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Autore: jess87    25/02/2015    9 recensioni
Lady Felicity Smoak ha rinunciato al vero amore quando il suo cuore è stato spezzato da un poco di buono e la sua reputazione rovinata. Si è ormai rassegnata ad una vita passata in solitudine, quando un giorno, durante una delle sue passeggiate ad Hyde Park nel centro di Londra, la sua vita viene scossa da due piccoli diavoletti e il loro affascinante e intrigante padre, il Marchese di Beaufort, Oliver Queen.
Genere: Angst, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Scusate il ritardo, ma purtroppo la vita di tutti i giorni si è messa in mezzo e ho avuto poco tempo per scrivere. Spero vi piaccia ;)

Capitolo 9

Il vento invernale soffiava contro le finestre ghiacciate dell’ufficio di Tommy. Felicity fissò la testa ricurva del fratello, così come l’aveva fissata ormai per – il suo sguardo si spostò sull’orologio a pendolo – sette minuti ora. Con un sospiro, riportò lo sguardo sulla cognata. Juliet era in piedi di fianco alla scrivania di Tommy, fissando il marito con la fronte aggrottata.

“No,” parlò finalmente l’uomo, non alzando lo sguardo dal libro mastro di fronte a lui. Felicity sbuffò infastidita. Poteva anche non essere d’accordo con quello che lei voleva fare, ma per lo meno avrebbero potuto parlarne in modo civile. Lanciò uno sguardo pregante a Juliet. L’altra donna mise le mani sulla scrivania e obbligò il marito a prestarle attenzione.

“Metti giù la penna , Tommy, e non comportarti come una rude bestia.”

L’uomo lanciò la penna sulla scrivania e fissò con sguardo truce Felicity. “Molto bene. Non lo sposerai. Grazie per averlo chiesto.”

Felicity fece un passo in avanti, mettendo le mani sulla poltrona in pelle. “Non lo stavo chiedendo, Tommy,” disse gentilmente.

Suo fratello si posizionò meglio sulla poltrona, guardandola in cagnesco,. “Non sono intervenuto prima quando avrei dovuto farlo, Lis,” disse, usando il soprannome con cui la chiamava da piccola. “Interverrò ora. Non ti lascerò sposare un uomo che hai appena incontrato..”

“Lo conosco da sei giorni,” lo corresse lei.

“D’accordo, lo conosci da una settimana. E per quale scopo? Così che tu possa fare da madre per i suoi bambini maleducati?” Felicity si accigliò. Anche se aveva avuto sentimenti simili sui bambini di Oliver durante il loro primo incontro, per qualche strana ragione la brutta opinione di Tommy su di loro le dava fastidio.

“Sono bambini amorevoli.” A parte il brutto vizio di tirare palle di neve, ovvio, ma i bambini Smoak non avevano per caso fatto di peggio?

Tommy scosse la testa e riprese in mano la penna. “Ho detto di no. Ti troverò un gentiluomo che ti ami e si prenda cura di te e..”

Una risata le scappò dalle labbra. “Sei così ingenuo.”

“Ti voglio bene,” rispose lui semplicemente. “Non sono stato un bravo fratello in passato, ma lo sarò ora. Meriti un marito che ti ami.” Il senso di colpa era ovunque nella sua ultima frase.

“Ho perso il diritto di amare quando sono scappata con Cooper,” disse con una franchezza che fece sobbalzare la cognata. Eppure..Felicity ripensò a quello che era successo prima. Il calore le si diffuse nel corpo nel ripensare alle labbra di Oliver sul suo collo.

E se ti dicessi che voglio di più che una madre per i miei bambini? Se ti dicessi che voglio te?

Suo fratello si alzò di scatto dalla poltrona. “Tommy,” mormorò Juliet, con un tono di ammonimento.

Lui si passò una mano tra i capelli e iniziò a camminare nervosamente. “Che razza di gentiluomo ti chiederebbe di rinunciare alla speranza e alla felicità per prendersi cura dei suoi bambini?”

“Tu lo hai fatto,” rispose Juliet gentilmente. Tommy si fermò di scatto. Felicity si morse l’interno della guancia per evitare di sorridere.

L’uomo rimase in piedi, immobile. Poi un lieve rossore gli si diffuse sulle guance. “Questo è..”

“Vero,” finì Juliet per lui, alzando un sopracciglio.

Tommy imprecò. “E’ diverso.”

“In che modo?” chiese Felicity.

L’uomo ricominciò a camminare. “Perchè..perchè..dannazione, sei mia sorella ed ero un libertino indegno. Esattamente come lo era Queen.”

Juliet emise un suono di protesta. Lui la fermò con la mano. “E’ vero. Non meritavo Juliet, ma lei è stata capace di andare oltre agli sbagli che ho commesso. Ma tu..”

“Lo voglio sposare, Tommy. Voglio una famiglia mia. E una casa mia.” E se non voleva passare il resto dei suoi giorni come la triste zitella Smoak, ricordata dalla sua famiglia e dalla società come colei che aveva fatto un grosso sbaglio che le aveva rovinato la reputazione, le conveniva accettare la proposta generosa di Oliver.

Qualcuno bussò alla porta. Smith entrò. “Il Marchese di Beaufort vorrebbe vedervi, mio signore.” Tossì in modo vistoso. “Mi sono preso la libertà di farlo aspettare nel salotto.”

Tommy si passò una mano sul viso. “Per tutti i diavoli,” mormorò, dimenticandosi delle donne presenti. “Fallo entrare.”

Juliet prese la mano del marito e la strinse. Uno sguardo di comprensione passò tra loro e lui annuì. Con un sorriso, la donna si avvicinò a Felicity. “Voglio che tu sia felice,” le disse a bassa voce, le parole intese solo per lei. “E, sospetto, Felicity, che non sposeresti il Marchese se non ci fosse più di un mero desiderio di una famiglia e di una casa tutta tua.”

Il calore le si diffuse sulle guance mentre guardava allontanarsi la cognata. Felicity teneva ad Oliver. In soli sei giorni, era giunta al punto in cui avvertiva la sua assenza e sorrideva quando le era vicino. Juliet aveva decisamente ragione – voleva sposarlo perchè c’era di più. Almeno da parte sua. Ma forse anche da parte di lui.

Ti mostrerò i piaceri che si possono trovare tra le mie braccia.

Sospettava che, chiunque pensasse che lei avesse donato la sua verginità a Cooper, quando in realtà, era ancora vergine. Cooper non aveva neanche mai provato a baciarla. Le sue labbra si chiusero in una linea dura. Questa avrebbe dovuto essere una ragione sufficiente per capire che non era per nulla interessato a lei.

Tommy parlò, riportandola al presente. “Sei certa, Lis, sei certa di volerlo sposare?”

Smith riapparse con Oliver al seguito. “Il Marchese di Beaufort.”

Il cuore cominciò a batterle all’impazzata. Sorrise ad Oliver. Sembrava così serio, così inflessibile. Ma poi le sorrise di rimando in modo luminoso. La consapevolezza l’avvolse, la certezza che la sua decisione fosse quella giusta. “Si, sono certa,” rispose in modo deciso.

Tommy annuì bruscamente e fece cenno ad Oliver di entrare. Lui si fermò di fianco a Felicity e le catturò la mano. “Mia signora,” mormorò, posandole le labbra sul polso. Molti gentiluomini sarebbero impalliditi al suono del borbottio che scappò dalle labbra di suo fratello, ma Oliver continuò a tenerle la mano, stringendole gentilmente le dita.

“Rilascia mia sorella,” tuonò Tommy. Il suo presto promesso sposo le baciò di nuovo la mano come se volesse sfidare apertamente il comando di suo fratello e poi la rilasciò.

Felicity fece un inchino e con un sorriso se ne andò.

—————————————

Il Conte di Sinclair gli indicò la sedia opposta alla scrivania. Oliver si sedette.

“Desidero sposare tua sorella,” disse, andando dritto al punto senza perdersi in inutili convenevoli.

“Ti direi di no e ti manderei all’Inferno se non pensassi che mia sorella probabilmente mi odierebbe per il resto dei suoi giorni.” Parlò con nonchalance come se gli stesse offrendo da bere. Si, da quello che Oliver aveva potuto vedere, Felicity possedeva una forza e una determinazione che avrebbe messo in cattiva luce parecchi gentiluomini. Anche il fratello non poteva quietare lo spirito della donna.

“Non mi piaci, Queen,” continuò Tommy.

Oliver incrociò le braccia al petto. “Eppure se non ricordo male, c’è stato un tempo in cui mi consideravi un’ottima compagnia.”

“Proprio per questo, preferirei che tu stessi lontano da mia sorella,” replicò l’uomo in modo acido. Si poteva vedere da dove venissero le sue perplessità, ma era un uomo molto diverso ora.

“Sono cambiato esattamente come hai fatto tu,” replicò in modo calmo. “Non sei più il libertino che ricordavo.”

Tommy sospirò. “No, non lo sono. E posso vedere anche io che sei cambiato. Ma questo non vuol dire che mi piaccia che tu abbia chiesto a mia sorella di sposarti solo per dare una madre ai tuoi bambini. Merita di meglio.” Si, su questo, Oliver era d’accordo. Felicity meritava molto di più che un uomo come lui. Meritava amore e un’unione basata sull’affetto e il calore. Si guardò la mano, la quale ancora bruciava per il contatto con quella di lei. Di calore ce ne sarebbe stato in abbondanza anche nella loro unione.

“Togliti quello sguardo dalla faccia, Queen,” sbottò Tommy.

Di tutta risposta lui gli sorrise luminosamente, provando un perverso piacere nel far innervosire il vecchio amico. “Non so di cosa tu stia parlando.”

“Lo sai benissimo invece.” Il Conte imprecò vivacemente. Si avvicinò al tavolo dei liquori e versò per entrambi un bicchiere di brandy.

“Cosa sai di mia sorella?”

Oliver accettò il liquore. “So di Seldon,” disse in modo calmo. Fissò il liquido color ambra nel suo bicchiere, desiderando di saperne di più, ma accettando anche il fatto che qualsiasi altra informazione sarebbe dovuta giungere da Felicity stessa.

La bocca di Tommy si strinse in una linea dura. “Il maledetto bastardo l’ha rovinata. L’ha ferita. Non permetterò che succeda di nuovo.”

L’ammissione del Conte colpì Oliver con la stessa forza di un pugno. “Non ho alcuna intenzione di ferirla,” rispose con convinzione. All’inizio aveva voluto offrire a Felicity un matrimonio di convenienza, ma ora, poteva ammettere con se stesso che c’era di più dietro. Voleva essere il gentiluomo che Felicity meritava. Voleva farla sorridere, riempire le sue giornate di felicità. Farle dimenticare che ci fosse mai stato un mascalzone di nome Cooper Seldon che aveva abusato della sua gentilezza.

Il Conte bevve un sorso di brandy e poi fece una smorfia. “Ma la ferirai,” disse. “Prima o poi lo farai. Imparerà a volerti bene e tu non ricambierai questi sentimenti.”

Oliver strinse la mascella. Tommy si sbagliava. Teneva a Felicity. Poteva ammetterlo con se stesso. Anche se non l’amava, poteva rendere le cose giuste per lei in qualsiasi altro modo. “Non sono Seldon.”

“Si, bè non ci vuole molto per quello,” mormorò il suo quasi cognato.

“Le darò la protezione del mio nome,” continuò Oliver.

Il Conte studiò il contenuto del suo bicchiere. Fece una smorfia. “Volevo di più per lei che questo.” Finì il resto del suo brandy in un solo sorso. “Ma dato che non ci sono altre prospettive più allettanti, questo dovrà essere sufficiente,” disse più a se stesso che non a lui.

Oliver rimase in silenzio mentre il fratello protettivo veniva a patti con l’idea di dover lasciare la sorella nelle mani di un uomo che non la meritava. Finalmente, Tommy alzò lo sguardo, con un’espressione dura negli occhi. “Se le fai del male, ti ucciderò.” Mise giù il bicchiere con forza e si sedette alla scrivania. “Discutiamo i termini del contratto?”

—————————————–

Poco dopo, Oliver si diresse a passo felpato verso casa sua. Il suo maggiordomo aprì la porta e si schiarì la gola. “Mio signore, vostra madre è arrivata poco tempo fa. Mi sono preso la libertà di farla aspettare nel salotto.”

Si tolse di dosso il mantello. “E i bambini?”

“Sono di sopra a fare lezione,” replicò il servo, accettando il capo d’abbigliamento.
Oliver annuì in segno di ringraziamento e continuò lungo il corridoio che portava al salotto. Non aveva saputo cosa aspettarsi dal suo incontro con Tommy. Capiva le riserve dell’uomo. Come padre, Oliver avrebbe ringhiato a qualsiasi persona avesse osato fare una proposta simile alla figlia. Tutte le rassicurazioni che aveva cercato di dare all’altro uomo erano state incontrate con un silenzio accorto. Sorprendentemente, ci aveva trovato della verità nella sua promessa. Si era detto che aveva proposto a Felicity il matrimonio per via dei suoi bambini e per le costanti lamentele di Moira sul fatto che avessero bisogno di una madre. Ma la verità era che lo spirito della giovane apportava luce alla sua oscura esistenza. Ovviamente amava i suoi bambini. Ma nei giorni passati a ripensare al tradimento della moglie, aveva cominciato a credere che tutte le donne fossero delle creature vili e infedeli. Aveva giurato a se stesso che non si sarebbe mai più innamorato. Ma Felicity con la sua bontà d’animo e le sue convinzioni lo avevano forzato a riconoscere quanto diversa fosse da tutte le altre.

Oliver si fermò davanti alla porta del salotto. Poggiò le mani sul muro e vi mise contro la fronte. In quel piccolo lasso di tempo, la giovane era riuscita a oltrepassare le sue difese e mandare in pezzi la sua sbagliata percezione sulle donne. Si separò dal muro e rilasciò un lungo respiro. Tommy e il resto del mondo avrebbero visto solo un matrimonio di convenienza. Non avrebbero visto una giovane che gli aveva mostrato che non tutte le donne mettevano la propria felicità davanti agli altri. Non avrebbero visto quanto già lei significasse per lui. Quel pensiero da solo avrebbe dovuto terrorizzarlo, eppure..

Sorrise ed entrò nella stanza. “Madre,” la salutò.

Moira si alzò in piedi, con un sorriso forzato sul viso. “Oliver.”

“A cosa devo l’onore della vostra visita?” disse dirigendosi a versarsi un bicchiere di brandy.

Le labbra della donna si strinsero in una linea dura. “Oh, smettila. Riconoscerei il tuo sarcasmo a chilometri di distanza.” Oliver alzò un sopracciglio, studiandola. Moira lo fissò con sguardo perentorio. “Non c’è davvero nulla che devi dirmi?”

Imprecò silenziosamente. Sua madre aveva scoperto il suo interesse per Felicity. Non c’era davvero nessun’altra ragione per lo sguardo di disapprovazione che gli stava rivolgendo. Oliver bevve un sorso, e nonostante sapesse che l’avrebbe fatta infuriare di più, replicò con: “Non mi viene nulla in mente.”

Moira incrociò le braccia al petto. “Non importa. Non c’è bisogno che tu dica nulla. I tuoi bambini sono stati molto esaustivi.”

Una piccola testa fece capolino dalla porta. ‘Scusa, papà,’ fece segno Charlotte con la bocca. Daniel la tirò indietro.

Sua madre spostò lo sguardo verso la porta, ora vuota. “Che cosa è stato?”

“Cosa è stato, cosa?” I suoi bambini non potevano per una volta rimanere di sopra dove dovevano stare?

“Mmm, niente, pensavo di aver sentito…non importa. Torniamo a noi. Charlotte mi ha detto che sei andato a prendere del gelato con quella donna.”

La rabbia gli percorse le ossa al tono di freddo disprezzo della madre. “Non difenderò le mie azioni,” rispose con un tono glaciale.

“E’ una scandolosa creatura che non sarà mai accettata di nuovo in società, Oliver. La tua reputazione..”

Oliver si mise a ridere. “Pensate davvero che me ne importi qualcosa della mia immagine, dopo..?” Spostò lo sguardo verso la porta e vide due piccole teste che si nascosero velocemente. Si diresse verso di essa e la chiuse. Poi raggiunse la madre e parlò a bassa voce per evitare che i suoi bambini sentissero. “Pensate davvero che me ne importi qualcosa della mia reputazione dopo aver subito lo scandalo di una moglie che se n’è andata con il suo amante abbandonando i suoi bambini?”

L’unico crimine di Felicity era stato quello di aver donato il cuore ad un mascalzone. Eppure, una donna con il suo coraggio, fedeltà e forza sarebbe stata per sempre bandita dalla società mentre le madri senza ritegno incapaci di amare sarebbero per sempre state le benvenute.

Moira scosse la testa con commiserazione. “Capisco che tu ti sia sentito ferito dalle attività..di tua moglie.” Oliver strinse la mascella. Attività. Era questa ora la parola per descrivere il disonorare i voti nuziali e aprire le gambe per il primo venuto? “Ma devi pensare ai tuoi bambini. Lo scandalo è strettamente collegato a quella donna.” Moira rabbrividì come se il solo pensiero della sua promessa sposa la ripugnasse.

“Felicity,” disse in modo brusco.

La bocca di lei di spalancò in segno di sorpresa. “Come, scusami?”

“Il suo nome è Lady Felicity Smoak e non deve alla società nessun tipo di spiegazione.” Felicity era considerata una reietta mentre quel bastardo di Seldon era libero di andare dove gli pareva, senza subire nessuna conseguenza per la sua ignobile condotta. L’ingiustizia di tutto questo gli dava la nausea.

Moira si fece pallida e si portò una mano alla gola. “Oh bontà divina. Ci tieni a quella do..” Lui la fissò malamente. “Lady Felicity,” si ricordò saggiamente. Si portò le dita alla fronte. “Oliver,” iniziò lentamente con lo stesso tono che utilizzava con i suoi bambini. “Capisco che ti senti solo ma..”

“Questo non riguarda la solitudine. Lady Felicity ha più forza e coraggio di tutta la società messa insieme.”

“Oh, no. Oh, no. Oh, no.” Il mantra nervoso era un chiaro segnale che il controllo della donna stava per scoppiare.

Oliver ne ebba pietà. “Madre,” disse in modo calmo. “Apprezzo la vostra preoccupazione e l’amore che avete sempre mostrato per i miei figli. Ma non c’è niente di cui dobbiate preoccuparvi. Non farò decisioni incaute per quanto riguarda Lady Felicity. Sono stato razionale, logico e attento nel considerare le implicazioni di una relazione con lei.” E in ultimo era arrivato all’inevitabile conclusione che sarebbe stata una buona moglie. Ma sopratutto, la voleva. Voleva il suo sorriso, la sua risata e anche il modo orribile che aveva di suonare il pianoforte. Voleva tutto. “E’ sempre stata molto brava con i bambini.”

“Non dovrebbe proprio starci insieme ai tuoi bambini,” replicò la madre bruscamente.

Oliver rilasciò un sospiro. Ora che la giovane aveva acconsentito a diventare sua moglie, sarebbe stata vicino ai suoi bambini ogni giorno. “Felicity ha salvato vostra nipote, riportandola a casa quando si era persa.”

“Felicity? Siete già così in confidenza?”

“E una donna simile dovrebbe essere trattata con il più sommo rispetto.”

Gli occhi di sua madre si chiusero. Sembrò pregare silenziosamente e poi annuì. “La mia preoccupazione deriva solamente da..”

“Lo so,” la rassicurò. La donna si alzò sulle punte e lo baciò sulla guancia. “E’ tutto?” chiese lui in modo secco, sorseggiando il suo brandy.

Moira sembrò pensarci su per un attimo, come se volesse aggiungere qualcosa ma poi si arrese. “Si, credo che lo sia. Andremo in campagna tra due giorni e non volevo andarmene senza..” Immischiarmi nella tua vita, concluse mentalmente Oliver per lei. “Buon Natale, figlio mio,” disse la madre dolcemente.

Oliver inclinò la testa. “Auguro un piacevole Natale anche a voi, madre.” Lei sorrise e fece per andarsene..

“Madre?” La donna si voltò con uno sguardo interrogativo. “Mi sono dimenticato di menzionarvi una cosa.”

“Che cosa?”

Finì con un solo sorso il contenuto del bicchiere. “Ho fatto visita al Conte di Sinclair questa mattiina. Sposerò Lady Felicity.” Trattenne un sorriso. “Di nuovo, Buon Natale.”

   
 
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