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Autore: YouAreAGoodDalek    25/02/2015    3 recensioni
Il Dodicesimo Dottore, burbero e cinico, torna sui sui suoi passi, dopo tanto tempo, ed un bambino lo aiuta a riconciliarsi con il passato.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Companion - Altro, Doctor - 12
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il passato è il mio futuro

 

Fitte lacrime cadevano dal cielo plumbeo, scivolando agili lungo tetti e grondaie, dissetando le esili piante ai lati della via.

Il manto stradale rassomigliava ad un grande acquitrino, con qualche frenetica “anitra” ansiosa di raggiungere la propria abitazione.

Su di un balcone, un piccolo micio esprimeva a gran voce tutto il suo disappunto ai propri padroni.

Il picchiettio dei tacchi sul marciapiede, seppur di notevole intensità, non era in grado di sovrastare il dolce suono delle gocce che, infinite e inesorabili, si abbattevano su ogni cosa.

Lentamente una bizzarra figura, apparentemente incurante della pioggia, avanzò lungo il viale. L'elegante soprabito nero, dall'interno rosso, era completamente zuppo, così come le scarpe, inadatte al clima.

L'uomo si passò una mano tra i folti capelli grigi e chiuse gli occhi. Quest'ultima rigenerazione, inaspettata, lo aveva disorientato, e ancora non riusciva a mettere bene a fuoco alcuni aspetti del suo passato.

“Ma cosa sto facendo? Probabilmente lo avranno demolito, ci avranno costruito un altro supermercato pieno di tutto e di niente” rifletté ad alta voce.

Poi lo vide: I. M. Foreman.

Un accenno di sorriso sembrò sfiorare per un attimo le sue labbra.

Pensò di essere nuovamente negli anni '60, ripensò alla sua piccola Susan, si chiese se fosse ancora in vita, a come avesse affrontato tutti quei secoli senza di lui, se avesse una famiglia...

“Barbara! Oh, com'era testarda quella donna! E Ian... Chesterwick... No, Chesterton, ora ricordo, mi confondevo ogni volta... Erano semplicemente... fantastici!”

La sua fronte si corrugò.

“Ed hanno avuto ragione a lasciarmi prima che fosse troppo tardi, prima di fare la fine di Amy e Rory, o peggio, di Astrid...”

“Cosa stai facendo?”

Il filo dei suoi pensieri fu interrotto da... un bambino.

“Non sono affari tuoi, vai a disturbare qualcuno che abbia più fretta di me”.

Il vecchio ed il bambino rimasero in silenzio, il primo perso nei suoi pensieri, il secondo incuriosito dallo strano abbigliamento dell'uomo. Solo allora si accorse che il misterioso individuo era bagnato dalla testa ai piedi.

“Non hai l'ombrello?”

“No, l'ho scordato sul... a casa.”

“Anche io lo dimentico sempre, però poi la mamma me lo porta, ogni volta. Lo fa perché mi vuole bene.”

“Buon per te.”

“Tu hai qualcuno che ti vuole bene?”

Ci pensò su un po'.

“Forse. Non lo so. In genere quelli a cui io voglio bene presto o tardi mi abbandonano.”

Il bambino guardò il suo piccolo ombrellino, e decise che sarebbe bastato ad entrambi.

“Tu sei più alto, tienilo tu.”

“Cosa?”

“L'ombrello! Così possiamo stare sotto in due!”

L'uomo ne fu commosso, anche se non lo diede a vedere.

“Come ti chiami, piccola peste?”

“Dylan, e tu?”

“Il Dottore.”

“È un nome stupido! Guarda là! Foreman! Quello sì che è un nome importante, altrimenti non l'avrebbero scritto così grande!”

Questa volta fu una risata a salire dalla gola del Signore del Tempo, e nemmeno per un secondo tentò di soffocarla.

“Che ne dici di entrare? Scommetto che là dentro, da qualche parte, c'è un bell'ombrello che ci sta aspettando!”

Così la strana coppia entrò nel vecchio deposito. Il Dottore si guardò intorno e riconobbe ogni singolo oggetto.

Poi, all'improvviso, si bloccò.

Lì, su un polveroso scaffale, una piccola spilla a forma di delfino. L'aveva trovata in un modesto emporio e regalata a Susan, per un compleanno, quale proprio non lo rammentava.

La strinse forte tra le mani solcate dalle rughe, il dolore che provò era così intenso... era il prezzo di avere due cuori.

“Perché piangi?”

Sentì una lacrima scendergli lungo la guancia.

“Talvolta il nostro passato ci prende alla sprovvista, e noi non possiamo fare altro che piangere.”

Improvvisamente il bambino lo abbracciò.

“No... No... Non sono un tipo da abbracci...” disse, non troppo convinto.

“Quando sono triste la mamma mi stringe forte forte, e io mi sento meglio. Vedrai che anche tu starai meglio.”

Il Dottore posò un ginocchio a terra e ricambiò, a modo suo, l'abbraccio. Forse Dylan non aveva tutti i torti...

Rimasero abbracciati a lungo. Poi il Dottore si ricordò del motivo per il quale erano entrati.

“L'ombrello! Siamo venuti per quello, no?”

“Se lo dici tu...”

Il Dottore ne tirò fuori uno da un armadio consunto ed accompagnò il bambino all'uscita.

“Voglio presentarti i miei nonni, vedrai che ti piaceranno!”

“Non credo sia il caso... in genere non piaccio agli adulti.”

“Ti prego! Accompagnami fino a casa, è proprio qui dietro l'angolo.”

Alla fine il Dottore acconsentì. L'abitazione era piccola ma graziosa, il giardino ben curato. Il bambino suonò il campanello, evidentemente non dimenticava solo gli ombrelli...

“Arrivo, arrivo! Un momento...” con ogni probabilità era la voce del nonno.

La porta si aprì. Il Dottore guardò il viso dell'uomo anziano e ne riconobbe i lineamenti, nonostante fossero alterati dall'età. Rimase senza parole, in duemila anni di tempo e spazio gli era successo di rado.

“Nonno, ti presento il Dottore.”

Gli occhi grigi dell'uomo si dilatarono per la sorpresa, e in breve si riempirono di lacrime. Era come se tutto si fosse fermato. Immediatamente gli tornarono in mente le mille avventure vissute con quell'uomo, dal volto ora differente. Nonostante ciò, era certo, senza alcun dubbio, che fosse proprio il suo Dottore.

“Salve, Chesterwick.”

“Chesterton, Ian Chesterton!” disse, un po' ridendo e un po' piangendo, l'anziano signore.

Scosse il capo, ancora sbalordito. Poi, lentamente, si girò verso l'interno della casa:

“Barbara! Non ci crederai! Vieni a vedere chi è venuto a trovarci!”

   
 
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