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Autore: Nausika    13/02/2015    24 recensioni
*Aggiornamento 1/10/2021, storia ripresa dopo anni.
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Rin è cresciuta, Sesshomaru l'ha aspettata ed è sempre andato a trovarla. Come procederà la loro vita? Come procederanno i loro viaggi? Quanto ancora si evolverà Sesshomaru?
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Dal cap. 1
Aveva odiato il padre per essersi innamorato di un’umana, perdendo addirittura la vita per lei, privandolo del piacere di scontrarsi con lui. Tuttavia quell’orgoglio, quell’odio che da sempre lo attanagliava in una morsa, col passare degli anni perse la propria importanza.
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Dopo quest'accenno, vi lascio al mio personale seguito. Le mescolanze fantasy del periodo storico Medievale saranno inevitabili. Spezzerò la routine delle ridondanze Nipponiche, quindi preparatevi.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jaken, Nuovo personaggio, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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XIII
 
La battaglia
(seconda parte)




 

Meyhes aggrottò la fronte, quando vide il cielo oscuro irradiarsi di una luce fulgida, perché sapeva bene da chi fosse stata generata.
Ora che i suoi umani erano stati sconfitti e due dei suoi seguaci avevano perso la vita, si sentiva vulnerabile. Non poteva rischiare di farsi scorgere. L’ amuleto che aveva al collo occultava gli odori e non la sua figura.
A fine di quelle considerazioni, discese dalla sua bestia e raggiunse una piccola rientranza rocciosa, dietro la quale si poteva sentire chiaramente lo sciabordio placido dell’acqua del lungo fiume. Quando varcò l’insenatura, eresse una rete protettiva attorno a sé che subito ne rese invisibile la presenza.
Quella stupida di Beart si è fatta ammazzare e anche Ruh ha compiuto misera fine, pensò la demone. Se credono che sia finita qui, si sbagliano. Io porto sempre a compimento ciò che desidero. Devo agire subito. Farò in modo di sfruttare al meglio lo squarcio che quell’odioso stregone ha aperto nel terreno - prima che l’effetto del suo potere svanisca - così da condurre l’umana di quel demone ad un destino infausto e senza nemmeno prendermi il fastidio di raggiungerla.

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Amirdauzer cominciò a percorrere il panorama brullo, inoltrandosi nella foresta morta. Sicuro di trovare Meyhes nei paraggi, dato che l’aveva vista sparire improvvisamente proprio in quel punto. Consapevole, che lei stesse celando la propria presenza per mezzo di una barriera.
Era il ricordo di una perdita a guidarlo in quel momento, quello di un cuore che aveva gridato per troppo tempo il dolore sordo di un animo combusto dalla disperazione.
Sentiva il sangue ribollire nelle vene, come se le profondità più oscure del suo animo fossero nuovamente tornate in superficie.
Tenseiga era riuscita in qualche modo ad affievolire i suoi sensi di colpa, ma non il desiderio di estirpare la vita di quella demone che per più di settant’anni aveva odiato con un’intensità lacerante, tanto da seguirla fino in terre orientali. Meyhes non faceva altro che causare disgrazia ovunque si recasse, ed ora aveva rapito Rin solo per un suo sciocco e crudele desiderio di rivalsa. Il male che ne caratterizzava l’animo, non si sarebbe placato se non alla sua morte. Contrasse le mani fino a sbiancare le nocche e richiamò la magia oculare intensificandola allo stremo, perlustrando con le iridi ghiacciate il territorio circostante, poiché ora che sapeva dove cercarla, lei si sarebbe potuta nascondere da chiunque, ma non da lui.

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Eor a debita distanza da Sesshomaru accigliò lo sguardo, allorché vide le sue creature ridotte in un ammasso di polvere inconsistente, che non avrebbe più ripreso il sinistro movimento della non morte. E proprio, quando ormai si apprestava ad impartire l'ordine ai demoni restanti, sentì la voce imperiosa della sua padrona accedere nella sua mente:
Eor, lo chiamò Meyhes.
Dite mia signora.
Fa circondare gli esseri umani che accompagnano lo stregone. Non devono assolutamente raggiungere Rin.

Eor fece come la sua padrona gli aveva ordinato, dirigendo ogni bestia mortifera davanti al gruppo.
Mia cara umana è giunta l’ora, che il vero tormento della maledizione che ti ho inferto compia il suo ciclo, si disse Meyhes, collegando la sua mente a quella di Rin e colorando la sclera fibrosa dei  suoi occhi di un nero senza alcuna luce.
Rin arrestò il passo bruscamente, quando d'improvviso la visione di ciò che la accerchiava cominciò a distorcersi. Intorno a lei iniziarono a delinearsi sagome oscure, oscillanti e dai tratti indefiniti. Ombre sinistre che le si avvicinavano minacciosamente, producendo sibili e fruscii agghiaccianti. E una combinazione di colori tetri la circondava, accompagnati dall’implacabile fluire di immagini che la dilaniavano dentro. Meyhes come un parassita si insinuava nelle pieghe del suo essere, trionfando nei suoi incubi peggiori, facendole provare un oppressione, che le spremeva le viscere e la mente.
- Chi... Chi siete voi? - domandò Rin in quel momento, mentre brividi le percorrevano la schiena, facendo divenire il suo respiro: un rantolo spezzato.
La risposta a quella domanda fu una risata stridula, che sembrava provenire più dai recessi della sua mente, che dalle sagome attorno, nel riverbero di una demone che ora non riconosceva più.
Rin indietreggiò e strinse i lembi del mantello con forza, muovendo passi incerti nel buio che la circondava. Un tormento impietoso le si era radicato dentro. Sentiva i suoi polmoni bruciare via l’ossigeno, che riusciva a stento ad incanalare. Non c’era terra sotto i suoi passi, non c’era nulla se non la perdizione, non aveva più idea di cosa fosse vero. La sua anima veniva schiacciata da una solitudine divorante. E l’unico barlume di speranza che fiorì nella sua mente in quel momento, fu la visione di una luce fluente in fondo al sentiero oscuro. Percorse con lo sguardo la distanza che la separava da quel bagliore, attirata come una falena da quella voragine rovente, di una lava che presto avrebbe messo fine a tutti i suoi respiri.

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Eor si sollevò in aria e si diresse dov’era il grande demone, poiché adesso doveva prendere tempo. Sesshomaru dovette fermare il suo percorso istantaneamente, quando sentì l’odore di un demone che probabilmente gli era alle spalle. Lentamente voltò il capo, squadrandolo da capo a piedi, lanciandogli un’occhiata minacciosa. Ne aveva riconosciuto il fetore.
 - Hai intenzione di farmi fronteggiare altri putridi demoni? -  gli chiese Sesshomaru in tono provocatorio. - Le tue bestie puzzano di stantio - sottolineò.
- Dettaglio irrilevante - rispose Eor. - Perché ora sarò io il tuo avversario. - estrasse la sua spada dal fodero.
Sesshomaru ghignò sinistro. – A quanto pare, hai fretta di morire - sentenziò, affilando lo sguardo.  
Eor rispose a quell'istigazione, attaccando Sesshomaru, sperando di sorprendere i suoi riflessi, dato che a differenza di Ruh, lui era sempre stato molto forte, ma soprattutto veloce nei movimenti. Lo stridere di quei fendenti suonava una melodia, che i due demoni conoscevano fin troppo bene. Pareva di vedere saette erranti, che ad ogni stoccata andavano a demolire il paesaggio circostante. Le lame delle loro spade cozzavano violentemente, rivelando scintille di luce ad ogni colpo.                                            

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La battaglia infuriava sul campo. Jaken, Wer, Tyn e Hud combattevano senza un attimo di pace, circondati da bestie fameliche e sempre più minacciose. Il suolo era reso scivoloso dalla fanghiglia mista al liquido viscoso e marcio, che colava dai corpi purulenti dei demoni. I mantelli dei tre giovani erano laceri. Un tanfo di decomposizione saturava l’aria che li circondava.
Gli uccelli magici colpivano le bestie dall’alto, che poco dopo tornavano ancora una volta ricolme di ferite, ma inesorabilmente viventi nella morte. Si erano accumulati attorno a loro, creando una mezza sfera che traeva confine sul terreno esangue.
- Se continua così ci lasciamo la pelle - disse Hud affannato, scostando le ciocche dorate dei suoi capelli dagli occhi. Il maestro è sparito e le nostre armi magiche non riescono ad eliminarli.
- Ehi! Non dirlo nemmeno per scherzo! – esclamò Jaken inquieto. – Non ho nessuna intenzione di morire io! –
- Tu dovresti essere il primo a preoccuparsene - gli rispose Tyn, guardandolo in tralice. - Dato che sei il più scarso qui in mezzo – decretò, tranciando le carni di una bestia che si era avventata contro Jaken. – Visto? -
A pensarci bene ha ragione, si disse il piccolo demone. Senza la spada di padron Sesshomaru siamo spacciati. E lui mi ha coperto le spalle più di una volta. Ma dove siete mio signore?
-Sembra, che tutti i restanti demoni che sorvolavano la zona si siano riuniti davanti a noi – dichiarò Hud, mentre affondava l’alabarda nel costato di una bestia.
- Davvero strano - disse Wer con l’acutezza che lo caratterizzava. Deve esserci qualcosa sotto.
- Nintojo! - esclamò Jaken per l’ennesima volta, prima di rovinare al suolo.
- Che succede? - chiese Tyn, avvertendo la vibrazione nel terreno.
- Forse la crepa del maestro sta per richiudersi - rispose Hud, che ora combatteva al suo fianco.
Lo sguardo di Wer seguì la lacerazione nel terreno, come a voler verificare la fine di quell’ apertura lavica. Sempre più insospettito da quell’ improvvisa concentrazione di demoni intorno soffermò la sua attenzione sul sentiero, che si stagliava in fondo al campo. E sollevò le palpebre, quando vide la sagoma di una donna, che impavida andava incontro alla voragine incandescente.
Ma quella non è Rin? Se continua a camminare in quella direzione morirà bruciata. Pensò Wer, accigliando lo sguardo. - Toglietevi di mezzo maledetti! - imprecò, fendendo irato il corpo di due bestie con la sua lancia magica. – Rin! – urlò improvvisamente. - Allontanati da lì! - 
Hud, Jaken e Tyn si voltarono all’istante, quando sentirono le grida di Wer che ora cercava di aprirsi un varco, attraverso quei demoni che gli serravano il passaggio.
– Hai visto Rin? - gli chiese Jaken ansioso, quando lo raggiunse. – Qui intorno non c’è anima viva oltre e noi e queste bestie. Io non vedo niente. - disse, fissando il luogo che gli stava davanti.
- Stai sbagliando direzione – rispose Wer, mentre balzava sulla bestia, stringendo l’elsa con due mani. – Guarda lì in fondo! – disse, indicando il sentiero con la lama insanguinata.
Jaken sobbalzò, quando la mise a fuoco. E’ impazzita del tutto. - Rin! – urlò, cercando di attirare la sua attenzione. – Dove vai? – gridò. - Fermati!  –

I respiri trafelati dei guerrieri che accompagnavano Jaken si fondevano con l’aria putrida che li circondava e le loro grida rimbombavano nell’aria, tuttavia, senza riuscire a destare l’attenzione di Rin che indomita continuava la sua avanzata incontro a quella che sarebbe stata la sua fine.

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Sesshomaru non sembrava risentire della forza di quel demone, ma piuttosto ne pareva seccato. Aggrottò le sopracciglia e si esibì in un assalto, che scaraventò il suo avversario ancora una volta sul terreno. Eor dopo aver passato il dorso della mano sul labbro insanguinato, scattò nuovamente nella sua direzione. Sebbene si fosse reso conto di non avere alcuna speranza contro quel demone maggiore, continuava a rialzarsi.
- E’ dunque questo tutto quello che sai fare? – gli chiese Sesshomaru, mentre lo guardava tornare ad attaccarlo. – Non sei degno di batterti con me. –
- Non mi arrendo così facilmente – rispose Eor, sferzando la sua spada ferocemente su quella del suo avversario.
 - I giochi sono finiti - sibilò Sesshomaru, affondando la lama sull’armatura di Eor, riducendola in frantumi e facendolo capitombolare al suolo.
Il grande demone lo raggiunse, calpestando il sangue che lui aveva appena tossito e in una mossa conclusiva trafisse con Bakusaiga il torace del suo nemico.
Eor serrò le labbra per soffocare un gemito, mentre il suo corpo tremava per via dell'intrusione rovente di quella folgore, che si faceva spazio in tutto il suo essere. Tuttavia, sul suo volto non si intravide nemmeno l'accenno di un rimpianto. Aveva rischiato tutto per adempiere l’ordine di colei, che da secoli era la sua padrona.

Non appena Eor spirò, le orecchie appuntite del demone bianco vibrarono, captando le voci urlanti dei seguaci dello stregone e quella del suo servitore senza, però riuscire a capire cosa stessero dicendo. Fece spaziare lo sguardo sul paesaggio circostante, vide Jaken e i ragazzi di Amirdauzer combattere contro un ammasso di demoni. Continuavano a gridare a squarciagola qualcosa. Sembravano voler andare tutti in una direzione. E poi, poco dopo, il nome di chi stessero chiamando con tanta foga tuonò nelle sue orecchie. 
Rin.
Scattò rapido sotto forma d’essenza, non appena i suoi occhi la individuarono.
Quindi era questo il suo intento? Distrarmi dai piani di quella maledetta, si disse Sesshomaru. E ora, pur di non disobbedirle ha perso la vita.

Rin continuava ad accelerare l’andatura. Ancora pochi passi e quella luce l'avrebbe liberata dalle ombre guardinghe che la circondavano, dai loro lamenti. La chioma morbida castano misto argento dei suoi capelli le ondeggiava intorno al volto, facendola apparire simile ad uno spettro. Il panico le stringeva la gola e i fumi che emanava la lava ora le avvolgevano il corpo. Dei rami secchi le colpirono il volto durante il percorso, facendole pensare che fossero state quelle sagome a sfiorarla. Distaccata completamente dalla realtà circostante a stento percepiva il calore intenso del magma, sebbene i suoi grandi occhi bruni ne riflettessero il guizzo. E le scintille dei residui che bruciavano fluttuassero nell’aria.
Il grande demone la raggiunse e le cinse la mano, bloccandole il passo che l’avrebbe condotta alla morte.
La ragazza sussultò, quando sentì quel contatto improvviso. Sperò con tutta se stessa che la sagoma oscura non le facesse del male.
Lo sguardo di Sesshomaru in quel momento si soffermò sulla figura di Rin, constatandone l’inesorabile peggioramento. I suoi occhi erano persi come naufraghi che da giorni affrontano una tempesta in mare. Rin sembrava esser divenuta un'ombra tra le ombre. Un pungente odore di sale colpì le sue narici. Lei stava piangendo. Sentì una stretta al cuore nel vederla ridotta in quelle condizioni e la guardò in silenzio, lasciandosi sfuggire un sospiro affranto.
Rin si afflosciò come un ramoscello, sentendo le gambe abbandonarla, mentre le braccia di Sesshomaru le circondavano la vita, portandola in aria così da spostarla da quel luogo.
Le lacrime di disperazione che le solcavano il volto si fecero ardite e sempre più numerose. Non muoveva un muscolo, come abbandonata a quella paura che ormai sembrava averla avvolta.
Pochi istanti dopo il terreno crollò, inghiottito dalla lava e si richiuse in uno scontro sismico che fece tremare il luogo circostante.
Il grande demone raggiunse il gruppo dello stregone e mise a sedere  Rin, che preda di nefaste visioni, abbracciò le sue ginocchia.
Jaken, Hud, Tyn e Wer tirarono un sospiro di sollievo, quando lo videro. Coscienti che solo lui potesse liberarli definitivamente da quell’assalto.
- Bakusaiga! – urlò infuriato, sferrando un colpo fluorescente sui demoni bestiali, che pochi istanti dopo caddero al suolo inceneriti.
- Pa..Pa..Padron Sesshomaru! - esclamò Jaken, correndogli incontro emozionato. - Per fortuna che siete arrivato voi. – Ce ne avete messo di tempo
- Tieni d’occhio Rin - gli ordinò ferreo, prima di sollevarsi in aria.
– Obbedisco padrone - rispose Jaken, voltandosi a osservare la giovane, che se ne stava seduta con sguardo assente. Come a cercare di ingoiare la sua stessa paura, arresa a quell’oblio che non le dava pace.

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Amirdauzer digrignò i denti, quando i suoi occhi ghiacciati individuarono la figura di Meyhes. Se ne stava lì, nascosta al di la di uno sperone roccioso. Innalzò il suo fendente sulla barriera che lei aveva eretto e con un poderoso colpo la squarciò, facendo crollare l’insenatura che fino a quel momento l’aveva messa al riparo.
La demone per un soffio riuscì ad evitare il crollo. E l’istante successivo, sgranò gli occhi nel vedere chi le era davanti. Si guardarono alcuni minuti, le iridi di Amirdauzer divennero due pietre opache.
Meyhes lo fissò, assaporando quei sentimenti d’odio che arricchivano il suo animo istrionico. Unica protagonista del rancore che lui le rivolgeva.
- Alla fine mi hai trovata, Zer - lo chiamò Meyhes. – Se credi di riuscire a farmi fuori ti sbagli di grosso.-
- Taci maledetta! - urlò Amirdauzer, chiamando a sé un incantesimo elementale. - E non osare chiamarmi come faceva mia moglie.-
Pochi istanti dopo, Amirdauzer puntò il palmo della mano satura di potere nella direzione di Meyhes, che subito balzò indietro senza, però riuscire a schivarla, poiché l’energia dello stregone ne circondò il corpo, arroventandole la pelle del volto, che ora era stato sfigurato.
- Come hai osato rovinare il mio bel viso! - esclamò la demone, portando la mano sulla carne slabbrata e riarsa.
- Quel corpo l’hai rubato, così come hai fatto con quello di mia moglie, dannata! -
- Che nausea – rispose Meyhes in un soffio, mentre si rimetteva in piedi. – A me non importa nulla della vita di questi sciocchi umani e più leggo i loro pensieri, più mi disgustano.-
Il vento ruggì forte in quel momento, lambendo l’orlo del mantello della demone ora intriso del suo stesso sangue.
Lo scontro tra Meyhes e Amirdauzer imperversò. La demone brandì l’elsa della sua spada e dal palmo della mano sinistra sprigionò delle schegge appuntite, scagliandole contro lo stregone, che di risposta a quell’offensiva, eresse uno scudo davanti a sé. Una volta schivato il colpo che la nemica avrebbe voluto infliggergli, mirò la spada carica del suo potere nella sua direzione e, con una violenta stoccata la costrinse in difesa. Avvalendosi dell’evidente fatica con cui lei cercava di contrapporsi, con un manrovescio le trafisse il fianco. Il petto della demone schizzò indietro per l’eccessiva pressione, facendole percepire il suono dei frammenti delle costole spezzate e di un brano di carne straziato. 
Amirdauzer osservò il corpo barcollante di quella creatura rovinare nuovamente al suolo, eppure ora che la vedeva in quelle condizioni, ne provava si odio, ma anche pena per l’inesorabile nulla di cui era composto il suo animo. 
Meyhes affondò gli artigli nel terreno intriso del suo stesso sangue scuro per l’ennesimo colpo che le aveva inferto lo stregone, rialzando la testa solo per rivelare il baluginio allucinato delle sue iridi grigie. Aveva fatto appello a metà del suo potere ed ora, si sforzò di usare la forza magica rimastale per guarire le sue ferite, così da separarsi da quel debole corpo umano, migrando nell’essere che deteneva parte della sua essenza. In un sussurro richiamò il suo custode.
E proprio, quando Amirdauzer si apprestava a infliggerle l'ennesimo colpo, una percezione alle spalle lo spinse a ritrarsi.
Dal nulla nel cielo era comparso un poderoso enorme uccello demoniaco corazzato.
Lo stregone restò attonito ad osservarlo, cosciente di cosa fosse accaduto. La bestia emise un grido acuto, sparando vento corrosivo dalle sue fauci. Gli uccelli dello stregone subito vennero in aiuto, ma senza riuscire a scalfire la lorica che ne rivestiva il corpo.
Amirdauzer si sollevò da terra, squadrando quella figura in pieno vigore fisico. Sospirò di frustrazione, mentre la osservava, poiché lui non ne aveva più, erano stati troppi gli incantesimi di cui si era servito, ed ora sentiva il suo potere venire meno.

Sesshomaru percepì l’aura magica dello stregone e contemporaneamente il lezzo di quel volatile che ora si era fatto più intenso. Erano vicini. Probabilmente Meyhes aveva spostato i residui della sua essenza in quell’essere, cogliendo l’ennesimo spiraglio di salvezza. Un ringhio sfiatato e ruvido gli fece vibrare le pareti della gola.
Voleva ridurla in brandelli. Le sue iridi ambrate divennero due scaglie di furia cieca e poi d’un tratto, sentì la crescita delle zanne e degli artigli. Stava mutando nella sua vera forma, ed era stata la sua ira ad accelerare la trasformazione.
Aveva solo un obiettivo, la vendetta unita al desiderio di assaporare la morte di quell’immonda creatura.
E in quell’istante nel cielo apparve un cane dal pelo argenteo di incomparabile bellezza, dal cuore bruciante di chi ha combattuto infinite battaglie senza mai riuscire a sfamarsene. 

Wer, Tyn e Hud  sollevarono lo sguardo, sgranando gli occhi, quando videro la vera forma di Sesshomaru levarsi al di sopra delle loro figure.
- Quella belva gigantesca non sarà per caso? – chiese Wer allibito.
- E’ padron Sesshomaru - affermò Jaken con fierezza. – Quello è il suo vero aspetto. Ammirate la sua potenza. Ormai quella demone non ha scampo! -
Ma è spaventoso, pensò Tyn, scambiando uno sguardo di sbieco con Hud che sembrava aver meditato la stessa cosa.
E poi qualcos’altro si aggiunse a quella visione, due figure combattevano all’ultimo sangue: un raccapricciante uccello demoniaco, dalle fauci ricolme di innumerevoli denti aguzzi e il loro maestro. 
I loro volti osservarono la scena in una muta espressione di orrore, sperando che quell’incubo avrebbe presto avuto fine.
- Il maestro ha usato troppo potere non resisterà a lungo - considerò Wer. 

E proprio, quando Meyhes continuava a lanciare volute di fiato caustico dirette allo stregone, che ormai allo stremo, aveva solo la forza di generare barriere di difesa; si sentì nell’aria il suono raggelante e cupo di un latrato.
In un istinto predatorio Sesshomaru snudò le zanne, affondandole nella gola di quell’uccello, facendolo rovinare al suolo.
Le sue fauci gli penetrarono la carne, trapassandolo da parte a parte, cercando la polpa libera sprovvista di corazza. I suoi artigli ricolmi di veleno rilasciavano flutti verdastri, che ne scioglievano le carni.
L'orrenda creatura maligna continuava a sbattere le ali membranose da un lato all’altro, come a cercare una scia di salvezza. Ed era molle la morte che si stava apprestando a compiere, tra zanne scheggiate e bolle di sangue che salivano dalle cavità orali. Sesshomaru continuò a tenere salda la presa, caricando il peso, schiacciandola come un insetto. Il lamento della bestia immonda echeggiò a lungo nel cielo, fino a che i muscoli contratti e duri si rilassarono, lasciandola immobile nel sonno eterno.
Sesshomaru riprese forma umanoide e come ad essere ancora incredulo che l’incubo fosse terminato, puntò Bakusaiga sulla figura inerme di quell’uccello, bruciandolo interamente. Dopodiché, lanciò uno sguardo ad Amirdauzer, incrociandone le iridi opalescenti, che a poco a poco lasciavano la freddezza di pochi istanti prima.
Era finita. Meyhes aveva lasciato il mondo dei vivi per raggiungere l’inferno, l’unico posto di cui il suo animo era degno. Amirdauzer si sentì svuotato in quel momento, come se tutto quel che era accaduto fosse stato un sogno.
Sesshomaru contemplò il panorama arido, vide delle scie di fumo alzarsi dal suolo, gli ultimi strascichi di quel che era stato. A quel punto rinfoderò la spada e raggiunse Jaken. Il suo pensiero ora era per lei.
L’oscura cappa energetica densa di aria maligna lentamente si dissolse, rivelando dietro di sé una convulsa massa di nuvole grigiastre.
- Finalmente quella dannata è morta! - esclamò Hud, conficcando l'arma nel terreno.
Jaken che aveva visto le reazioni fisiche di Rin durante la battaglia dello stregone e del suo padrone contro Meyhes corse nella sua direzione quando la vide stramazzare al suolo.
- Ehi Rin-  la scosse all'improvviso il piccolo demone.  – Rin è tutto finito, svegliati! - 
Wer, Tyn e Hud volsero il capo, quando sentirono i richiami ansiosi di Jaken e gli si avvicinarono, intenti a verificare cosa fosse accaduto.
- Niente da fare, non si sveglia - decretò Wer, mentre le bagnava il volto con un po' d'acqua.
- Che cosa è successo? - chiese all’improvviso la voce austera di Sesshomaru, che ora aveva ripreso sembianze corporee.
Wer posò la schiena di Rin su una roccia in modo tale da dar spazio a Sesshomaru.
- Mio giovane signore - lo chiamò Jaken. – Rin ha perso i sensi e non si sveglia in nessun modo. –
- Forse l’effetto del maleficio non è ancora passato - riflettè Wer con fermezza.
- Da quanto è in queste condizioni? -  chiese Sesshomaru, protendendo le braccia in avanti così da poterla sollevare dal terreno. 
- Da quando voi, sommo Sesshomaru avete messo fine alla vita di quella demone - rispose Jaken in tono apprensivo. - Fino a poco fa  era seduta con un'espressione piena di terrore, poi appena avete dato il colpo di grazia a Meyhes ha sbarrato gli occhi e si è accasciata al suolo.-
– I suoi capelli sono ancora in quello stato - considerò Sesshomaru, in un sussurro che pareva più essere rivolto a se stesso, che al suo servitore.
Il torace di Rin si alzava e abbassava, scandendo battiti regolari.
Sembra dormire profondamente, pensò, carezzando con lo sguardo il volto di Rin.
Notò la nuvola di condensa che si formava ad ogni caldo respiro  e, in un gesto pieno di premura le coprì le spalle con la sua coda.
Hud e Tyn messi un po’ a disagio dallo sguardo vitreo del demone, si voltarono a guardare altrove; mentre Wer cominciò a ripulire le sue lame e la sua catena dal sangue rappreso.
Ancora una volta la sua indifferenza indomita stupiva i suoi compagni.
Tyn fece un lungo respiro e fletté il braccio dolorante, mentre Hud guardò il cielo coperto dalle nuvole. Invidiava il modo di fare di Wer, che non sembrava minimamente intimorito dall'aria inflessibile di quel demone maggiore. 

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Amirdauzer  intento a scandagliare il territorio, arrestò  il suo passo, quando vide cinque corpi riversi sul prato, erano umani, vivi..
Dunque Sesshomaru li ha risparmiati, pensò lo stregone, increspando le labbra in un sorriso. Questo conferma ulteriormente le mie impressioni su di lui.
Aveva capito il suo carattere. Sapeva che se gliel’avesse fatto presente, Sesshomaru si sarebbe messo sulla difensiva, escogitando giustificazioni incredibili, pur di non dichiarare apertamente i propri pensieri.
Non si sorprese del gesto del demone, dopotutto aveva tratto in salvo anche lui e si accompagnava ad una ragazza così solare, dolce.
Nessun essere davvero cattivo sarebbe stato attratto da quelle qualità.
All’inizio non era stato facile per lui oltrepassare la barriera di diffidenza con cui quel demone bianco teneva a distanza tutti, tuttavia la sua caparbietà l'aveva premiato, poiché ora nel suo sguardo non percepiva nessun sospetto.
Quando scrutò i volti dei samurai, notò l’affievolirsi delle lettere runiche incise sulle loro fronti, probabilmente sarebbero scomparse del tutto nel giro di qualche giorno. Decise di tornare dal gruppo, ora voleva vedere in che condizioni fosse Rin.
Frattanto, nel cielo dalla massa convulsa di nuvole grigie cominciò a rivelarsi qualcosa, che fino a quel momento nessuno si sarebbe aspettato: un simbolo. Migliaia di fiocchi vagabondi discesero dalle nuvole, fitti e sempre più audaci a falde larghe. I colori del panorama tetro acquisirono in poco tempo il loro candore. Tutto divenne silenzioso. La neve cadeva iniziatica, purificatrice  sul terreno, occultando i corpi dei demoni morti e con loro il fetore dell’aria impiastrata di polvere e sangue.
- Guardate sta nevicando! - esclamò Hud sorridendo.
- E anche parecchio. – rispose Tyn con aria basita.
Davvero bizzarro, pensò Sesshomaru, mentre teneva Rin tra le braccia, perché ora come a voler chiudere quel ciclo di tormento, il tempo si divertiva in qualcosa di poetico.
- Ancora una volta la natura ci sorprende con la sua eloquenza - proferì Amirdauzer, quando raggiunse i suoi seguaci. - Allora, come stanno i miei ragazzi? -
- Un po' indolenziti, ma bene - rispose Hud, sorridendo insieme a Tyn e Wer.
- Sono lieto di saperlo. Aspettate qui un momento. - disse, raggiungendo il demone cane, che era a qualche metro di distanza.
I tre giovani annuirono e seguirono il loro maestro con lo sguardo.
- Vedo che anche Rin è in uno stato di sonnolenza. - proferì, rivolgendosi a Sesshomaru. 
- Stai forse dicendo che anche quegli umani sono in queste condizioni? - gli chiese risoluto, dato che ne aveva sentito l'odore sulle mani di Amirdauzer.
- Probabilmente si tratta di uno shock postumo al maleficio - rispose lo stregone. - Il corpo di un essere umano cade in uno stato rigenerativo, quando viene liberato da una maledizione così potente, sia a livello mentale, che fisico.- 
- Quanto tempo impiegano a riprendersi? - chiese monocorde.
- Varia a secondo dei danni subiti. In ogni caso sarà meglio non muoverli da qui e tenerli in un posto riparato dal gelo che aleggia. Propongo di portarli dentro - concluse senza aspettare la risposta, che era sicuro il demone non gli avrebbe dato. Non a parole almeno.
Sesshomaru restò in un tacito silenzio, vagliando quel suggerimento. Non gli importava degli altri umani fino a quel punto. Avergli concesso di respirare ancora, era stato anche troppo come aiuto. Tuttavia, furono i cristalli di ghiaccio che ora lambivano il bel volto della ragazza a fargli prendere la decisione, e il tempo che sembrava peggiorare a vista d’occhio. Un viaggio in groppa al demone drago in quella situazione fisica le sarebbe stato fatale. Respirò a fondo e decise varcare la soglia dell’entrata del palazzo, così da proteggerla dal freddo sferzante.
Nella sua mente ora balenava un pensiero insidioso: In che condizioni psicologiche si sarebbe destata Rin?

                          
                                           
                                        
                                     


Angolo della scrittrice Nausika.

Cari lettori/recensori ho aggiornato, alé! Ogni aggiornamento sta diventando una sfida tra descrizioni, introspezione, simbolismi vari, ecc..  
I miei perfidi demoni occidentali sono passati tutti a miglior vita.. infernale. Quasi quasi mi dispiace, dopotutto sono stati presenti per otto capitoli. Immagino che invece ora voi starete sparando fuochi d'artificio a modi Gandalf, vero?


Mi scuso per l'ennesimo ritardo, ma tra mancanza di tempo, scene che mi venivano in testa a tratti e da unire a modi puzzle ci ho messo più del previsto. Ringrazio i recensori onnipresenti che commentano ogni capitolo, quelli nuovi che si sono rivelati le volte scorse, chi mi ha chiesto di aggiornare tramite email o commento, chi ha messo la storia tra le preferite, le seguite, le ricordate e soprattutto chi mi lascia un parere; perché grazie al vostro sostegno, ho voglia di continuare a scrivere questa storia.^^

Nota.*
Rin è stata rapita durante una tempesta di pioggia, in seguito resta in ostaggio per  40 giorni. Il numero quaranta è un'emanazione del numero elementare quattro e 4 sono le forze della natura: terra, aria, acqua, fuoco, presenti in tutto questo ciclo.  Inoltre quaranta significa fossilizzazione e prove da superare per il cambiamento, penitenza. Il bianco della neve con cui ho chiuso questo ciclo di guerra sancirebbe il connubio tra ascesi e morte. La battaglia è terminata con una collaborazione, spero di essere riuscita a farvi percepire fino in fondo i sentimenti di odio, rancore, vendetta, tormento e amore che hanno fatto da padroni. 


 
   
 
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