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Autore: evelyn80    27/02/2015    0 recensioni
[Affari a quattro ruote]
[Liberamente ispirata a varie puntate delle stagioni 9, 10 e 11]
Evelyn possiede una dote straordinaria: è in grado di comunicare con la mente con tutti i mezzi di trasporto e principalmente con le auto. Questa sua capacità non passa certo inosservata e Mike le chiederà di unirsi a lui ed Edd nella loro "missione di recupero" di vecchie auto. Lei accetterà, non senza riserve, e non tarderà ad innamorarsi dello spilungone.
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo ispirato alla puntata n° 13 dell'undicesima stagione

DISCLAIMER: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo



Capitolo dodici

 

Prima di lasciare definitivamente l’Inghilterra e riprendere la sua vita da girovaga, Evelyn aveva deciso di assistere ad un evento molto particolare che si sarebbe tenuto di lì a pochi giorni, la prima domenica di Novembre: si trattava di una gara automobilistica cui potevano partecipare solo vetture costruite prima del 1905, la "Corsa delle Auto Veterane da Londra a Brighton". Era lunga solo una novantina di chilometri, ma le auto partecipanti erano talmente vecchie che alcune impiegavano addirittura otto ore per raggiungere il traguardo. La ragazza non aveva mai avuto l’occasione di incontrare così tante auto d’epoca tutte insieme, quindi aveva deciso di trattenersi fino alla conclusione della gara. Avrebbe preso il treno per Parigi il giorno successivo.

Quella mattina si era alzata di buon’ora ed aveva raggiunto il punto di avvio della gara che era ancora buio. Molti dei concorrenti erano già schierati sulla griglia di partenza: alcuni stavano facendo gli ultimi controlli meccanici, altri invece salutavano i parenti e gli amici che erano venuti a vederli. Evelyn si divertì molto ad osservarli da un punto defilato: in parecchi avevano indossato abiti d’epoca, degni dell’occasione e le loro auto spesso lanciavano commenti che di sicuro avrebbero fatto inorridire i loro proprietari. Molte di quelle frasi però risultarono incomprensibili persino alla ragazza, perché le vetture parlavano le loro rispettive lingue d’origine in voga più di cento anni prima, quindi con termini spesso obsoleti o modificati nel corso degli anni.

Alle otto la cerimonia di partenza ebbe inizio: i concorrenti strapparono la bandiera a mani nude – qualcuno usò perfino i denti – e le auto si misero in marcia, riempiendo l’aria con i rombi dei loro motori scoppiettanti e sputacchianti, accompagnate dal suono del classico clacson a trombetta.

Già pronta a cercare un passaggio da qualcuno per poter andare ad aspettare le auto al primo punto di sosta, posto ad una quindicina di chilometri di distanza, Evelyn fu molto sorpresa nel sentirsi chiamare da una voce che le risultò famigliare. Voltandosi in direzione del richiamo vide Drew, il furgone Mercedes giallo di proprietà di Paul Brackley, l’uomo che aveva tentato di sedurre per far ingelosire Edward e che per tutta risposta aveva cercato di violentarla. Per un istante ricordò come gli era apparso il meccanico nel momento in cui era giunto in suo soccorso: un angelo dai capelli pepe e sale, con sfolgoranti occhi castani, alto due metri e dalle mani grandi come badili. Scosse la testa per liberarsi da quel pensiero, ancora troppo doloroso per lei, e dedicò totalmente la sua attenzione al grosso autocarro, che stava continuando a chiamarla con voce concitata:

"Evelyn! Evelyn per fortuna ci sei tu! E’ tutta la notte che mi sgolo, ma nessuno riesce a sentirmi!"

"Ciao Drew, come mai tutta questa urgenza? Cosa sta succedendo?" gli rispose, avvicinandosi a lui e cominciando vagamente a preoccuparsi.

"Si tratta di Paul! E’ impazzito!"

Quella parola le fece correre un brivido lungo la schiena:

"In che senso, scusa?"

"Nel senso che ha perso la testa! Vuole uccidere Edd! Ha detto che vuole vendicarsi per come lo ha trattato! Ha preso un fucile ed è andato a nascondersi lungo il percorso, ma non so dove, perché nel suo blaterare non ha mai detto niente in proposito! Mi ha lasciato qui stanotte intorno alle due ed è partito a piedi! Aveva uno sguardo… oh avresti dovuto vederlo! Ho cominciato subito a gridare ed a chiedere aiuto, ma a quanto pare non c’è nessun risonante nel raggio di miglia! A parte te, ovviamente! Che fortuna che ti ho trovato!"

Evelyn aveva ascoltato a malapena il resto della confusa spiegazione. La sua attenzione si era focalizzata su tre sole parole: "Vuole uccidere Edd". Aveva voltato lo sguardo a destra ed a sinistra, alla disperata ricerca di un poliziotto ma, come aveva già notato in precedenza nel corso della sua vita, non ce n’era mai uno a disposizione quando se ne aveva veramente bisogno. Accantonò quindi l’idea di ricorrere all’ordine costituito e cominciò a riflettere più attentamente sulle parole del furgone.

"Allora anche Edd e Mike stanno partecipando alla gara? Non ne avevo assolutamente idea! Ho gironzolato un po’ fra le auto prima della partenza, ma non li ho visti!"

Si guardò ancora per un attimo intorno, poi si decise: avrebbe fatto tutto da sola!

"Aiutami Drew! Ho bisogno che tu mi faccia da catalizzatore! Devo riuscire a parlare con tutte le automobili presenti sul tracciato della corsa!"

Appoggiò le mani sul cofano dell’autocarro, espanse la sua coscienza al massimo, fondendola con quella dell’automezzo e si mise a gridare più che poteva con la voce della mente:

"Amiche ed amici miei! Ho bisogno del vostro aiuto!"

Percepì molte essenze soffermarsi ad ascoltarla ed incoraggiata dal risultato continuò:

"Sto cercando un uomo! Quest’uomo, per la precisione!" ed inviò l’immagine mentale di Paul. Ricordava fin troppo bene il volto di quel bastardo, i suoi lineamenti contorti dalla rabbia mentre aveva tentato di violarla. "E’ armato e pericoloso! Vuole uccidere uno dei concorrenti della gara delle Auto Veterane: Edd China! Ha con se un fucile e si è nascosto lungo un tratto del percorso, ma non so dove! Vi prego, aiutatemi a trovarlo, prima che possa compiere quello che si è prefissato!"

Le giunsero diversi mormorii di assenso; a quel punto, esausta, interruppe la connessione e si accasciò per un attimo contro il furgone, per riprendere fiato.

"Ora devo assolutamente trovare l’auto di Edd e Mike…" pensò, più per se stessa che a beneficio di altre coscienze e, per questo, fu sorpresa di sentirsi rispondere da una vocina sottile che parlava un misto di italiano e francese:

"C’est moi! Sono io la voiture de Edward e Michel!"

Evelyn alzò lo sguardo, come se sperasse di vederla, ma ovviamente la vecchia automobile era già lungo il percorso.

"Je m’appelle Geneviève. Sono una Darraq. I due hommes sono avec moi!"

"Geneviève! Ti chiedo cortesemente allora di tenere bene gli occhi aperti! Ricordi la faccia dell’uomo che sto cercando?"

"Oil! La ricordo très bien!"

Evelyn notò appena lo strano modo di annuire dell’auto: era talmente vecchia che usava ancora la lingua d’Oil:

"Non appena lo vedrai, accelera più che puoi! Vuole sparare ad Edward!"

"Farò quel che potrò…"

Cercando ancora di raccogliere le idee, la ragazza si raddrizzò: doveva incamminarsi anche lei lungo il percorso, per rimanere il più vicino possibile all’uomo che, nonostante tutto quello che era successo, amava ancora. A piedi sarebbe stata un’impresa improba: non sarebbe mai riuscita a tenere il passo delle vetture. Non poteva certo rubare un’auto, ne chiedere un passaggio a qualcuno: avrebbe rischiato di mettere in pericolo altre vite e di rimanere imbottigliata nel traffico. Aveva bisogno di un mezzo più agile ma, purtroppo per lei, non aveva mai imparato ad andare in motorino. L’unica alternativa che le rimaneva era quella di usare una bici. Certo, avrebbe dovuto faticare come Bartali sul Passo dello Stelvio, ma avrebbe fatto quello ed altro, pur di salvare il meccanico.

"Devo andare Drew! Tu continua a chiedere aiuto! Può darsi che ci sia anche qualcun altro come me, nelle vicinanze" si congedò dal furgone, cominciando già ad incamminarsi.

"Stai attenta Evelyn! Paul è pericoloso!"

La ragazza si fermò e si voltò a guardarlo: sarebbe stata l’ultima volta che lo avrebbe visto.

"Lo so, amico mio, ma non posso permettergli di uccidere Edd. Addio, Drew!" e tornando a voltargli le spalle, spiccò una corsa, alla ricerca di una bicicletta.

Ne trovò una poco distante: un vecchio modello cui nessuno si era premurato di mettere catena e lucchetto. Senza tanti complimenti Evelyn la afferrò per il manubrio e saltò in sella.

"Eh?!"

"Scusa per la rudezza, ma ho bisogno di te!"

"Ma…"

"Non preoccuparti, ti restituirò!"

Si mise a pedalare come mai aveva fatto prima di allora, spingendo con forza sulle pedivelle, come se fosse stata allo sprint finale della Milano-Sanremo. La prima parte del percorso era pianeggiante e riuscì ad affrontarla abbastanza bene. Quando raggiunse il primo punto di sosta le auto erano appena ripartite. Si fermò per soli cinque minuti, il tempo necessario per riprendere un po’ di fiato e per avere un resoconto dalle auto sul percorso: al momento, nessuna aveva ancora individuato Paul. L’uomo sembrava svanito nel nulla.

Dopo aver bevuto un sorso d’acqua Evelyn riprese il suo percorso: ondeggiando sulla sella spinse il suo cuore al limite dei battiti. Dopo qualche chilometro arrivò finalmente in vista delle auto nelle ultime posizioni. Ogni volta che ne superava una, chiamava il nome della Darraq, nella speranza di aver finalmente trovato la vettura che cercava; speranza che ogni volta veniva disattesa.

Fu solo dopo un’altra ora di folle corsa che giunse in vista di Geneviève: Edd e Mike avevano ingaggiato una sorta di gara al sorpasso con una vecchia Peugeot. La ragazza tentò disperatamente di raggiungerla, ma ormai la stanchezza stava cominciando a farsi sentire: l’accumulo di acido lattico nei muscoli delle gambe stava diventando intollerabile, così fu costretta a fermarsi, con un moto di rabbia e frustrazione.

"EDD!" gridò con tutto il fiato che aveva in gola, per farsi sentire; ma il frastuono dei due motori vanificò il suo tentativo e lei non poté fare altro che osservare mestamente le due auto mentre si allontanavano sempre più.

"Ancora nulla Geneviève?"

"No… Non ho visto rien…"

Con il cuore che le batteva in gola a mille all’ora Evelyn, suo malgrado, fu costretta a fare una sosta di quindici minuti: troppi per i suoi gusti, ma si rendeva perfettamente conto che non avrebbe potuto continuare in quelle condizioni. Rischiava seriamente di farsi prendere un infarto.

Nonostante fosse stato il suo primo pensiero prima di partire lungo il tracciato, in seguito non pensò più alla possibilità di informare la polizia della presenza di uno squilibrato lungo il tragitto. Se glielo avessero chiesto, neanche lei avrebbe saputo spiegarsi il perché: semplicemente, le era passato di mente; o forse lo stava prendendo come un fatto personale. Era stato Edd a salvarla da Paul ed ora toccava a lei ricambiare il favore.

Quando si sentì pronta riprese a pedalare, ma questa volta mantenne un ritmo più blando: sapeva che le auto avrebbero dovuto fermarsi per un’altra sosta e contava di raggiungerle proprio in quel frangente. Sapeva anche che tutte le macchine che avevano risposto al suo appello stavano ancora continuando a cercare Paul: se qualcuna di loro lo avesse trovato, sarebbe stata avvertita di sicuro.

Con quell’atteggiamento riuscì ad affrontare al meglio la parte successiva del percorso: raggiunse e superò il punto di ristoro senza fermarsi. Colse di sfuggita la vaga immagine del meccanico e del commerciante: anche loro avevano seguito l’esempio di molti e si erano vestiti con abiti d’epoca. Sembravano quasi Sherlock Holmes ed il Dottor Watson. Il paragone la fece sorridere, mentre continuava ad arrancare lungo il tragitto.

Erano ormai le due e mezza quando arrivò al punto più difficile del percorso: una salita di sei chilometri che precedeva il traguardo, posto ad un’altra decina di chilometri di distanza.

A quel punto Evelyn fu costretta a smontare dalla bici ed a proseguire a piedi, sospingendola per il manubrio. Il cielo si era rannuvolato e la temperatura era scesa di parecchi gradi all’improvviso. Il fiato le si condensava in piccole nuvolette davanti al viso, mentre sbuffava come un mantice per la fatica.

Le vetture cominciarono a superarla di nuovo e la sua preoccupazione crebbe a livelli esponenziali: era quasi arrivata alla fine del tracciato e di Paul ancora nessuna traccia. Possibile che nessuno l’avesse ancora trovato? Che Drew si fosse sbagliato? Sarebbe stato troppo bello per essere vero… Ed allora perché nessuna delle auto lo aveva ancora visto?

Quasi alla fine della salita fu raggiunta pure da Geneviève: la vecchia macchina la chiamò a distanza e lei si volse a guardarla. Anche la Darraq stava arrancando lungo la salita, proprio come lei: Mike era sceso per alleggerire il peso e stava procedendo a passo spedito al fianco dell’auto. Non si poteva certamente definire un uomo "in forma" e quasi subito perse terreno, venendo distaccato di qualche metro.

Nonostante l’espediente Geneviève continuò comunque a perdere giri. Per evitare che il motore si spegnesse anche Edd fu costretto a scendere: lui stesso percorse diversi metri al fianco dell’auto, con la mano sinistra a reggere il volante e la destra a premere l’acceleratore, con il mantello verde scuro a svolazzargli alle spalle come se fosse stato un super eroe.

Evelyn non riuscì a fare a meno di fermarsi per un attimo, guardandolo mentre gli sfilava accanto: il ciuffo di capelli bianchi che gli sfuggiva da sotto il berretto, lo sguardo concentrato dritto davanti a se, il resto del lunghissimo corpo semi-nascosto dalla Darraq. Un tenero sorriso le comparve sul volto ma l’urlo di Geneviève glielo smorzò:

"C’est la, c’est la! L’ho visto!"

Per una frazione di secondo la mente della ragazza fu invasa dalla visione di Paul, appostato nel bosco alla sua sinistra, con il fucile imbracciato puntato in direzione di Edd. Consapevole che era solo questione di attimi, lasciò andare la bicicletta – che cadde con un lamento sul ciglio della strada – e si lanciò più velocemente che poté verso la Darraq, sulla quale il meccanico aveva appena ripreso posto sul sedile del guidatore.

"Attento Edd!" gridò mentre con l’ultimo briciolo di energia che gli rimaneva saltava a bordo della vecchia auto. Il meccanico si voltò a guardarla stupito proprio mentre lei si ergeva come una barriera, facendogli da scudo con il suo corpo, frapponendosi tra lui e Paul.

"Evelyn?!" mormorò sorpreso, ma non riuscì ad aggiungere altro: l’aria fu squarciata dal forte rimbombo di un colpo d’arma da fuoco di grosso calibro.

Tutto avvenne nel giro di pochi istanti ma il tempo, ad Evelyn, parve dilatarsi a dismisura, come se qualcuno stesse giocando con la lancetta dei secondi dell’orologio della vita, rendendo ogni scatto lungo un’eternità.

Avvertì un colpo sotto la spalla, come se un pugno l’avesse colpita con violenza alla schiena, all’altezza del polmone destro. Il suo corpo fu proiettato in avanti e, se le sue mani non fossero state aggrappate saldamente al parabrezza ed al sedile della Darraq, avrebbe sicuramente sbattuto contro Edward, con una violenza tale da sbalzarlo giù dal suo posto.

Non provò dolore. Solo un’intensa sensazione di freddo, che rapidamente si propagò dal punto di impatto del proiettile a tutto il resto del suo corpo.

Il motore di Geneviève sussultò per un’ultima volta, poi si spense. Alcuni giudici di gara erano accorsi sul posto e già qualcuno si era inoltrato tra la vegetazione alla ricerca dell’attentatore; ma tutto questo, per la ragazza, era solo come un rumore di sottofondo.

Si raddrizzò lentamente, avvertendo il calore del sangue che cominciava a sgorgare dalla ferita, guardando Edward che la stava ancora fissando ad occhi sgranati:

"Evelyn?! Non pensavo tu fossi ancora in Inghilterra! Ma… cosa sta succedendo?!"

Prese fiato per rispondergli ed il dolore arrivò: intenso, profondo, allucinante.

"Paul è impazzito" parlò lentamente: "Voleva ucciderti."

"E’ stato lui a sparare?" e mentre lo chiedeva, lo vide uscire dal boschetto, trascinato da diversi uomini che l’avevano reso all’impotenza.

"Si… ma non ti ha colpito, per fortuna."

Un altro respiro, un’altra stilettata di dolore. Ma il suo viso non dette alcun cenno di sofferenza. Continuò a guardare il meccanico ed a sorridergli dolcemente. Allungò la mano sinistra, a sfiorargli leggermente il viso. Per un attimo, le parve di avere tutti e cinque i sensi acuiti alla massima potenza: vedeva chiaramente ogni poro della sua pelle, ogni pelo delle sue lunghe basette, ogni piccola ruga sul suo viso; udiva perfettamente il rumore di ogni suo singolo respiro; percepiva il lieve odore muschiato del suo dopobarba; i polpastrelli captavano ogni singola asperità del suo volto. Poi gli esplose in bocca il gusto ferroso del sangue. Consapevole che non le rimaneva più molto tempo, cosciente che la vita le stava sfuggendo di mano scorrendo via come sabbia tra le dita, ma certa di avere fatto la cosa giusta nel donare la sua stessa essenza per salvare quella dell’unico uomo che aveva veramente amato, trasse un altro respiro dolorosissimo, mormorando:

"Ora…ora devo proprio andare… Addio Edd…"

Alle sue spalle giunse l’imprecazione soffocata di Mike che aveva appena raggiunto l’auto ferma:

"Oh Cristo Santo! Chiamate un’ambulanza, presto!" ma la ragazza non gli prestò la minima attenzione. Retrocesse lentamente per scendere dalla vettura, poi si voltò altrettanto lentamente, dando la schiena al meccanico. Solo allora quello si rese conto di cosa era realmente accaduto.

Fino a quel momento aveva creduto che lo sparo di Paul fosse andato a vuoto, ma quando vide la parte destra della schiena di Evelyn fradicia di sangue, capì che il suo ex amico non aveva mancato il bersaglio e che, se non fosse stato per lei, adesso lui avrebbe avuto una pallottola nel petto e sarebbe quasi sicuramente morto rantolando sull’asfalto.

"Oh mio Dio, no… Evelyn, no…" sussurrò, incapace di qualsiasi movimento, continuando semplicemente a fissarla mentre si allontanava lentamente lungo la discesa.

La vide passare accanto ad un Mike letteralmente sconvolto, al quale rivolse un piccolo cenno di saluto con la mano sinistra. La vide raggiungere la bicicletta abbandonata e chinarsi come se avesse voluto raccoglierla. Ma a quel punto le sue ginocchia cedettero e finì lunga distesa lungo il ciglio della strada, con il viso affondato tra le foglie marce.

In quel momento lui ritrovò il controllo delle sue lunghe membra, si slanciò giù dalla Darraq e la raggiunse, accasciandosi in ginocchio accanto a lei e sollevandola tra le braccia, il berretto che rotolava a terra, poco lontano.

"Evelyn… perché… perché!"

Lei aprì lentamente gli occhi e prese un lungo respiro, la bocca contorta per il dolore. Lo guardò per un attimo, contemplando un ricciolo ribelle di capelli bianchi che gli solleticava la fronte mosso dalla brezza e la smorfia si trasformò in un lieve sorriso:

"Non è buffo il destino, Edd?… Questa storia finisce… così com’è cominciata: con te… che mi tieni tra le braccia… Ti ricordi quando sono svenuta… a Birmingham?… Allora, anche se non avevo ancora… imparato ad amarti… avevo già capito che eri un uomo speciale… Ora so di non essermi sbagliata…"

Lui scosse la testa, continuando a mormorare "perché", come se quella fosse rimasta l’unica parola del suo vocabolario; come se ripeterla all’infinito avesse potuto dare una risposta logica all’incubo che stava vivendo.

Molti dei presenti si fecero loro intorno ed anche questa volta fu Mike a chiedere spazio, mentre nel contempo continuava ad invocare l’arrivo dei soccorsi.

"Devo veramente andare, Edward…"

"No… no…" prese a sussurrare il meccanico, con gli angoli della bocca piegati all’ingiù e gli occhi che si andavano riempiendo di lacrime.

"Mi stanno chiamando tutte… sono venute a prendermi… Le senti?"

La mano sinistra di Evelyn cercò debolmente quella di Edd, che la strinse convulsamente. Non appena lo fece, la sua mente fu inondata da miriadi di voci sussurranti, tutte che chiamavano la ragazza.

"Cosa… chi sono…?"

Ma la ragazza non gli rispose, o meglio non lo fece con la voce:

"Addio, Edward…" gli mormorò nella mente, per poi giacere inerte tra le sue braccia, gli occhi rivolti al cielo, un lieve sorriso che gli aleggiava ancora sulle labbra pallide.

"Fate largo! Fate largo! E’ arrivata l’ambulanza!" sbraitò Mike, ma Edd lo sentì a malapena. Alzò il viso verso il cielo, lasciando che le prime gocce di pioggia che avevano preso a cadere si mescolassero con le sue lacrime, poi gridò.


Spazio autrice: Buongiorno a tutti! Siamo arrivati alla fine di questa storia, anche se in realtà proprio finita non è, visto che manca ancora l'epilogo, in cui vi aspetta una sorpresa. Spero di non aver deluso nessuno con questo finale un po' tragico, specialmente la mia carissima LaPoetastra, che è tanto gentile da commentare e che ringrazio infinitamente.
Oggi pubblicherò anche l'epilogo, così non lascerò nessuno col fiato sospeso. Spero che, almeno alla fine, ci sia anche qualcun altro che vuole dirmi cosa ha pensato di questa storia, nel bene o nel male.
Bacioni!
Evelyn

  
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