Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto
ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia,
non mi appartengono ma sono di proprietà dei fratelli Grimm e della Walt Disney
che ne detengono tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di
lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti in Biancaneve
appartengono solo a me.
Credits: L’incipit della storia è stato tratto
dal seguente sito http://www.walter.bz/podcast/biancaneve_e_i_sette_nani.php
e le canzoni presenti, anche se modificate sono tratte dal lungometraggio della
Walt Disney.
La storia è stata scritta per la
sfida sulle principesse Disney indetta da Verochina
su http://writersarena.forumfree.net/?t=30609195
Tra le varie possibilità ho scelto
di:
- “cambiare il carattere dei protagonisti attinendosi,
per quanto possibile, alla versione originale della favola.”
La storia, in originale one-shot, è
stata divisa in due parti per la pubblicazione.
LA VERA STORIA DI BIANCANEVE
Le eroiche pazzie, li eroichi umori,
le traditore imprese, il ladro vanto,
le menzogne de l'armi e de gli amori,
di che il mondo coglion si innebria
tanto,
i plebei gesti e i bestiali onori
de' tempi antichi ad alta voce canto
(Pietro Aretino)
Non pretendo, gentile pubblico, di saper narrare la questione con auliche
parole,né di proporre versi immortali: mi accontenterò, in questa occasione, di
intrattenervi con un semplice e banale racconto che, scommetto, sarà giunto a
voi in maniera del tutto diversa da quella che sto per narrarvi.
Da poco ho appreso quest’arte e questa storia di cui sono parte.
Bando alla chiacchiere, vi lascio a quella che tutti voi conoscerete come la
favola di Biancaneve,dalla bocca di rosa e la pelle come la neve; io racconterò
come tutto quello che sembrò ingiustizia in verità non fu così.
Ecco a voi: la vera storia di Biancaneve... e dei suoi modi.
Era una
fredda giornata d'inverno; bianchi fiocchi cadevano volteggiando dal cielo come
piume leggere e una regina sedeva ricamando accanto alla finestra aperta. Mentre
così se ne stava, ricamando e guardando la neve, si punse un dito con l'ago e
tre gocce di sangue rosse come rubini caddero sul bianco manto nevoso. Tanta
era la bellezza di quelle tre stille rosso fiamma sul bianco immacolato che la
regina pensò: "Oh, se potessi avere una bambina dai capelli neri come
l'ebano, dalle labbra rosse come il sangue e dalla pelle bianca come la neve!"
Poco dopo, diede alla luce una bambina a cui fu dato il nome di Biancaneve. Ma dopo poco si ammalò gravemente e morì. Un anno dopo il re si
risposò.
La sua seconda moglie era bellissima: alta, più di lui,
fiera, dalla pelle candida e dai lunghi capelli corvini tenuti sempre legati in
un’acconciatura regale. Il re non le faceva mancare nulla e lei, dal canto suo,
amava tantissimo la piccola Biancaneve, o meglio, l’amò fino a quando la
bambina non compì la veneranda età di due anni. Da quel momento iniziarono
tutti i suoi problemi.
La bambina si era dimostrata un piccolo e carino
mostriciattolo: non faceva altro che parlare, stuzzicare la servitù e impartire
ordini. Una volta cresciuta, per cercare di rimediare all’insoddisfazione della
piccola principessa per quanto riguardava i suoi servitori, la sua stanza e
mille altre cose la matrigna, stanca, le disse: “Se non ti piace come fanno le
cose, allora fattele da te!” Biancaneve uscì soddisfatta dalla stanza della
donna che si massaggiò stancamente il collo. Quella ragazzina iperattiva e
pretenziosa stava rischiando seriamente di farle venire le rughe precoci!
Lentamente si trascinò su un lettino rosso e vi si coricò, guardando poi la sua
immagine riflessa: una ciocca di capelli le ricadeva scomposta ad un lato del
viso. “Ma porc…” imprecò, cercando di sistemarla alla
meno peggio. Infine prese un bel respiro e disse a voce piuttosto alta:
“Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?”
Un volto estraneo comparì dove prima c’era il riflesso della
donna.
“Grimilde, ancora con questa
storia?”
“Ho un brutto presentimento Specchio, dimmi, sono ancora io
la più bella del regno?”
“Spetta che controllo. I dati di oggi…
ah, sì, eccoli: la più brutta, no! Quella con i capelli più lunghi, no! Quella
con più amanti, no! Ma vedo che sei in una buona posizione della classifica… e brava Grimì. Ah,
ecco il foglio. Mi spiace, ma la più bella non sei tu, è Biancaneve!”
“Cosa? E come è potuto accadere?”
“Beh, ma ti sei vista? Una ciocca di capelli ribelle, una
piccola ruga sulla fronte…”
“Ruga? Quale ruga?” Tuonò la matrigna.
“Prendi la mia succursale al tuo fianco e guarda. “
Grimilde non se lo fece ripetere due volte
e afferrò con violenza uno specchio posto su un piccolo tavolino rotondo vicino
al lettino. “È vero!” Esclamò sorpresa.
“Tranquilla Grimì, è una ruga da
stress. Basta che ti rilassi per un paio di giorni e quella sparisce e tu… BUM! Di nuovo in vetta alla classifica.”
“La fai facile te! Hai idea di cosa significa avere intorno
quella marmocchia per tutto il tempo? Non fa altro che parlare, correre da una
parte all’altra del palazzo. È lei il mio stress!”
Zitti
ed ascoltate
quel che vi dirò!
Un segreto incanto svelerò
ogni desiderio può
il pozzo soddisfar
se l'eco vi risponderà
lui vi accontenterà!
“E adesso, cosa
succede?” Grimilde si alzò di scatto e corse alla
finestra, qualcuno aveva iniziato a cantare e in un modo atroce.
“Perfetto, la mia figlioccia ha una voce orribile, si è vestita di stracci e
sta pulendo le scale… ha preso alla lettera il mio
consiglio del Se non ti piace fattelo da te! E il mio mal di testa
aumenta, vertiginosamente, insieme alle mie rughe. Dimmi, come faccio? Come
faccio a rilassarmi? Me lo vuoi dire tu, Specchio so-tutto-io?”
“Io sono solo uno
specchio delle brame. Se non ti piace Biancaneve, sbarazzatene. Guarda, lì
fuori dovrebbe esserci giusto un principe che le fa il filo.”
“È vero!” Esclamò
entusiasta. “Già, ma se n’è appena andato. Maledetta mania del corteggiamento:
non esiste più il buon vecchio colpo di fulmine? Ti piace, sì? Va bene, canta
la canzoncina con lei ma poi portatela via! Bah, principi moderni.”
Ma veniamo alla nostra
bellissima principessa, dal viso di porcellana e dalle labbra di un rosso
luminoso. Non era stato il principe a fuggire, ma lei. Sì, aveva fatto la
furba, si era vestita di stracci e si vergognava terribilmente a farsi vedere
in certe condizioni. Per quanto riguarda il principe, si sa, l’amore è cieco
anche se, in questo caso, è più sordo. Lui amava Biancaneve, dal primo momento
che l’aveva vista, cinque minuti prima, e lei lo ricambiava, ma qualcosa stava
per mettersi contro il loro amore.
“Bah, principi
moderni. Una scappa a cambiarsi e loro lo prendono subito come un segno
amoroso, di corteggiamento, devono farsi desiderare. Non è molto sveglio,
avrebbe potuto aspettarmi, o seguirmi in camera e invece…
E tu che hai da guardare?” Chiese la piccola Biancaneve a una colomba che la
osservava curiosa. “E piantala di seguirmi ovunque! Non è possibile, sti pennuti sono troppo invadenti in più ci si è messo pure
il pozzo che mi fa l’eco! Nemmeno cantare in santa pace si può. Vabbé, prima di scendere sarà il caso che mi vesta
decentemente, poi devo andare a dire alla cuoca che il tè era troppo dolce, al
giardiniere che i fiori lilla stanno male in quel punto, alle guardie che non
sono vigili se pure un tonto di principe si può infiltrare nel castello a suo
piacimento. Non che mi dispiaccia ma… la sicurezza è la
sicurezza!”
Indossò il suo
vestitino giallo e scese la lunga scalinata che portava all’ingresso del
castello. Una volta uscita il sole primaverile le accarezzò le guance e
nell’aria c’era un delicato profumo di rose; Biancaneve prese a camminare
nell’immenso giardino alla caccia del giardiniere quando fu avvicinata da una
persona che non aveva mai visto prima aggirarsi nel castello: almeno, non nella
parte a lei riservata!
“Hey
tu! Scusa!” Urlò alquanto indispettita la principessa. “Dico a te, strano uomo
con la penna sul cappello!”
L’uomo, che in realtà
era un cacciatore spietato assoldato dalla regina per ucciderla, si girò
sorridendo. “Principessa, giusto lei cercavo.”
“Me?” Chiese stupita
Biancaneve fermandosi davanti a lui.
“Sì, sono stato
incaricato di portarla a fare un giro nel bosco, così da mostrarle le sue
meraviglie.”
Lei lo guardò
scettica.
“È un ordine
dall’alto, non è colpa mia se deve studiare oggi!”
Rassegnata Biancaneve lo
seguì e insieme uscirono nel bosco e il cacciatore si mise a spiegare le
bellezze della natura, pronto ad ucciderla al primo momento opportuno per poi
portare alla matrigna il suo cuore come prova: solo allora i suoi nervi si
sarebbero distesi.
“Fa freddo qui! E poi
è possibile che ci siano così tante radici? Io non le sopporto: hey, dico a te, non vedi che sto continuando ad inciampare?
Fai qualcosa!” La principessa sbuffò. “E poi, sono piena di rami…
i miei capelli traboccano di rami, ci manca solo che mi spuntino le foglie. E
la prossima volta, almeno, fammi andare a cambiare ho le scarpe strette e
questo è il mio vestito preferito che al ritorno dovrò sicuramente buttare.”
Il cacciatore alzò gli
occhi al cielo, lasciò andare la ragazza qualche passo davanti a lui e quando
lei si fermò a criticare un cespuglio di rose selvatiche, lui estrasse il
pugnale.
“Non sei furbo neanche
un po’, sai? Non vedi? Ho capito le tue intenzioni solamente guardando l’ombra.
Potevi farmi mettere contro sole e invece no, il sole di spalle, così io vedo
meglio la sagoma del pugnale che stavi per piantarmi nella schiena. E tu eri
quello che mi doveva insegnare qualcosa? Certo che se ne trovano di
collaboratori scadenti al giorno d’oggi!”
Il cacciatore era
allibito, era rimasto con lei solamente quindici minuti e non ne poteva più:
all’inizio pensava che la regina esagerasse a parlare della piccola
principessa, ma in realtà era tutto vero: era insopportabile.
“Ora capisco perché la
regina ti vuole morta!” Urlò disperato.
“La megera mi vuole
morta? Proprio lei? La depressione fatta a persona. Va in giro sempre vestita
di nero neanche fosse in lutto, parla con uno specchio statista, ha un
laboratorio di alchimia… e io sarei quella da
uccidere? Ma fammi il piacere, comunque avresti dovuto usare un coltello con
una lama numero tre e non un quindici: lo sanno tutti che quello va bene per
intagliare il legno.”
Il cacciatore,
stordito, rinfoderò il pugnale e la guardò per qualche secondo senza riuscire a
dire una sola parola.
“Beh, torniamo al
castello?” Chiese Biancaneve spazientita.
“Tu non lo so, io di
sicuro.” Disse convinto l’uomo. “Io il viaggio di ritorno con te non lo faccio,
arrangiati.” Prese e corse via il più velocemente possibile; a nulla valse il
tentativo di Biancaneve di corrergli dietro. Ora era sola e abbandonata nel bel
mezzo di una foresta.
“Fantastico, pure a
casa a piedi devo andare! E io che contavo di farmi portare in braccio.”
Prese a camminare per
la foresta e solamente quando calò la notte ammise di essersi persa; cerco l’albero giusto e vi
si accovacciò contro. Dalla foresta provenivano suoni a dir poco inquietanti,
era come fosse circondata da mostri invisibili. Un gufo bubbolava su un albero
nelle vicinanze, nel buio era possibile scorgere i suoi penetranti occhi
gialli; alcuni pipistrelli volavano da un ramo ad un altro; un gruppo di cicale
friniva rumorosamente e per finire il vento ululava tra le fronde. Biancaneve
non riusciva a dormire.
“FATE SILENZIO!” Urlò
improvvisamente.
Il nulla, non un solo
singolo rumore.
“Meglio,” biascicò
assonnata prima di addormentarsi.