You're my end and my beginning
« Cause all of me
Loves
all of you
Love
your curves and all your edges
All
your perfect imperfections
Give
your all to me
I'll
give my all to you. »
Ventesimo
capitolo
Non
odiava suo padre e
nemmeno sua sorella, aveva bisogno di spazio e silenzio per riflettere;
non che
al parco fosse tranquillo, però poteva tenere i piedi sulla
tavola e chiudersi
in quella bolla di concentrazione. Non voleva affrontare gli sguardi di
Yaser e
i “Ci hai pensato?”,
la risposta era
sempre uno stringersi nelle spalle e bofonchiare di avere sonno, di
doverci
pensare meglio e di avere ancora tempo.
Sapeva
però che di
tempo non ce n’era quasi più, che era una
decisione su cui non doveva ragionare
troppo, era un treno da prendere e non farselo sfuggire, era tutto
quello che
aveva sempre sognato e quello per cui stava combattendo da anni. Era la
promessa che aveva fatto alla madre di fronte alla tomba e, se anche
aveva
trovato un motivo per restare, non poteva essere forte quanto il motivo
per cui
voleva partire.
Doveva
vincere quella
coppa per lei, farle vedere che ce l’aveva fatta ed era
merito suo, lei che
l’aveva sempre spinto a rialzarsi e non aver paura di cadere.
Non c’erano
seconde opzioni, lo sapeva bene, doveva partire e afferrare il sogno.
Louis
gli era saltato
al collo non appena gli aveva riferito di quella notizia, una delle
poche
dimostrazioni d’affetto tra loro, e aveva poi cercato di
tornare quello di
sempre con una pacca contro la spalla e “Vedi
di non dimenticarti di me, Malik”. Non
c’era stato bisogno di altro per
mettere le cose in chiaro tra loro, non ne avevano bisogno, si erano
sempre
capiti al primo sguardo, le parole erano qualcosa di superfluo, e
allora si era
lasciato distrarre, aveva ascoltato i suoi discorsi sulla ragazza che
il padre
gli aveva trovato nel letto e aveva riso fino alle lacrime; non poteva
permettersi di essere triste, c’era ancora tempo.
Il
problema non era
Louis, non era mai stato lui, ma tutt’altra persona gli
impediva di essere
davvero felice per quella partenza, come lo sarebbe stato solo un mese
prima. Aveva
conosciuto un ragazzo - un uomo, visti i suoi anni - e non era riuscito
a
tenersi lontano da lui, era più una vittoria personale il
riuscire a conquistarlo;
diamine, un uomo ben formato e che sarebbe caduto ai piedi di un
ragazzino era
una grande impresa. Si era rivelato impossibile riuscire a superare
quelle
barriere che aveva eretto per proteggersi, Louis la definiva una
“missione suicida”
e “sarà la tua rovina,
Malik” -
ricordandogli continuamente che avrebbe perso più di un paio
di occhiali da
sole -, ma lui non voleva arrendersi, non quando poteva avere
quell’uomo così
borioso e pieno di sé. Gli avrebbe mostrato che nessuno,
nemmeno lui, poteva essere
immune al suo fascino; poi si divertiva a guardare il suo viso
accendersi di
rabbia, come si innervosiva non appena lo riconosceva e come lo
spingeva per
cacciarlo. Era tenero e buffo, era attraente e nascondeva qualcosa di
meraviglioso dietro quella corazza.
Era
bastato gliene
facesse intravedere una piccola parte per farlo cadere in quella
trappola, per
fargli desiderare di più e spingerlo a conoscere meglio la
sua storia, quel che
celava dietro quegli occhi spenti e stanchi. Era solo molto curioso e
gli
piaceva passare del tempo con lui e con quella bambina - “Aileen è proprio un nome da principessa”,
le aveva detto il primo
giorno in cui si erano conosciuti -, sapeva che gli avrebbero cambiato
la vita
per sempre.
E
poi improvvisamente
Liam gli aveva raccontato ogni cosa, aveva sputato fuori quello che
teneva
chiuso da chissà quanto tempo e come poteva evitare di
cadere? Come poteva
restare impassibile di fronte ai suoi occhi lucidi, a tutto il suo
dolore e l’ostinazione
con cui si incolpava di cose passate? Ora non sapeva più se
era stato il suo
essere così fragile ad averlo conquistato, o se doveva
cercare la causa in quel
sorriso luminoso che gli rivolgeva l’attimo dopo.
Però era certo di essersi
innamorato, era totalmente perso per lui, per ogni dettaglio suo e di
quella
bambina troppo dolce.
Era
sicuramente quello
il motivo per cui non riusciva ad alzarsi da quel letto, per cui non
aveva
risposto al messaggio del padre - «Tra quanto torni? Dobbiamo
caricare le
ultime cose e mi avevi promesso il tuo aiuto» - e stava
sfiorando il viso del
maggiore con la punta delle dita. Lo stava tenendo ancora stretto e non
credeva
di avere la forza di allentare quel braccio che lo bloccava contro il
suo petto
caldo; non poteva essere così crudele da obbligarlo a essere
forte, a liberarsi
da lui per andare via. Era quindi rimasto con le dita strette alla sua
camicia,
le gambe intrecciate alle sue e il viso nascosto contro il suo collo,
respirando il suo odore e memorizzandolo, trattenendo le lacrime ma
bagnandogli
la camicia.
C’era
quel brutto odore
di alcool e vomito - l’aveva obbligato a non cambiarsi la
sera prima, non
voleva perdere quei minuti preziosi - ma non era ancora qualcosa di
sufficiente
a farlo staccare da lui, a farlo liberare di quella stretta e alzarsi
dal suo
letto, uscire da quella casa e non tornarci più. Forse
avrebbe dovuto
parlargliene, informarlo del tempo che scorreva veloce e impetuoso, ma
era
stato lui a ripetergli di inseguire i suoi sogni, di prendere quella
dannatissima coppa e vincere per se stesso. Non pensava però
sarebbe stato così
difficile, sia il tenere quel segreto che la partenza.
Si
sentiva un disperato
mentre stava aggrappato alle sue spalle e deglutiva per cacciare il
pianto
esplosivo; non poteva prendersi il lusso di svegliarlo, non sarebbe
riuscito a
parlare e si sarebbero fatti ancora più male. Come poteva
dirgli addio? E come
poteva non dirglielo? Qualsiasi scelta sarebbe stata dolorosa, una
pugnalata
nel cuore, ma forse in quel modo, se a soffrire fosse stato solo lui,
avrebbe
fatto meno male. No, non avrebbe retto al dolore nei suoi occhi.
Proprio
per quel motivo
prese un respiro, portò una mano dietro la schiena e strinse
le dita attorno al
suo polso, scaricando la tensione con i denti sul labbro inferiore
mentre gli
spostava il braccio e si liberava da lui. Non riuscì a
resistere dallo
sporgersi verso di lui, premere le labbra contro la sua fronte e
bisbigliare: -
Sii felice, Lee.-, vedendo le sue labbra piegarsi in un sorriso e
rendendo
troppo difficile il restare lì fermo.
Fece
tutto nel minor
tempo possibile, lasciò la maglia piegata sul letto e
cercò di indossare i
propri vestiti con le mani che non avevano smesso di tremare. Si
lasciò quella
camera alle spalle proprio mentre lo sentiva ripetere il proprio nome,
strofinò
i palmi contro le palpebre e cancellò le ultime tracce di
pianto, recuperando
lo zaino e lo skate.
Non
uscì immediatamente
da quella casa, aveva un’altra cosa importante da fare e che
lo guidò fino alla
stanza della bambina, per poi recuperare un vecchio peluche dallo zaino
e
lasciarlo tra le sue braccia, spostandole i capelli dietro
l’orecchio e
correndo quasi verso la porta, lontano da loro.
Aveva
percorso
semplicemente il corridoio, raggiunto l’ingresso e poggiato
la mano sulla
manopola d’ottone, quando aveva sentito dei passi leggeri e
una serie di
domande - “Dove stai andando?”
“Cos’è questo?”
- pronunciate da una voce
infantile e assonnata.
-
Non dovresti dormire,
principessa?- le chiese con un tono allegro, cercando di non mostrarle
la
tristezza e nascondendola dietro un sorriso vispo. Stava osservando in
silenzio
come le sue braccia sottili stessero strette attorno a
quell’orsacchiotto di
peluche, una serie di ricordi che lo riempivano di nostalgia, e la vide
fare
dei piccoli passi verso di lui mentre bisbigliava: - Non è
il mio compleanno
oggi e Lili dice che si fanno solo per quello.. o se parti per tanto
tempo.
Stai andando via, Zee?-
Chiuse
per qualche
secondo gli occhi, gli serviva per prendere coraggio e affrontare
quella
discussione, prima di piegarsi sulle ginocchia e invitarla con un gesto
a
raggiungerlo, appoggiando una mano sulla sua spalla e sussurrando: -
Devo dirti
una cosa importante.-
Solo
al suo cenno
d’assenso, a come stringeva il peluche al petto, si decise a
riprendere il
discorso, a premere le dita contro la sua spalla e tenere gli occhi
fissi nei
suoi mentre spiegava: - Sei importante, Aileen. Per me, per Lili e per
tante
altre persone. Non lasciare che nessuno ti dica il contrario o che ti
faccia
sentire diversa, tu sei speciale.-
-
Diventerai
bellissima, proprio come tua mamma. E so che Lili non ti ha mai fatto
vedere
sue fotografie, vuole tenerle nascoste solo per lui, tu chiedigli di
mostrartele e guarda bene quel che vuoi essere, chi vuoi essere. Ti
sentirai
sola, lei ti mancherà tanto, però lei
è con te, lei può ascoltarti e non
lascerà mai il tuo fianco. Questo pupazzo me l’ha
regalato la mia, proprio
quando avevo la tua età, e lo tenevo sempre stretto in quei
momenti, mi aiutava
a sentirla vicino.-
Non
riuscì a trattenere
il sorriso intenerito, assieme ad una lacrima, al suo “Non serve a te, Zee?” e scosse
il capo, spostando una mano tra i
suoi capelli e bisbigliando: - Io sono diventato più forte e
non ne ho più
bisogno, ora serve a te.-, come se fosse un segreto solo loro.
Strizzò persino
un occhio per mantenere quel tono scherzoso e vide la sua fronte
corrugata in
un’espressione pensierosa, mentre stringeva il peluche e
chiedeva: - Ma poi
torni a prenderlo, Zee?-
-
Non devi aspettarmi,
altrimenti non riesci a apprezzare il tuo viaggio.- sussurrò
dopo qualche
minuto di silenzio, più per cercare le parole giuste che per
trattenere il
pianto. - Però tornerò, sì.
Tornerò, piccola principessa. E ti abbraccerò
forte
proprio come ora.- concluse con una certa fretta, attirandola tra le
proprie
braccia e chiudendo gli occhi per non lasciarsi prendere dalle emozioni.
Gli
sembrò che il
sangue fosse gelato nelle vene, non appena la sentì
mugugnare “E Lili?”,
premendo il viso contro la sua
spalla per non scoppiare a piangere ai suoi continui “Lili non vuoi salutarlo?”,
“Perché
non parli con Lili?” e “Avete
litigato? Per questo scappi?”
-
Non sto scappando.-
borbottò con una smorfia, allontanandosi da lei e vedendo le
sue braccia
incrociate e la sua smorfia infantile, come a chiedergli se ne fosse
davvero
sicuro. - È complicato, Lee lo capirà, sono cose
da adulti.-
Ignorò
il suo sbuffo,
quel suo giudicarlo con una sola occhiata, e appoggiò
entrambi i palmi sulle
sue spalle, sussurrando con un tono serio: - Devi promettermi una cosa,
è un
compito importante e difficile.-
Solo
dopo due minuti di
silenzio e indecisione la piccola si decise ad annuire e “Promesso”, detto col suo tono
leggero e frizzante. Tenne gli occhi
fissi nei suoi, come a rendere chiara la serietà di quella
promessa, e mormorò:
- Devi promettere che renderai Lili felice.-
-
Sei bravo tu, Zee.
Perché non lo rendi felice tu?- la sentì chiedere
con un tono acuto e
spaventato, facendogli scuotere il capo e ripetere: - Io ho un impegno
importante che mi terrà via per un po’ di tempo,
tu sei l’unica che può farlo.-
-
Aileen.- ripeté il
suo nome nel vederla ancora sconvolta per quell’informazione,
come ripeteva
continuamente di non poterlo fare e di restare con loro, non andare via
e non
lasciarli soli. - Lili.. il nostro Lili è proprio come il
mio baba, sembrano
forti e noi pensiamo siano eroi, crediamo che niente riesca a
distruggerli.
Invece sono tanto fragili anche loro, sono come noi e il nostro compito
è star
loro vicino e farli ridere, farli ridere tanto per cacciare via la
tristezza.
Mi prometti che lo farai? Anche per poco, Aileen, fallo sorridere. Non
è
bellissimo quando sorride? Non vuoi vedere il tuo Lili felice?-
-
Tu non andare via.-
la sentì ripetere con fare testardo, impuntandosi su quel
concetto e ripetendo:
- Se tu non vai via, lui è felice.-
-
È importante che io
vada in questo posto.- cercò di spiegare alla piccola,
stringendo le dita
attorno a una zampa dell’orsacchiotto con un sorriso triste.
- Lili mi ha detto
di andare, perché lui vuole che io sia felice e questa cosa
mi renderebbe
davvero felice. Anche se mi fa male separarmi da voi.-
Lei
ignorò tutto
quanto, indicando solamente il pupazzo e ripetendo con gli occhi
lucidi: -
Torni a prenderlo, Zee?-, ottenendo un cenno d’assenso del
ragazzino e “Te lo prometto,
ritornerò da voi”. La
abbracciò dopo quell’ultima frase, premendo
ripetuti baci tra i suoi capelli
assieme a promesse di un ritorno, aggiungendo di non piangere
perché “una principessa
deve essere forte”, e
poi lasciò un ultimo bacio contro la sua guancia, un invito
a tornare a
riposare e si chiuse la porta alle spalle con lo skate stretto sotto il
braccio.
Aveva
aiutato il padre
con gli ultimi scatoloni, quelli pieni di arnesi della cucina e che
aveva
caricato sul camion, e si era nascosto dietro casa per fumare una
sigaretta
prima della partenza, aveva cercato di scacciare quella sensazione di
vuoto che
gli opprimeva il petto e di non pensare a Liam, al fatto che di
lì a poco si
sarebbe svegliato e sarebbe stato solo. Sperava solo di non essere
odiato per
la mancanza di coraggio nel dirgli addio, di essere in un certo senso
capito
dal maggiore.
Safaa
stava correndo
per il giardino, stava rincorrendo qualche farfalla e cadeva
puntualmente sulle
ginocchia, mentre lui stava a braccia conserte ad ascoltare la
parlantina
sciolta di Louis, come stava analizzando con calma e con troppi
particolari la
piccola gita in famiglia del giorno precedente. Suo padre stava
sistemando le
ultime cose in macchina, controllando che ci fosse tutto e cercando di
chiamare
a sé i figli; Zayn voleva andarsene e Louis non faceva altro
che parlare di
cose futili, quando lui voleva solo spingerlo via e nascondersi da
qualche
altra parte. Lontanissimo da Brooklyn e anche dalla California, lontano
da Liam
e da quelle decisioni faticose.
-
Dammi solo questo
abbraccio e facciamola finita, Lou!- gridò nel momento in
cui perse la
pazienza, indicando alle proprie spalle la bambina che veniva caricata
in
macchina tra i lamenti e “Stavo per
prenderla, baba!”. - Si fa così per
evitare il dolore, uno strappo veloce e
passa.- aggiunse con quel suo tipico stringersi nelle spalle, come se
non gli
facesse alcuna differenza quell’ultimo abbraccio o il
pensiero di non poter
averlo accanto.
Strizzò
gli occhi non
appena si trovò tra le sue braccia, appoggiando la fronte
contro la sua spalla
e scosse il capo con una risata lieve nel sentirlo borbottare: - Non
divertirti
senza di me, Malik.-
-
Non dire stronzate,
Lou.- mormorò con l’accenno di un sorriso,
spingendo un pugno contro la sua
spalla e aggiungendo: - Sei l’unico con cui condivido il
divertimento, in
California diventerò un alunno modello senza la tua
influenza!-
-
Ci conto.- ribatté
immediatamente il ragazzo con gli occhi azzurri, lasciando che le sue
parole si
riempissero di mille significati mentre mormorava: - Rendimi fiero,
Zayn Malik.
Fai vedere a tutti di che pasta sei fatto e che ti ho insegnato.-
-
Testa alta e affronta
i tuoi nemici.- ripeterono assieme con lo stesso identico sorriso,
scambiandosi
un ultimo abbraccio e “Non
dimenticarti
di me”.
Si
stava dirigendo a
passo svelto verso la macchina quando Louis gli aveva stretto il
braccio,
l’aveva coinvolto in un ennesimo abbraccio e aveva sussurrato
contro
l’orecchio: - Sta arrivando Liam, aspetta ancora per poco.-
Si
era allontanato con
uno scatto da lui, come se si fosse bruciato a quelle parole, e aveva
scosso la
testa con un groppo improvviso nella gola, mentre cercava di
allontanarsi e
ripetere come in una cantilena: - Non voglio vederlo.-
-
Zay.- lo richiamò
l’altro con un tono dolce, come se stesse parlando a un
bambino e non a un suo
coetaneo. - Ti conosco così bene da sapere che lo vuoi anche
tu, che ti
pentirai di non averlo salutato non appena metterai piede in macchina.
E devi
affrontare il nemico, non è quello che ti ha insegnato
Tommo?-
Non
riuscì a trattenere
il “Fottiti, Louis”
e “Sei uno stronzo”,
per poi incidere le
unghie nei palmi e guardare a terra mentre sussurrava: - Ti voglio
bene.-
Sentì
la pacca contro
la spalla e il “Con una buona dose
di
coraggio riesci ad affrontare le cose più difficili”,
per poi ascoltare i
suoi passi che si allontanavano, come raggiungeva la macchina e
“Allora, Yas, deciso tutto? Sei
pronta per
partire all’avventura, Saf?”.
Non
passò molto prima
di vedere la sua figura avvicinarsi, le dita che passava
insistentemente tra i
capelli e la maglietta che aderiva in modo perfetto ai muscoli delle
spalle, ma
decise di puntare gli occhi sui propri piedi per non doverlo affrontare
così
presto. Cercava di pensare a quel che avrebbe potuto dirgli, a come
spiegargli
il motivo di quelle scelte, però il suo cervello non
sembrava voler
collaborare, gli ripeteva in modo continuo “Lui è
qui”, “Lui è innamorato di
te”, “Lui ti vuole”. E nonostante tutto
non riusciva a essere pienamente triste
da quella separazione, avrebbe gareggiato per quella coppa e aveva
tutte le
possibilità di vincerla; l’inseguire un sogno
implica dei sacrifici, era quello
che gli ripeteva sempre la madre a ogni caduta. Quindi poteva perdere
Liam,
avrebbe perso quell’uomo magnifico e il trio che avevano
creato, e doveva
rinunciare al sogno di creare una famiglia con lui - era più
una realtà già
esistente quella - ma la sua vita non finiva con lui. Separarsi da lui
l’avrebbe spinto a dare di più, a lottare con
più forza; come poteva non farlo
se per gareggiare aveva rinunciato all’amore che stava
nascendo tra loro?
Prese
un respiro quando
percepì i suoi passi fermarsi, tenendo gli occhi fissi sui
piedi e biascicando
il suo nome con un inizio di spiegazione, ma fu costretto a
interrompersi al
verso di Liam e al suo “Non ti odio”.
Sollevò tentativamente gli occhi su di lui, inclinando il
viso per studiare la
sua espressione e trovarci un principio di bugia, per poi ripetere in
un
bisbiglio: - Non mi odi?- e vederlo scuotere il capo con un piccolo
sorriso e
un’alzata di spalle.
-
Ho capito perché non
hai voluto..- lo vide muovere la mano con una smorfia, come se non
riuscisse a
pronunciare quelle ultime parole tra loro a voce alta, e poi i suoi
occhi
guizzarono alle proprie spalle, mentre passava le dita sul ciuffo di
capelli e
arrossiva. - Non ce l’ho con te, Zay. Volevo solo vederti e
non farti partire
con.. non farti pensare che io sia arrabbiato con te. Non è
così, sono davvero
felice.. per te, sì. Insomma per quanto si possa essere
felici.. spero solo tu
riesca a farcela.- lo sentì incespicare più volte
nella durata del discorso,
quel suo tipico cercare di non esporsi troppo e che gli faceva chiudere
la
gola.
-
E so che è difficile,
che probabilmente ho rovinato tutto a farmi vedere e raggiungerti. So
che
nessuno dei due vuole affrontare questo discorso per non doverci
pensare. E lo
so, Zayn, so che ti sto facendo male per ogni secondo che passo qui di
fronte a
te. Però io dovevo.. mi sembra di non aver detto abbastanza
ieri.. ci sono così
tante cose che devo dirti e non voglio farti partire senza averti detto
che..-
-
Lee.- lo richiamò non
appena sentì la sua voce farsi roca, premendo le dita sul
suo braccio e
scuotendo la testa con un “Non
importa”
e “Ho capito tutto”.
Puntò gli occhi
nei suoi al grugnito di risposta, a come sbuffava e gli chiedeva di
lasciarlo
parlare, che era importante e non avrebbe più avuto
occasione di dirglielo. -
Non voglio piangere davanti a papà.. o a Louis.-
spiegò con un tono più leggero,
indicando alle proprie spalle e infilando le mani nelle tasche per
scaricare la
tensione. - Mi prenderebbero in giro a vita, Lee.-
Riuscì
a respirare con
più tranquillità nel vedere le sue labbra
arricciarsi in un sorriso divertito,
nessuna traccia di quel peso che gli attanagliava lo stomaco al suo
cenno di
saluto in direzione dei due, restando poi impietrito al suo “Un abbraccio non vuoi darmelo?”
e al
successivo avvolgere le braccia attorno a lui e al corpo che era
rimasto in una
posizione rigida.
-
Pensavo di non
riuscire a raggiungerti.- lo sentì bisbigliare con le labbra
premute contro la
guancia, sciogliendosi contro di lui e muovendo il capo in un cenno
mentre
sfilava le mani dalle tasche e poggiava i palmi sulla sua schiena. - Ho
lasciato Lyn da Amber e avevo paura di perderti, ho preso anche un
taxi. Appena
mi sono reso conto e la macchina si è mossa.. volevo solo
vederti un’ultima
volta.- si aggrappò alle sue spalle a quelle parole,
nascondendo il viso contro
il suo collo per respirare il suo profumo, e annuì
ripetutamente ai suoi “Dovevo vederti”
e “Il viaggio più lungo
della mia vita”.
-
Non prendermi per
idiota ma sono davvero fiero di te.- sussurrò contro la sua
pelle, sentendolo
rafforzare la stretta e ridacchiare contro di lui con un cenno
d’assenso e un “Non ce
l’avrei mai fatta se non fossi stato
tu la persona da raggiungere”.
Solo
quando il padre lo
richiamò, assieme al “Si
sta facendo
tardi, non voglio prendere il traffico”, si decise
a rompere il contatto
tra loro, sciogliendo l’abbraccio e torturando il labbro con
i denti per
evitare i saluti finali.
-
Posso dirti ancora
una cosa? Solo una.- mosse il capo in un cenno affermativo a quella
domanda,
pronunciata quasi con disperazione dal maggiore, e strinse le braccia
al petto
al suo continuare: - Volevo solo ringraziarti, Zayn. Abbiamo passato
poco tempo
assieme, questo è vero, però tu sei riuscito a
fare qualcosa di impossibile. Mi
hai fatto sentire bene, amato e hai cacciato i nuvoloni grigi a cui
stavo
aggrappato. E mi hai dato il coraggio, mi hai fatto vivere di nuovo.
Anche ad
amare nel modo giusto, se davvero esiste.-
-
Io devo ringraziarti
se sono riuscito a prendere uno stupido taxi e se sono certo di poter
ricominciare, di riuscire a vederti andare via e non morire con te.
Anche se fa
male, perché non è che non faccia male sapere che
potrebbe essere l’ultima
volta che..-
-
Lee.- cercò di
richiamare la sua attenzione e di supplicarlo con un solo sguardo di
chiudere
quel discorso, di non voler mostrarsi debole e di aver capito senza il
bisogno
di dover pronunciare quelle parole. - Hai fatto tutto tu, lo sai. Ti ho
solo
aiutato a darci un taglio con quel brutto circolo di pensieri
distruttivi.-
Vide
il cenno d’assenso
del più grande e si trovò coinvolto in un secondo
abbraccio, le sue braccia
attorno alle spalle e il viso premuto contro il suo petto, strizzando
gli occhi
per non cadere al suo bisbigliare: - Mi hai aiutato a trovare il
coraggio e
riuscirò ad andare avanti dopo questa giornata,
riuscirò ad essere forte.
Però.. Zay, una parte di me ti aspetterà sempre e
sarà tua qualunque cosa
accada.-
-
Lo so, Lee.- cercò di
mantenere un tono impassibile, in contrasto agli occhi che si facevano
sempre
più lucidi, e poi strinse la sua maglia tra le dita e
abbandonò ogni facciata
mentre piagnucolava: - Non voglio lasciarti, non voglio. Lee, non
voglio andare
via. Voglio stare con te, non voglio perderti.-
-
Non mi perdi, Zay.
Zayn?- scosse il capo per non ascoltarlo e si aggrappò alla
sua maglia,
passando poi la manica della felpa contro il viso per cancellare le
lacrime e
non mostrarsi così debole di fronte a lui. - Quando mi
innamoro davvero di una
persona, non sarà la distanza o chissà che altro
a farmi rinunciare a quel che
voglio o a cancellare quello che provo.-
-
Non riesco a trattenere
le persone che amo.- mugolò in risposta, premendo i polsini
contro le palpebre
per bloccare le lacrime successive, e sentì il calore dei
suoi palmi contro le
guance, come gli teneva il viso tra le mani e lo invitava a guardarlo.
- Non
voglio andare via da te, Lee.- ripeté quel concetto,
chiudendo gli occhi e
focalizzando l’attenzione sui pollici che strofinava contro
gli zigomi e sulle
tracce del pianto.
Ascoltò
il suo verso di
disapprovazione al “Sono un disastro”
che aveva biascicato con gli occhi lucidi, rispecchiando il sorriso di
Liam al
suo chiarire che lo erano entrambi, e scosse il capo al suo affermare
con
convinzione che “Ci rivedremo, Zayn”.
-
Come puoi esserne
sicuro?- chiese con una sfumatura di speranza negli occhi, cercando di
tenere
gli occhi fissi su di lui mentre appoggiava la fronte contro la sua e
gli
lasciava poi un bacio contro la punta del naso.
-
Devi pensare che ci
rivedremo.- insistette il maggiore, continuando a tenere il suo viso
tra le
mani, e Zayn restò in silenzio a ascoltarlo concludere: -
Così sarà più
semplice voltarti e andare via, salire su quella macchina e iniziare
questa
avventura. Ci rivedremo, Zayn.-
Non
aspettò altro tempo
per avvolgere le braccia attorno al suo collo, alzarsi sulle punte e
nascondere
il viso contro la sua spalla, lasciandosi accarezzare la schiena e
ignorando i
richiami del genitore a salutare l’amico.
Si staccò quindi a malincuore da lui, stringendogli la mano
e sorridendogli
mentre la scuoteva come in un saluto, per poi intrecciare le loro dita
e
sussurrare: - Non mi dimenticherò mai di te, Liam Payne.-
-
E io di te, Zayn
Malik.- lo sentì ripetere con lo stesso tono divertito e
leggero, scoppiando a
ridere al suo insistere con “Stupido
ragazzino pieno di sé e con un ego delle dimensioni
galattiche”.
-
Vinci quella coppa e
poi torna da me, io ti aspetto.- annuì a quelle parole,
indietreggiando di un
passo alla volta e con il braccio proteso verso di lui per non dividere
le loro
dita.
-
Mi mancherai.-
bisbigliò quando era ormai lontano di qualche passo da lui,
dandogli le spalle
senza guardarsi indietro e chiudendosi in macchina pur di non farsi
vincere
dalla voglia di correre da lui e supplicarlo di convincerlo a restare.
Aveva
tenuto il viso nascosto tra le mani, non volendo essere tentato dal
guardare
Liam dal finestrino, e solo dopo mezz’ora di viaggio si era
poggiato contro lo
schienale e aveva stretto le dita sul tessuto dei jeans, scaricando la
tensione
in quel modo e ripensando alle ultime parole che si erano scambiati.
Puntò
gli occhi sul
paesaggio che scorreva velocemente, ignorando le continue domande di
Safaa
sull’identità di quell’uomo
strano, e
scosse il capo alle preoccupazioni del genitore, che New York era la
loro casa
e potevano tornarci in ogni momento. Una sua sola parola e avrebbe
fatto
inversione, rinunciato a quel lavoro e sarebbero andati in California
solo per
la gara, dimenticandosi del trasferimento.
-
Paa..- bisbigliò con
un sorriso, anche se velato dalla tristezza. - Sai benissimo che le
cose belle
possono costare qualche sofferenza.- continuò poi, indicando
la bambina accanto
a lui che parlava con la sua bambola per spiegarle del loro viaggio. -
Per
inseguire questo sogno ho rinunciato ad altro, ma voglio farlo. Ne sono
convinto.-
-
Ti voglio bene, paa.-
mugugnò l’attimo dopo, sporgendosi verso di lui
per cercare di avvolgerlo in un
abbraccio mentre schioccava un bacio contro la sua guancia. - E non ti
ho mai
ringraziato abbastanza per il tuo credere in me.-
Angolo
Shine:
Vi
informo che la
malsana idea dello spin-off sta prendendo vita, l’ho anche
quasi concluso ed è
angst alla massima potenza. Per quel che riguarda il capitolo non ho
nulla da
aggiungere, penso si commenti da solo e mi fa tanta tenerezza Liam che
affronta
le sue paure per Zayn che gli dà il coraggio.
Spero
di aver reso
giustizia a questo Zayn che piace un po’ a tutti e di non
averlo storpiato
troppo o reso OOC.
A
presto!