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Autore: mamie    07/02/2015    6 recensioni
Un piccolo, umile divertimento. Il vecchio Bombur, ormai tanto grasso che per trasferirsi dal letto alla sedia ha bisogno dell'aiuto di sei giovani Nani, a volte ricorda ancora il magnifico banchetto del re degli Elfi sognato nel Bosco Atro...
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Fanfiction in cucina!'
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IL SOGNO DI BOMBUR
 
«Sognavo di camminare in una foresta abbastanza simile a questa, solo illuminata da torce sugli alberi, da lampade che pendevano dai rami e da fuochi che bruciavano sul terreno; e c'era una grande festa che continuava all'infinito. C'era un re dei boschi con una corona di foglie, e tutti cantavano allegramente, e non potrei elencare né descrivere le cose che c'erano da mangiare e da bere». «Non provarci nemmeno» disse Thorin. «Anzi se non sai parlare d'altro fai meglio a stare zitto».
 
***
 
Il vecchio nano socchiuse gli occhi aspirando il buon profumo della cena. Accanto a lui, sei giovani nipoti si affaccendavano, chi sistemandogli il tovagliolo, chi versandogli un’abbondante dose di birra scura, chi porgendogli l’acquamanile e così via.
Si era addormentato nella sua poltrona, dove ormai restava quasi sempre perché era diventato davvero troppo grasso e troppo vecchio per muoversi. Meno si muoveva, però, e più pensava. Più pensava e più i ricordi lo portavano lontano, verso un altro tempo dove c’erano tesori immensi da conquistare, banchetti favolosi da gustare e l’ombra minacciosa e crudele di un grande, potentissimo drago.
A volte ci pensava ancora, sebbene di rado, a quel sogno lontano. A volte gli pareva quasi di poterlo toccare, quel magico banchetto elfico che non aveva mai potuto assaggiare.
 
Ricordava la radura illuminata dalle torce e dai fuochi crepitanti. Ricordava i cesti traboccanti di frutti autunnali: mele gialle e rosse, pere di ogni qualità, grappoli d’uva succosa, fichi, lazzeruole e giuggiole, castagne arrostite ancora fumanti nella propria buccia scura e spaccata. C’erano cestini bassi pieni di panini al latte e focacce fragranti. Arrivavano in continuazione zuppiere colme di funghi o minestre di porri e cardi conditi con erbe aromatiche. Larghi vassoi contenevano selvaggina di ogni genere: cosce di cervo nappate da una salsa rossiccia, fagiani arrosto adagiati in mezzo ad un laghetto di vellutata bianca, spesse fette di carne di cinghiale, bruna e rosata. C’erano piattini contenenti formaggi morbidi e cremosi e altri con forme dure e stagionate a dovere. Alzatine dalla forma elegante esponevano delicati dolcetti di mandorle e miele; nelle coppe d’argento si versava un vino rosso intenso, dal profumo di viole, che metteva subito allegria.
 
Gli Elfi sedevano e si muovevano attorno a lunghe tavolate montate su cavalletti, ma la maggior parte di loro era semplicemente seduta su ceppi tagliati o sull’erba. Alcuni avevano delle arpe dorate o dei lunghi flauti d’argento e le loro melodie ti facevano venire voglia di battere le mani e ballare, oppure ti riempivano di una struggente e quieta malinconia. Il fuoco brillava sui volti e sui capelli e alzava scintille che fuggivano simili a minuscole stelle frementi.
 
Bombur sorrideva, beato come un bambino, di fronte a quello spettacolo meraviglioso e già pregustava la dolcezza del miele, l’inebriante profumo del vino, il succulento sapore delle carni arrostite, quando il re del bosco alzò il capo e lo guardò fisso negli occhi.
I suoi occhi non erano malvagi, anzi, c’era in fondo ad essi una sorta di sovrana benevolenza, tuttavia lo sguardo che gettò al povero Bombur non fu certo benevolo. Era più che evidente che i Nani non gli andavano a genio e le sue regali sopracciglia si contrassero dal disappunto. Cosa ci faceva un Nano, per di più grasso come una botte, alla sua festa?
Bombur vide terrorizzato le labbra del re che si aprivano sdegnose, di certo per ordinare alle sue guardie di cacciarlo via...
 
***
 
Il Nano tornò bruscamente alla realtà. Ormai aveva anche l’abitudine di addormentarsi tra una portata e l’altra. I giovanotti che l’attorniavano se ne stavano composti in atteggiamento rispettoso, ma Bombur era sicurissimo che più di uno di loro stesse sorridendo sotto i baffi.
Fece finta di nulla. Sapeva molto bene che sarebbero rimasti incantati, con gli occhi brillanti e il fiato sospeso, quando avesse ricominciato a narrare la sua storia. La gioia dei vecchi è questa: ricordare e raccontare, perché è la memoria il più prezioso dei tesori.
 
 
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Nota: la parte in corsivo è tratta direttamente dal capitolo “Mosche e ragni” dello Hobbit, il resto si ispira a quanto dice Gloin a Frodo nel capitolo “Molti incontri” del SdA.
 
Curiosità: il banchetto degli Elfi Silvani. Mi sono particolarmente divertita ad immaginare cosa ci fosse sulla tavola di re Thranduil durante i banchetti sognati da Bombur e l’ho immaginato come doveva essere il banchetto di un fastoso signore rinascimentale, quindi…
 
Frutta di stagione
Minestra allo zafferano
Minestra di porri bianca
Funghi saltati alle spezie
Cardi lessati all’aglio
Cervo in salsa camelina
Fagiano in salsa bianca
Arrosto di cinghiale
Lepre allo spiedo in salsa piccante
Frittelle di formaggio
Biancomangiare
Pere al vino
Marzapane
Caliscioni
 
La salsa camelina è a base di mollica di pane, cannella e chiodi di garofano, la salsa bianca è a base di mollica di pane, aglio e mandorle, la salsa piccante è fatta col fondo di cottura, pepe e agresto, il biancomangiare è una specie di budino al latte di mandorle, i caliscioni sono dei ravioli dolci ripieni di pasta di mandorle (se qualcuno volesse le ricette elencate, sarei lieta di fornirgliele). Non ho citato il vino… perché sappiamo già che alla corte di Thranduil si preferiva il Dorwinion!
 
  
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