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Autore: uomi_hime    15/02/2015    2 recensioni
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Ma, come era ovvio pensare, Sherlock non sembrava intenzionato a demordere tanto presto.
Per tutta la settimana seguente preparò agguati a John praticamente ovunque, tentando di prenderlo alla sprovvista e fargli pronunciare quel fatidico “sì”. D’altro canto, John non era da meno: resisteva strenuamente ad ogni attacco, senza mai farsi cogliere alla sprovvista.
Tuttavia, dopo due settimane di continui botta e risposta, persino l’immensa pazienza del dottore venne meno.
“VA BENE! Prenderemo questo maledetto cane!”
 
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PROMPT: “Sherlock, Johnlock. John commette l’errore di dire di sì a Sherlock per portare a casa un cane (Sherlock torna a casa con mezzo canile)” di Elisa Story Zabini
 
LITTLE NOTES: Ho trasformato Sherlock in un bambino di 10 anni. Chiedo perdono. Detto questo, sapevo per certo che la mia prima slash sarebbe stata su questi due. Oppure su Percy e Nico (Percy Jackson), era aperto un giro di scommesse epico tra i miei amici .-.
 
John sorseggiò il suo thè, rilassandosi sulla poltrona. Era una giornata tranquilla al 221B di Baker Street: il sole splendeva su Londra (evento più unico che raro), Lestrade non aveva chiamato per affidare loro un caso e Sherlock (stranamente) ancora non aveva sparato nessun colpo contro lo smile sulla parete. La cosa, in realtà, preoccupava un po’ il blogger, non abituato ad uno Sherlock così tranquillo: temeva stesse macchinando qualcosa, ma tentava di non pensarci, perché quel giorno voleva solamente rilassarsi. Peccato che il compagno non sembrava essere della sua stessa opinione.
“John, prendiamo un cane?”
Esclamò infatti quest’ultimo, sbucando all’improvviso dalle scale e facendo prendere un mezzo infarto al povero dottore, a cui andò di traverso il thè.
“C-come scusa?”
Chiese John, tra un colpo di tosse e l’altro. Aveva sicuramente capito male, non poteva essere altrimenti. Giusto?
“Voglio un cane, Jawn”         
Ripetè però il consulente, e John si accasciò sulla poltrona, preparandosi alla discussione che presto avrebbe avuto luogo.
“Tralasciando il fatto che ti facevo più un tipo da gatti” cominciò, massaggiandosi le tempie “Si può sapere il perché di questo improvviso desiderio?”
“Avrò qualcuno a fami compagnia mentre tu non ci sei” disse noncurante Sherlock, mentre John gli lanciava un’occhiata tra il sorpreso e l’intenerito “E poi, immagina l’aiuto che potrebbe darci durante le indagini! Col suo fiuto ci darebbe una grossa mano a scovare i criminali!”
Spiegò poi, gli occhi che tradivano l’eccitazione che provava sempre quando si trattava di sperimentare qualcosa (in questo caso: l’utilità del fiuto canino sul luogo di un omicidio).
John sospirò, mettendosi seduto composto e richiamando l’attenzione del fidanzatomigliore amico.
“Sherlock... no, non prenderemo un cane”
Sentenziò risoluto.
“Ma perché no??”
Protestò l’altro, preparando uno dei suoi bronci epocali.
“Non abbiamo lo spazio per un cane! E neanche il tempo per occuparci di lui, se è per questo”
“Ma-“
“Sherlock, ho detto di no”
E queste furono le ultime parole di John, prima di recuperare il suo thè, armarsi di un buon libro e andare a rifugiarsi in camera sua.
 
Ma, come era ovvio pensare, Sherlock non sembrava intenzionato a demordere tanto presto.
Per tutta la settimana seguente preparò agguati a John praticamente ovunque, tentando di prenderlo alla sprovvista e fargli pronunciare quel fatidico “sì”. D’altro canto, John non era da meno: resisteva strenuamente ad ogni attacco, senza mai farsi cogliere alla sprovvista.
Tuttavia, dopo due settimane di continui botta e risposta, persino l’immensa pazienza del dottore venne meno.
“VA BENE! Prenderemo questo maledetto cane!”
“Si! Grazie John!”
Il consulente gli saltò letteralmente addosso, baciandolo fino a togliergli il fiato.
“Vado subito al canile a sceglierne uno”
John, ancora leggermente frastornato dal bacio, si avviò per recuperare il proprio cappotto.
“V-vengo con te”
“No John, sei di turno al Barts, ricordi? Sarah potrebbe ucciderti se ti assenti di nuovo”
E lì John volle quasi prendersi a schiaffi da solo: si, se ne era dimenticato.
“Sicuro di voler andare da solo?”
Chiese, conoscendo la spiccata capacità del compagno di mettersi sempre nei guai.
“Non ti preoccupare, so cavarmela da solo”
E detto questo, Sherlock uscì, l’immancabile cappotto nero che svolazzava ad ogni suo passo.
John fissò per un po’ la porta di casa loro, indeciso se correre dietro al consulente e quindi dar retta al proprio istinto, o andare all’ospedale e sperare di ritrovare la casa integra un a volta finito il turno. Alla fine optò per l’ultima, ignorando il pessimo presentimento che si faceva largo nella sua mente e dirigendosi al proprio posto di lavoro.
 
Finito il turno, il pessimo presentimento non aveva ancora abbandonato John, il quale non vedeva l’ora di tornare a casa per poter mettere fine a tutti i suoi timori o, al peggio, per riparare un qualsiasi guaio causato da Sherlock.
E quando finalmente arrivò davanti al 221B di Baker Street, i suoi timori cominciarono a pendere forma: dalla porta del loro appartamento, infatti, arrivavano latrati e versi vari, i quali non potevano di certo appartenere ad un solo esemplare di razza canina.
“Sherlock, cosa-“
Provò ad indagare il dottore, spingendo leggermente la porta socchiusa, ma un grosso golden retriver color crema lo placcò letteralmente a terra, leccandogli tutta la faccia.
“Ehi! Buono bello!”
Esclamò John, tentando di toglierselo di dosso.
“John! Sei tornato!”
Sherlock entrò nella sua visuale, seguito da un piccolo carlino e un dalmata.
“Sherlock, per caso hai adottato tutto il canile?”
Indagò John, alzandosi ed evitando per un pelo un beagle che aveva preso a zampettargli allegramente tra le gambe.
“Non essere sciocco John!”
Il diretto interessato tirò un sospiro di sollievo.
“Ne ho adottata solo la metà”
E John cominciò a prendere in considerazione l’idea di prendere a testare il muro.
“Sherlock”
“Si?”
“Sai che ti amo tanto, ma ci sono delle volte in cui vorrei veramente strozzarti con le mie mani. O soffocarti mentre dormi”
   
 
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