Serie TV > Doctor Who
Ricorda la storia  |      
Autore: gateship    13/02/2015    3 recensioni
TAG per Gli Angeli prendono Manhattan.
River e il Dottore cercano di venire a patti con la morte dei Pond...
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 11, River Song
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Melody cadde in ginocchio, svuotata. Voleva rimanere lì per sempre, sulla tomba dei suoi genitori, lo sguardo fisso sull'essere che li aveva uccisi. Lacrime fresche le bagnarono il viso, mentre una leggera brezza, insensibile a quello che era appena successo, le scompigliava gentilmente i capelli. Non ora. Il Dottore aveva bisogno di lei. Si costrinse a rialzarsi, a muoversi con movimenti meccanici vicino al marito, che singhiozzava apertamente.

“Dottore dobbiamo entrare. È andata. Amy è andata.” Lui si liberò dalle braccia della donna con violenza, avvicinandosi all'angelo, immobile, come una statua.“Che dire di me? Prenderà anche me adesso?”

“È... è debole. È troppo debole, per ora...” lui scosse la testa, arrivando a un passo dalla creatura, quasi toccandola.

“Dillo ai tuoi amici – la sua voce era incredibilmente calma, fredda, innaturale – dillo a tutti gli angeli. La prossima volta che ci incontreremo vi ridurrò in sabbia. Farò un deserto di voi!”

“Dottore smettila.” River gli prese il braccio, impedendogli di muoversi.

“NO!”

“Dottore, ascolta, è finito, è tutto finito. Non c'è più niente che...” L'uomo indietreggiò, gli occhi fissi su quell'abominio che lo aveva distrutto, arrivò fino al TARDIS, e dopo aver varcato la soglia come una tempesta, sbattè la porta alle sue spalle, lasciando River da sola. Da sola con lo sguardo sull'angelo. Accarezzò la pietra fredda della lapide, come per ricordarsi della mano che stringeva neanche un minuto prima.

Sentì il naso pizzicarle e un peso formarsi sul petto, ma non era il momento, il Dottore aveva bisogno di lei.

Sii una brava ragazza, e prenditi cura di lui.

E lo avrebbe fatto. Ad ogni costo.

x

Camminò tra i corridoi deserti del TARDIS senza pensare, solo allontanandosi da lui. Non poteva stargli vicino, non in quello stato. Si appoggiò alla parete, calda, come se la vecchia amica del Dottore avesse intuito quello che provava. Si strinse le mani l'una nell'altra. Ma non erano quelle di sua madre. Il suo tocco gentile e vellutato, mai più. Voleva solo piangere, ma non poteva. Una volta iniziato non sarebbe stata in grado di fermarsi, la maschera caduta, le pareti frantumate. Non ancora. Sentì il petto stringersi sotto un peso tanto invisibile quanto schiacciante, lasciandole sfuggire un singhiozzo leggero. Non li aveva mai conosciuti davvero, non aveva mai chiesto loro come si erano incontrati, o com'era stata la proposta di matrimonio, o chi l'aveva fatta, se era stata davvero Amy a perdere il telecomando della TV e non Rory, la ricetta di quella straordinaria torta di mele di sua madre. Tutte quelle cose semplici e banali che ogni figlio vuole sapere, quei piccoli ma importanti momenti che compongono la vita di ogni persona.

"River?" alzò di scatto la testa, raddrizzandosi, vedendo il Dottore guardarla preoccupato. "Stai bene?" lei annuì, non fidandosi della voce. Lo osservò. Aveva pianto. Certo che aveva pianto. E ancora lacrime fresche sgorgavano da quegli occhi antichi quanto l'universo.

"È la postfazione di Amy. - disse mostrandole un foglio spiegazzato - Era la pagina finale, quella che avevo strappato a New York. Lei e Rory stanno bene, dice... dice che sono felici." terminò con un singhiozzo. "Sono felici e io non li potrò mai più rivedere. Sono morti tanti anni fa, e Amy... Amy pensava che sarei stato lì con lei alla fine e invece non c'ero. È morta dopo Rory. Avevano la stessa età e lei è morta cinque anni dopo. Era da sola. Tutta sola. E c'era la guerra, e i bombardamenti, e gli aerei che fischiavano e..."

"Basta." la voce di River era rotta. Basta. Smettila. Smettila di parlare, di ricordarli, di dire che non ci sono più.

"Li ho abbandonati."

"Dottore, per favore..." non parlarne, non farmi questo. Lui scosse la testa.

"Lo sapevo, io lo sapevo. Eppure pensavo... no, non a loro, non ai Pond, non oggi... era solo un caffè, e invece... dovevo aspettarmelo, succede sempre. Ho abbandonato Rose in un altra realtà, Martha ha perso un anno della sua vita per me, Donna non saprà mai quanto è importante, per me e per l'universo, Astrid è morta, Adric è morto e il Brigadiere è... non loro. Lo avevo promesso. Non loro." il suo volto si contrasse in una smorfia di infinito dolore, mentre un altro singhiozzo gli sfuggiva, e poi un altro, e un altro, mentre si ritrovava a piangere tra le braccia di River, alla quale segretamente, senza darne alcun segno, si stava squartando l'anima.

x

Il Dottore aprì lentamente la porta, avvicinandosi con silenzio a River, apparentemente addormentata sul letto. Vi si sedette, slacciandosi le scarpe e cambiandosi in fretta, per raggiungere la moglie sotto il caldo piumone. La loro stanza era fredda. River amava il freddo. Si sdraiò delicatamente, prendendo la mano della moglie, come per trarne conforto. C'era un modo per riportarli indietro. Ci doveva essere, il tempo poteva essere riscritto, glielo aveva dimostrato proprio lei, la donna a cui oggi erano morti i suoi genitori, l'ultima Pond. No, non poteva essere così. Non poteva. C'era un modo. Si agitò a disagio, aveva caldo, improvvisamente le coperte lo soffocavano.

“Dottore?” sussurrò una debole voce a fianco a lui.

“Scusa, ti ho svegliato?”

“Non mi sono addormentata. Neanche l'ombra del sonno.” disse girata di spalle, mentre il Dottore le passava le dita tra i riccioli spettinati.

“Mi dispiace.”

“A me no.” rispose girandosi supina.

"Incubi?" chiese.

Lei non fiatò.

Lui la guardò. Anche alla tenue e inspiegabilmente calda della candela riusciva a scorgerle il viso. Bianco come uno spettro, e i suoi occhi. Oh, i suoi occhi. Occhi dai quali non era caduta una lacrima; come delle dighe, che stavano per rompersi da un momento all'altro. Come la sua anima, l'anima di entrambi. Occhi nei quali affogava un dolore sordo e profondo.

“Oh, River.” le sentì muoversi accanto a sé, e alzarsi, prendendo la vestaglia ai piedi del letto. “Dove vai?

“Ho del lavoro da fare.” rispose pacatamente nel buio.

“Non oggi, hai appena perso i tuoi genitori. Nessun lavoro viene prima. "

“Questo sì.” disse mentre la porta della stanza si chiudeva dietro di lei.

x

“Dottore cosa stai facendo?” River si appoggiò stancamente alla ringhiera del TARDIS, guardandolo. La postfazione di Amy era ancora sulla console principale, e lui stava girandoci intorno, alzando leve e premendo pulsanti, esattamente come il giorno prima.

“Li riporto indietro.” Lei scese le scale, avvicinandosi al marito.

“Dottore, non puoi. Ci sono delle regole che...”

“Sono un signore del tempo! - urlò in un improvviso scatto di rabbia – Sono al di sopra delle regole!”

“È un punto fisso, lo sappiamo entrambi.” disse con voce bassa accarezzandogli il braccio. Lui si ritrasse.

“I punti fissi si possono cambiare.”

“Non questo.”

“Ci deve essere un modo.”

“Ma non c'è!”

“Non voglio tornare a Manhattan, magari in qualche stato vicino, e non nel '38, qualche anno dopo.”

“Il tessuto del tempo è troppo consumato... se ci riprovassimo...”

“Non gli ho nemmeno detto addio!”

“E quando lo avrai fatto Dottore? Dopo che avrai detto addio ai tuoi migliori amici? Poi cosa succederà? Resterai li, a vegliare su di loro da lontano, vedendoli invecchiare e morire o li vendicherai? Farai degli angeli piangenti i primi di una lunga lista? Chi ci sarà dopo? I dalek, che hanno sterminato il tuo popolo? Organizzerai una spedizione punita per loro? E poi? I cyberman? Cercherai di impossessarti di un altro avamposto del Silenzio per punirli?”

“Smettila! Non li posso abbandonare! L'ho promesso!”

“Sono andati, entrambi.”

Lui scosse la testa, quasi maniacale. “C'è un modo, devo solo trovare il tempo di...”

“Non c'è Dottore. Non c'è.” River riabbassò la leva alzata dal dottore, mettendosi tra lui e i comandi. I suoi occhi si fermarono su quelli di Melody, con sguardo smarrito, non capendo. Poi indietreggiò, guardandola inorridito.

“Tu lo sapevi vero? È per questo che le hai detto di andare.”

“Dottore...”

“Oh, dio, e io che per tutto questo tempo ho pensato che...”

“Dottore...”

“Tu, tu lo sapevi... hai ucciso tua madre, tu sapevi che cosa sarebbe successo, lo hai sempre saputo. Dimmi River, quante volte hai guardato negli occhi di Amy e Rory sap-”

“IO NON LO SAPEVO!” urlò River sovrastando la voce del Dottore – Io non lo sapevo.” ripetè a bassa voce scuotendo la testa.

“Ma lo saprai. Tu scriverai quel libro, lo farai pubblicare e me lo metterai in tasca, tu! Tu li hai uccisi!”

“E tu? Tu cosa farai, cosa avresti fatto al mio posto? Non si può cambiare il passato è il fardello dei signori del tempo.” Lui la guardò negli occhi. Come poteva darle una lezione del genere? Lui, che ogni volta che la incontrava non poteva fare a meno di pensare alla Biblioteca. Lui, che la stava accompagnando passo dopo passo, notte dopo notte, verso la sua morte. Ma lei non riusciva a capire, tutto quello che aveva vissuto, le perdite, le grida dei signori del tempo mentre Gallyfrey bruciava tra le fiamme...

“Cosa puoi saperne tu? Tu non hai la più pallida idea di quello che ho perso, di tutte le persone che amavo e che ho visto morire, di tutte le persone che ho ucciso. I bambini. I bambini dei quali non voglio ricordare il numero che io, che io ho ucciso con le mie mani. Le persone... che si sono sacrificate per salvare altri, per salvare me. Tu non puoi capire.” Lei gli si avvicinò.

“Tu credi? Dottore, ti conosco meglio di quanto tu abbia mai conosciuto te stesso, conosco tutto di te, ogni tuo pensiero, ogni tua azione e ti assicuro, tu hai appena iniziato a conoscermi. Quindi, si, ti posso capire. So quello che provi.” Lui scosse la testa.

“No. Se lo sapessi davvero non avresti detto a Amy di andare. L'hai uccisa River... e non credo che te lo perdonerò mai.”

 x

"Mi dispiace." sussurrò avvicinandosi alla sedia di legno sulla quale la moglie era seduta, lo sguardo perso nel vuoto.

"Mi hai accusato di aver ucciso i miei genitori." disse tranquilla.

"Mi dispiace, ero arrabbiato e io..."

"Lo so."

"Mi dispiace.” ripetè.

"Non importa."

"Oh, River, certo che importa." le mise le mani sulle spalle, e lei rabbrividì. Non si era resa conto di avere freddo.

"Quasi non li conoscevo. Per la maggior parte della mia vita sono stati amici, non genitori."

"Tu però sapevi chi erano, li amavi."

"Non importa!" sbottò lei.

Lui ritirò le braccia. "Non osare farmi questo! Non osare dirmelo! Non osare. Erano i tuoi genitori Melody! Piangili! Per l'amor del cielo piangili! I tuoi genitori sono morti! Morti! E tu ti comporti come se solo io avessi perso qualcosa!"

River si alzò, indietreggiando di fronte a quella furia.

"Melody, mi dispiace io..."

"No. Non chiamarmi Melody." sussurrò aspramente voltandosi. "Non oggi. Non ne hai nessun diritto. Soprattutto oggi.  So chi erano, Dottore. So esattamente chi erano. Conosco mia madre e mio padre meglio di quanto tu li abbia mai conosciuti. Sì. Le ho detto di andare. E credimi Dottore, lo rifarei. Io so cosa vuol dire. Perdere l'unica persona che hai mai amato. Lo so ogni volta che mi lasci a Stormcage e mi dici che ritornerai la notte seguente, non ripresentandoti per settimane, mesi! Se Amy fosse rimasta qui e Rory a Manhattan le si sarebbe spezzato il cuore. Credimi Dottore, lo so."

"Mi dispiace, è solo che tu sei... mi guardi e mi conforti con tutta te stessa, e io non posso fare lo stesso con te perchè non mi mostri niente. Ti vergogni del tuo dolore, ti vergogni delle tue lacrime. Tu dici così tante, splendide cose, ma non mi parli mai di te. Io so chi sei, River. Se piangi, se... se per una volta non ti mostri la persona forte che per me sarai sempre, io... Tu sarai sempre River Song. Melody Pond, il mio supereroe, anche quando sei triste, o hai un incubo, o sei ferita. Ti puoi fidare di me River, non devi nasconderti."

Lei scosse la testa, finalmente guardandolo. “Pensa al mio polso, all'energia che hai perso per guarirmi una frattura, quanta Dottore? Cinque, sei anni? Non posso permettertelo. Il nome che scegliamo è... come una promessa che facciamo, ma lo hai detto tu. E anche io ho fatto la mia, a te Dottore. Sempre qui, ogni volta, a proteggerti, ad amarti e a rattopparti. Sempre. È quello che ho promesso a mia madre, quello che ho giurato sposandoti, quello che ho deciso quando hai sussurrato un messaggio per me, per River Song.” la sua voce si spense, incapace di pronunciare anche una sola altra parola, i suoi occhi, i suoi occhi verdi come rubini, frantumati come vetro da lacrime che scendevano inesorabili lungo il viso.

“Ma anche io voglio proteggerti e tu, tu non mi dici niente. Sei qui, ad aiutarmi, ogni volta, e io ti faccio entrare, ti permetto di raggiungere luoghi della mia anima dove nessun altro è mai andato. E tu, tu nascondi il danno, ti rinchiudi in un guscio all'apparenza indistruttibile ma poi sempre più fragile. Melody Pond, Melody Malone, la detective degli angeli, che ha un lato vulnerabile che tiene ben nascosto, ma non a me, River, mai a me. Dovremmo essere sposati, condividere il piacere e anche il dolore, ma tu non ci riesci. Come puoi chiamarlo matrimonio se non apri una parte di te stessa? Sì, è come per il polso. Ti sei fatta male, hai sofferto, River, e non me lo hai neppure detto. Se non lo avessi scoperto chissà come si sarebbe ridotto. Mi menti, e mi ferisci, ti guardo, ti osservo, ti vedo piano piano romperti sotto i miei occhi, occhi che dovrebbero vegliare su di te. E questo mi uccide.” La rabbia era passata, al suo posto ora c'era solo un sordo dolore e le faceva male, male più di ogni altra cosa,

“Mi dispiace.” Non sapeva cosa dire, sentì un groppo formarsi in gola e scosse la testa, mentre le lacrime scendevano, sempre più velocemente, implacabili, quasi volessero sommergerla. “Mi dispiace.” cercò di uscire, correre fuori dalla stanza, ma le gambe non rispondevano ai comandi, il peso sul petto minacciava di schiacciarla, sempre di più, mentre la perdita ad ogni attimo era più fresca, più reale, più atroce. Il Dottore le si avvicinò piano, quasi avendo paura che con un movimento brusco l'avrebbe spezzata.

“Va tutto bene, non sono arrabbiato.” Era stupida, stupida e patetica una frase del genere, ma non sapeva, non sapeva come aiutarla, come farla sentire meglio, come farle accettare che erano morti. Stupido e patetico, anche lui, stupido e patetico come marito. Smarrito, incapace di fare la benchè minima cosa quando la donna che amava singhiozzava davanti a lui.

“Vieni qui, River. Vieni qui.” la abbracciò, e entrambi scivolarono a terra, privi di energie, mentre le loro lacrime si mescolavano, i loro corpi diventavano tutt'uno nel dolore. Non soli. Non più.






Review please!!!  

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Doctor Who / Vai alla pagina dell'autore: gateship