La
mattina del sabato, il penultimo sabato di Maggio, a quindici giorni
esatti dalle elezioni, Guido aveva fatto quello che faceva tutti i
fine settimana quando era certo che entrambi i genitori fossero a
casa.
Si era svegliato presto, felice di non dover andare
all'asilo, era sceso dal lettino ed era corso nella camera dei
genitori noncurante del freddo che provava zampettando a piedi scalzi
per il corridoio di marmo.
Claudia e Davide avevano a lungo
cercato di far capire al figlio che loro, sempre stanchi dopo una
settimana di lavoro, avrebbero preferito riposare fino a tardi, ma
alla fine si erano arresi all'iperattività del bambino,
iperattività
che fortunatamente si limitava allo svegliarsi presto nei giorni di
vacanza e disturbare, per modo di dire, i genitori.
Saltò sul
lettone e il padre lo prese al volo, si era svegliando sentendolo
arrivare, iniziando a fargli il solletico facendolo ridere per dieci
minuti buoni.
A quel punto si accorsero che la donna ancora
dormiva, e così il bambino, su suggerimento del padre,
cominciò a
riempirla di baci per svegliarla, cosa che faceva spesso.
Claudia
aprì gli occhi dopo diversi minuti, ma non capì
subito quello che
stava accadendo e si limitò a mugugnare un “ho
freddo”con una
voce così bassa da spaventare il marito.
Davide, allora, prese
Guido spostandolo dalla parte opposta del letto e si
avvicinò alla
moglie.
Le accarezzò dolcemente i capelli e il volto,
scoprendole molto calda la fronte.
- Amore?- Provò a chiamarla.
-
Mh?-
- Ti senti bene?-
- Ho freddo...- Ripeté lei.
. Sì,
probabilmente hai un po' di febbre, ti prendo il termometro e la
Tachipirina.-
- E una coperta...- Sibilò lei.
L'uomo le
diede un ultimo bacio sulla fronte e portò il bambino a fare
colazione.
- Guido ascoltami,- gli disse mentre gli preparava il
latte. - la mamma non sta tanto bene, quindi oggi fai poca confusione
così si riposa.-
-
Okkey.- Rispose il bambino. - Ma oggi viene il nonno Oreste a
pranzo?-
Davide ci pensò un attimo. Era vero, quel giorno si
erano organizzati affinché il suocero mangiasse con loro, ma
se
Claudia non stava bene le cose cambiavano.
Il magistrato tornò
da lei portandole la medicina, il termometro e la coperta che tanto
aveva richiesto.
La donna, nel frattempo, si era svegliata meglio
e messo seduta, stando sempre però nel letto.
Per prima cosa
prese velocemente la coperta, poi si misurò la temperatura.
-
Trentotto e due.- Sospirò il marito. - Almeno non
è alta come la
scorsa volta. Bevi.- Le ordinò passandole il bicchiere.
Claudia
eseguì e sorrise. Non si sentiva neanche troppo male, se non
era
proprio altissima aveva sempre sopportato abbastanza bene la febbre.
- Poco fa, mentre eravamo a fare colazione, Guido mi ha ricordato
che oggi doveva venire a pranzo tuo padre. Che faccio? Lo chiamo e
gli dico di non venire?-
- No, non voglio che si preoccupi. Non
dirgli nulla, quando arriva vediamo come sto; se va avanti
così
riesco anche a venire a mangiare, magari dopo prendo un'altra
Tachipirina.-
- Sì, ma adesso stai tranquilla e riposati. Tanto
avevamo deciso che oggi cucinavo io, no?- Aveva riso l'uomo.
La
coccolò ancora un poco e poi andò in cucina.
La mattinata passò
in fretta; Claudia dormì a lungo, e questo la
aiutò a ristabilirsi
un minimo, mentre il marito, dopo aver aiutato il piccolo Guido a
lavarsi e vestirsi, si era messo con il figlio a cucinare, riuscendo
a distrarlo e impegnarlo fino al mezzogiorno.
A quell'ora la
donna si risvegliò sentendosi meglio, anche la febbre era
leggermente scesa e, dopo aver preso nuovamente la medicina, si
andò
a preparare per il pranzo.
Verso l'una arrivò il signor Oreste,
e ci mise poco, guardandola in faccia, a capire che la figlia non
fosse in forma.
- Sì papà,- ammise Claudia. - Mi sono svegliata
con un po' di febbre.-
- Di nuovo bambina mia? Ma l'hai sentito il
medico?-
La donna sorrise. - Sono un medico, papà, stai
tranquillo. Lo sai bene che questa è stata una settimana
pesante, il
mio sistema immunitario ne avrà risentito. E poi se mi
scende con la
Tachipirina vuol dire che non è nulla di grave.-
L'uomo lasciò
perdere e si concentrò sul nipotino che gli stava
raccontando di
aver cucinato per tutta la mattinata.
Si misero a tavola come gli
altri giorni, anche se Claudia si sentiva quasi spaesata, come se
qualcosa dentro di lei, ancora scosso dal dolore, avesse trovato
un'altra spiegazione a quel nuovo malore.
- Mamma ti piace?- Le
chiese il bambino alla fine del pasto.
- È tutto buonissimo,
amore mio, quasi quasi adesso la sera io mi riposo e tu cucini.- Rise
la madre.
-
No, io gioco e tu cucini.- Fu la risposa di Guido, e Claudia si mise
a fargli il solletico, voglio che erano seduti vicini e riusciva a
sfrugugliargli il pancino.
Dopo aver mangiato il piccolo si era
messo a dormire nel lettone dei genitori, mentre i tre adulti erano
rimasti, come di consueto, seduti in cucina a chiacchierare.
Claudia
aveva raccontato del funerale di Oscar, pur però omettendo i
suoi
sentimenti, e anche Davide e il signo Oreste erano rimasti abbastanza
basiti dal fatto che l'uomo non si fosse realizzato in alcun modo, ma
alla fine conclusero la discussione con le parole tipiche che si
utilizzavano in quelle circostanze.
In fine l'anziano se ne era
andato e Claudia si era rimessa a letto accanto a suo figlio.
Il
pomeriggio era passato in fretta mentre lei e il piccolo si
riposavano e Davide finiva alcuni affari di lavoro, e in serata la
famiglia, dopo cena, si era messa tranquilla sul divano a guardare un
film, lasciando passare felicemente le ultime ore del sabato.
Il
giorno seguente la donna stava bene e così, non andando a
pranzo dal
padre, lei, il marito e il figlio si erano concessi un giro per Roma.
Quando nel pomeriggio erano tornati a casa Guido era andato
subito nella sua cameretta, così la madre ne aveva
approfittato per
informare il marito di una decisione che aveva preso appena
ventiquattrore prima mentre riposava.
- Davide dobbiamo parlare.-
Disse sedendosi su una delle due poltrone del salotto mentre l'altro
stava sul divano a leggere.
- È successo qualcosa?- Le chiese
allarmato.
Non l'aveva mai sentita una frase simile, da lei, e non
riusciva a capire cosa volesse dire.
Il suo tono, poi, era così
grave che gli avrebbe messo ansia anche se Claudia gli avesse
semplicemente detto “ti amo”.
- No, nulla di che, ma... è
stata una settimana pesante, manca poco alle elezioni e io sento il
bisogno di staccare almeno un minimo. Voglio andare qualche giorno a
Ostia, nella casa al mare della mia famiglia, e voglio farlo da
sola.-
Dopo aver parlato, la donna, cercando inutilmente di non
farsi vedere dal marito, fu costretta a respirare profondamente
cercando di soffocare il fuoco che pareva bruciarle in petto.
Non
stava bene, non più, e poco per volta se ne stava accorgendo
davvero, ma era ancora troppo presa dalla sua vita per voler passare
dalla semplice consapevolezza al fare concretamente qualcosa.
L'uomo, fortunatamente, notò ma non si accorse realmente di
quello che era appena successo alla moglie, scosso com'era da
ciò
che aveva sentito.
- Non lo so, Claudia. Cioè, io non posso
impedirti di andare, ma è la stessa discussione che abbiamo
avuto la
scorsa domenica, sei appena stata male.-
In quel momento strani
pensieri riempirono la mente dei due coniugi; Davide ripensò
alle
sue ultime parole e si rese conto che era stranissimo quel continuo
ammalarsi della sua amata, lei che aveva sempre goduto di una salute
di ferro, mentre Claudia, per un attimo, ebbe il desiderio di
rispondere che s¡, stava male, e stava male anche quando non
aveva la febbre.
Distolsero lo sguardo l'uno dall'altra.
Poi lei, con la capacità
decisionale che la contraddistingueva, prese la parola e
tranquillizzò il marito.
- Non finirò mai di ripetermi, con te
e con mio padre, ma pazienza. Non ho avuto altro che un calo
immunitario dovuto allo stress, è stato un periodo
difficile.
L'ultima settimana, poi, è stata tremenda, ma sto bene.-
Disse
accorgendosi, per la prima volta in modo totalmente consapevole, di
star mentendo soprattutto a se stessa. - Ho solo bisogno di stare
qualche giorno in tranquillità e solitudine.-
L'uomo sospirò e
si convinse che lei stesse dicendo la verità, ma ancora non
era del
tutto favorevole a quella sua nuova improvvisa partenza.
-
E Guido? Gli avevi detto che non ti saresti più mossa da
Roma per un
po', e lui non sa di Oscar e tutto il resto. Come pensi di fare?-
-
Cercherò di fargli capire cosa mi sta succedendo,
è un bambino
intelligente.-
- Pensi di parlarci ora?-
Claudia
annuì.
Rimasero in silenzio nuovamente, poi la donna lasciò la
cucina e andò dal figlio.
Il
piccolo Guido era un bambino tranquillo, a volte anche troppo, e
forse una delle causa era proprio la continua assenza della
madre.
Anche quella sera, come spesso accadeva, era seduto alla
piccola scrivania della sua cameretta a disegnare.
Lei si andò a
sedere su un'altra sediolina e si mise a guardare il bambino
giocare.
- Amore puoi ascoltarmi un minuto?-
Lui interruppe il
disegno e rimise il tappo al pennarello che stava utilizzando.
-
La mamma deve di nuovo partire, mi dispiace.- Disse abbassando la
testa e prendendo tra le sue le manine del figlio.
- Lo sapevo,
era strano vederti due giorni all'asilo, di solito non vieni mai.-
Claudia si sentì ferita dalle parole e dagli sguardi di
Guido,
ma non poteva dargli torto.
Sapeva che lui soffriva per quel suo
continuo andare e venire, e vederlo così le faceva male.
A volte
si domandava se per caso non avesse sbagliato tutto, forse una volta
messo al mondo il bambino avrebbe dovuto lasciar perdere la passione
politica, continuare sulla carriera medica e dedicare la sua vita a
fare la madre.
-
Tanto non sono arrabbiato, lo so che è il tuo lavoro, ma
sono
triste.-
La donna si alzò e andò vicino a lui.
Non era vero,
quella volta non andava via per lavoro, e non se la sentiva neanche
di dirgli che sarebbe stata la sua ultima partenza, perché
sentiva
che qualcosa dentro di lei minacciava di non poterle far mantenere
quella promessa, così si limitò ad abbracciarlo.
- Almeno
quando sei a Roma sei sempre con me.- Osservò
intelligentemente il
bambino. - Era peggio se a casa c'eri sempre ma non stavamo mai
insieme.-
Claudia sorrise e diede un bacino al figlio, poi insieme
tornarono in cucina e prepararono la cena.
Il resto della serata
passò esattamente come la domenica precedente, il magistrato
lavò i
piatti e sistemò la cucina mentre la deputata mise a letto
il
piccolo e fece la valigia.
A differenza di una settimana prima,
però, non litigarono, ma anzi, stando attenti al figlio che
dormiva
nell'altra stanza, si presero del tempo per loro, addormentandosi poi
abbracciati senza pensare al caldo che stava diventando
soffocante.
Il lunedì padre e figlio uscirono di casa dopo aver
dato un bacio alla donna che si stava svegliando, salutandola
così
per non sapevano neanche quanto.
Claudia si alzò dopo qualche
minuto, si fece una doccia e si preparò qualcosa per la
colazione.
Prima di parlare con Davide il sabato, dopo pranzo, aveva detto
al padre che sarebbe andata via, e per quanto preoccupato l'uomo
aveva acconsentito a lasciarla partire.
In fondo non considerava
quella casa solo sua, più volte l'aveva prestata ai figli e
alle
loro famiglie, tanto che forse Claudia non avrebbe dovuto neanche
chiedergli il permesso, ma il signor Oreste non riusciva a fare a
meno di chiedersi cosa stesse accadendo alla sua bambina, sapeva che
non era solo la storia di Oscar a renderla così strana,
visto
soprattutto che erano settimane che non la vedeva in forma.
Quella
mattina, dopo aver mangiato qualcosa, la donna aveva telefonato al
padre per salutarlo e tranquillizzare anche lui.
Non era una
sciocca, sapeva benissimo di come fosse preoccupato per lei e per la
sua salute, ma in quel momento, da quando aveva iniziato anche lei a
porsi delle domande sulle sue condizioni, non aveva bisogno di
persone che, seppur in buona fede, le potevano alimentare dubbi e
paure.
Chiusa la chiamata era tornata nella sua camera a vestirsi.
Si era passata una mano su quel bozzo a cui per giorni aveva
finto di non pensare, poi si era sfiorata la schiena e il fianco che
spesso le aveva fatto male in quelle settimane e, in fine, aveva
provato a respirare a fondo sentendo ancora un forte bruciore al
petto.
Era tutto così assurdo.
Buttò uno sguardo verso il
letto; la parte che occupava lei era come sempre più scura,
segno
che anche quella notte il suo corpo aveva riempito d'acqua tutto
intorno a sé.
Quelle sudate notturne non si erano interrotte, e
le pareva strano che Davide non si fosse accorto di nulla.
Forse,
conoscendola, aveva evitato di farglielo presente, e tanto meglio
così.
Cambiò la biancheria ancora una volta, rifece il letto e
sistemò la stanza.
Fece lo stesso nella cameretta di Guido, poi
smise di temporeggiare, chiuse tutto, prese la valigia e scese in
strada per raggiungere la macchina e partire.
Sperò che nessuno
si potesse accorgere della sua assenza a lavoro, ma anche se fosse
accaduto non le interessava, aveva altro per la testa.
Persa nel
traffico di Roma e dintorni ci mise parecchio ad arrivare ad Ostia, e
ancora di più a giungere alla piccola casa della sua
famiglia, sita
leggermente fuori il centro cittadino, proprio sul lungomare.
Un
tempo, non ne aveva la certezza ma lo immaginava senza troppe
difficoltà, doveva essere stata un'abitazione abusiva
salvata da
qualche condono edilizio, la sua vicinanza alla spiaggia era
sospetta, ma doveva essere accaduto tutto molto prima della sua
nascita.
L'odore di chiuso e polvere rischiarono di soffocarla,
quando entrò, e aprì velocemente tutte le
finestre possibili in
modo da far cambiare l'aria.
Il colore predominante della casa
era l'azzurro, in certi punti il blu, ed era stata una decisione
presa da Claudia quando era adolescente.
Non solo le pareti, ma
tutto virava su quella tonalità; le tende, le lenzuola, le
stoviglie
della cucina.
Era una casetta molto luminosa, su due piani, con
due bagni e due camere da letto, ma non era poi così
grande.
Disfatti i bagagli si era messa per qualche minuto sulla
veranda che dava sulla spiaggia, la parte dell'abitazione che
preferiva fin da quando era bambina.
Aveva molti ricordi legati a
quel posto, alcuni anche legati a sua madre, la donna che l'aveva
messa al mondo e lasciata pochissimi anni dopo.
Da ragazzina
aveva a lungo sperato che tornasse, e quando aveva capito che
ciò
non sarebbe mai accaduto aveva detestato quella persona, convinta che
non avesse avuto nessun diritto di prendere e andarsene in quel modo.
Soltanto dopo la nascita di Guido aveva iniziato a provare
indifferenza per quella che sarebbe dovuta essere sua madre. Con suo
figlio tra le braccia si sentiva una donna felice, realizzata, poco
interessata a chi aveva rinunciato a quella gioia per i soldi, il
prestigio sociale e chissà cos'altro.
Immersa nei ricordi,
cullata dal rumore del mare e disturbata da quello delle rare
macchine che passavano, Claudia fece caso all'orologio solo quando
era passata da un pezzo l'una e mezza, e senza troppa fretta riprese
la macchina e si avviò a un vicino ristorante di pesce che
frequentava da molti anni.
Il proprietario era amico di suo padre
fin da quando i due erano ragazzi e il suo unico figlio, poco
più
grande di lei e Gianluca, era stato loro compagno di giochi quando
erano bambini.
Ora anche lui lavorava al ristorante, e quando vide
Claudia entrare rimase non poco stupito.
Conoscendola bene
immaginava come volesse stare sola e in pace, così la fece
accomodare in un tavolo abbastanza appartato rispetto agli altri,
anche se il locale non era poi così pieno, e le disse che,
non era
troppo di fretta, poteva poi fermarsi a fare quattro chiacchiere.
Infatti,
dopo un ottimo pranzo, il pesce
del ristorante di Roberto, questo il
nome dell'amico di gioventù di suo padre, era tra i migliori
di Roma
e provincia, si ritrovò al tavolo a parlare con lui e il
figlio,
Andrea.
- Non era buono? Di solito mangi molto di più quando sei
qui.- Aveva commentato il più anziano dei due uomini.
- No, no,
era ottimo come al solito, ma è un periodo che non ho molta
fame.-
-
Si nota, sei più magra di come ti ricordavo.- Aveva
osservato
l'altro.
Claudia non aveva più risposto. Quella frase avrebbe di
certo fatto piacere a qualsiasi altra donna, ma non a lei, non in
quel periodo.
Roberto aveva cambiato allora argomento, accennando
al fatto di Oscar.
Tanti anni prima anche lui, ogni tanto, era
andato al mare con l'amica, e così anche padre e figlio lo
avevano
ben conosciuto.
- Sì, è stato un fatto imprevisto e assurdo. Ero
fuori Roma, figurati, e l'ho sentito dalla televisione.
Venerdì
sono andata al funerale ma mi sono comportata come se fossi un
fantasma, non ho neanche avuto il coraggio di fare le condoglianze
alla famiglia.-
- Capisco. Sì, anche io quando ho sentito e
capito che era lui sono rimasto molto colpito. Non lo sentivo da
anni, non eravamo neanche poi così amici, ma in ogni caso si
rimane
scossi da eventi del genere.-
- A chi lo dici.- Sospirò la
donna.
- È per questo che sei qui tutta sola?- Le
domandò
Roberto che sapeva come lei non fosse il tipo da abbandonare la
famiglia, neanche temporaneamente, senza motivazione.
- Sì, avevo
bisogno di stare un poco tranquilla per qualche giorno.-
- Quindi
ti vedremo spesso questa settimana?- Domandò Andrea, e
Claudia
sorrise. - Sì, probabilmente sì.-
Rimasero ancora a
chiacchierare a lungo. Roberto e il figlio non erano mai stati troppo
interessati alla politica, ma da quando Claudia era parte integrante
di quel sistema la situazione era cambiata e ascoltavano sempre con
piacere quello che lei aveva da dire o raccontare.
Andrea era
sposato con Sonia, una professoressa di lettere alle scuole medie, e
padre di due ragazzini, entrambi maschi, che frequentavano l'istituto
dove quella insegnava, ragione per cui dopo la scuola andavano a
pranzo con la madre a casa e non passavano quasi mai dal
ristorante.
- Uno di questi giorni, se non c'è troppo lavoro qui,
Andrea può anche lasciarmi solo e tu potresti mangiare da
loro, così
saluti anche Sonia e i ragazzi.- Aveva proposto il proprietario.
-
Perché no? Magari mercoledì che il locale
è chiuso.- Aveva
risposto il figlio con voce più bassa.
Quel mercoledì, infatti,
sarebbe stato l'anniversario della morte di Angela, sua madre e
moglie di Roberto.
- Già, allora vengo anche io, almeno mi
distraggo un po'. Dodici anni, sono già passati dodici anni
da
quando mi ha lasciato l'amore mio, dodici anni... maledetto linfoma.-
Dopo quelle parole Roberto si asciugò le lacrime di cui i
suoi
occhi si stavano riempendo, mentre Claudia provò qualcosa di
strano
nel sentire il nome del male che aveva ucciso la donna.
Non che
non lo sapesse, l'aveva conosciuta quando stava bene, quando si era
ammalata ed era naturalmente anche andata, assieme a suo padre,
Gianluca e anche Oscar, al suo funerale, ma quel giorno sentendo il
nome “linfoma” aveva provato la strana sensazione
della prima
notte a Torino, come se dentro di lei si fosse mosso
qualcosa.
Rimasero un poco in silenzio e poi Claudia li salutò,
si era ormai fatto pomeriggio inoltrato e prima di tornare alla
casetta sulla spiaggia voleva passare a comprare qualcosa al
supermercato.
Si ostinò a pagare e alla fine l'ebbe vinta,
promettendo però in cambio che la sera successiva avrebbe
cenato di
nuovo lì e sarebbe stata loro ospite.
Non impiegò molto a fare
la spesa, e quando tornò a casa, dopo averla sistemata,
telefonò al
marito.
Le faceva sempre bene sentire la sua voce, come del resto
accadeva con quella di Guido o di suo padre, e anche se era partita
così all'improvviso non aveva tolto neanche un momento il
pensiero a
loro.
Spenta la chiamata si riposò di nuovo sulla verandina e
poi decise di fare quattro passi sulla spiaggia.
Le piaceva
camminare a piedi scalzi nell'acqua fresca con le cuffie del lettore
musicale nelle orecchie, soprattutto quando, come in quel momento,
era completamente sola lungo tutta la banchina.
Quando il cielo
iniziò a rosseggiare e il sole si fece più basso
trovò uno scoglio
e si sedette a guardare verso l'orizzonte.
Sentiva il rumore del
mare, dei gabbiani e delle onde che si infrangevano sulla scogliera
facendo sì che di continuo le arrivassero addosso schizzi
d'acqua e
schiuma.
Ma soprattutto guardava il tramonto.
Si sentiva
invasa dal una profonda tristezza, e ancora più che nei
giorni
precedenti cercava in ogni modo a scacciare il suo dolore, quella
sera affidandolo al mare.
Provò
a ripensare a tutti i ricordi felici che aveva del suo migliore
amico, e le venne da sorridere nel realizzare che ricordava con
precisione anche la sua voce.
Chiuse gli occhi e lo immaginò al
suo fianco, per avere almeno l'illusione di potergli chiedere scusa
per quei dieci anni in cui si era totalmente allontanata da
lui.
Quando li riaprì e riprese contatto con la realtà
si sentì
leggera, come se avesse la certezza che, in fondo, lui l'aveva
perdonata, e, soprattutto, la certezza che non l'avrebbe mai
abbandonata.
Non c'era bisogno di credere in un Paradiso o in un
Dio per sapere che certi legami sarebbero stati sempre più
forti
della lontananza e della morte.
Tornò a casa che iniziava a fare
buio, cenò ascoltando la radio e chiamò ancora
una volta i suoi
cari per dare la buonanotte a quel figlio che tanto amava.
Fu dopo
cena che prese il coraggio a due mani, e lo fece seduta sul
divano.
Tremava, forse più nell'anima che nel corpo, ma
cercò di
tranquillizzarsi mentre digitava sulla tastiera touch del suo
smartphone il numero di telefono di Francesco Riganese, un suo
carissimo amico medico.
Non si sentivano da un po', ma fu una
telefonata rapida e difficile.
Claudia aveva deciso di smettere di
mentire a se stessa.
Era malata, e l'appuntamento con la verità
era per le nove della mattina seguente.
Dunque, alla fine il dramma di Oscar ha portato Claudia a prendere
coscienza delle sue condizioni, ma cosa ha di preciso? Cosa
comporterà questo accettare la sua vita e, soprattutto,
è arrivata ancora in tempo o la visita medica
decreterà un destino più crudele?
Alla fine ho deciso di aggiornare anche se la storia è
"poco" seguita :) Scrivo soprattutto per me, ma se mi metto in gioco
devo farlo in toto, dunque, con buone probabilità visto che
sto finendo di scrivere il quindicesimo capitolo, potrò
aggiornare una volta a settimana, e pazienza se i numerini di visite e
recensioni non cresceranno in modo esponenziale come quelle di altre
storie, vorrà dire che la mia strada non è la
letteratura :).
Ringrazio tutti i lettori silenziosi e i recensori, tutti quelli che
credono in me e le persone che leggono anche solo per caso.
Alla prossima settimana :)