facendo. Sì, va bene, era sceso dal tavolo tra le risate sguaiate e gli applausi della gente attorno a lui, ma per Louis non c'era niente di sorprendente, almeno fino a che non se lo ritrovò davanti.
Con la mano tesa.
Che gli stava regalando, senza che lui potesse immaginarlo, il miglior sorriso della sua vita.
"Balla con me" gli sussurrò all'orecchio, e in quell'istante Louis si sentì avvampare.
Acconsentì e, mentre la canzone continuava, Harry trascinava Louis in un ballo scoordinato, ma allo stesso tempo molto sensuale.
Liam assistì alla scena notando con malizia come i corpi dei due giovani combaciassero e sorrise.
Sorrise perché sapeva come entrambi avessero serio bisogno di qualcuno, e di come non se ne rendessero conto.

With my body and soul 
I want you more than you'll ever know 
So we'll just let it go 
Don't be afraid to lose control, no 
Yes I know what's on your mind when you say, "Stay with me tonight" 


Louis aveva capito che Harry non stava più semplicemente cantando, ormai, e si stava meravigliando di tante cose, prima tra tutte il fatto di non aver permesso a quella persona che gli stava di fronte di entrare prima nella sua vita.
Lo conosceva il mondo intero, in fondo, no? 

"Va bene" aveva detto, temendo di fare la seconda figura di merda della serata. E Harry sorrise, facendolo sentire meglio. Aveva il sorriso più bello e rassicurante che avesse mai visto, Louis si imbarazzò ad osservarlo, ecco perché Harry gli diede un leggero bacio sulla guancia e lasciò la sala agli altri invitati che avrebbero continuato il karaoke senza preoccuparsi della sua assenza.

L'ultima cosa che ricordava Louis è il fragore degli applausi, misti a fischi dei presenti, mentre Harry lo portava via. 
Ricordava i brividi che gli passarono lungo la schiena mentre il riccio gli stringeva la mano.
Ricordava di aver salito una lunga scala a chiocciola che avevano impiegato un po' a raggiungere.
Ricordava il letto a baldacchino, anch'esso tutto bianco come la stanza in cui si trovava, e ricordava anche il primo bacio che Harry gli rubò, mentre era ancora stordito da quel che stava succedendo.
Ricordava le labbra color ciliegia di Harry che gli lasciarono un marchio sul collo, ricordava gli ansimi di eccitazione che le sue mani sul petto e sui glutei gli avevano provocato.
Ricordava il "prova questo" precedente al suo prendere l'iniziativa nel baciarlo, mentre qualche goccia di quel liquido verdognolo gli fuoriusciva dalla bocca, quasi come a volerglielo passare.
Ricordava... niente, non ricordava più niente.

"Chi diavolo è Harry Styles?"
Era la domanda che si stava ponendo da quando si era svegliato, con la testa che gli scoppiava, e aveva trovato quel biglietto poggiato sul cuscino accanto al suo.
Non gli era rimasto più nulla della notte precedente, sapeva solo di esser stato invitato ad una festa, poi il buio.

Sicuramente aveva bevuto troppo, si disse, accennando un sorriso, come al solito, poi tornò a fissare quel biglietto e cercò di ritrovare i ricordi perduti.
"Ma... questa non è la mia stanza, dove cazzo sono?"

I got chills, they're multiplying, 
And I'm losing control, 
For the power you're supplying, 
It's electrifying! 
You better shape up, 'cause I need a man, 
And my heart is set on you, 
You better shape up, you better understand, 
To my heart I must be true, 
And there's nothing, 
And there's nothing for me to do 


"Ehiehi, fermo, chi cazzo sei? Che cazzo vuoi? Chi ti ha dato il permesso di entrare?" cominciò a dire Louis, balzando in piedi, quando la porta della stanza si aprì e Harry comparve sulla soglia cantando.
"Fino a prova contraria, questo posto è mio e quindi faccio quello che mi pare senza il permesso di nessuno. Secondo, sei stato tu a chiedermi di portarti la colazione, o l'hai dimenticato?"

Merda.
Non ricordava assolutamente di aver fatto una richiesta del genere. Ma soprattutto non aveva il coraggio di farsi svelare per quale motivo gli facessero tremendamente male le gambe e il sedere.
"Harry... sei tu?" chiese, imbarazzato.
"Al suo servizio!" rispose Harry, che aveva poggiato il vassoio sulla cassapanca accanto alla porta e gli regalò un altro dei suoi migliori sorrisi.
Merda.
Porca puttana.
Adesso stava iniziando a ricordare qualcosa.
"Tu... tu mi hai rapito! Dov'è Liam? Sa che sono qui?" Si stava rendendo conto di quante cavolate stesse dicendo, ma non sapeva come fare a svincolarsi da quella situazione.
Continuava a pensare al biglietto che aveva letto, e il contenuto era talmente eloquente che lo spaventava.
"Io non ho rapito proprio nessuno, sei stato tu a venire con me, in maniera del tutto consenziente e... non ti è affatto dispiaciuto passare la notte con me, anzi..." ammiccò Harry, sperando di provocarlo.
"A-abbiamo fatto sesso?" fu la domanda diretta che fece Louis, anche se ne conosceva già la risposta.
Harry, infatti, non rispose, si sedette sul letto accanto a lui che cercava un rifugio inesistente nella parete e lo baciò.
"Abbiamo fatto l'amore, Louis, che è molto diverso. Adesso la vuoi la colazione o vuoi lasciare che si raffreddi?"
Louis annuì e, mentre addentava la brioche al cioccolato, Harry si era messo di nuovo di fronte a lui.

If you're filled with affection, 
You're too shy to convey, 
Meditate in my direction, 
Feel your way 
I better shape up, don't treat me this way, 
Who can keep me satisfied, 
I better shape up, if I'm gonna prove, 
That my faith is justified, 
Are you sure? 
Yes I'm sure down deep inside 
You're the one that I want.


Cominciarono a ridere insieme, mentre il bigliettino cadde a terra senza che nessuno dei due se ne accorgesse.

"Se avessi saputo che Liam aveva degli amici così interessanti, l'avrei invitato più spesso," diceva "avevo perso le speranze di incontrarti. Harry Styles xx"


***
Ve lo devo anche spiegare da cosa mi è venuta l'ispirazione per questa roba? No dai, evito, ci potete arrivare benissimo da sole!
Dedico questo scritto alle mie fans number one (?) su twitter Christa, Anna e Flavia, ma soprattutto a quel maledetto di Harry Styles che è sempre più fonte di ispirazione per me con ogni minima cosa che fa!
Buona lettura e fatemi sapere che ne pensate! xx
  
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