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Autore: Adeia Di Elferas    13/02/2015    2 recensioni
Cesare arriva in Egitto per recuperare Pompeo, un tempo alleato ed amico, ora traditore in fuga. Quello che trova, una volta giunto alla corte di Tolomeo XIII, però, è tutto fuorché ciò che avrebbe voluto. L'ira ed il desiderio di vendetta lo fanno propendere per una risoluzione drastica della situazione. Tuttavia un incontro inaspettato con la sorellastra di Tolomeo porterà Cesare a cambiare i suoi piani in modo radicale, trascinandolo in scelte che spesso lo costringeranno a rimettere in dubbio alcune delle sue certezze. [Avvertenza: pur essendo basato su personaggi realmente esistiti e fatti storici accertati, il racconto è ovviamente stato romanzato, per rendere la lettura più gradevole e la vicenda più interessante]
Genere: Drammatico, Erotico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Antichità, Antichità greco/romana
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~~ Cesare guardava il soffitto della stanza, cercando di riconoscere qualche forma nelle ombre ondulate gettate dalle torce.
 Gli sarebbe piaciuto scorgere una previsione di quello che sarebbe stato, anche solo una piccola anticipazione. La sua vita aveva continuamente preso pieghe inaspettate e a cinquantadue anni cominciava a sentirsi stanco.
 Sospirò e si mosse lentamente tra le coperte, nel tentativo di non svegliare la donna che dormiva al suo fianco.
 Ora che il suo compagno era il sonno, Cleopatra sembrava ancora più giovane. Sul suo volto i lineamenti erano distesi, le sue labbra appena dischiuse. I capelli erano sparsi, onde indisciplinate che profumavano di oli e fragranze speziate.
 Cesare avrebbe voluto svegliarla e parlare con lei o anche solo farsi concedere un altro bacio. Non era mai stato così tanto coinvolto da qualcuno. Forse solo dalla sua prima moglie, ma era stata comunque una cosa diversa.
 Le ciglia di Cleopatra ebbero un fremito e per un istante Cesare temette – o sperò – che ella si svegliasse e lo scoprisse lì, intento a fissarla rapito.
 E invece non si svegliò.
 Cesare allungò lentamente una mano fino a sfiorarle la spalla liscia e tiepida con la punta delle dita. Sembrava così fragile, adesso che era lì al suo fianco. Non era lo stesso aspetto che aveva avuto mentre lo faceva capitolare ai suoi piedi. Non sembrava la regina d'Egitto.
 Quelle labbra semichiuse, come se stessero per spillare parole d'amore, attiravano i suoi occhi come l'acqua attira chi si è perso nel deserto. Erano carnose, calde e sapevano quello che facevano. Cesare avrebbe voluto baciarle ancora e ancora, solo per poter sempre sentire il suo sapore selvaggio e ferale.
 Sì, Cleopatra ai suoi occhi, quella notte, era stata come una belva dall'intelligenza infinita, una fiera in grado di intrappolare la preda non solo con le sue doti fisiche.
 Il suo volto, si trovò a riflettere di nuovo Cesare, non era bello, non come l'avrebbe voluto uno scultore. Il suo viso non era del tutto proporzionato, il suo naso troppo grande e lungo, le guance un po' troppo piene, i capelli troppo mossi... Eppure tutti quei difetti creavano una perfezione che Cesare non aveva mai incontrato in nessun luogo, e lui ne aveva visti molti, di angoli di mondo.
 Con la coda dell'occhio vide il tappeto, accasciato in terra, in cui si era avvolta Cleopatra per arrivare indisturbata fino nei suoi appartamenti. Aveva dimostrato un certo coraggio, oltre che una certa astuzia. Per quello che ne sapeva, avrebbe potuto trovarsi dinnanzi un pazzo o un uomo così pavido da ucciderla sul colpo.
 Era stato solo un caso che Cesare fosse proprio Cesare. Anche se la sua prima reazione era stata quella di imbracciare la spada per difendersi, non sarebbe mai stato in grado di colpirla davvero, se non apertamente minacciato.
 Dopo un po', Cesare si rimise supino, ripensando a quello che era successo e a quello che sarebbe accaduto di lì in avanti.
 Cleopatra era molto colta, lo doveva ammettere. Avevano parlato poco, ma si era reso conto che la donna conosceva molte lingue e bene e sapeva alla perfezione giostreggiarsi nella politica internazionale. Era decisamente sopra le righe, diversa da tutte quelle che aveva conosciuto.
 Forse, pensò Cesare, Cleopatra era la persona giusta per unire una volta per tutte Roma e l'Egitto sotto un'unica guida.
 Mentre ancora ragionava sul futuro, Cesare scivolò in un sonno pesante e privo di sogni, come gli capitava sempre, quando pensava troppo prima di chiudere gli occhi.
 
 Stava quasi per albeggiare, quando Cleopatra si svegliò di colpo. Aveva fatto un sogno orribile, in cui comparivano sia suo padre, che le intimava di vergognarsi, sia suo fratello, che la costringeva a vivere incatenata ai suoi piedi.
 Ci mise qualche secondo, prima di mettere a fuoco la stanza in cui si trovava e l'uomo che stava dormendo al suo fianco.
 Le ci volle ancora un minuto per ricordare meglio quello che era accaduto e tutto quello che era stato detto e deciso.
 Cleopatra fissò il volto dell'uomo, che, nel sonno, dimostrava la sua età molto più che non durante la veglia. Aveva rughe abbastanza profonde ai lati della bocca e sulla fronte. I suoi capelli radi non erano più tirati in avanti per coprire la chiazza pelata. Però il suo torace era ancora asciutto e muscoloso.
 La regina sorrise tra sé, rimirando il corpo glabbro del suo amante. Dunque molte delle chiacchiere su di lui erano vere. Non aveva creduto ai pettegolezzi che riferivano che il grande console fosse solito depilarsi alla perfezione e invece era tutto vero.
 Con un sospiro lieve, Cleopatra si alzò. Si scompigliò i capelli, mentre l'aria fresca ed al contempo umida dell'aurora egiziana le strappava un brivido, colpendole la pelle nuda.
 Non cercò nulla con cui coprirsi, men che meno l'abito quasi inesistente con cui si era presentata la sera prima.
 Si aggirò per la stanza con fare curioso. Anche se aveva preteso di controllare gli appartamenti di Cesare, ore prima, in realtà mentre muoveva i primi passi in qualla camera era così agitata da non vedere nulla.
 Osservò con attenzione le cose che stavano sullo scrittoio, leggendo qualche frase e qualche calcolo. Poi andò a guardare i vestiti di Cesare. Ne trovò alcuni molto pretenziosi e lussuosi, con frange e colori sgargianti. Si chiese quanto fosse vanitoso quell'uomo all'apparenza così frugale e dalla ferrea morale.
 'Ferrea morale...' pensò, reprimendo una risatina. La sua ferrea morale non gli aveva impedito di amarla come se fosse stato un uomo libero e non un uomo sposato.
 Forse anche il pettegolezzo più crudele era vero... “Marito di tutte le mogli e moglie di tutti i mariti...” sussurrò Cleopatra, soprappensiero.
 Alle parole di Cleopatra, Cesare si girò tra le coperte, restando prono alla luce crescente che filtrava dalla finestra. Tuttavia, non si svegliò.
 Cleopatra tornò al letto e guardò con un'espressione strana la pelle straordinariamente liscia della schiena del romano. Era stato un soldato eppure le lame altrui avevano lasciato ben pochi segni su di lui. Di certo era un grande segno di valore. L'assenza totale di cicatrici sarebbe stata segno di codardia, ma averne poche era segno di abilità e destrezza, questo lo sapeva bene anche Cleopatra.
 La donna si andò a sedere sul lenzuolo che era leggermente umido di sudore e strinse le braccia al petto. Doveva rivestirsi ed andarsene. Apollodoro di certo voleva sapere quello che era successo.
 Con una certa riluttanza, Cleopatra andò a recuperare il vestito che era ancora in terra, da quando Cesare ve l'aveva gettato.
 Quando glielo aveva quasi strappato di dosso, Cleopatra si era sentita strana. Era come essere lontana dal mondo, da sola con quel romano che profumava di sabbia, sudore e potere. Era un aroma inebriante, che le aveva fatto perdere del tutto il controllo.
 Si infilò la veste, sentendosi più spoglia di quando era nuda. Afferrò una bisaccia vuota che stava in un angolo insieme ad altre piccole borse da viaggio e ci gettò dentro i suoi gioielli. Si diede un ultimo sguardo alle spalle e poi, in punta di piedi, si avvicinò all'uscita.
 Avrebbe fatto piano, approfittando dell'ora e della scarsa attenzione delle poche guardie che sarebbero state presenti. Alla peggio, si sarebbe finta una serva. Di certo, in caso di bisogno, Cesare l'avrebbe aiutata.
 Non resistette e guardò un'ultima volta in direzione di Cesare, del console romano di cui tutti in Egitto sembravano aver paura.
 'Sì – pensò – lui è l'uomo che mi eleverà ai vertici del mondo, lui è quello che mi farà diventare la regina dei re. Lui è la persona giusta.'

 Attraversando silenziosamente, ma di corsa, il corridoio che c'era tra l'ingresso e l'appartamento di Cesare, Cleopatra sentì il cuore farsi sempre più pesante ad ogni passo.
 Era una reazione irrazionale, la sua. Se erano alleati, si sarebbero rivisti.
 Eppure... Eppure una paura che lei stessa sentiva come ridicola la stava prendendo. Temeva che il destino le avrebbe impedito di rivederlo.
 Il rumore di sandali che battevano svogliati contro il pavimento la fecero fermare di colpo. Si nascose dietro una delle colonne, tenendo ferma la bisaccia con i suoi ori, che minacciavano di tintinnare proprio nel momento meno opportuno.
 Una guardia passò lì accanto con passo strascicato, sbadigliando. La spada che batteva contro il gambale faceva un rumore metallico ritmico che le mise addosso ancora più ansia.
 Attese forse più del dovuto, prima di uscire allo scoperto e mettersi a correre, senza più voltarsi, verso il luogo stabilito con Apollodoro.

   
 
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