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Autore: selenahern    17/02/2015    0 recensioni
Witch Trials - Il Risveglio è il primo capitolo della saga omonima.
Alice è una ragazza come tante. Sembra. Ma nasconde un grande segreto, che neppure lei conosce.
Un segreto che cambierà le sorti della sua intera esistenza e, perfino, del mondo da lei conosciuto. Un mondo stanziato in un fragile equilibrio.
Ma non leggete in modo superficiale, perchè se c'è una guerra fra il bene e il male, siete sicuri che sarà proprio il bene a vincere? Io ci penserei due volte.
-L'autrice Selena Hernandez
Genere: Avventura, Fantasy, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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CAPITOLO 1

 

LUOGO: SALEM

ANNO: 1692

STAGIONE: AUTUNNO

 

All'esterno si continuava a sentire il tumulto della gente che gridava, urlava e scappava in ogni direzione che sembrava loro più logica, anche se non ce ne era più. In lontananza, si poteva scorgere il fumo che proveniva dal fuoco acceso giù in piazza, o per meglio dire, del rogo. Già in casa, dai piccoli fori di cui erano ricoperte le finestre, si poteva percepire l'odore di bruciato, un odore sgradevole, che arrivava al naso e ti uccideva i polmoni, lentamente.

Qualcuno bussava con le nocche sulla porta di legno di noce. Nessuno andava ad aprire; Alice era immobile, quasi paralizzata, sapeva che erano lì per lei, lì per prendersi anche le sue povere figlie. I colpi stavano continuando ripetutamente, finché non diventarono sempre più insistenti.

Doveva reagire, doveva farlo per loro. Di corsa prese i loro mantelli e glieli mise addosso. Erano talmente belle. I capelli neri di entrambe le ragazze, troppo giovani per perdere la loro mamma, per perdere tutto ciò che avevano; quegli occhi innocenti che guardavano tutto con una grande paura, ma non terrore.

«Ragazze, sapete ciò che dovete fare» disse con un immensa dolcezza nella voce «andate a casa di Giles, oltre la palude, la strada la conoscete...» la sua voce si stava spezzando, ma fece un respiro profondo e prese coraggio «Andrà tutto bene, io vi raggiungerò lì». Detto questo, prese con entrambe le proprie mani una mano di ciascuna delle sue figlie e, insieme, chiusero gli occhi e dissero “CUM ME IN AETERNUM”, poi Alice baciò la loro fronte e fece cenno loro di andarsene.

Aspettò che fossero uscite dalla porta secondaria della casa e appena fu fatto, si avviò verso i colpi.

Le mani le tremavano, si sentiva mancare e perfino le gambe non riuscivano più a sostenere il suo peso corporeo. Come era possibile che una donna forte e vigorosa come lei potesse essere spaventata da dei semplici uomini senza palle? Era possibile eccome. Quasi si stava per dimenticare come si respirava.

Afferrò il pomello e indossò un falso sorriso per accogliere il più gentilmente possibile i suoi “ospiti”. Aperta la porta, si scoprirono quattro uomini che sicuramente non avevano voglia di contracambiare il sorriso della povera donna.

L'uomo alla sinistra, vestito con un completo nero e strani accessori che comparivano su tutto il suo corpo e davano quel tocco di ricchezza, prese immediatamente la parola senza neanche far uscire dalla bocca di Alice un “Buondì”: «Voi siete Lady Parker? Figlia del commerciante Sir Parker John e moglie di Sir Grey?». L'uomo era imbronciato, assente, aspettava soltanto la risposta per riaprire la bocca, anche se già la conosceva.

«Si, sono io» il sorriso sul volto era ancora presente, ma la voce non riusciva a venire fuori del tutto.

«Perfetto» l'uomo guardò le tre guardie poste al suo fianco, quasi sorpreso, poi riprende a parlare «Voi siete in arresto, avete il diritto di rimanere in silenzio. Ogni cosa che direte potrebbe essere usata contro di voi.» La voce fredda, potente faceva sentire Alice ancora più minuscola.

Il signore basso con un cappello rosso e piuma compresa fece un cenno con la mano, ma Alice lo precedette e con estrema calma si voltò e si fece legare le mani con un pezzo di corda, troppo stretto per muoverle, troppo stretto affinche potesse circolare il sangue.

«Che cosa avrei fatto?» Le lacrime le stavano per cadere, ma cercò tutto il coraggio che aveva in corpo per nasconderle.

«Voi, Milady, siete stata accusata di eresia. E noi possiamo averne anche la conferma.»

Ormai tutti i vicini si erano affacciati alle proprie finestre per vedere cosa stesse accadendo. Rimanendo delusi da quella donna che si era definita amica nei loro confronti, ma che in realtà si era rivelata un mostro. Nei loro pensieri compariva soltanto il disgusto, quel ribrezzo pensando ai loro momenti felici, a quando i loro figli correvano per i campi ridendo e scherzando con quelle bambine. Ma che ora avevano scoperto essere figlie di strega.

«Avete preso la persona sbagliata! Io non sono una strega!» Urlò con voce roca la donna. Negli occhi aveva un atto di sfida, e improvvisamente, il fuoco le ricoprì la retina, facendo saltare in aria la carrozza dietro all' uomo con il viso coperto.

«Strega!» Iniziarono ad urlare tutti i presenti. «Strega! Strega!» Erano tutti inferociti.

Alice si guardava attorno spaesata, non capiva neanche più lei che cosa stava succedendo, che cosa aveva fatto e che cosa stava per fare, oramai non si sentiva neanche lei più buona.

Alzò le braccia al cielo, dalla sua mano sinistra, però, schizzò in aria un raggio bianco e azzurro. Tutti i presenti iniziarono a correre per vie più lontane da lei, ma secondo che passava, quel suo raggio diventava sempre più di color violaceo; i suoi capelli biondi diventarono neri. Il male aveva preso pieno possesso di lei. La sua vera natura era stata rivelata, e tutto il buono che ne faceva parte non esisteva più, era completamente sparito.

«Volevate vedere la strega? Eccola!» Una risata maligna le uscì dalla bocca, ormai aveva già deciso il suo destino. Tutto in un batter d'occhio prese parte ad un bellissimo barbecue, tutto iniziò a bruciare. Donne che correvano con in braccio i loro figli, non avevano scampo, nessuno ne aveva. Vortici di fuoco rincorrevano tutto ciò che si muoveva e anche tutto ciò che la nuova Alice voleva. E perfino lei, ad incarico finito, prese fuoco. Un grido straziante pieno di dolore percorreva la città, ma non si sentì per molto, poco dopo, l'unica cosa che rimase di quel villaggio fu soltanto polvere.

Le due bambine che Alice aveva lasciato andare avevano visto tutto, non troppo veloci per perdersi un evento simile, non troppo mature per lasciare andare via la loro mamma. Entrambe ancora scosse per aver visto una scena simile, si fecero coraggio l'un l'altra. E ripreso a correre. Ma a correre da chi? Da che cosa? Si domandavano. Ormai non era rimasto più nessuno, più niente, solo ceneri sparse che volavano nell'alto del cielo quando arrivava il respiro del vento.

Mano nella mano giunsero in una capanna vicino alla palude, una donna alta, possente le aspettava. Il suo volto si fece più dolce alla visione dei due angioletti.

Le due ragazze iniziarono direttamente a correre contro la donna, le lacrime striavano loro le guance, facendole diventare completamente paonazze. Buttatesi sulle gambe della signora, cominciarono a singhiozzare, dapprima lentamente e poi sempre più forte.

Giles aveva già capito tutto. Che cosa era successo, ma soprattutto che cosa stava per accadere. Non poteva, però, far accadere tutto ciò a quelle bambine, così innocue, così ingenue, che avevano appena perso la loro madre.

Subito cercò nella sua mente una soluzione, una soluzione, che però, neppure lei voleva applicare, ma che le sembrava l'unica scelta per dare un futuro migliore, anzi un futuro vero e proprio a quelle dolci fanciulle.

«Anne, Maria, dovete fidarmi di me in questo momento» Giles prese la parole e tenne per mano entrambe le bimbe «Dovrete pronunciare esattamente queste parole nel mio stesso istante» con un gesto della mano fece comparire per aria semplici parole latine. Poi, tutte e tre chiusero le palpebre e pronunciarono chiaramente «OBLITUS SUM OMNIA. COR DEDUCET ME». E con queste parole. Giles lasciò andare le due piccole con profondo rammarico, elle, nel frattempo, staccarono i piedi da terra, non per loro volontà.

«Giles! Giles!» Iniziarono a urlare, a muoversi, cercarono di correre, ma l'unica cosa che potevano fare, era salire sempre più in alto, ricoperte da una luce bianca, che le faceva sembrare sempre più piccole, sempre più minuscole agli occhi della strega.

Tutto d'un tratto il mondo si fece oscuro. Una luce bianca, tuttavia, si apriva la strada in mezzo al buio, fino a quando, si formò un vortice a tre punte, un infinito celtico, che scoppiò poco dopo, sgretolandosi in polvere forforescente e diventando sempre più luminosa.

All'improvviso una figura magnetica avanzava sempre più velocemente nel buio, finché non si vide il volto della figura. Chiaro e tondo.

Alice Parker.

La testa che cadeva di lato, gli occhi sgranati, neri come la pece, il viso secco che quasi le si potevano contare le ossa. Una figura spaventosa, non era la stessa. Si era completamente lasciata andare al male. Il male era lei.

Un grido assordante le uscì dalle labbra. Tutto si fece di nuovo buio, ed un altro strido lacerante face tremare tutto attorno a sé.

Alice si svegliò di sopprassalto. Tutta sudata. Si guardò attorno, la finestra aperta faceva entrare l'aria notturna, fresca e dolce, che accarezzava la pelle a chiunque entrava in contatto con essa.

La sveglia segnava le 3.33 della mattina. Ad Alice fuoriuscì un sospiro, doveva tornare a letto. Si buttò la testa nel cuscino e continuò a dormire, o quasi.

 

   
 
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