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Autore: Ili_sere_nere    16/02/2015    2 recensioni
[Mary Stuart x Louis Condé]
- [ ... ] Oh, Louis, è tutto così difficile. Se non fossi la Regina…
- Non esserlo, allora. – Mary lo guardò non capendo – Non essere la Regina di Francia in questo momento, per questa notte. Sii chiunque tu voglia essere, ma non la Regina. Sii solamente Mary.
- Non è possibile, Louis.
- Sii soltanto Mary, io sarò solamente Louis.
La one shot segue la messa in onda americana. Ambientata alla fine della 2x14.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Louis Condé, Mary Stuart
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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_Stai con me_

Amami, toccami il cuor,
lo senti io sono qui.
E non aver più paure di lasciarti andare...

Venditti, Stai con me

Posò le spalle contro la struttura in legno massiccio del suo letto a baldacchino, lasciando che un sospiro incerto e tremolante sfuggisse dalle sue labbra.
Il cuore dentro il petto non aveva ancora cessato di battere, quasi a volerle ricordare tutto quanto. Ricordare, cosa poi? Non si può ricordare qualcosa a cui non hai mai smesso di pensare, qualcosa che vaga nella tua testa costantemente.
Mary si portò la mano sul petto, sopra il cuore.
Condé.
O forse, come lo aveva definito lei, la sua rovina.
Il mondo era un posto duro per le donne, di qualsiasi rango. Tradire i mariti voleva dire disonore, disprezzo, perdita, e anche morte. Lei, per giunta, era la moglie di Francis. La moglie del Re di Francia. La Regina. E le sue ‘libertà’ erano inferiori persino alla somma di quelle di tutte le donne esistenti al mondo.
Eppure il suo cuore aveva iniziato a battere, a far capriole nel petto; si era stufato di seguire le regole, di sottomettersi ai diritti e ai doveri. Voleva essere libero, pulsare fino a scoppiare, battere fino a far male.
E Mary stava male.
Soffriva perché amava nel profondo Francis, soffriva perché quel rapporto si era incrinato per sempre, soffriva perché non era capace di dargli ciò che lui voleva. Soffriva perché provava un sentimenti che non le era concesso per un’altra persona.
Strinse il morbido cuscino a sé, sentendo il bisogno di piangere, di esprimere un sentimento senza la paura di occhi, od orecchie, indiscreti pronti a lanciare accuse, disprezzo.
Louis aveva ragione nel dire che nessuna di quelle motivazioni che lei gli aveva dato provenivano dal cuore. Erano solo motivazioni di circostanza, ma che pesavano come macigni.
Liberò il cuscino dalla presa ferrea delle sue dita, rimettendolo al suo posto.

 

 

Nei lunghi e immensi corridoi del castello a quell’ora della notte regnava il più assoluto silenzio, rotto solo dal rumore del vento che faceva tremare le fiaccole.
I suoi piedi si muovevano da soli, passo dopo passo. Alla fine era uscita dalla sua stanza, aveva controllato che non ci fosse nessuno – guardia a parte. Aveva notato nel loro sguardo, seppur di sfuggita, confusione e curiosità. Mary non era solita girare per i corridoi a quell’ora, soprattutto con aria sospetta. Si era giustificata dicendo che non riusciva a dormire per colpa del vento e che aveva bisogno di camminare per liberare la mente dalle preoccupazioni; una mezza verità.
Si fermò quando si rese conto di essere arrivata a destinazione. Le guardie a protezione si misero subito sull’attenti quando la videro, anche loro sorpresi di vederla. Si voltò a guardarli, prendendo un bel respiro mentre assumeva l’atteggiamento da regina, e fece loro un cenno di saluto. Si avvicinò alla porta, stringendo le mani a pugno, e bussò.
Fece un passo indietro, guardando la porta davanti a lei mentre tutto il suo corpo era in tensione. Più i secondi passavano, più la voglia di fuggire aumentava. Doveva bussare di nuovo? Non doveva? Doveva tornare nelle sue stanze? La testa era sul punto di scoppiare se quella situazione non avesse trovato una soluzione.
Il fatto che la porta non si era aperta aveva riversato in lei un senso di sconforto e di vergogna. Ma che stava facendo?
Prese fiato e sorrise tristemente, mentre si girò per ritornare nelle sue camere. Ma il rumore di una serratura che scattava seguita da una voce che la chiamava la fecero bloccare sul posto.

          - Mary?

Si voltò verso di lui non sapendo cosa dire o fare, si era messa il cuore in pace quando la porta non si era aperta. Lui ora era davanti a lei e la guardava sorpreso e spaventato.

          - Mary, cosa è successo?

Si riscosse e spostò lo sguardo da una guardia all’altra vicino a lei.

          - Io non sono mai stata qui stanotte, non mi avete mai vista passare per questi corridoi, né tantomeno fermarmi in questa stanza. Vi ucciderò, altrimenti.

Non era mai stata così seria, dura e ostile come in quel momento e forse fu proprio quello a spaventare le due guardie. Era un docile agnello solitamente, che dentro però nascondeva un leone pronto a sbranare chiunque.
Superò le due guardie entrando dentro la stanza, continuando a dare le spalle al proprietario anche quando la porta venne chiusa. Ci furono alcuni secondi di silenzio.

          - Mary, mi state facendo preoccupare.

Si voltò finalmente verso di lui e il senso di inquietudine dentro di lei scemò fino a scomparire del tutto, e spontaneamente sorrise, aumentando la confusione sul viso del moro.

          - Louis. Mi spiace disturbarti a quest’ora della notte…

          - Non disturbate mai, siete consapevole di questo. Ma ora parlate, vi prego.

          - Sarai la mia rovina. Ed io la tua. Ora ancora di più rispetto a prima.

Condé continuò a non capire cosa volesse dire, e si avvicinò a lei.

          - Avevi ragione nel dire che nessuna delle mie motivazioni provenivano dal cuore, ma erano le uniche in grado di darti. Quelle erano le uniche motivazioni che in questo momento hanno importanza.

Mary abbassò lo sguardo verso le mani che stava torturando.

          - Non posso darti nulla di quello che potresti avere dalle altre donne, ti porterei solamente rovina e sofferenza.

          - E allora perché siete qui, nella mia stanza, nel cuore della notte? Perché avete minacciato quelle guardie?

          - Per proteggerti, per assicurarmi che tu capisca davvero.

          - Pensavate che quanto detto prima non fosse chiaro? Perché non siete andate da vostro marito, dal Re?

Cosa avrebbe dovuto rispondere a quella domanda? Non poteva dirgli che ormai Francis non riusciva più a sentirlo suo, davvero suo, nonostante l’amore che ancora provava? Che fino all’ultimo si era imposta di andare da Francis, ma che alla fine aveva preferito lui?
Lasciò andare le braccia lungo i fianchi, guardandolo mentre il freddo si impossessava di lei.

          - Hai ragione. Non sarei dovuta venire qui. Scusatemi per aver interrotto il vostro riposo.

Esclamò freddamente superandolo diretta verso la porta. Si stava sentendo così stupida per essersi lasciata vincere da quella debolezza, mettendo a repentaglio tutto quanto per lui. Due braccia la strinsero da dietro, impedendole di andarsene.

          - Mi dispiace di avervi offeso. – le parlò vicino l’orecchio con voce calda e dolce. – Sono… Sono sorpreso di vedervi qui, dopo quanto mi avete detto fuori. Pensavo che avreste preso le distanze da me, che mi avreste allontanato da voi, e invece… eccovi qui.

Condé la liberò dalla sua stretta quel tanto che bastava per farla voltare verso di lui e ammirare i suoi occhi castani, in quel momento tormentati. Le sfiorò il viso con il dorso di una mano, guardandola chiudere gli occhi e tremare.

          - Louis… Per favore.

Seppur sofferente, il ragazzo fece un passo indietro rimettendo una certa distanza tra loro.

          - Perdonatemi, non volevo farvi tornare cattivi ricordi alla memoria.

Mary distolse lo sguardo, guardando verso una finestra della stanza, sentendo le guance arrossire mentre confessava a voce bassa.

          - Sei l’unico uomo che riesco a toccare senza che la cosa mi provochi disagio.

          - Neanche Francis?

Lei scosse il capo, sentendosi morire a quella evidenza. Non riusciva a farsi toccare da suo marito senza che la paura si impossessasse di lei, mentre insieme a lui sembrava tutto come se quella notte non fosse mai accaduta. Quanto meschino sapeva essere il Destino?

          - Perché siete qui, Mary?

          - Non lo so. Avevo… Avevo bisogno di venire qui, di vedere te. Di nuovo. Oh, Louis, è tutto così difficile. Se non fossi la Regina…

          - Non esserlo, allora. – Mary lo guardò non capendo – Non essere la Regina di Francia in questo momento, per questa notte. Sii chiunque tu voglia essere, ma non la Regina. Sii solamente Mary.

          - Non è possibile, Louis.

          - Sii soltanto Mary, io sarò solamente Louis. Nessun titolo, nessuna casata, diritti o doveri.

Condé le porse una mano in una muta richiesta, Mary la osservò combattuta. Accettare, o non accettare? Lasciarsi andare e vivere il momento, o tornare indietro e porre fine alla questione? In entrambe le domande, la risposta più giusta sarebbe stata la seconda e Mary ne era pienamente consapevole.

          - Non esiste alcuna Regina in questa stanza, solo…

          - Solo Mary e Louis. – rispose lei, posando lentamente e con incertezza la mano sul palmo in attesa di Condé. – Qualunque cosa dovesse accadere, Louis, dovremmo portarcela nella tomba.

Condé sorrise.

          - Io sarò la tua rovina.

          - Ed io la tua.

  
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