Queste
immagini non mi appartengono in alcun modo.
Io
ho solo creato il fotomontaggio}
“È
incredibile come il silenzio riesca a sfiorare i pensieri”,
sussurro alla voce della mia coscienza.
Seduto
a terra, immobile, osservo oltre la finestra le onde bianche del
cielo che velano il mio volto, creando infiniti giochi di luce e
buio. Le vedo celare la luna dietro la loro consistenza -
imprigionandola in un manto sfocato e tenue - e sospiro,
sommessamente.
“La
quiete prima della tempesta, eh, fratello?”, mormora al mio
orecchio Ichiru, con sarcasmo.
I
miei occhi ora vedono i morti? La mente sta iniziando a prendersi
gioco di me. D’altronde sto per conoscere la pazzia.
“A
quanto pare sta arrivando anche il tuo momento”. Dita delicate
e sporche di sangue mi accarezzano il viso, riempiendomi le narici di
quell'odore insopportabile a cui, però, non sono in grado di
resistere.
Com’è
possibile che possa sentirlo?
“Oh,
non agitarti inutilmente, mio caro. È solo un’impressione”.
La voce di Shizuka si propaga nella mia testa come un veleno amaro;
s'infrange contro le pareti della memoria e la mia sete di vendetta
si riaccende improvvisamente.
“Non
toccarmi!”. Il mio grido viene accolto nell'aria come un eco
vulnerabile, una disperata richiesta segregata tra i muri di quella
camera dimenticata.
“Zero
Kiryu... Non cambierai mai, nemmeno in punto di morte”, ride,
una risata isterica che contagia inevitabilmente anche il mio
gemello.
“Presto
ci raggiungerà, Shizuka. È solo questione di minuti”.
Lo guardo con il massimo disprezzo mentre affonda la mano nei suoi
capelli: la fa scorrere giù, lentamente, fino ad arrivare al
suo collo. “Tra poco la sua fame diverrà
insopportabile”. Lo scopre di proposito e vi avvicina le
labbra. Deglutisco a fatica quando scorgo la giugulare che pulsa
frenetica.
“Ichiru,
fai il bravo. Non devi provocarlo in questo modo. È
scorretto...”.
“Mmm...
non m'importa nulla”, ammette sottovoce, leccandola alla gola.
Lei soffoca un gemito.
“Non
dobbiamo mostrargli quanto sia appagante questa vita, altrimenti non
esiterà ad uccidersi”.
“È
troppo legato ad una certa persona per farlo”, dichiara, con
quella sua spudorata presunzione che mi dà il voltastomaco.
“Lo sai che spera ancora che lei
arrivi
da un momento all’altro per fermarlo”.
“Sta’
zitto! Non ti azzardare a nominarla un’altra volta!”. Il
mio corpo scatta automaticamente in avanti e sferra un colpo che si
rivela inutile, perché tocca il vuoto. Un sorriso compiaciuto
gli si forma ai lati della bocca, dalla quale esce un suono
spregevole e sardonico.
“Cosa
credevi? Di poter uccidere un’illusione?”. Il suo riso
perverso trascina con sé anche colei che ha accanto.
“La
povera, piccola Yuki Kuran. Che delusione deve essere stata per te
scoprire la verità…”. Le parole divertite di
quell’assassina innescano in me una rabbia sovrumana.
“Smettila!
Non devi parlare!”, urlo, la collera che mi lacera
dall’interno.
“Perché
ti scaldi tanto, Kiryu? Sai bene che Yuki è sempre stata mia”,
parla una terza voce alle mie spalle. Mi volto all'istante.
Kaname?!
N-non può essere vero... Non può trovarsi qui! È
assurdo!
“Infatti
sono frutto della tua immaginazione”, afferma, con un senso di
superiorità nauseante. Nei suoi occhi compare un’oscura
vena di biasimo.
Loro…
loro sentono i miei pensieri.
“Forte
e chiaro, fratellino. Forte e chiaro”, mi confessa Ichiru in un
sogghigno che non ha niente di umano.
“Voi...
dovete lasciarmi in pace”. Sento che non posso sopportare oltre
quella tortura mentale.
“Che
insolente... Sei proprio degno del nome che porti”. Kuran
solleva un calice colmo di un denso liquido rosso e beve, fino a che
non lo svuota. Ombre nere si disegnano sulle sue guance.
“Non
farlo...”. So già che il mio implorare non servirà,
ma non voglio che la mia condanna giunga prima del tempo.
“Cosa
ti succede, guardiano? Ti vedo particolarmente pallido. Forse
vorresti favorire? Ma che maleducato che sono. Prego, accomodati
pure. Ne è rimasto ancora un po'”.
Il
mio peggior rivale mi allunga la coppa e, con estrema sorpresa, noto
che è rimasto del liquido.
“Sai
bene cos'è. Bevilo, sarai assetato”. Ripugnato dal suo
finto senso di carità, rifiuto l'offerta e spingo via il
bicchiere fantasma. Un'altra dura risata si scatena fra gli ospiti
della mia visione.
“Non
ci avrai creduto davvero, mi auguro. Saresti patetico”.
“Kaname,
lo sai che vorrebbe la ragazza...”, mi provoca Ichiru,
riprendendo a baciare la donna che portò via il nostro bene
più prezioso. È in quell'esatto momento che il mio
corpo reagisce negativamente.
“Oh
oh... Sta cominciando”. Shizuka mi indica e il viola delle mie
iridi si tramuta in un ardente scarlatto.
“Che
disdetta... proprio quando ho iniziato a giocare”, mugugna
Kuran seccato. Percepisco i muscoli contrarsi e il simbolo sul mio
collo s'illumina, bruciante. Mi contorco al suolo dal dolore che ho
al petto: sembra che stia per squarciarsi.
“A-andat...
andate v-via...”, trovo la forza di dire, in un attimo meno
devastante di altri.
“Ma
come? Non volevi vedere Yuki?”. La domanda di Ichiru mi fa
spalancare gli occhi senza esitazioni. Lei è lì, di
fronte a me. In ginocchio.
“Zero...”.
Il suo tono è straziato dalle lacrime di pianto.
“Y-Yuki!
S-sei davvero... tu?”. Mi sollevo piano e muovo una mano per
toccarla, ma una delusione struggente mi travolge: è solo la
proiezione di un desiderio.
Quanto
vorrei che fossi reale...
Un'altra
fitta atroce mi costringe ad accasciarmi.
“La
malattia del morso dovuta ai Sangue Puro si sta divulgando. Presto la
follia prenderà il posto dei ricordi e il mostro che è
in lui sostituirà l'uomo che è stato”. Shizuka mi
guarda quasi con compassione mentre mi dimeno furiosamente, incapace
di controllarmi. Probabilmente il mio subconscio ha sperato che si
sentisse in colpa per ciò che ha fatto.
“Lasciamoli
soli”, intima Kaname, riferendosi a me e alla sua compagna.
Il
mio stupore va al di là di ogni limite immaginabile: i tre
spiriti si dissolvono come polvere nella notte, abbandonandomi
all'unica cosa che abbia mai voluto veramente.
“Ora
puoi chiudere gli occhi”, dice Yuki.
Prima
che possa diventare un livello E, assaporo finalmente il gusto
illusorio delle sue labbra sulle mie; quando anche lei scompare,
estraggo la Bloody Rose e premo a fondo il grilletto.
La
Morte mi accoglie sorridente.
||Note autrice||
Come
preannunciato, questa fanfiction nasce grazie ad un contest a
pacchetti sulle carte dei tarocchi, chiamato “Scegli
la tua carta, scrivi la tua storia!”,
di LoLLy_DeAdGirL. Io ho scelto “Il Tarocco Senza Nome”,
più comunemente conosciuto come la carta della Morte.
Nonostante
il nome possa trarre in inganno, il suo significato è
prevalentemente positivo e prevede un “cambiamento”, a
livello fisico o mentale. Può essere interpretato anche
secondo la parte negativa ed è su quest'alternativa che è
ricaduta la mia scelta.
Oltre
al presentare una situazione di “trasformazione” di un
personaggio, vi era l'obbligo di utilizzo di due parole all'interno
della storia (io avevo “la donna” e “la malattia”).
Ho inserito la prima nel momento in cui Zero nomina Shizuka con il
vocabolo che si rivolge al genere femminile per sottolineare ancora
una volta l'atrocità dell'atto compiuto in passato (ossia
l'uccisione dei suoi genitori); è importante soprattutto
perché lui capisce di non poter sopportare l'idea di suo
fratello accanto ad un essere che considera privo di cuore e che odia
con tutto se stesso. È da lì appunto che si innesca il
cambiamento fisico (il dialogo con le visioni è invece da
considerarsi il cambiamento mentale. Ho dato questa interpretazione
dopo aver riguardato più volte gli episodi in cui si parlava
delle conseguenze dovute al trasformarsi in livello E, nelle quali si
accennava ad un inevitabile stato di pazzia).
La
seconda parola, invece, ho deciso di introdurla in una frase che dice
Shizuka quando si riferisce al cambiamento che sta affrontando Zero.
Mi piaceva molto l'idea di considerare il mutamento come una vera e
propria affezione dato che non si accenna ad ipotetiche malattie dei
vampiri. Ho attribuito di proposito il termine a quel concetto per
ribadire che, anche se quelle creature sono pressoché perfette
e (quasi) invincibili, conservano comunque ancora qualcosa di umano,
come le emozioni e i sentimenti. In sostanza, anche loro hanno dei
punti deboli e credo che sia giusto ricordarlo.
La
figura dell'arcano rappresenta il cosiddetto “change”,
costituito dalle allucinazioni, ciascuna delle quali ha un proprio
significato : lo spettro di Ichiru è la proiezione del
rimpianto di Zero nei confronti del fratello, quello di Shizuka è
invece la manifestazione dell'astio che prova nei suoi riguardi,
quello di Kaname è l'esternazione dell'invidia, della gelosia
e del rancore che ha sempre provato verso di lui e quello di Yuki è
l'espressione del suo amore represso e della gioia. Tutte quante ritornano a galla proprio negli ultimi istanti di vita.
Anche
se sono per la coppia Yuki/Kaname , ho voluto lo stesso concedere a
Zero un pezzettino di quella felicità che nell'anime non è
mai riuscito ad ottenere, perché - attenzione che sto per
spoilerare! - il bacio lì non è mai arrivato, a
differenza del manga.
Spero che questo racconto sia stato di vostro gradimento e mi auguro anche di avervi aiutato a capirlo meglio con questa spiegazione :)