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Autore: workingclassheroine    17/02/2015    7 recensioni
Le persone, per salvarsi, leggono.
E a volte scrivono, ma non è questo il punto.
Il punto è che leggono.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon, Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Apàte.

(Ovvero di come un inganno poetico può forgiare eroi e distruggere corazze).




È da considerarsi umana, questa dannata convinzione, questa sorta di errore epocale, cieca e spasmodica fiducia.
L'umanità annaspa fra parole impresse a caratteri cubitali, note a piè di pagina, annunci pubblicitari, nella merda delle proprie parole e paure, immersi fino al collo.
Eccetera.

Come Adamo ed Eva, che mangiarono dalla mela e credettero di possedere il mondo, e intanto la verità delle loro esistenze di sfaldava in un turbinio di cellule morte, sepolte.
Così.
Reggi fra le mani la tua mela, ne sfogli con dolcezza le pagine, ti lasci inebriare dal profumo di carta e inchiostro, gli occhi irrequieti che seguono la marcia silenziosa di caratteri corvini.
Lascia che ti scavi la fossa, anima mia.
Per favore.
Che Dio ci perdoni, questo errore.
Perdoni queste creature cieche, pazze.
Perdoni una danza pagana tenuta sotto un tempio dissacrato -una fanciulla vestita di bianco che volteggia in silenzio, e i suoi piedi fasciati non fanno rumore, nell'oscurità più perfetta il suo abito che si sporca di sangue.
Il tessuto zuppo che diventa troppo pesante, le ossa bianche che si spezzano contro il pavimento in una caduta rovinosa-.
Perdoni l'umanità che legge credendo di possederle, le maledette parole.
Perdoni questi poveri visionari che credono esista qualche salvezza, perdoni Perseo che guardò la Medusa attraverso il proprio scudo.
Le persone, per salvarsi, leggono.
E a volte scrivono, ma non è questo il punto.

Il punto è che leggono.

Spudoratamente, senza alcun ritegno, si nutrono di malsani inganni poetici che sciolgono loro i ginocchi e li trascinano nell'Ade.
Quando poi, disarmati, crollano a terra, cercano di sfuggire alla Moira, rifuggono, cani!, la propria morte, vigliacchi alla mercé del destino, Patroclo cavaliere.
Patroclo di cui John Lennon continua a parlare, di cui John Lennon continua a leggere, con un capo corvino posato sul petto, capelli scuri che sono come fili scoperti.

"Raccontami" aveva mormorato Paul, sdraiandosi accanto a lui e abbandonandosi fra le sue braccia.
E John aveva iniziato a raccontare.
Così.

"E a lui pur sfinito rispondesti, Patroclo cavaliere «Ora puoi vantarti, Ettore: a te infatti concessero la vittoria Zeus, figlio di Crono, ed Apollo, che mi domarono facilmente; essi stessi, infatti, mi tolsero dalle spalle le armi.
Ma se pure venti uomini come te mi fossero venuti incontro, tutti sarebbero periti, domati dalla mia lancia. Mi uccisero il destino funesto e il figlio di Latona, e tra gli uomini Euforbo: tu mi uccidi per terzo.
Un'altra cosa ti dirò, e tu scolpiscila nella tua mente: no, certamente neanche tu stesso vivrai a lungo, ma già la morte e il destino potente si sono messi vicino a te, sconfitto dalle mani di Achille, l'Eacide perfetto».
Quando ebbe dunque così parlato, lo avvolse il termine della morte, l'anima volò via dalle membra e scese nell'Ade, piangendo il proprio destino."


Tace, sopraffatto da emozioni totalmente false, un inganno, capite?
Paul McCartney, in silenzio contro il suo fianco, gli amici fanno così, vero?, ed è difficile dire chi stia ingannando l'altro, adesso.

"Non riesco a capire perché ti piaccia questa roba" sussurrano delle labbra perfette, lunghe dita bianche carezzano la copertina dell'Iliade.

E se quelle carezze si spostassero sul tuo corpo, John?
Credi davvero che quei brividi siano cosa da amici?

"Tu non capisci mai un cazzo, Paul"

Un sorriso, un bacio leggero fra i capelli ad accompagnare e smussare il rimprovero.

"Capisco solo che questi due, sai, Achille e Patroclo, erano froci fin nelle ossa".

Ride, capendo di non essere molto credibile, stretto in quel modo fra le braccia del suo migliore amico, le dita che minacciano di sfuggire al suo controllo e andare a tracciare il contorno delle labbra di John.

"Anche Eschilo la pensava come te, diceva che la loro era un'unione devota delle cosce" sorridi appena, scuotendo la testa, "Non voglio sapere cosa intendesse".

"Stavo pensando, John, che c'è qualcosa di bello nel fatto che le ultime parole che Patroclo pronuncia siano per Achille", si stringe ancora un po' contro di te, strofinando il naso nell'incavo del tuo collo.

Ed è vero, è un inganno così dolce, questo.
È così dolce pensare che il destino abbia lasciato a Patroclo il tempo necessario per saggiare fra le labbra, per l'ultima volta, il nome dell'uomo che ama.

"È ancora più bello il fatto che Ettore, guardandolo morire, cerchi di ferirlo ricordandogli che Achille non è lì per salvarlo" commenti, e affondi una mano fra i capelli di Paul, con una tenerezza urgente e disperata, come se da un momento all'altro potesse cadere anche lui, trafitto dalla lancia di Ettore.
Tu sì, tu sarai sempre lì per salvarlo.
Tu non sei Achille.

"Questo non lo hai letto" ribatte dolcemente Paul, chiudendo gli occhi e scuotendosi di dosso i battiti frenetici del proprio cuore.

Quella non è cosa da amici, quella è una cosa che va nascosta fra le costole.
Una faccenda fra Paul e i propri maledetti e incasinati sentimenti da checca, se capite cosa intendo.

"Complimenti McCartney, vedo che sei stato attento"

Una risata e un "Io sto sempre attento, quando sei tu a parlare" soffocato in fondo alla gola, fra sbarre di ferro e saliva.

"Potrei essere un buon Patroclo, non trovi, John?"

"Morto?"

Un'occhiataccia lanciata da occhi carichi d'amore che non vedi.

"No, un eroe"

Sorridi, John, perché Paul è già un eroe, con quei suoi atteggiamenti infantili e la risata sincera.
È un eroe, per te, quando è distratto e le sue dita suonano un pianoforte immaginario contro le sue ginocchia.
È un eroe quando scoppia a piangere e ti urla di andare via, con le lacrime che gli arrossano le guance e le labbra torturate dai denti.
È un eroe quando ti guarda negli occhi e ti dice "Ti voglio bene", prima di abbracciarti e ricomporre ogni singolo tuo frammento.

È un eroe per il semplice e imprescindibile fatto che, nonostante tutto, ogni giorno, Paul ti salva la vita.

Ma ti esce solo un "Potrei essere io, l'eroe, dato che ti sopporto" che non c'entra niente, ma se lui sapesse leggerti negli occhi le vedrebbe tutte, quelle belle parole che non hai il coraggio di pronunciare.

"Sei un coglione, John" sibila Paul, lasciandosi però trascinare nuovamente sul tuo petto, al sicuro.
A casa.

"Sono obiettivo, Patroclo era più vecchio di Achille"

Quegli occhi grandi ti sorridono, "Io, invece, ti vedrei più come Achille" ribatte Paul, sollevandosi e stirando le braccia.

Osservi i muscoli delle sue spalle contrarsi sotto la T-shirt nera, con un'attenzione che, no, forse non è puramente cosa da amici, e distogli lo sguardo quando si alza in piedi.

"Bello come un dio, ammirato da tutti e invincibile. Sì, direi che mi rispecchia" rispondi, raggiungendolo con uno scatto e un sorriso sfrontato, perché è così che John Lennon risponderebbe.
È così che John Lennon risponderebbe se non fosse fottutamente innamorato di Paul McCartney.

"Io intendevo frocio"

Ed è un attimo, dissezionando quel singolo secondo Paul vedrebbe con chiarezza le mani di John sbatterlo contro la parete e afferrargli il bordo della maglietta, con gli occhi lucidi di rabbia e sì, proprio lì in fondo, proprio l'amore.

"Devi solo ripeterlo, McCartney, e io ti ammazzo"

Le braccia di Paul si aggrappano al tuo collo come rampicanti, perché lui no, lui non ha paura di te, non gli farai mai del male.

"Quanto sei frigido, Johnny boy" ride appena, sfiorando il tuo viso con l'indice, i muscoli che si rilassano al suo passaggio.

"Quanto sei checca, Paulie" ribatti, lasciando la presa sulla sua T-shirt e riappropriandoti del controllo sulle tue membra.
Perdere il controllo con Paul, no, non è qualcosa che puoi permetterti, non se è così bello e così vicino.

"Non eri tu che dicevi di voler essere Achille?"

E stavolta sono le mani di Paul, a trattenerti, come tante volte fecero le mani di Patroclo per placare l'ira del divino Achille.

"Sì, ero io"

Paul sorride, un sorriso sfacciato in un modo che è adorabile ed è osceno insieme.
Il sorriso di un serpente tentatore che ha la mascella serrata sul calcagno di Eva, il sorriso di un angelo che bacia le mani al Signore.

"Smettila, quella è la mia espressione" lo rimproveri, con un leggero colpetto sul naso, come sai che gli da fastidio.

"Sì, ma sta meglio sulla mia faccia" sbotta Paul, bloccandoti il polso a mezz'aria e intrecciando con dolcezza le tue dita fra le sue.

E questa non è una cosa da amici, non ci piove.

"Sai cos'altro sta bene sulla tua faccia, principessa?" soffi sulle sue labbra, ignorando il tremore che ti scuote i polsi.

Neanche questa, neanche questa è una cosa da amici, ma mentre lo pensi già lo hai detto, e mentre mormori "Io" sei già sulle sue labbra, un bacio incerto e vorace, proemio di quello che sarà un amore bellissimo.
E che importa, se manca l'aria, che importa quando le mani di Paul sono sul tuo viso, il suo corpo fra le tue braccia, la sua anima fusa alla tua.
Che importano tutti questi aggettivi possessivi, se siete solo voi, se siete così belli, se vi amate così tanto.
Cosa può rovinare tutto se non, ecco, la paura.
La paura che ti fa dire che sì, forse è meglio se torniamo all'Iliade, almeno ti racconto il finale.
E cosa può risolvere tutto se non, ecco, l'amore.

"Achille lanciò un urlo così forte che i Troiani si ritirarono, terrorizzati, e gli Achei riuscirono a portare in salvo il cadavere di Patroclo e ad onorarlo come meritava. Achille decise di tornare in battaglia per vendicarlo, e non ebbe pace, finché non vide Ettore morire, e il suo corpo straziato dai carri" riassume velocemente Paul, gli occhi persi nei tuoi, ogni tua paura dilaniata dalla carezza che ti lascia sul viso.

Sorridi, "Allora la conosci, la storia".

Sorride anche lui, le guance improvvisamente tinte di rosso, e schiude appena le labbra, per cercare una giustificazione che non trova.
Un sorriso troppo dolce per non farlo proprio, fotocopiandolo in un altro bacio.

E forse, da un inganno può uscire qualcosa di buono.

Tu però perdonali, Signore, che Zeus già lo ha fatto.



Note.
Per farmi perdonare della brutta notizia del ritardo con la long, ho scritto questa piccola cosa.
Non è uno dei miei migliori lavori, di sicuro, ma ci ho messo l'anima.
Un'anima forse un po' antica, che ama l'Iliade come nessun'altra opera, che ha pianto nel leggere della morte di Patroclo e dell'addio di Ettore ad Andromaca, che ringrazia ogni giorno Omero o chi per lui.
Ogni volta che mi chiedo cos'è che faccio in un liceo classico, ecco, mi basta ricordare le materie che studio.
La musicalità del greco antico, i pensieri dei filosofi, le grandi opere d'arte.
Considerate che andrò in Grecia fra meno di un mese e mi sono commossa pensando che finalmente vedrò il Partenone.
L'apàte, in ogni caso, è l'inganno poetico di cui parla Gorgia, con la sola differenza che lui promuove tale metodo perché "chi si lascia ingannare è di gran lunga migliore".
Ecco, questo vuole essere un piccolo tributo alla cultura classica, uno dei miei più grandi amori.


un bacio.
  
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