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Autore: marmelade    05/03/2015    4 recensioni
Noi, che eravamo un raggio di sole nel cuore di entrambi.
Adesso siamo diventati buio, tenebre e posti lugubri di cui tutti abbiamo paura.
Siamo come questa notte, Calum: questa notte di pioggia che, di solito, mi spaventa tanto; questa notte in cui siamo distanti; questa notte uggiosa in cui non ci abbracciamo; questa notte troppo silenziosa e fredda.
E questo non è più amore, Calum.
Questa è la paura.

E il silenzio non è amore.
Perché, forse, l’amore è davvero un’altra cosa.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calum Hood, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Resta che una parte del cuore sarà sempre sospesa senza fare rumore, 
come fosse in attesa di quel raggio di Sole, che eravamo io e te. 
La notte è troppo silenziosa e adesso 
l'amore è un'altra cosa.
 
 
 
Come ci si accorge che un amore è finito?
Può l’amore vero finire così, all’improvviso, buttandosi alle spalle tutto quello che c’è stato come fosse spazzatura da indirizzare nell’apposito contenitore?
Può davvero finire così, come se non ci fosse mai stato? Cancellarlo, come si fa con un grande sbaglio?
Se lo domanda Calum, se lo sta domandando da tre dannati giorni, da quando lei è andata via senza una motivazione, lasciandogli solo un misero foglio di carta – bagnato in alcuni punti – sul tavolo della cucina spoglio.
Se lo domanda da quando è rientrato in casa, quel maledetto pomeriggio, l’aria stanca ma un sorriso sulle labbra, perché non vuole mostrarle ancora una volta quel muso arrabbiato che mette su quando la giornata gli è andata male. Sta cercando davvero di sforzarsi, lo fa per lei, lo fa per loro.
Loro, che sono sempre stata la cosa più importante per Calum, che non pensava nemmeno di potersi innamorare così, come un idiota.
Se lo domanda da quando, appena entrato in casa, l’ha salutata, l’ha chiamata per avvertirla che lui era tornato, finalmente, ma non aveva ricevuto nessuna risposta. L’aveva chiamata ancora una volta, ma era sempre stato il silenzio a rispondergli. Non gli era sembrata una cosa tanto grave, in quel momento.
Aveva pensato che fosse uscita per delle commissioni, che sarebbe tornata a breve, che gli avrebbe sorriso calorosamente, come faceva di solito.
E invece non era tornata.
Era entrato in cucina per prendere un bicchiere d’acqua e, dopo aver afferrato la bottiglia dal frigo, si era voltato.
 E l’aveva trovata.
Aveva trovato la causa del silenzio della casa, la causa della freddezza che aveva preso il sopravvento su di loro in quell’ultimo periodo, quella che stavano cercando di risolvere pian piano, perché non avrebbero potuto buttare tutto all’aria dopo tre anni di amore puro.
E invece, lei se n’era andata.
Forse si era arresa, non ce l’aveva fatta più a sopportare il suo muso lungo, i loro sorrisi mancati, i litigi frequenti... si era stancata di lottare per qualcosa che, forse, era già finito da tempo.
E Calum ancora se lo sta chiedendo – dopo tre giorni e dodici ore – cosa hanno sbagliato, cosa è andato storto tra loro, quale pezzo si è rotto. Non lo sa, Calum, se quel pezzo era riparabile oppure no ma, se lo fosse stato, lui avrebbe fatto di tutto per aggiustarlo e riaggiustarlo, staccandolo ed incollandolo, unendolo e disunendolo come fosse un pezzo di un puzzle.
Ma forse lei non la pensava così, forse era stanca di aggiustare quel pezzo da sola.
Perché lei ci aveva provato tante volte, e Calum lo sapeva, ma non l’aveva mai aiutata. Era sempre troppo occupato ad essere arrabbiato, a nascondere i sorrisi, per aiutarla.
Eppure era pronto, adesso, proprio adesso... quando lei non ce l’aveva fatta più.
Gliel’aveva scritto e aveva pianto, Calum se n’era accorto da quelle parti in cui la carta era più ruvida sotto il suo tocco, quel tocco che lei amava tanto e che non riceveva da tempo.
E adesso è Calum a piangere silenziosamente, tra le mura spoglie di quella casa vuota, dove l’amore non c’è più. Dove lei non c’è più.
Calum lo sa: lo sa, ed è per questo che piange ininterrottamente.
Lo sa che lei ha smesso di lottare da sola per entrambi perché, per quanto possa essere forte, non può combattere una guerra da sola, sarebbe troppo anche per lei che è nata guerriera, lui gliel’ha sempre detto.
E Calum, stavolta, lo sa: lei non tornerà.
 
 Caro Calum,
Ciao, Calum
Calum.
Ti vedo mentre dormi qui, nella nostra camera da letto, quella che abbiamo arredato insieme, quella per cui abbiamo litigato per giorni perché entrambi volevamo un letto differente: quel letto che avremmo dovuto condividere insieme fino a quando non ci saremmo stufati l’uno dell’altra. Io te lo dicevo che, di me, ti saresti annoiato dopo poco, perché sono una rompicoglioni, ma tu mi sorridevi e mi dicevi che di me non ti saresti annoiato mai, perché le mie rotture di coglioni erano quelle senza le quali non avresti potuto vivere.
E io ti credevo, perché quando mi dici le cose con quel sorriso che tanto amo, finisco per crederti sempre.
Ti credo quando mi dici che mi ami.
Ma da quanto tempo non me lo dici?
Da quanto non mi sorridi?
Da quanto tempo ho smesso di crederci?
Non lo so nemmeno io da quanto tempo non mi ami così, Calum, ho perso il conto dei giorni in cui tutto questo è sparito. Eppure dovrei saperlo bene, perché ho smesso di vivere, senza quel sorriso.
Strano, eh? Tu smetti di vivere senza le mie rotture di coglioni giornaliere, e io senza il tuo sorriso.
Calum, amore mio.
Ti sento respirare dolcemente mentre sogni chissà cosa, in questa notte in cui la pioggia scende fitta e batte sui vetri delle finestre eppure – nonostante io sia terrorizzata dal temporale - stavolta, non ho paura.
Di solito, durante queste nottate, mi stringo sempre a te e al tuo corpo caldo, mentre le tue braccia mi tengono protetta tra di esse. E invece, stanotte, nonostante sia una serata del genere, non sono accoccolata a te, e non ho paura.
Perché sai cosa mi fa più paura adesso, Calum?
Noi.
Io ho paura di noi.
E il temporale mi sembra niente in confronto. Sembra quasi che questa sia una notte silenziosa.
Perché, in effetti, per me c’è solo silenzio. E non solo in casa, non solo fuori, non solo in questa notte, non solo dentro di me... c’è silenzio tra noi, tra me e te, Calum.
Non spaventa anche te, adesso, il silenzio? Non ti spaventa questo “noi” così spento?
Forse sì, o forse no, chi lo sa: non so più cosa ti passa per la mente, ultimamente.
Una volta riuscivo a comprenderti con uno sguardo. Mi bastava incrociare i tuoi occhi per capire a cosa pensassi, anche quando era qualcosa di stupido che mi faceva ridere e provocava lo shock dei nostri amici, che non riuscivano a capire come potessimo comprenderci anche a distanza.
Era un segreto, il nostro, ti ricordi?
Era quel segreto che ci distingueva da tutti gli altri, quel segreto che ci rendeva unici, quello che ci rendeva “noi”.
Era amore.
Ma, adesso, che cos’è? In cosa si è trasformato quello che prima era un segreto?
Ecco, quel segreto si è trasformato nella mia più grande paura. Una paura che pensavo di aver abbandonato nel momento in cui ti ho incontrato per la prima volta.
E’ tornata la mia paura, Calum, ed è tornata a causa nostra e di quello che siamo diventati.
Come abbiamo fatto a distruggerci in questo modo, Calum, con le nostre stesse mani? Quelle stesse mani che, unendosi semplicemente, riuscivano a sconfiggere qualsiasi ostacolo gli si presentasse davanti agli occhi?
Mi odio in questo momento, Calum.
Odio me stessa perché non sono riuscita ad affrontare questa paura; odio te perché non mi sorridi più; odio noi, perché da grande amore siamo passati ad essere una nullità.
Da grande amore ci siamo trasformati in una grande paura, in una grande indifferenza, in un grande e vuoto silenzio.
Siamo diventati un silenzio, Calum: noi, che eravamo chiacchiericcio troppo rumoroso, birre sorseggiate in allegria e risate incontrollate.
Noi, che eravamo baci ripetuti, carezze inaspettate e fare l’amore quando più ci andava.
Noi, che eravamo un raggio di sole nel cuore di entrambi.
Adesso siamo diventati buio, tenebre e posti lugubri di cui tutti abbiamo paura.
Siamo come questa notte, Calum: questa notte di pioggia che, di solito, mi spaventa tanto; questa notte in cui siamo distanti; questa notte uggiosa in cui non ci abbracciamo; questa notte troppo silenziosa e fredda.
E questo non è più amore, Calum.
Questa è la paura.
Non mi odi anche tu, Calum? Tu, che non riesci mai ad odiare nessuno, questa volta non odi te stesso, non odi noi e tutto quello che siamo diventati?
Non ti manca il nostro essere così diversi dagli altri, il nostro ridere incontrollato, il nostro essere luce?
Io non riesco più ad aggiustare le cose da sola. Ci ho provato, davvero, ci ho provato con tutto il cuore, quello che ormai è troppo pieno di cicatrici, quello che non ce la fa più.
Ho tenuto duro, ho stretto i denti e i pugni e ho cercato – ho provato – a trainare un carro pesante, a camminare sui vetri da sola, a passarci sopra nonostante il dolore, ma non ce l’ho fatta. E ho sanguinato.
Ho provato a curarle, quelle ferite sul cuore sanguinante, ma da sola non ho potuto fare molto.
Avevo bisogno di te, ma tu non c’eri.
Eri troppo preso a nascondermi i sorrisi, ad essere arrabbiato, a lottare contro di me, invece che aiutarmi.
E allora ho capito: ho capito che i nostri occhi non si guardavano più come prima, non riuscivano più a comprendersi né da vicino né da lontano, e allora il mio cuore si è rotto come quei vetri.
Pensavo – speravo – che riuscissi a comprenderlo dai miei occhi che avevo bisogno di te e che tu avevi bisogno di me ma, invece, ci siamo distrutti a suon di calci e pugni, invece che aggiustarci con baci e carezze.
Io lo so che siamo stati amore, Calum, perché quello che abbiamo avuto noi non l’ha avuto e non l’avrà mai nessuno, nemmeno tra un milione di anni.
Perché l’amore ha tante forme diverse per ognuno di noi, e tu ed io continueremo ad amare, ma non così.
E’ stato un amore speciale, il nostro, un amore rumoroso, un amore come un raggio di sole ma che, adesso, ha smesso di lottare.
Non è colpa mia, né tua, non è colpa di questo amore.
Forse è stato impossessato da un demone, da un virus maligno che ha indebolito le sue difese immunitarie e l’ha fatto cedere a poco a poco, rendendolo troppo fiacco, stanco e debole per sopportare altro male.
Mi dispiace, Calum, non sai quanto.
E lo so che piangerai, lo so che piangerò anche io, ma non è la condanna dei veri amori soffrire come matti incompresi quando quello finisce?
Non ce la facciamo nemmeno noi, Cal, guardaci: siamo troppo stanchi anche noi per tirare avanti.
E io non voglio trascinarmi e fare una vita di stenti e ulteriori sofferenze, dopo aver vissuto un amore del genere.
La tua guerriera si arrende perché è debole, perché il suo cuore non ce la fa più come prima. E io so che nemmeno tu ce la fai più, e odio vedere quegli occhi – i tuoi occhi – tristi e vacui.
Ti guardo dormire beatamente mentre scrivo e piango in questa notte di pioggia - che per me è la più silenziosa di tutte - e penso che sei bellissimo, Cal.
Sono triste al solo pensiero che, prima o poi, troveremo altre persone da amare in un modo diverso dal nostro amore e da come abbiamo amato: persone che non saremo noi.
E chissà se passerò distrattamente tra i tuoi pensieri, mentre guardi negli occhi qualcun’altra.
Chi lo sa.
E’ un silenzio perenne anche il futuro.
E io non riesco proprio più a sopportarlo.
 
Io ti amo, Calum. Ti amo davvero.
Ma l’amore non è più questo silenzio che c’è tra noi.
L’amore è un’altra cosa.
 
Lisa.
 
 
 
 
E Calum lo sa che Lisa ha ragione, che il loro amore si è trasformato in una paura perenne.
Ha sempre avuto ragione lei nella loro strana coppia, quella che tutti invidiavano per il loro essere così dipendenti l’uno dall’altra, per essere così affiatati.
Come ha fatto quell’amore a terminare così? Come ha fatto a spegnersi così, dopo tutto quel sole: come è potuto diventare buio all’improvviso?
Calum non lo sa. Non ha più risposte da darsi, né domande da porsi.
Adesso c’è solo il silenzio ad avvolgerlo, quel silenzio che è stata la causa della rottura del loro amore.
E mentre piange ancora, pensa che è vero: loro non hanno colpe, perché si sono amati tanto – troppo – fino a scottarsi a causa del fuoco troppo ardente.
In  questo momento, Calum ha perso una parte del suo cuore: quella stessa parte che era la più gioiosa e la più bella, quella dove non entrerà mai più nessuno, perché quella era la parte di Lisa.
Quella parte di cuore che adesso è sospesa, è sola, è silenziosa.
E il silenzio non è amore.
Perché, forse, l’amore è davvero un’altra cosa. 

 ≈
Ci sto prendendo proprio gusto a pubblicare oneshot! D:
Anywaaaay, saaaalve a tutte!
Seconda oneshot (a distanza di pochi giorni) che pubblico in questo fandom e nuuulla... sono emozionata (?)
Stavolta su Calum (basta Ashton, lo so che desideri le mie attenzioni, ma non posso scrivere solo su di te!) e, poverino, l'ho fatto soffrire ç_ç che stronza che sono. 
Era da tempo che cercavo di scrivere una oneshot su Calum, non so perché, ma m'ispirava hahahah e poi lo vedevo perfetto per questa parte un po' così, diciamo vulnerabile và (ma su cosa vai sproloquiando Mary? Bah)
E nuuuulla... a me fa schifo, sinceramente, ma quando mai a me piace qualcosa che scrivo?! 
Comunque, l'ho scritta tipo in un'oretta perché mi sono sentita molto ispirata e avevo la canzone di Arisa in testa da giorni e, nonostante io la musica italiana l'ascolti poco, questa è veramente molto bella ed ha un bellissimo testo, a mio parere!
Ovviamente, siccome ce l'avevo in testa, ho iniziato a pensare a cosa succede quando finisce un amore per cause che nemmeno si conoscono e come mai si annida il silenzio tra due persone che si sono amate tanto. Io e i miei viaggi - stupidi - mentali!
Anyway, spero vi piaccia :D 
Grazie per esservi soffermate a leggere, siete taaaanto buone! *-*
Qui vi lascio i miei contatti di twitter facebook ed ask (se volete anche solo insultarmi va bene lo stesso u.u) e poi vi lascio il link della ff che sto scrivendo su Ashton (Rewind, che tra l'altro devo andare ad aggiornare!) e della oneshot che ho pubblicato qualche giorno fa sempre su di lui! (Falling in love)
Un bacione a tutte e ancora graziiie :*
Mary 


 
  
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