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Autore: summers001    09/02/2015    1 recensioni
[Frankenwolf] [voglio considerarla come una "missing moments"]
Ruby si ricordò una cosa buffa, non ci aveva davvero mai pensato! "Non ho avuto nessuno da quando..."
"Davvero?" fece lui sbattendo gli occhi "Non si direbbe." Finse un modico apprezzamento, prendendola in giro. Eh sì, lui sì che era un grande esperto!
Lei lo schiaffeggiò sul braccio e lo spintonò col corpo. "Scemo."
"Io sono un dottore, cara mia!" le rispose lui correggendola. Allungò un braccio e lo avvolse attorno al corpo di lei prendendola per le braccia, tenendosela stretta. Ruby poggiò il capo sulla sua spalla e sospirò.
Guardò la pietra fredda e cominciò a pensare. "E se superassi il confine?" chiese fantasticando.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dottor, Whale/Victor, Frankenstein, Ruby/Cappuccetto, Rosso
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lunga notte di luna piena

 

Alla fine aveva deciso di recarsi in negozio e comprare lì le sue cose. Aveva pensato che forse con Amazon sarebbe stata più discreta, ma come avrebbe spiegato poi al fattorino come raggiungere Storybrooke? In realtà non lo sapeva neanche lei. Senza parlare poi di quello che le avrebbe cantilenato la coppia di sceriffi. Ed il pirata. Con lui la famiglia del principe azzurro aveva occhi ovunque. No, forse lui no. Forse lui l'avrebbe aiutata. Bastava dire che si trattava di giocattoli per lui e per lei... In fondo la gente fa queste cose, giusto? Incatenarsi, legarsi e... Roba. E poi Biancaneve. Ma per fortuna lei era fin troppo occupata con il suo ultimo bambino per rendersene conto.
Ruby strinse le mani sulla catena d'acciaio, testandone tra le dita ed il palmo la consistenza. Sarebbero diventate come un budino della nonna quella sera. Se ne allontanò come scottata.
La bottega di Geppetto puzzava da morire. In quei giorni il suo olfatto era più sviluppato che mai e tutto quell'odore di legno, acciaio, ruggine ed olio pungevano da impazzire. Non vedeva l'ora di andarsene. Geppetto tornò finalmente dal suo retro bottega. Le portò un lucchetto, delle chiavi, un martello ed un chiodo per ancorarlo a terra. Le stipò tutto insieme alla catena in un sacchetto di plastica verde e glielo porse.
"Grazie." disse piano lei. "Quanto..."
"No, no, no!" la fermò lui agitando i palmi davanti alla faccia. "Io e tua nonna ci conosciamo da..."
"Okay, grazie." fece lei. Afferrò il sacchetto e se ne andò senza lasciarlo finire. Le dispiaceva. Un altro giorno sarebbe tornata indietro o non se ne sarebbe mai andata, ma non quel giorno.
Guardò a terra e c'era ancora luce. Alzò gli occhi e vide il sole vicino al tramonto. Deglutì. Aveva trovato un posto una volta, quel giorno in libreria. Aveva scoperto un passaggio segreto, un'ascensore in realtà, che portava di sotto. Non molte persone dovevano esserne a conoscenza. Aveva deciso di andare lì. Aveva controllato il meteo su internet (santa tecnologia!), il cielo era libero, la luna sarebbe stata alta presto quella notte. La sentiva già sotto pelle come un brivido. Si guardò la mano e se l'agitò davanti agli occhi. Non voleva perderne il controllo.
Continuava a camminare lungo il marciapiedi fissandosi le dita. Ricordava quella penosa sensazione di cambiamento così vivida. Le sue dita erano le prime a cambiare. Era come un formicolio, poi una sensazione di vuoto, come se fossero ghiacciate e poi erano di nuovo lì, diverse.
Un clacson bussò insistente dietro di lei. Non l'aveva proprio notato prima. Abbassò la mano e cercò di nasconderla tra i manici della busta. Si voltò e video l'auto nera e lucida di Victor Whale o Frankenstein. Lui era col finestrino abbassato, il gomito fuori e la stava chiamando. Accostò e lei si avvicinò.
"Tutto bene?" chiese lui.
Ruby fece solo sì con la testa fingendo un sorriso. Intanto agitava le dita ed aveva i muscoli tesi lungo le braccia. Se fosse stato un altro giorno si sarebbe avvicinata a lui di sua volta, si sarebbe appoggiata al finestrino di quella macchina, avrebbe incrociato le braccia e l'avrebbe stuzzicato magari parlando. Avrebbe accennato a quell'incontro che avevano avuto, quando, incontratisi per caso, avevano deciso di prendere un caffé insieme e parlare. Gli avrebbe confidato che era stato bello, che l'aveva trovato simpatico, che le avrebbe fatto piacere uscire di nuovo, magari una sera, sorprendendolo e non lasciandogli il tempo di essere galante. Ma non fece niente. Rimase a guardare.
"Ti serve un passaggio?" chiese lui con una scusa. Ruby era sempre estroversa, gioviale, parlava tanto, male, sempre così entusiasta. E poi l'aveva vista. Ed erano un paio di settimane che stava controllando le fasi della luna, da quando aveva parlato con lei una notte al porto ed aveva capito ciò che era. Non che gli importasse in fin dei conti. E lo trovò strano perché il fatto che la ragazza che ti piace si trasformi in un lupo mostruoso alto due metri è di particolare rilevanza. E dio, se lei gli piaceva!
"No, io... E' qui vicino!" spiegò lei facendo cenno alla libreria che era appena dall'altro lato della strada. Una serie di bracciali le tintinnò sotto la manica del cappotto. Chiuse le dita a pugno poi cercando di sentirsele. Incastrò le dita nei palmi ed eccole, ancora lì.
"E allora? Coraggio, salta su!" fece segno con la testa di passare dall'altro lato e le aprì la portiera allungandosi sul sedile laterale. Non ci voleva un esperto per notare la tensione lungo il corpo di lei.
Ruby fece il giro dell'auto e montò dal lato passeggero. Chiuse la portiera forte e rimase seduta. Ebbe paura di aver sfondato quella porta. Nascose la busta sotto le gambe e cominciò a carezzarne i manici e stringerli mentre lui rimetteva in moto.
"Quindi." cominciò lui senza completare realmente la frase.
Ruby sapeva che ormai fingere era inutile e che poteva rassicurarlo, non avrebbe fatto del male a nessuno. "Quindi," ripeté "c'è una gola, una caverna, una grotta... Qualcosa!"
"Dove?" chiese lui stupito, con la fronte aggrottata, guidando. Ignorò la ragione per cui le servisse. Non voleva che la sua non normalità le pesasse o pesasse su qualcun altro.
"Sotto la biblioteca."
"Wow." commentò. "Non sono un tipo che legge molto. Si vede, eh?" cercava di parlare per farla sbottonare e rilassare. Sembrava così tesa e spaventata, una persona diversa da quella che aveva conosciuto in quelle poche occasioni. Ruby scrollò solo le spalle e si morse il labbro. Controllò il cielo di nuovo.
Victor sospirò. Accostò e si trovò di fronte la libreria. Ruby aprì la portiera e si cimentò giù. Le catene tintinnarono forte e lui le sentì. Le venne voglia di piangere ed urlare in un angolo: non doveva sentirle. Si bloccò davanti all'ingresso, si portò una mano nei capelli e prese tempo per respirare. Sentì una mano sottrarle il sacchetto da sotto le dita. Si voltò e Victor era ancora lì e le sorrise. "Non ti dispiace se ti aiuto?"
"No." rispose lei piano. Lui fece cenno d'assenso con la testa e lei ripeté il gesto. Aprì la porta e notò un'ascensore. Scesero insieme e si trovarono in questa enorme caverna scavata sotto terra. I bordi di ogni cosa erano appuntiti. Faceva freddo e c'era puzza di acqua stantia. La pietra era lucida, umidiccia in alcuni punti ed asciutta in altri. C'erano linee bianche che l'attraversavano, alcune ancora intere, altre aperte in crepe. Il soffitto era alto, altissimo. A lui non sembrò di essere sceso così tanto. Era tutto buio eccetto una luce fredda che veniva da chissà dove, come se fosse al centro di tutto e illuminasse le pareti. In alcuni punti piccole gocce d'acqua brillavano. Si domandò in che strato della terra dovessero trovarsi. Non vicino al centro di sicuro, a giudicare dalle temperature.
Un brivido di freddo salì lungo la schiena di lui. Ruby invece si tolse il cappotto a quadri scozzese, lo lasciò cadere per terra e rimase coi pantaloni di cotone rossi attillati, ma persino così troppo caldi, la camicia bianca della divisa aperta ed annodata sull'ombelico, con le maniche arrotolate sugli avambracci. Il collo lungo era incorniciato dai capelli scuri.
"Non hai freddo così?" chiese lui.
"No." rispose lei provando quasi vergogna per quella condizione, per la trasformazione che sapeva la rendeva diversa sotto tanti aspetti.
"Io sto gelando!" confidò lui. Poggiò a terra il sacchetto con le catene che tintinnarono ancora. Alzò la zip del cappotto fin sopra al collo e scosse le spalle sopra e sotto per riscaldarsi. Sbatté le mani lungo i fianchi e camminò rigido fingendosi un pinguino. Ruby sorrise.
Ruby cercò dentro alla busta verde una piccola sveglietta nera, la afferrò e la poggiò in bilico su una pietra. Otto e mezza. Ispirò piano. "Okay." decise "Ti ringrazio molto, ma s'è fatto tardi e devi proprio andare."
"Cosa?" chiese lui "No!" no, no, non aveva capito niente! "Resterò con te questa notte."
"Io... No. Te l'ho detto cosa... No." disse esasperata Ruby, nervosa, quasi sull'orlo delle lacrime. Lui non capiva, non capiva, non capiva.
"Hey," le si avvicinò la prese per le spalle "non succederà niente, d'accordo?" disse guardandola negli occhi, uno sguardo che aveva imparato a fare in ospedale.
Lei rimase a guardarlo poi tornò in sé. "No." ripeté "No, no."
"Ruby," cominciò lui rassicurante "me ne andrò se noterò che la situazione si sta facendo pericolosa. Sono uno che tiene alla sua pelle, sai?"
Lei non fece neanche finta di ridere. Guardò in basso, le mani di lui ancora sulle sue spalle, la pietra che creava il pavimento di quell'immenso palazzo, la sveglia, le lancette. Strinse i pugni e gli occhi.
Victor si staccò da lei e s'impuntò invece saldo alla sua decisione. Si sedette a terra, prima un piede e poi l'altro, lasciandoli penzolare nel dirupo, sull'orlo. Gli piaceva quella sensazione di quasi vuoto sotto le scarpe. La pietra era fredda e congelava il sedere, presto gli sarebbe caduto pensò. Si guardò attorno un attimo, si girò vide Ruby circondarsi la caviglia con una catena e poi legarla attorno ad un masso enorme. Si chiese se quello sarebbe bastato. Ma non importava, non importava, poteva gestirla. Era scienza. Se lei riusciva a controllarsi, se lui riusciva a distrarla, tutto sarebbe andato per il verso giusto. Ed erano lontani dalla luna, lei non poteva vederla, non poteva esserne spaventata. Come essere lontano da ogni dolce quando sei a dieta, è più facile, no? Scientifico. Victor le fece, segno picchiettando una mano a terra, di sedersi vicino a lui. Lei si sedette ed incrociò le gambe lontano dal bordo.
"Stavolta non c'è tua nonna a controllarci!" constatò lui sorridendo con un pizzico di malizia sulle labbra ed agli angoli degli occhi.
"Non c'è neanche un caffé o una cioccolata calda." rispose lei.
"O la vodka." la imitò lui.
"O la vodka." Lei non lo volle ammettere ma c'era un sorriso che cominciava a farsi strada nei suoi lineamenti. Lo nascose, ma ne fu sorpresa. Era automatico farlo, non ci aveva mai pensato ma era così. A Storybrooke nessuno s'era davvero interessato a lei, non importava quanto fosse simpatica o bella o come si vestisse, era come se, anche durante la maledizione, la gente sapesse che se si avvicinavano ad una così sarebbero finiti in un cassonetto. Ricordò un povero ragazzo morto dopo pochi giorni da essere umano.
"Ironico. Volevo chiederti di uscire" confidò lui "e finisco a stare con te tutta la notte!"La voce di Victor le si insunuò in testa pacata ed a mala pena riuscì a capire il significato delle parole, anche se il senso generale le fu chiaro. Lo guardò dritto chiedendosi se avesse capito a cosa stesse pensando o se nel suo laboratorio, di notte durante i temporali, costruisse aggeggi per leggere nel pensiero o comandare la testa delle sue vittime.
Ruby sospirò. "Non lo so." non sapeva cosa rispondere. Le aveva fatto una domanda? Era un'affermazione? Le aveva chiesto di uscire? Non poteva non ammettere però che, qualunque cosa fosse, quello che aveva appena detto le aveva risvegliato qualcosa dentro. Era come una scintilla, una luce calda sul cuore, luce in quella cavolo di caverna. Le faceva piacere, le risvegliava cose dentro a cui non era più abituata. Poi si ricordò una cosa buffa, non ci aveva davvero mai pensato! "Non ho avuto nessuno da quando..."
"Davvero?" fece lui sbattendo gli occhi "Non si direbbe." Finse un modico apprezzamento, prendendola in giro. Eh sì, lui sì che era un grande esperto!
Ruby lo schiaffeggiò sul braccio e lo spintonò col corpo. "Scemo."
"Io sono un dottore, cara mia!" le rispose lui correggendola. Allungò un braccio e lo avvolse attorno al corpo di lei prendendola per le braccia, tenendosela stretta. Ruby poggiò il capo sulla sua spalla e sospirò.
Guardò la pietra fredda e cominciò a pensare. "E se superassi il confine?" chiese fantasticando.
"Cosa?" chiese Victor voltandosi verso di lei, senza rompere l'abbraccio.
Ruby l'allontanò con le mani e prese spazio. "La nonna potrebbe caversela senza di me. Lo fa da una vita. Lei è forte! Più di me di sicuro!" cominciò a blaterare. Sapeva che era un'idea folle, che ci aveva già provato una volta e non si era allontanata per più di un chilometro. Ma allora era un capriccio. Quel pensiero sapeva però di libertà. Una libertà che tuttavia sentiva come colpevole.
Victor si adattò e la mano gli cadde sulla pietra fredda. "Cosa?" chiese di nuovo con lo stesso tono e la stessa espressione confusa e stupita.
Ruby si calmò e rispose seria. "Non c'è magia nel resto del mondo. E se superassi il confine?"
"Vuoi andare via?"
"Tu verresti con me?"
"No."
"Oh." sospirò delusa. Pensò che lui non veniva dal suo stesso mondo, la foresta incantata, dove era quasi automatico uscire con qualcuno e sposarsi con qualcuno. Pensò che Storybrooke l'aveva resa cinica, perché anche per lei dopo tutto era un'idiozia.
"Non è quello che pensi." cominciò lui cercando di spiegarsi. Chiuse gli occhi e sospirò e cercò le parole da quache parte.
"No, non mi devi spiegare. Noi non siamo... Non c'è bisogno di..." si innervosì lei. Agitò le mani davanti alla faccia. Un pendente d'argento di un bracciale le scese lungo il braccio, mentre dall'altro lato una cascata di tanti altri le caddero dal polso giù quasi fino al gomito, dove la manica bianca di una camicia era accartocciata.
Victor la prese per i polsi e la calmò. Lui era abituato a toccare la gente, ne toccava tanta tutti i giorni. Sapeva quanto calda potesse essere una mano o un braccio o un piede. Era abituato alla sensazione della pelle sopra la pelle. Eppure lei era più calda di ogni altro. Aveva i polsi esili e le ossa sporgenti, faceva resistenza più di chiunque altro ed il suo battito pulsava così forte nella sua mano. Ne fu affascinato. Anatomicamente affascinante. Perfetta. Lo scienziato nascosto nell'uomo era in trepidazione. Non riusciva a togliere gli occhi da quel polso. Un polso. Si chiedeva quanti battiti il suo cuore potesse segnare in un minuto, quanto veloce i suoi muscoli potevano contrarsi ed i polmoni respirare, dilatarsi e restringersi dentro al suo petto. Il suo cervello poi... Alzò gli occhi verso di lei ed incontrò i suoi. Oh, Ruby, fuggire non serve!
"Credi che la paura resti qui se te ne vai?" chiese lui. Con l'espressione concentrata cominciò ad esplorarla con i polpastrelli, mentre lei se ne stava ferma, paralizzata, incuriosita ed emozionata, forse un po' anche eccitata. Victor le portò una mano sulla guancia, chiedendosi quanto rossa potesse diventare, scese lungo i lineamenti del viso e sul collo. Si fermò e le cercò la carotide, forte, violenta, decisa. Le afferrò le spalle e le sentì alzarsi ed abbassarsi irregolari. In punta delle dita scese sul suo petto ed il respiro le si fermò. Il dottore cercò il cuore, al centro perfetto e disegnò un cerchio con l'indice. Lo sentì battere più forte di prima. Oh, si stava emozionando, constatò. Sorrise. "Prendi me. Sto qui con te e sei bella, bellissima, e penso ad aprirti il cranio per vedere com'è dentro!" ironizzò, sperando che quello fosse stato abbastanza per distrarre lei o entrambi.
"Altri avrebbero detto la camicia!" scherzò lei.
"Anche." rispose lui e prese un respiro lanciando un'occhiata anche alla camicia.
Poggiarono entrambi le mani sulla pietra fredda e guardarono giù.
"Ha qualcosa di infinitamente sexy questa tua..." agitò la mano disegnando cerchi per aria cercando la parola giusta "condizione!" disse alla fine soddisfatto.
Lei si girò incuriosita. "Sexy?" chiese.
"Sei selvaggia!" fece lui. Con una mano ad artiglio le si avvicinò al viso ed imitò il verso di un animale. "Arg!"
Ruby scoppiò a ridere e rise poi anche lui. Respirò alla fine e si tirò dietro i capelli scuri che le erano ricaduti davanti al viso. Victor notò solo allora le punte dei capelli rosso acceso e pensò che aveva cambiato di nuovo e che era davvero stravagante. Persino quel dettaglio era sexy.
Ruby alzò gli occhi verso di lui e cercò di richiamare la sua attenzione. "Anche quel tuo..." cominciò non sapendo come spiegarsi ed imitò i gesti con le dita che aveva fatto lui prima.
Victor rise. "Davvero?"
"Oh sì, ero parecchio eccitata!" spiegò lei portandosi una mano al cuore senza neanche accorgesene, quasi a proteggerlo. Era stato bello che qualcun altro le si fosse avvicinato tanto.
"Dovremmo arrivare al terzo appuntamento io e te." considerò lui, indicando entrambi con l'indice che oscillava da lui a lei. Il pensiero lo investì in pieno. Ci aveva già pensato così tante volte, ma ammetterlo così davanti a lei...
"Lo faremo." disse lei. Notò il suo disagio e sorrise. Gli si poggiò di nuovo sulla spalla e rimase tranquilla a guardare gli spigoli della roccia. Victor poggiò la guancia sui capelli di lei.
Rimasero fermi per un po'.
Victor le alzò il viso con la spalla, le scoprì la guancia e le diede un bacio delicato. Lei si fece subito rossa e rimase ferma. Fece quasi per girarsi verso di lui, persa in quella sensazione di calore e di eccitazione. Con l'angolo delle labbra sentì il suo fiato caldo. Era vicino. Voleva girarsi e baciarlo, girarsi e baciarlo, ma rimase ferma e con gli occhi chiusi sfiorò con la bocca la guancia di lui. Si allontanarono ed i loro nasi si incrociarono. Rimasero fermi a respirare l'aria dell'altro. Victor le prese le guance con le mani prima, con le dita frettoloso scese, annodandole i capelli, fino a raggiungere le sue mani. Raggiunse il polso e li tenne stretti, cercando il pulsare caldo e veloce delle sue arterie, mentre lei si appendeva alle maniche del suo cappotto ingombrante. Era il respiro di lui a quel punto ad aver accellerato in maniera spropositata. Si avvicinò alle sue labbra e con le sue le sfiorò. La strinse più forte e sentì lei afferrargli le braccia e stringere di sua volta ed allora la mollò. Prese fiato ed aprì le mani. Si staccò da lei, le carezzò le tempie e le porse un bacio sulla fronte. Ruby riprese fiato e sorrise. Le mani di lei erano sulle sue braccia, più sopra del gomito, a cercagli gli arti sotto al cappotto. Aprì gli occhi e la guardò. Le tenne il viso con le mani e fece cenno di sì con la testa. "Ci arriveremo." le sorrise. Lei sorrise.
Prese un respiro pronfondo e la lasciò. Victor sentì immediatamente freddo senza di lei e si strinse nelle spalle. Guardò l'orologio allora curioso. Alzò la manica, diede uno sguardo e sorrise.
Ruby si ricordò all'istante perché erano lì. "Che ora è?" fece lei sporgendosi verso di lui, curiosa ed ansiosa.
Victor sorrise. Alzò gli occhi e la guardò. "L'una di notte."

 




Angolo dell'autrice
Dunque, spero che questa vi sia piaciuta, per quanto breve ed insignificante sia stata. La serie ultimamente a mio parere sta subendo un declino a picco e volevo come contribuire a riempire i pezzi mancanti, sebbene non ricordassi a che punto fossero fermi i personaggi. Mi ha fatto piacere allietarvi per questi circa dieci minuti. 
I migliori saluti, baci ed abbracci :*
Recensioni?

ps. Per chi sta seguendo la mia storia lunga CaptainSwan, aggiornerò aggiornerò... Mi era solo venuta voglia di Frankenwolf!
 
  
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