"Essere amati profondamente da qualcuno ti dà forza,
mentre amare profondamente qualcuno ti dà coraggio"
Lao Tzu
Solleva di poco il lenzuolo coprendole il corpo ancora nudo, quasi con la paura che qualcun altro, oltre a lui, possa bearsi di quella vista.
Si mette seduto a bordo del letto, poggia i piedi sul pavimento freddo e scuote la testa portandosela tra le mani.
I ricordi di ciò che ore prima ha vissuto, dei giorni che gli è sembrato di vivere lontano da Kate, dalla sua Kate, continuano a tormentarlo. Non riesce a capire se si sia trattato di sogno o di realtà, non c’è modo di scoprirlo, si sarebbe dovuto affidare al suo sesto senso ed è una cosa che probabilmente ancora non si sente pronto a fare.
Per un istante anche lui ha sentito il dolore violento della pelle lacerata dai proiettili, la carne andargli a fuoco, il sangue lentamente lasciare il suo corpo e così la sua vita. Ha sentito il respiro mancargli all’improvviso nel tentativo di rispondere alla domanda di Kate e poi il buio dopo aver chiuso gli occhi.
Si passa una mano sul viso stropicciandolo, tirando la pelle quasi a volersela strappare, mentre l’altro arto, chiuso a pungo, affonda nel materasso morbido sul quale avrebbe dovuto riposare rilassandosi con Kate al suo fianco. Sospira forte, tanto da non accorgersi del fruscio delle lenzuola e delle ginocchia di Kate muoversi lentamente per avvicinarsi a lui.
“Era un bel sospiro...”, esordisce portando le mani sulle sue spalle, lasciandole poi scivolare in avanti a sfiorargli il torace.
Rick riesce a sentire il suo respiro e il suo cuore battere, i suoi seni caldi poggiati appena alla sua schiena, il suo viso proprio accanto al suo...
“Mi spiace averti svegliata.”
Ignorando totalmente le sue parole, va dritta al punto, “Cosa ti tormenta?”.
Non conta che siano quasi le tre del mattino, o che sia assonnata ma ancora su di giri per gli avvenimenti di quel giorno, vuole solo alleviare il peso che Rick sembra portarsi addosso. Non riesce a vederlo in volto, eppure c’è qualcosa nel suo affanno, nel modo in cui le dita le tormentano la gamba all’altezza del ginocchio, nel suo tenere la schiena ricurva che non può ignorare.
“Forse... forse non è il momento adatto per parlarne.”
“O forse si”, gli sussurra appena all’orecchio, sfiorandogli poi un paio di volte la guancia con il naso quasi a volerlo spronare a parlare. “È per quello che è successo oggi?”, si stringe ancora di più a lui e al suo corpo e non sa se sia perché crede che lui abbia bisogno di quel contatto o perché, inconsciamente, sente di averne bisogno lei.
“Ti ho detto che ti ho incontrata... cioè, non te, l’altra te. La te non mia, quella che non mi conosceva affatto.”
“Va avanti”, mormora dolcemente.
“Ti ho detto che le ho salvato la vita.”
“Il solito eroe”, scherza, ridacchiando leggermente dandogli un bacio all’angolo della bocca.
“Già...”, sorride anche lui sentendola, ma la tensione che ha dentro torna a fare da padrona, e riprende a torturarsi le dita della mani. “Non ti ho detto però cosa è accaduto a me”, e pur non vedendola, è sicuro che il suo sopracciglio sinistro si sia inarcato, accentuando il suo sguardo accigliato. “Sono morto lì, Kate. Mi hanno sparato per l’esattezza.”
“Rick...”
Non le lascia spazio per ribattere, perché sa che se non parlerà adesso non riuscirà mai più a farlo. Si alza dal letto allontanandosi da lei con lentezza, evitando così che Kate si ritrovi all’improvviso senza nulla a cui appoggiarsi, restando abbracciata al vuoto.
“No... ascoltami, so che niente di quello che ho visto o fatto fosse vero. Andiamo, mia figlia ha preferito andare a vivere con sua madre piuttosto che stare con me, questo non potrebbe assolutamente succedere, neanche in un universo parallelo”. Gesticola impetuosamente, voltandosi di scatto e dando le spalle alla finestra, lasciando per un istante la stanza nel buio più totale. “Non sto cercando di dirti che fosse reale e che dovrei essere morto... sono rimasto incosciente dopo la caduta e quello che ho visto deve essere stato un sogno. Nitido, chiaro e limpido nella mia mente, ma niente più che un sogno.”
Kate tira a sé il lenzuolo nascondendo la sua nudità, vi si avvolge annodandolo appena all’altezza del seno, portandosi poi i capelli dietro le orecchie. “Allora cos’è a preoccuparti?”
“In quella vita ti ho salvata, mi sono gettato davanti a te, sono riuscito ad evitare che ti sparassero... è un confronto con il mio fallimento e...”, le arriva di fronte inginocchiandosi ai suoi piedi, lasciando che lei gli carezzi i capelli come si farebbe ad un bambino per tranquillizzarlo dopo un incubo. “Oddio, mi sento un mostro a tirarlo in ballo adesso, a parlare delle mie paranoie e dei miei rimpianti in un momento simile, ma...”, il groppo alla gola è divenuto troppo grande perché possa anche solo pensare di continuare. Kate gli prende le mani, le solleva portandole sulle sue cosce e intreccia le loro dita. Con quel semplice gesto, quell’invisibile barriera che Rick si era costruito quel giorno, durante la corsa in ambulanza in cui Kate lottava tra la vita e la morte, crolla in un istante, lasciando che gli occhi, prima solo umidi, ora trabocchino di lacrime che fino a quel momento non si era mai permesso di versare.
“Shh... Rick, io sono qui. Sto bene, non importa quello che è successo.”
Sgrana gli occhi, incapace di credere alle parole appena sentite, non si sente pronto a ricevere il suo perdono, un perdono che Kate non crede di dovergli dare non avendo pensato, per un solo momento, che ciò che era successo quel giorno potesse essere attribuibile a Rick.
“Importa, e se non a te, importa a me. Non sono riuscito a proteggerti Kate, non ci sono riuscito.”
Per mesi si è ripetuto che era stato uno stupido. Se solo avesse capito prima cosa quel bagliore fosse, niente di tutto quello sarebbe mai accaduto. Ripensandoci ora, sarebbe stato pronto a gettarsi su di lei immediatamente, anche al costo di scoprire che si era sbagliato e che quello che aveva visto era solo il riflesso del sole sul marmo lucido della lapide. Sarebbe stato felice di prendersi una strigliata da Kate una volta finita la cerimonia e di sentirsi canzonare dai ragazzi almeno una volta alla settimana, perché sicuramente non gliela avrebbero mai fatto dimenticare. Invece era rimasto immobile, domandandosi cosa potesse essere, e quando lo aveva capito era stato ormai troppo tardi e non era stato abbastanza veloce.
“Sai cosa penso? Penso che tutto sarebbe andato diversamente se tu mi avessi salvata, e non parlo certo in senso positivo”.
Rick alza il capo, prima poggiato sul grembo di Kate, quel tanto che basta per poterla guardare negli occhi.
“Probabilmente quella pallottola avrebbe colpito te, forse non saresti sopravvissuto e io avrei dovuto convivere con la consapevolezza di essere stata la causa della tua morte, della morte dell’uomo che amavo, ma che non avrebbe mai saputo ciò che provavo, perché so già che non avrei mai avuto il coraggio di confessarti i miei sentimenti mentre ti pregavo di resistere. Non avrei avuto il coraggio che hai avuto tu. E se devo essere sincera, credo che se anche tutto fosse andato per il meglio, probabilmente non saremmo nemmeno qui dove siamo ora, e con qui non mi riferisco a questa stanza, ma a questo esatto momento della nostra vita. Quello che è accaduto, ogni singola cosa da quando sei arrivato, mi ha aiutata a crescere e ad andare avanti. Quell’esperienza, per quanto terrificante sia stata, per...”, anche lei ora sente le lacrime bruciarle negli occhi, ma le trattiene desiderosa che lui non le veda. Vuole essere forte, perché in quel momento è lui ad aver bisogno del suo conforto. “Anche se è stato difficile tornare a lavorare come avevo sempre fatto, mi ha fatto capire quanto fosse importante non sprecare neanche un singolo momento. Lo ammetto”, prosegue in tono giocoso, dopo essersi umettata le labbra e aver ripreso fiato. “Ci ho messo forse un po’ troppo tempo a capire che volevo che tu facessi parte totalmente della mia vita...”.
Sentirlo finalmente sorridere la rilassa e non può fare a meno di mordersi il labbro ripensando a quella sera di ormai tre anni prima. “Senza le parole che mi hai detto quel giorno, senza l’aiuto del Dottor Burke... forse adesso saremmo ancora a lanciarci frecciatine, sguardi complici e a salutarci nel parcheggio del distretto dicendoci ‘a domani’ prendendo strade separate.”
“Prima o poi ti avrei conquistata”, sussurra giochicchiando con quella ciocca di capelli che poco prima aveva visto ricaderle davanti al viso.
“Tu dici?”
“Non ne ho alcun dubbio”, la bacia a fior di labbra, sentendola immediatamente stuzzicargli il labbro superiore, sperando di sentirlo schiudere la bocca. Oppone resistenza a quel trucco che solitamente ha sempre funzionato, perché c’è ancora una cosa che sente il bisogno di dirle. “Mi spiace non essere stato il tuo eroe quel giorno.”
Gli sorride dolce, emozionata e felice che sia lui l’uomo che da ora in avanti le starà accanto per tutto il tempo a venire. “Tu sei il mio eroe, tutti i giorni. Lo sei da così tanto tempo che avrei dovuto dirtelo prima.” Gli carezza il viso portando via quell’ultima lacrima che era rimasta immobile sulla sua guancia, cristallizzando al suo interno quel rimorso che stava corrodendo Rick da anni. Restano in silenzio a guardarsi, l’uno con la fronte contro quella dell’altro. Scostandole i capelli dal viso, le sussurra teneramente soffiandole sulla bocca rosea. “Il mio subconscio mi ha giocato un bello scherzo oggi.”
“Sono felice che lo abbia fatto, se era quello che ti serviva per liberarti da questo peso. Non voglio che ci siano cose in sospeso fra noi.”
“Anche se abbiamo dovuto parlarne adesso?”
I suoi occhioni da cucciolo tornano a riempirgli il viso di quella solarità e leggerezza che Kate cerca sempre in lui alla fine di una giornata pesante. “Diciamo che non è così che pensavo di passare il resto della nostra prima notte di nozze, ma a tutto c’è rimedio...”. Gli solletica i capelli alla radice e, aggrappandosi al suo collo, lo tira verso di sé aiutandolo a tornare sul letto accanto a lei.
“Signora Castle lei è insazia-”, gli si avventa sulle labbra impetuosa, interrompendolo. Rick si ritrova sopra di lei in quel gioco sensuale che avevano interrotto solo qualche ora prima, dando un nuovo inizio a quella notte senza nulla più a turbare i loro pensieri. La luna torna a illuminare ancora una volta i loro corpi; posandosi occasionalmente sul metallo delle fedi, le fa brillare come fossero stelle di quel piccolo Universo appartenente solo a loro, a cui hanno fatto prendere vita in quella stanza.
Diletta's coroner:
Ultimamente pubblico quelle fanfiction che ho scritto e che poi ho lasciato nel pc a fare muffa...
Spero abbiate gradito questo piccolo momento di riflessione da parte di Rick e Kate!
Buon week-end
Baci