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Autore: feelthepain    08/02/2015    0 recensioni
Non è abbastanza. Non è mai abbastanza.
Non consigliabile agli stomaci deboli.
Dedico questa storia a tutti coloro che si sentono soli, non amati, dimenticati.
Non fatevi del male, per favore. Non siete soli, ci sono io con voi.
La gente insulta, giudica, pretende e finge. Tutto questo per essere accetata, apprezzata o idolatrata.
«Divertiti, fingiti qualcuno che non sei, fingi pure. Ma fa' attenzione: anche altri potrebbero star fingendo.»
ATTENZIONE: LA STORIA E' STATA SPOSTATA SU QUESTO SITO: http://www.wattpad.com/134582952-skinny-love-prologo
PASSATE A LEGGERLA QUI.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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-E' finita.-



«Siamo arrivati.» annunciò Harry, fermando la macchina davanti il vialetto di casa di Scar.

«Dovrei aver paura del fatto che sapevi già dove vivo, senza che ti dicessi nulla?» chiese lei, cercando di nascondere l'ilarità. Harry ridacchiò, slacciandosi la cintura di sicurezza e girando il busto verso di lei.

«Scar, tuo fratello è uno dei giocatori più forti della squadra di basket della scuola. Di solito, quando si vince una partita, si organizzano feste, si conoscono persone...» Harry lasciò in sospeso la frase e Scarlett sbarrò gli occhi.

«Hai conosciuto mio fratello a una festa?» gli chiese, guardandolo in un modo che lui non riuscì a interpretare.

«Sì, qualche mese fa. Aveva vinto una partita e la festa era a casa sua.» aggrottò la fronte, cercando di capire i pensieri della ragazza. Ovviamente, preferì omettere il motivo per cui lui e il suo gruppo si trovavano a una festa di ragazzi di due anni più piccoli, organizzata per la vittoria di una partita di basket, per giunta. Harry ricordava perfettamente quanto gli incassi fossero andati bene quella sera.

«Io...non sapevo organizzasse delle feste.» borbottò Scar, rendendosi conto che si era persa sei mesi importanti nella vita di suo fratello. Forse anche di più; negli ultimi tempi prima del ricovero, non era quasi mai lucida, colpa delle pasticche, della droga, dei frequenti svenimenti che la colpivano. Mai, prima di quel momento, aveva tanto desiderato di poter essere come tutte le altre ragazze.
Harry intuì i suoi sentimenti e cercò di portare la conversazione verso un altro tema.

«Beh, non ne ha organizzate tante. Sai, alla fine la squadra che vince di più è quella di football.» si vantò, assumendo una finta aria di superiorità.

Scarlett lo guardò per alcuni istanti confusa, poi capì cosa stava cercando di fare e decise di assecondarlo. Non aveva voglia di buttarsi giù, dopo essersi appena ripresa e dopo la magnifica piega che stava prendendo la giornata.

«Beh, Styles, immagino che questo non abbia nulla a che fare con il fatto che tu faccia parte di tale squadra, o sbaglio?» Scarlett alzò un sopracciglio, fingendo un tono da donna con la puzza sotto il naso. Notò che Harry stava cercando di trattenere un sorriso.

«Sbagli, mia cara Jones. Io sono il fulcro di tale squadra. E' ovviamente grazie a me se stiamo vincendo il campionato.» continuò lui, guardandola dall'alto in basso e Scarlett non riuscì più a evitare di scoppiare a ridere. Gli diede un piccolo, scherzoso pugno sulla spalla, ancora ridendo.

«Ma smettila, pavone.» il suono della risata di Scarlett lo fece sorridere.

«Tu mi sottovaluti, Jones.» le disse, in tono minaccioso e Scarlett alzò nuovamente il sopracciglio, trattenendo a stento le risa.

«Ma come diavolo fai?!» sbottò Harry, avvicinando il viso a quello di lei.

«Faccio cosa?» la curiosità nella sua voce.

«Alzare il sopracciglio. Io non ci riesco.» spiegò e Scarlett lo guardò, cercando di capire se era veramente serio, ma quando lo vide tirare fuori la lingua, incastrarla tra le labbra e incrociare le iridi verdi, facendo un evidente sforzo sovrumano per tentare di muovere un sopracciglio solo, non ebbe dubbi. Harry era terribilmente, irreparabilmente, comicamente serio.

Scarlett scoppiò a ridere forte, di una risata vera, così cristallina che Harry s'immobilizzò a quel suono, la lingua ancora tra le labbra, mentre la guardava contorcersi sul sedile di pelle della sua auto. Poteva esserci uno spettacolo più bello?

«Styles, mi sorprendi ogni giorno di più.» disse lei, ancora scossa dalle risate, mentre poggiava una mano sulla maniglia della portiera e la apriva, scendendo, seguita, pochi secondi dopo, da Harry.

«Lo prendo come un complimento.» lui la guardò dall'alto al basso, sorridendole sornione e lei alzò gli occhi al cielo.

Senza dire un'altra parola, entrambi si avviarono lungo il vialetto di casa di Scar, quando, improvvisamente, ormai quasi arrivati alla porta, lei sussultò.

«Harry, i pesetti sono rimasti in macchina!» esclamò, guardandolo. Lui si rabbuiò, ricordando a cosa le erano serviti quei pesetti.

«Non puoi lasciarli lì? Me ne occupo io dopo.» tentò allora di convincerla, ma Scar storse le labbra.

«Non sono miei. Li usa mio fratello per allenarsi.» gli spiegò, con occhi che lo analizzavano attentamente. Non capiva cosa passasse per la mente di quel riccio terribilmente bello. Lui capì subito che non c'era possibilità di poterla convincere.

«Questo non mi stupisce. Non sembri il tipo che fa pesi.» scherzò, un sorriso a trentadue denti che contagiò anche Scarlett, prima che lui le stringesse il braccio, con una mano.
Quell'improvviso contatto, pelle contro pelle, la fece rabbrividire. Fu come se una scossa avesse attraversato i loro corpi, tanto che anche Harry percepì quell'energia tra loro. Scarlett gli sorrise debolmente, scostandosi dal suo tocco, prima di tornare alla macchina e raccogliere i dischetti neri da un chilo ciascuno, che erano stati abbandonati sul pavimento dell'auto.

Ripercorse i suoi pessi a ritroso, cercando di ignorare la presenza di Harry, che la stava guardando in modo strano, che Scar non riuscì a decifrare. Eppure lei era sempre stata brava a capire gli stati d'animo delle persone che la circondavano. Stava per infilare le chiavi di casa nella toppa, quando la porta si aprì improvvisamente, facendo sussultare entrambi i ragazzi. Mike li stava guardando tra l'incuriosito e il sorpreso.

«Mike!» esclamò lei.

«Scar, com'è andata...- poi notò la figura alta di Harry, che si stagliava dietro quella minuta di sua sorella, -Styles, che ci fai qui?» aggrottò le sopracciglia, lasciando che il suo lato di fratello iperprotettivo prendesse la meglio.

Harry fece per dirgli che era andato a prendere Scar in clinica e che poi erano passati in un ristorante per pranzo, ma la ragazza lo precedette.

«Un progetto per scuola.» spiegò lei, semplicemente, e gli occhi di Harry schizzarono subito sulla schiena della ragazza, non capendo cosa stesse facendo.

Mike sembrò dubbioso inizialmente, ma quando vide che Harry non obiettava, si convinse che quella fosse la verità. Poi notò gli oggetti neri che Scarlett aveva tra le mani e li riconobbe all'istante.

«Perchè hai tu i miei pesetti per gli allenamenti?» continuò il suo terzo grado, tornando al suo tono da poliziotto cattivo. A Harry sembrò di essere finito in una dei soliti interrogatori ai quali era stato sottoposto fino a qualche tempo prima, per i soliti problemi di spaccio.

Questa volta lui attese che Scarlett confidasse al fratello tutta la verità, credendo che dopo ciò che era succcesso durante il pranzo, lei avesse capito cos'era giusto fare, invece la velocità impressionante con cui riuscì a inventarsi una bugia lo lasciò interdetto.

«Per il progetto di fisica. Stiamo studiando le leve e tutte queste cose qui e ci servivano dei pesi.» spiegò semplicemente e Harry si chiese come fosse possibile che Mike non si accorgesse per niente che la sorella gliela stava facendo sotto al naso.

«Ok, come volete. Io sto uscendo per gli allenamenti.» il fratello ritornò dentro casa e Scar fece per seguirlo, ma Harry le afferrò un braccio.

«Ancora bugie?» parlò con una strana nota di rimpianto nella voce.

«Non potevo dirgli la verità.» si giustificò Scarlett, scrollando le spalle e, di nuovo, provò a entrare dentro casa, ma la presa di Harry era ferrea.

«Si può sempre dire la verità.» disse lui e Scarlett alzò gli occhi al cielo, strattonando via il braccio dalla presa del ragazzo.

«Senti, grillo parlante, smettila di sparare queste stronzate filosofiche. Non ho tempo.» Scarlett parlò con tono talmente duro che Harry ne rimase sorpreso.

«Adesso, se non ti dispiace, devo andare. E' stato un piacere e grazie per il pranzo.» finalmente Scar riuscì a entrare e fece per chiudere la porta, ma la voce di Harry la fermò.

«Scar, io sono qui per aiutarti. Non c'è bisogno che fai l'eroina.» Nello stesso istante in cui le parole gli furono uscite di bocca, avrebbe voluto rimangiarsele tutte.

L'espressione di Scar s'indurì spaventosamente, non permettendo più a Harry di poter leggere le emozioni che la attraversavano. Il muro era tornato al suo posto, tra Scarlett e il resto del mondo; Harry compreso.

«Non ti ho chiesto aiuto, Harry. Puoi anche smettere di comportarti come se ti dovessi qualcosa.» parlò con lo stesso tono di poco prima e a Harry venne la pelle d'oca. Odiava quando Scar parlava in quel modo.

«No, non mi hai chiesto aiuto, ma io non ho intenzione di lasciarti sola, te l'ho già detto.» la conversazione stava superando la sottile soglia tra accesa discussione e litigata del secolo.

«Beh, puoi tornare anche a casa. Non ho bisogno di te.» detto questo, la porta venne chiusa con un tonfo, che fece sobbalzare Harry.

Scarlett davvero non voleva trattarlo male, ma il suo istinto di autoconservazione aveva prevalso, ancora una volta. Avrebbe voluto aprire la porta e corrergli incontro, per abbracciarlo stretto e chiedergli scusa, eppure rimase lì, con la schiena poggiata contro il legno lavorato del portone di casa, ad ascoltare il rombo del motore dell'auto di Harry accendersi, allontanarsi e poi sparire in lontananza.
Si trascinò al piano di sopra, consegnò i pesetti al fratello e si chiuse in camera, abbandonandosi sul letto, scoppiando in lacrime.

Come poteva rovinare sempre qualsiasi cosa bella le capitasse?
Ma una cosa, sopra le altre, la spaventò a morte.
Da quando Harry era diventato una cosa bella, nella sua vita?




Un lontano trillo la ridestò dal suo stato catatonico. Ci mise alcuni secondi per capire che quel lontano trillo era il suo telefono che squillava, perso nelle profondità remote della sua borsa, e impiegò altri secondi per decidere se rispondere o no. L'immagine di Harry che la chiamava per fare pace si fece largo nella sua mente e in meno di un attimo si precipitò a rispondere.
Quando lesse il nome di Amy che lampeggiava sullo schermo non potè far altro che esserne delusa. Rispose comunque.

«Pronto?» la voce roca e impastata a causa delle ore passate a piangere, in silenzio.

«Scar? Sono Amy, stai bene?» l'amica si era ovviamente accorta dello strano tono che aveva assunto la sua voce. Scarlett tossì leggermente.

«Sì...sì, tutto bene, Amy, tranquilla. Che succede?» era strano che la rossa la chiamasse. Probabilmente aveva bisogno di qualcosa. La sentì balbettare leggermente, cercando le parole giuste per iniziare un discorso.

«Ehm...mi chiedevo se volessi venire in un locale, stasera.» disse, finalmente, Amy e Scar sospirò pesantemente. Ma proprio quando stava per declinare gentilmente l'invito, lei proruppe in una nuova informazione.

«Vengono anche Niall e gli altri, ovviamente.» continuò Amy e le parole di Scar le morirono in gola. Forse non sarebbe stata proprio una cattiva idea andare in quel locale. Aveva bisogno di parlare con Harry e chiarire ciò che era successo quel pomeriggio. L'ultima cosa che voleva era litigare con lui e perderlo. Si rese stranamente conto che, per la prima volta dopo un tempo che a Scar sembrava infinito, si era affezionata a qualcuno e non era pronta a perderlo e, con lui, anche quel poco di umanità e felicità che era riuscita a conquistare faticosamente.

«Va bene, io ci sono.» assentì, quindi Scar ed Amy emise un urletto di gioia.

«Perfetto, allora ti passo a prendere tra due ore.» la avvertì e Scarlett si chiese perchè l'amica aveva l'urgenza di vederla così presto. Poi il suo sguardo cadde sull'ora e si rese conto che erano le otto di sera.

Maledizione, ma quanto ho dormito?

Le disse che andava benissimo e poi attaccarono. Scese al piano di sotto, cercando il fratello per avvertirlo che quella sera sarebbe uscita e che non sarebbe tornata a casa presto. Lo trovò in cucina che cenava.

«Ehy Mike.» lo richiamò alla realtà, vedendolo perso in chissà quali pensieri, lo sguardo perso nel vuoto. Gli occhi di lui corsero subito sulla sorella.

«Scar.» Mike la salutò con un cenno del capo. Scarlett si poggiò allo stipide della porta con il corpo e incrociò le braccia al petto.

«Stasera esco. Non mi aspettare alzato.» gli disse e aggrottò la fronte davanti allo strano sguardo negli occhi del fratello.

«Sì, esco anch'io.» era completamente perso nel suo mondo. Scarlett abbandonò la sua precedente posizione, per andarsi a sedere accanto a lui. Gli prese le mani fra le sue e lui sembrò risvegliarsi dal nuovo stato catatonico in cui era finito.

«Che succede?» chiese allora lei, da sorella maggiore apprensiva quale era. Lui scosse il capo, forse come segno di una risposta a lei, o forse per scacciare tutti quei pensieri che gli affollavano la mente, sperando, magari, che scivolassero fuori dalle orecchie e lungo le spalle e che se ne perdessero per sempre le tracce.

«Mike.- lo richiamò lei, il tono di voce perentorio. Gli occhi del fratello erano di nuovo su di lei. -Forza. Parla.» non lo disse in tono duro, esigente, ma, bensì, lo disse con una dolcezza che indusse il ragazzo ad aprirsi con la sorella.

«Problemi con una ragazza. Nulla di serio.» scapeggiò lui, scrollando le spalle. Sicuramente, era un problema serio, se Mike era ridotto in quello stato. Magari questa ragazza era importante. Scar gli sorrise. Il suo fratellino alle prese con il primo amore. Quel sorriso scaldò il cuore di Mike. Non la vedeva sorridere così da davvero tanto tempo, troppo.

«Mike, io non lo so di preciso che generi di problemi sono, però se ci tieni davvero diglielo e, soprattutto, non lasciarla scappare.» glielo disse con tutto l'amore fraterno che aveva. Una cosa aveva imparato da questo schifo di vita: non lasciarsi sfuggire le occasioni, e voleva che suo fratello lo capisse, senza dover affrontare tutto il dolore che aveva dovuto sopportare lei.

Gli occhi di Mike si addolcirono. Quella era la sua sorellona.

«Grazie Scar.» le disse e nel suo sguardo, la sorella potè leggere tutto il bene che Matt provava per lei. Ne fu sorpresa. Non si aspettava tutto quell'affetto.

«Di nulla, fratello.» rispose lei, un grande sorriso che le adornava il viso. Uscì dalla cucina e salì in camera per prepararsi.

Non aveva la più pallida idea di cosa mettersi. Per non parlare della voglia che aveva di rinchiudersi in un locale, con la musica talmente alta da non riuscire a parlare, tra corpi sudati che si dimenano, cercando di seguire il ritmo e di conquistare qualcuno. Come pavoni che aprono la loro coda, esibendo piume di colori sgargianti per attrarre la femmina e spaventare possibili avversari.
Aprì l'armadio alla ricerca dell'abito perfetto, passò in rassegna le grucce più volte, come se a ogni nuovo giro comparissero nuovi vestiti. Ne estrasse almeno una decina, che poi, si chiese, che diavolo ci faceva con più di dieci vestiti nell'armadio, non lo sapeva, ma, ogni volta che si metteva davanti lo specchio, scartava a priori l'abito.
Si guardava e l'unica cosa che poteva fare era disprezzarsi. Il viso si contraeva in una smorfia di disgusto. Sembrava che chiunque vedesse in lei dei miglioramenti, tranne che lei.
Miglioramenti? Dove? Glielo dicevano solo per farla ricominciare a mangiare. Credevano che fosse stupida, che fosse pazza, da rinchiudere.
Non vedevano ciò che vedeva lei.
La gente non voleva vedere ciò che vedeva lei. La gente aveva paura di farsi contagiare dai suoi problemi. La gente aveva l'infondata quanto stupida paura che starle troppo vicino a lei li avrebbe trasformati nel mostro che lei stessa stava cercando di combattere da quasi un anno.
Optò per uno dei tanti vestiti che aveva estratto dall'armadio. Si truccò con eyeliner e un rossetto che metteva in risalto le labbra carnose e un paio di scarpe con il tacco.
Non si sentiva per niente a proprio agio in quegli abiti. Preferiva di gran lunga i suoi jeans e le sue felpe, ma non poteva di certo andare in discoteca con i suoi vestiti più comodi. Doveva almeno dare l'impressione di stare meglio. Se la gente, i suoi genitori o suo fratello, si fossero accorti che c'era ancora qualcosa che non andava, non avrebbero esitato a rinchiuderla di nuovo in quella clinica che ancora sognava. Quella clinica che era ancora al centro dei suoi incubi.
Afferrò la pochette e il cappotto quando ricevette un sms da Amy che la avvertiva di essere davanti casa sua. Lanciò un urlò a Mike, dicendo di star uscendo e poi si chiuse il portone alle spalle.
Saltò nella macchina di lusso della sua amica e si salutarono con un bacio sulla guancia.

«Sei splendida, Scar.» le disse Amy e Scarlett ridacchiò leggermente. Non ci poteva fare nulla. Aveva imparato a non credere ai complimenti; ogni volta che qualcuno le diceva che stava bene truccata così, o che quel vestito le donava, o anche solo che era bella, Scarlett rideva perchè si sentiva presa in giro.

«Grazie, anche tu stai alla grande.» ma aveva anche imparato a fingere di crederci e a spostare la conversazione su un altro argomento.

«Quel vestito è stupendo! Dove l'hai comprato?» le chiese Scar e fece il massimo per fingersi interessata al fantastico negozio che Amy stava elogiando da quando era salita in macchina.

Finalmente c'era silenzio nell'abitacolo e Scar si sentì improvvisamente in ansia. Stava per rivedere Harry e doveva scusarsi. Doveva assolutamente trovarlo, tra tutta la folla, e chiedergli scusa per come si era comportata quel pomeriggio. E se lui non avesse più voluto parlarle? E se l'avesse ignorata? Se lei non fosse stata in grado di fargli capire quanto le dispiace? E se, ancora peggio, lui non fosse venuto alla festa?

«...Scar mi stai ascoltando?» la voce di Amy fece breccia nei pensieri affollati della ragazza, che scosse la testa e si concentrò di nuovo sull'amica.

«Sì, scusa ero sovrappensiero.» Amy le lanciò un'occhiata incuriosita, ma non disse nulla di quella piccola gaffe.

«Stavo dicendo che tu dovresti scendere e metterti in fila, mentre cerco parcheggio. Dovrebbero esserci Niall e gli altri ad aspettarci. Devi solo trovarli.» le spiegò e Scar sentì il cuore sprofondarle nello stomaco. Non conosceva quel posto e c'era troppa gente. Non poteva camminare tra tutte quelle persone e sperare di trovare anche i cinque ragazzi.

«Va bene.» rispose, nonostante tutto. Non era una ragazzina e poteva affrontare un po' di folla.

Le due ragazze si salutarono e Scar scese dall'auto. Il posto era enorme. Un grande parcheggio illuminato da qualche lampione, circondava il grande edificio a più piani che fungeva da discoteca. A Scarlett il posto sembrava più un magazzino abbandonato, ma continuò la sua ricerca. Persone di ogni tipo le passavano accanto. Si strinse le braccia al petto, in cerca di protezione. Individuò la fila per l'entrata, che sembrava non finire più. Due buttafuori enormi decidevano chi poteva oltrepassare la soglia della discoteca e chi no. Osservò le persone che erano in fila, cercando i cinque ragazzi, di cui, però, non c'era nemmeno l'ombra.
Si mise in fila comunque, abbassò lo sguardo sulle proprie scarpe, lisciandosi la gonna del vestito con le mani, in un gesto di nervosismo. Il pensiero che magari Harry aveva trovato di meglio da fare che andare in discoteca il venerdì sera, stava iniziando a insinuarsi nella sua mente. Era spaventata. Non sarebbe mai andata in quel posto sconosciuto se avesse saputo che Harry non sarebbe stato lì. Mentre faceva dei respiri profondi, per calmarsi, una mano le si posò sulla spalla, facendola sussultare.

«Scar! Alla fine sei venuta!» esclamò Liam, sorridendole dolce. La speranza tornò a diffondersi nelle sue vene, mentre alzava lo sguardo e lo posava sui ragazzi. Liam, Niall, Louis, Zayn e Harry. I primi due le sorridevano, gli altri due sembravano piuttosto annoiati, ma non avevano accennato a darsela a gambe, quando l'avevano vista, Harry, invece, cercava di non guardarla affatto. I suoi bellissimi occhi verdi si focalizzavano su qualsiasi altra cosa, piuttosto che su di lei.

«Amy sta parcheggiando. Ora arriva.» li avvertì lei e loro annuirono, mentre la fila scorreva. Scar notò che, nonostante non stesse simpatica a 2/5 del gruppo e che avesse litigato con 1/5, non accennavano ad andarsene. Forse aspettavano arrivasse Amy e poi sarebbero spariti, ognuno per la propria strada, lasciandola sola, eppure, anche quando arrivò la rossa, i ragazzi non sparirono, anzi, si strinsero intorno alle due ragazze, in un atteggiamento quasi protettivo. Amy sembrava non farci caso e forse nemmeno gli altri lo facevano intenzionalmente, ma Scar, con gli anni, aveva sviluppato un particolare senso di osservazione e poteva metterci la mano sul fuoco che non si stava sbagliando.
Ciò che la ragazza non sapeva, però, era un particolare non propriamente trascurabile: Harry aveva chiesto agli altri ragazzi di rimanere vicino anche a Scar, perchè non sapeva se sarebbe stata in grado di gestire tutte quelle persone. Ebbene sì, anche se non gli era piaciuto come si era comportata quel pomeriggio, non aveva intenzione di lasciarla sola.

«Harry...» la ragazza si avvicinò a Harry e gli sfiorò la mano, trovando il coraggio di stringerla, convincendosi che fosse solo per attirare la sua attenzione, ma dentro di lei sapeva perfettamente che aveva bisogno del contatto con la sua pelle. Gli occhi di Harry si concentrarono su di lei.

«Scarlett.» le disse, non accennando a voler allontare la mano dalla stretta della ragazza. Aveva percepito una certa energia quando le loro dita si erano intrecciate.
Scar aveva aperto la bocca per pronunciare le sue scuse, quando un gruppo di ragazzi circondò Harry, escludendola e costringendo i due a lasciarsi le mani. Prima che Harry fosse inglobato in una conversazione le lanciò uno sguardo per farle capire che accettava le sue scuse e Scar si sentì improvvisamente più leggera.

Il rumore si stava facendo più assordante e quando entrarono nel locale, divenne praticamente impossibile parlare. Amy le mimò di andare al bar per prendere qualcosa da bere e poi iniziare a ballare.  Si accorse che i ragazzi continuavano a non allontanarsi da Scar ed Amy. Niall fulminava chiunque si avvicinasse alla sua ragazza, anche solo per salutarla e anche se erano ragazze. Scar sorrise tra sè e sè, trovando dolce la gelosia del biondo. Presero dei cocktails per iniziare bene la serata e Scar si accorse che non reggeva molto bene l'alcool.
La testa aveva già iniziato a girarle e si sentiva terribilmente più leggera. Aveva la sensazione di volare, anzichè toccare il pavimento.
Harry li raggiunse qualche minuto dopo e poggiò una mano sulla schiena lasciata scoperta dal vestito di Scar. Lei percepì la scossa di energia, tanto forte quanto inaspettata.

«Scar andiamo a ballare!» urlò Amy all'orecchio dell'amica per farsi sentire. Scarlett avrebbe voluto dirle che preferiva stare lì, con la rassicurante sensazione della mano calda di Harry sulla schiena, ma la ragazza la prese per un braccio e la trascinò in pista, sotto lo sguardo attento di Harry.

Non le tolse gli occhi di dosso, nemmeno quando sembrava star parlando con amici di amici, quando sembrava stesse ordinando qualcosa da bere, nemmeno quando parlava con Louis per decidere il prezzo al grammo. La osservava attentamente, mentre ballava, con l'alcool nelle vene, che l'aiutava ad elimanare l'inibizione e a scatenersi in pista. Si accorse che Niall aveva raggiunto la sua ragazza e Scar ballava non troppo distante dai due, qualche volta avvicinata da un ragazzo o due, che si allontanavano in fretta quando si accorgevano dello sguardo di Harry su di loro. Fu il primo, quindi, ad accorgersi di un ragazzo, forse qualche anno più grande di Scar, che le si avvicinò, ma Harry stava discutendo con Louis e Zayn, che volevano abbassare il prezzo per attirare più gente.

Scar si accorse di quel ragazzo solo quando le poggiò le mani sui fianchi, ma si stava divertendo troppo per rovinarsi la serata. Non disse nulla al ragazzo, che interpretò il silenzio come un assenso e cominciò a muoversi a tempo con la musica, sempre più vicino a Scar, finchè non divenne troppo vicino.
Scarlett poteva percepire il respiro del ragazzo che sapeva di alcool, troppo alcool.
Cercò di allontanarsi, ma la presa di lui era ben salda sul corpo esile di lei, troppo salda.
Voltò la testa in più direzioni, cercando aiuto. I più vicini erano Niall e Amy, ma quando Scar urlò per chiamarli, la sua voce fu soffocata dal rimbombare della musica alta, troppo alta.
Vide Harry, che stava discutendo su qualcosa che sembrava piuttosto importante, con Louis e Zayn e non la notò nemmeno.
La presa del ragazzo intorno ai suoi fianchi si fece quasi dolorosa.

«Facciamo un gioco...» le sussurrò lui all'orecchio e a Scar mancò la terra sotto ai piedi, ma sapeva perfettamente che quello non era l'effetto dell'alcool.

La trascinò di peso, facendosi largo tra le persone accalcate che ballavano. Lei si dimenava, aveva iniziato a colpirlo sul petto con le mani, ma non stava ottenendo molti risultati. Erano arrivati vicino a una parte, quando lui perse la pazienza e la spinse con violenza con la schiena contro il muro. Scar percepì il respiro uscirle dai polmoni in una volta sola, lasciandola senz'aria.

«Stai ferma.» le disse, troppo vicino al suo viso. Scar notò per la prima volta il suo aspetto. Era biondo e aveva occhi neri, neri come pozzi profondi.

Il ragazzo la afferrò di nuovo e la trascinò fuori dal locale, sul retro, in un vicolo che portava al parcheggio. Ora avrebbe potuto urlare quanto voleva, ma non l'avrebbe sentita nessuno. Lui affondò il viso sul suo collo, lasciando una scia di baci umidi fino al petto, mentre le mani vagavano sotto la gonna del vestito. Scarlett gli aveva messo le mani sulle spalle e cercava di spingerlo via, ma quando si accorse che quella tecnica non stava funzionando, colpì con forza il piede del ragazzo con il tacco della scarpa destra. Lui lanciò un urlo e si allontanò leggermente da lei, quanto bastava a lei per tentare una fuga. Era quasi arrivata alla porta da cui erano usciti poco prima, quando la mano di lui si strinse con forza intorno al suo polso e la strattonò violentemente a terra.

«Brutta troia.» le disse, prima di colpirla con un calcio allo stomaco. Scar lanciò un urlo e lui la tirò in piedi con forza e la scaraventò contro il muro, per la seconda volta. Lei iniziò a piangere e urlava mentre le mani di quel ragazzo avevano superato il leggero velo delle sue mutandine.

«Lasciami...» lo pregò, le lacrime che le cadevano lungo le guance. Percepì il rumore della sua cintura che si slacciava e chiuse gli occhi, perdendo ogni speranza di potersi liberare. Pregò di morire in quel momento, di evitarle almeno quella punizione, almeno quel dolore.

Improvvisamente, il corpo di lui scomparve e non c'era più nessuno a sorreggerla. Cadde in ginocchio sull'asfalto. Sapeva che quell'impatto doveva far male, ma non percepì alcun dolore. Alzò gli occhi appannati dalle lacrime e Harry era lì, l'aveva salvata. Aveva preso per il colletto della camicia il ragazzo e con l'altra mano lo stava riempiendo di pugni. In faccia, sullo stomaco, sui fianchi.  Scarlett non riusciva a vederlo in viso, ma aveva la sensazione che fosse parecchio arrabbiato, soprattutto a sentire il respiro pesante che gli alzava e abbassava le spalle. Harry lo lasciò e il ragazzo cadde a terra.

«Ti piace spaventare le donne eh?» gli disse, prima di tirargli un calcio tra le costole e mettersi sopra di lui, per continuare a picchiarlo.

Scarlett si alzò in piedi a fatica, gemendo per il dolore che sentiva sparso ovunque.

«Harry...» mormorò, cercando di attirare l'attenzione del ragazzo, che, però, sembrava essere troppo preso dalla sua rabbia, per riuscire a sentire la voce di lei. Scar si mosse lentamente verso i due corpi che esalavano respiri pesanti e aveva la sensazione che se non fosse riuscita a fermare Harry in tempo, quelli sarebbero stati gli ultimi respiri di quel ragazzo sconosciuto. Si tenne lo stomaco con una mano, mentre l'altra la poggiava sulla spalla di lui.

«Fermati.» gli disse, passandogli la mano tra i ricci, delicatamente. Vide i muscoli della schiena oltre la maglietta rilassarsi leggermente. Smise di colpire il ragazzo sotto di lui e rimase immobile a respirare profondamente, per ritrovare la calma.

Dalla porta irruppero Louis e Liam, che allontanarono Harry dal corpo del ragazzo, e Scar, che aveva trovato il proprio equilibrio con la mano tra i capelli di Harry, rischiò di cadere all'indietro se lui non l'avesse afferrata in tempo per la mano e non l'avesse tirata contro il proprio petto. Le circondò il corpo con le braccia e le baciò la testa.

«E' finita, piccola. E' finita.» le sussurrò Harry, le labbra ancora tra i capelli di lei.

Scarlett scoppiò in lacrime solo quando ebbe la certezza di essere al sicuro e che Harry non avrebbe più fatto del male a nessuno. Pianse lì, contro il suo petto, stretta nel caldo abbraccio dell'ultima persona che avrebbe mai immaginato sarebbe corsa in suo aiuto.







«E' questo il problema di chi ci crede tanto:
se viene deluso,
poi non crede più in nulla.»
-cit


  
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