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Autore: evelyn80    07/03/2015    1 recensioni
[Affari a quattro ruote]
[Affari a quattro ruote]
Ispirato alla puntata n° 14 della nona stagione
Mentre sta tornando all'officina, Mike incontra una giovane autostoppista che gli farà perdere la testa.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Spazio autrice: Buongiorno a tutti! Questa storia mi è stata gentilmente richiesta da una mia carissima lettrice di Fanworld.it, E_duke95, a cui la dedico! Spero che possa piacere anche a qualcu altro, ovviamente! Fatemi sapere!
Bacioni!
Evelyn

DISCLAIMER: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, ne offenderle in alcun modo




Mike Brewer era al settimo cielo. Stava guidando una delle sue automobili preferite, una Ford Mustang Fastback, che lui stesso aveva definito "l’affare del secolo", visto che gli era costata solo – si fa per dire – tredicimila sterline. Certo, di sicuro il suo socio, Edd China, non sarebbe stato entusiasta quanto lui quando l’avrebbe vista, dato che la carrozzeria aveva parecchi bozzi e la vernice era scolorita – per non parlare delle noie meccaniche – ma niente e nessuno avrebbe mai potuto intaccare la sua euforia.

La giornata era splendida e lui stava rientrando dal porto dove era appena stato a ritirare l’auto, che proveniva dagli Stati Uniti. L’aria era tiepida, e l’uomo guidava con il gomito appoggiato fuori dal finestrino, canticchiando tra se e se, la camicia blu a quadri bianchi a maniche corte che ondeggiava nella brezza.

Nonostante fosse un abile guidatore doveva prestare più attenzione del solito alla strada: trattandosi di una vettura americana il volante si trovava a sinistra e quindi alla rovescia rispetto alle auto britanniche. Per tale motivo teneva lo sguardo puntato sul ciglio della strada e questo gli permise di vedere subito che, a qualche centinaio di metri di distanza davanti a lui, una figura con un enorme zaino sulle spalle camminava a passo svelto dal suo stesso lato. Non appena quella persona udì che stava sopraggiungendo una macchina si fermò, voltandosi a far ondeggiare un cartello scritto a mano: "LONDRA", dicevano le lettere in stampatello.

Si trattava di una ragazza un po’ paffutella, dai lunghi capelli castani legati in una treccia. Poteva avere si e no l’età di sua figlia, giudicò l’uomo, e ciò lo intenerì. Di solito non amava dare passaggi agli sconosciuti, uomini o donne che fossero, ma l’euforia che ancora stava provando per l’acquisto della Mustang, unito al sorriso che gli rivolgeva la giovane, lo fecero cambiare idea; perciò rallentò gradualmente fino a fermarsi di fianco alla ragazza, che lo salutò subito cordialmente:

"Ciao! Grazie per esserti fermato! Sto camminando da ore ed ancora nessuno si è degnato di aiutarmi!" gli disse, espandendo il sorriso fino ad esporre una fila di denti perfettamente bianchi.

"Ciao. Io vado fino a Bracknell. Da lì a Londra ci sono ancora un po’ di chilometri ma, almeno, ti risparmierò un bel po’ di strada."

La giovane passò davanti al cofano dell’auto e salì a bordo accomodandosi al suo fianco, tendendogli la mano per presentarsi:

"Mi chiamo Frances, piacere di conoscerti!"

"Io sono Mike. Il piacere è tutto mio!" le rispose cordialmente, prima di rimettersi in carreggiata.

I due rimasero in silenzio per un bel tratto di strada. Mike teneva gli occhi fissi sull'asfalto e stringeva entrambe le mani sul volante, poiché non voleva che la ragazza potesse farsi strane idee su di lui: avrebbe anche potuto scambiarlo per un maniaco sessuale e quella era di sicuro l’ultima cosa che voleva. Frances, dal canto suo, rimase seduta composta sul sedile, il grosso zaino posato ai suoi piedi, guardandosi educatamente intorno. Si spostava a piedi per la Gran Bretagna già da un po’, quello non era il primo passaggio che riceveva e, di solito, amava scoprire qualcosa di più su chi incontrava. La vettura su cui viaggiavano era completamente spoglia, non c’era niente che le potesse far capire qualcosa di più sul carattere dell’uomo che aveva di fianco, perciò dopo qualche tentennamento attaccò a parlare:

"Bella macchina!"

"Grazie. Ti intendi di automobili?"

"Non molto, ma so riconoscere una bella carrozzeria, quando la vedo."

Per la prima volta da quando era salita a bordo, Mike si voltò verso di lei, sorridendole. Frances fu colpita dai suoi occhi: vispi come quelli di un bambino e di un bel verde cupo, incorniciati da due sopracciglia sottili a forma di accento circonflesso e circondati da tante piccolissime rughe di espressione che ben si intonavano al suo viso paffuto. Lei stessa rispose al suo sorriso contagioso e, per qualche misterioso motivo, si sentì arrossire.

Mike notò il rossore sulle sue guance e ciò gli provocò uno strano brivido lungo la schiena. Rimase a contemplare il viso della ragazza più a lungo di quanto avrebbe voluto: i suoi occhi neri, il suo nasino a patatina, le sue labbra morbide e – si sorprese a pensare – molto, molto sensuali. Si riscosse di colpo, scrollando le spalle e tornando a concentrarsi sul nastro d’asfalto davanti a se. "A cosa stavi pensando, idiota?" si disse. "Sei un uomo sposato e, per di più, questa ragazza ha l’età di tua figlia!".

Decisa a non lasciar cadere la conversazione, Frances riprese:

"E tu, invece, te ne intendi, di macchine?"

"Be… diciamo di si. Sono nel settore da quasi trent’anni, ormai. Io ed il mio socio abbiamo un’officina, a Bracknell. Io acquisto e vendo mentre lui si occupa delle riparazioni. Questa Ford è il mio ultimo affare: sono appena stato a Southampton a ritirarla e adesso la sto portando dal mio Spilungone."

La ragazza lo guardò interrogativamente e lui si mise a ridere:

"Il mio socio, Edd, è alto più di due metri. E’ per questo che l’ho chiamato così!"

La strada che li separava dall’officina era ancora molta e ben presto i due si ritrovarono a chiacchierare amabilmente, come se si fossero sempre conosciuti. Mike adorava parlare, ed era raro che rimanesse senza argomenti di conversazione. Dal canto suo, Frances aveva molto da raccontare, di se: i suoi genitori erano entrambi morti in un incidente d’auto quando lei era piccola ed era stata cresciuta da una zia. Non appena aveva raggiunto la maggiore età aveva deciso che quel tranquillo paesino di campagna non faceva per lei, così aveva messo le sue cose nello zaino e si era incamminata. Aveva vissuto un po’ qui ed un po’ là, lavorando saltuariamente per guadagnarsi di che vivere. Ultimamente aveva trascorso tre mesi a Southampton, lavorando come commessa in un negozio, ma ben presto si era stufata ed aveva deciso di spostarsi nella capitale.

L’uomo la ascoltò attentamente, voltandosi ogni tanto a guardarla, cercando di capire quale potesse essere la sua età, ma poiché non riuscì a farsene un’idea precisa decise di chiederglielo, a costo di passare per un gran maleducato.

"Non voglio essere offensivo ma… posso chiederti quanti anni hai?"

"Oh no, non mi offendo affatto! Ne ho ventisette. Perché, tu quanti me ne dai?"

"Qualcuno in meno" gli rispose sinceramente. In effetti, credeva che non potesse averne più di ventidue, ventitré al massimo.

Il tempo corse via veloce e presto giunsero in vista della cittadina di Bracknell.

"Ecco l’officina!" disse Mike, svoltando in una piccola stradina ed indicandole col dito una saracinesca verde, poco più avanti, su cui campeggiava un cartello con la scritta: "Grease Junkie". Fermò l’auto proprio davanti all’ingresso, dando due colpi di clacson. Il grosso portone scivolò di lato quel tanto che bastava per farne uscire l’uomo più alto che Frances avesse mai visto.

"Direi che chiamarlo Spilungone è riduttivo…" mormorò, osservandolo mentre si avvicinava all’auto facendo ondeggiare le lunghe braccia come se non sapesse cosa farsene e molleggiando sulle lunghissime gambe.

Mike scoppiò di nuovo a ridere e scese dall’auto, imitato dalla ragazza, che si rimise subito lo zaino in spalla.

"Bentornato Mike" lo accolse il suo socio, ma con lo sguardo – curiosamente interrogativo – rivolto verso la ragazza.

"Ciao Edd!" gli rispose il commerciante, che subito notò il suo stupore. "Lei è Frances. Sta andando a Londra, così le ho dato un passaggio!"

Lei gli porse la mano, che il meccanico fagocitò con la sua, delle dimensioni di un badile.

"Ciao, piacere di conoscerti!" gli disse, costretta a stare con il collo piegato innaturalmente verso l’alto per poterlo guardare in faccia.

"Piacere mio. Mike, si può sapere che razza di auto mi hai portato, stavolta? E’ una Mustang, d’accordo, ma… la carrozzeria è un vero disastro!"

"Anch’io sono contento che ti piaccia, Edd… Non farci caso" aggiunse, rivolto alla ragazza. "Fa sempre così, ma sotto sotto ne è innamorato anche lui quanto me."

Il meccanico incrociò le braccia sul petto e volse gli occhi al cielo, fingendosi disperato. Frances lo trovò buffo, con quel ciuffo scompigliato di capelli bianchi che gli spioveva sulla fronte, e non poté fare a meno di mettersi a ridere.

"Be, è giunto il momento di andare" riprese subito dopo lei. "Londra mi sta aspettando! Grazie mille per il passaggio Mike: senza di te, starei ancora arrancando per la strada!" e gli porse la mano, che il commerciante strinse con calore.

"E’ stato un vero piacere, Frances. Buon viaggio!"

Entrambi si fissarono negli occhi, e la ragazza si sorprese di nuovo ad arrossire. Non riusciva a capire perché, ma quell’uomo le piaceva proprio. Forse era il suo viso paffuto e gioviale, forse il suo sorriso caloroso, forse il suo sguardo penetrante, forse il suo carattere esuberante… o forse tutto questo messo assieme. Si staccò da lui lentamente, quasi con riluttanza, poi rivolse un cenno di saluto ad Edd, che ricambiò alzando una mano, e volse loro le spalle, incamminandosi in direzione della capitale.

Mike rimase ad osservarla fino a che non la vide sparire oltre l’angolo dell’edificio: mentre si salutavano aveva notato nuovamente come le sue guance si erano imporporate ed ancora una volta un lungo brivido gli era sceso giù per la schiena. Si sorprese a pensare di nuovo a quanto fosse bello e solare il suo viso, ed a quanto morbide e sensuali fossero le sue labbra. Si riscosse, trasalendo vistosamente, solo quando Edd cominciò a schioccargli le dita davanti agli occhi:

"Terra chiama Mike, Terra chiama Mike; mi senti, Mike?"

Il commerciante si voltò lentamente verso il suo socio:

"Mi stavi forse dicendo qualcosa?"

"In realtà si, ti stavo chiedendo quali altri problemi ha questo bolide, oltre alla carrozzeria, ma tu eri ipnotizzato da una treccia! Ricordati che hai cinquant’anni! Sei un po’ troppo vecchio per le cottarelle da liceale."

"Oh, andiamo, smettila Spilungone! Ma per chi mi hai preso? Avanti, portiamo dentro questa bellezza: ti spiegherò tutto quello che bisogna fare."

E, chinandosi per spingere l’auto, tentò di nascondere il suo imbarazzo. Edd aveva fatto centro: si vergognava quasi ad ammetterlo, ma Frances aveva davvero lasciato un segno indelebile dentro di lui.

 

* * *

 

Dopo nemmeno due ore dal suo arrivo il tempo mutò improvvisamente: la bella giornata estiva si tramutò in un orrendo pomeriggio di pioggia. Le gocce che tamburellavano sul tetto di lamiera del capannone fecero rivolgere lo sguardo a Mike fuori della finestra. Da quando si era messo a sedere alla sua scrivania il commerciante aveva inutilmente tentato di concentrarsi sul suo lavoro, ma ogni volta che prendeva in mano le fatture da pagare la sua mente si distraeva, correndo veloce ad un viso solare e radioso, ad un paio di luminosi occhi neri, a due labbra rosse come fragole mature ed altrettanto invitanti. La pioggia scrosciante contribuì ancor più a distogliere la sua concentrazione: fissando intensamente la cortina di acqua al di la del vetro si ritrovò a domandarsi se Frances avesse avuto o meno un ombrello dentro a quel suo enorme zaino.

"Se non ce l’ha, in meno di dieci minuti si ritroverà fradicia come un pulcino" pensò sospirando ed appoggiando il viso su una mano. Per parecchi minuti rimase in quella posizione, a fissare – senza peraltro vederlo – il diluvio che inzuppava quell’angolo di Inghilterra, con in sottofondo i rumori provenienti dall’officina, dove Edd si era già alacremente messo al lavoro.

Il meccanico stava giusto sostituendo i bracci delle sospensioni quando udì dei forti colpi bussati alla saracinesca del garage. Stupito si affacciò sulla soglia, facendo scivolare un poco di lato il portone per vedere chi fosse arrivato, e fu ancora più sorpreso quando riconobbe la ragazza a cui Mike aveva dato un passaggio.

Frances lo stava guardando supplichevolmente dal basso, la treccia mezza disfatta dall’impeto dell’acquazzone ed i vestiti, completamente zuppi, appiccicati addosso. Dopo il primo istante di smarrimento Edd si fece da parte, facendola entrare, per poi richiudere subito dopo il portellone alle sue spalle.

"Grazie per avermi lasciato entrare… Sono stata sorpresa dal temporale e, purtroppo, non ho l’ombrello. Credevo che non durasse molto e così ho proseguito, ma quando ho capito che non avrebbe smesso tanto presto ho deciso di tornare indietro e, bè, voi siete gli unici che conosco, qui."

Lo Spilungone le rispose con un sorriso:

"Nessun problema, sei la benvenuta!" disse calorosamente, per poi alzare subito dopo la voce a chiamare il suo socio:

"Mike? Abbiamo visite!"

Il commerciante si alzò svogliatamente dalla sua poltroncina, restio a dedicarsi a qualcosa che non riguardasse Frances, e quando si rese conto che la visita cui stava facendo riferimento il meccanico era proprio la ragazza si rianimò all’improvviso, raggiungendola a grandi falcate e stringendole dolcemente le mani tra le sue:

"Frances! Che cosa ti è successo?" le chiese, concitato, ma lei si mise a ridere per tutta la sua preoccupazione:

"Niente di male! Ho solo fatto una doccia inaspettata! Come stavo dicendo al tuo socio, non ho l’ombrello e siccome non conosco nessuno nella zona…"

"Hai fatto benissimo a tornare qui!" la interruppe lui, senza riuscire a distogliere lo sguardo dal suo viso lucido di pioggia: "Vieni: puoi farti una doccia, se vuoi, ed asciugarti un po’. Rischi di prenderti un malanno, altrimenti!"

Lei rise ancora:

"Per mia fortuna sono abituata a questo genere di inconvenienti: non è certo la prima volta che vengo sorpresa da un acquazzone! Ma accetto volentieri: ho proprio bisogno di una doccia calda!"

"Se hai bisogno di vestiti, io…"

"Ti ringrazio, Mike, ma ho anche quelli! Per fortuna lo zaino è impermeabile, ed ho abiti di ricambio. Ora puoi lasciarmi le mani, se vuoi…"

Il commerciante abbassò lo sguardo ed arrossì quando si rese conto che stringeva ancora le mani della ragazza tra le sue. Frances sorrise ed arrossì anche lei nel vedere l’imbarazzo dell’uomo. Edd fissò prima l’uno e poi l’altra ed infine si schiarì rumorosamente la voce. A quel rumore improvviso entrambi trasalirono: Mike si affrettò a liberale le mani e ad accompagnarla verso il bagno, da cui la ragazza uscì mezz’ora dopo, con i capelli avvolti in un asciugamano ed un cambio di vestiti puliti indosso.

Nel frattempo i due uomini avevano improvvisato un filo da bucato, stendendo una corda sottile da un capo all’altro dell’officina, sulla quale avevano steso ad asciugare gli abiti fradici della ragazza. Quando Mike aveva preso tra le mani il suo reggiseno di pizzo rosa era impallidito vistosamente e ad Edd la cosa non era sfuggita, per cui aveva cominciato a prenderlo in giro ed a dargli di gomito:

"Accidenti, Mike. Pare proprio che tu non abbia mai visto un reggipetto! E… cosa ne dici di queste?" aggiunse, sventolandogli davanti al naso un paio di mutandine ugualmente rosa.

"Smettila, idiota!" esclamò l’altro, strappandogliele di mano e posandole con delicatezza sul filo, mentre il meccanico continuava a ridere come un matto.

"Oh, Mike… sei proprio buffo! Se ti vedessi… Sembri proprio un ragazzetto alle prese con la sua prima cotta!"

"Mai cosa stai dicendo? Non è vero!" tentò di difendersi, ma il suo imbarazzo sembrava confermare l’esatto contrario.

Quando Frances si rese conto che i due uomini avevano steso tutti i suoi indumenti, compresa la biancheria intima, avvampò all’idea che Mike potesse aver toccato proprio quei particolari articoli d’abbigliamento. L’espressione ancora stampata sul volto del commerciante le confermarono che era stato proprio lui a stenderli, ed entrambi rimasero a guardarsi di sottecchi, paonazzi in viso, fino a che lo Spilungone non decretò ad alta voce che avrebbe preparato un tè per tutti. Allora Mike ritrovò tutta la sua prontezza di spirito ed invitò la ragazza a sedersi nel suo ufficio mentre attendevano la bevanda.

La pioggia, fuori, continuava a cadere violenta, tamburellando con fragore sul tetto dell’officina. Sorseggiando il suo tè, Frances guardò preoccupata all’esterno: se non smetteva di piovere non avrebbe potuto riprendere il suo viaggio verso Londra, ed ormai il pomeriggio stava velocemente declinando verso la sera. Era abituata a fare l’autostop, ma non era certo tanto idiota da farlo di notte: se già era pericoloso farlo di giorno, figuriamoci al cadere dell’oscurità! Si poteva incontrare chiunque, per la strada. Avrebbe dovuto cercare un posto tranquillo dove dormire e sperare che il giorno seguente la pioggia fosse cessata.

"Se vuoi, puoi dormire qui" le disse Mike, non appena lei gli ebbe espresso le sue intenzioni. "Certo… non è un albergo a cinque stelle. Ma almeno starai all’asciutto ed al caldo. C’è una branda, in magazzino. Posso sistemarla qui in ufficio. Per la cena non preoccuparti: c’è un fast food in centro. Posso prenderti un hamburger e delle patatine."

"Ti ringrazio Mike, sei veramente molto gentile!" e fece l’atto di prendere il portafogli dallo zaino, per pagare il suo pasto, ma il commerciante rifiutò, deciso:

"Niente da fare, offro io!" e nonostante le sue insistente, la ragazza non riuscì a fargli cambiare idea.

 

 

* * *

 

Frances trascorse la notte in officina e quando, la mattina dopo, fu svegliata da Edd venuto a riprendere il suo lavoro sulla Ford, scoprì con disappunto che la pioggia non aveva ancora cessato di cadere. Era veramente ansiosa di riprendere il suo viaggio, anche se le dispiaceva molto lasciare Mike ed il suo simpaticissimo socio. In realtà, aveva paura di combinare qualche guaio: credeva di capire che l’interesse che lei provava nei confronti del commerciante era in certo qual modo ricambiato; ed in questo non ci sarebbe stato niente di male se l’uomo non fosse stato sposato. Il pomeriggio precedente le era stato praticamente impossibile non notare la vistosa fede d’oro bianco che Mike portava al dito, e lei non voleva certo rovinare il suo matrimonio.

Quando l’uomo arrivò al garage, mezz’ora dopo il suo socio, la trovò intenta a raccogliere il suo bucato, che durante la notte si era asciugato, ed a sistemarlo accuratamente piegato all’interno dello zaino. Temendo che volesse andarsene, nonostante il tempo fosse ancora inclemente, Mike cominciò subito a pregarla di attendere ancora un pochino, se non che tornasse il sole, almeno che spiovesse.

"Non voglio essere di troppo disturbo. Avete già fatto molto, per me…" ma Edd la interruppe:

"Oh, nessun disturbo!" ed allo stesso tempo lanciò un’occhiata eloquente al sul socio, strizzandogli l’occhio. Mike arrossì e si schiarì la gola con forza, contribuendo così a confermare i sospetti di Frances: quell’uomo era evidentemente attratto da lei. Che cosa sarebbe successo, se si fosse fatto avanti? Lei sarebbe riuscita a resistere? E se invece lui si fosse trattenuto, lei sarebbe stata in grado di fare altrettanto? Era da molto tempo che non aveva una relazione e cominciava seriamente a mancarle il contatto fisico con un uomo. Certo, forse Mike non poteva propriamente essere definito "un Adone", ma lei lo trovava irresistibilmente attraente, con quel suo sorriso contagioso e quegli splendidi occhi verdi. Fissandolo di sottecchi per un attimo, si ritrovò a pensare a quanto le sarebbe piaciuto carezzare le sue guance paffute, mordicchiare le sue orecchie, sfiorare le sue labbra con le proprie. Riuscì a malapena a trattenere un sospiro, ma cedette alle loro insistenze e decise di trattenersi, tentando peraltro di rendersi utile per non rendere infruttuosa la sua attesa.

Si offrì di aiutare Edd nelle sue riparazioni, quanto meno passandogli gli attrezzi che gli necessitavano; e quando, a metà pomeriggio, lo Spilungone li lasciò soli per andare a portare la Mustang alla loro carrozzeria di fiducia per la nuova verniciatura, prese scopa e pattumiera e tentò di fare un po’ d’ordine nel caos dell’ufficio, principalmente per non cadere in tentazione e mettersi a sedere sulle ginocchia di Mike che, seduto sulla sua poltroncina ricavata da un sedile da rally, spulciava la rete alla ricerca di un nuovo affare a quattro ruote da acquistare dopo la Ford.

Il commerciante stesso si sentiva molto inquieto: ogni tanto distoglieva gli occhi dallo schermo del suo laptop per fissarli sul sedere a mandolino di Frances, e più di una volta fu incredibilmente tentato di allungare una mano per carezzarlo. Solo la presenza ingombrante della sua vera al dito lo trattenne dal commettere un gesto che avrebbe potuto provocare conseguenze inimmaginabili, e si limitò pertanto – anche se ciò non contribuiva di certo a diminuire il suo turbamento – ad immaginarsi la ragazza con indosso i soli slip e reggiseno che aveva stretto tra le mani il giorno precedente.

Quando si rese conto che tutto ciò non lo avrebbe aiutato a calmarsi scrollò le spalle e si passò una mano sulla faccia, tornando a ripetersi per l’ennesima volta, durante gli ultimi due giorni, che Frances avrebbe potuto benissimo essere sua figlia e questo, oltre al fatto che era felicemente sposato da ventidue anni, avrebbe dovuto sgonfiare definitivamente ogni sua velleità. Purtroppo per lui, però, una parte anatomica del suo corpo non voleva proprio saperne di sgonfiarsi e, nel tentativo di riuscirci, si alzò in piedi all’improvviso, andando a sbattere proprio contro la ragazza che in quel momento stava tentando di spazzare sotto alla scrivania e che per la sorpresa si lasciò cadere la scopa di mano e si strinse involontariamente al corpo imponente dell’uomo, che la sovrastava in altezza di una ventina di centimetri.

Frances avvertì distintamente la virilità di Mike premere contro il suo basso ventre e ciò la fece divenire paonazza ma allo stesso tempo la lusingò: aveva sempre provato soddisfazione nell’assistere al potere del fascino femminile e le era ben chiaro che il commerciante, in quel momento, sarebbe stato in sua completa balìa, se lei avesse voluto. Consapevole di fare una cosa sbagliata, ma vittima lei stessa della sua astinenza, si schiacciò ancor più contro di lui, muovendo involontariamente il bacino a destra ed a sinistra.

La frizione strappò un gemito all’uomo, che socchiuse gli occhi e si morse le labbra. L’odore di Frances, così vicina a lui, lo inebriò. Gli passò le mani dietro la schiena e la attirò, se possibile, ancora di più contro il suo corpo, il respiro che si faceva sempre più affannoso. La ragazza, ugualmente in affanno, sollevò il viso verso di lui, cercando le sue labbra. I loro nasi si sfiorarono, le loro bocche stavano già per unirsi, quando due colpi di clacson fecero trasalire entrambi: Edd era appena tornato dalla carrozzeria.

Ambedue fecero un salto indietro, ansimando per l’eccitazione e lo spavento. Si guardarono ancora per un istante negli occhi poi Frances raccolse la scopa e tentò di rimettersi a fare le pulizie mentre Mike, con il cuore in gola ed un dolore pulsante al basso ventre, andò ad aprire al suo socio, che non appena lo vide in faccia capì di aver interrotto qualcosa:

"Ti ho rotto le uova nel paniere?" gli chiese in un sussurro, con sguardo a metà tra il dispiaciuto ed il divertito.

"Assolutamente no! Ma cosa vai mai pensando?"

"Bè… il cavallo dei tuoi pantaloni sta dicendo esattamente il contrario!" e con il pollice ammiccò in direzione della parte in questione. Mike avvampò ma preferì tacere: non poteva certo ammettere con lui che, se non fosse tornato proprio in quel preciso istante, molto probabilmente avrebbe ceduto alla tentazione ed avrebbe tradito sua moglie. A quel pensiero si riebbe, e pensò che in fondo doveva essergli grato, per il suo tempismo, altrimenti avrebbe commesso di sicuro una sciocchezza di cui poi si sarebbe pentito amaramente. Con questa convinzione tornò in ufficio, deciso a scusarsi con Frances per il suo inqualificabile comportamento.

Trovò la ragazza con le guance ancora rosse, che si fecero di porpora non appena lo vide rientrare nella stanza. Le si avvicinò lentamente e mormorò:

"Ti chiedo infinitamente scusa! Non ho assolutamente idea di cosa mi sia preso, poco fa! Io…"

"No, Mike, non devi scusarti di nulla, la colpa e solo mia!" lo interruppe con veemenza lei. "Vedi… sono mesi che non vengo toccata da un uomo e… mi sono lasciata un po’ troppo andare" gli confessò. "So benissimo che sei un uomo sposato e non c’è niente che possa giustificare le mie azioni. Credo proprio che sia meglio che me ne vada…" e fece l’atto di prendere lo zaino posato contro il muro, ma l’uomo la bloccò, prendendola per un braccio:

"No, non andartene! Rimani ancora un po’, ti prego…" riuscì solo a mormorare e Frances, ancora scossa per quanto appena successo e certa che se fosse rimasta non ne sarebbe venuto fuori niente di buono, non riuscì comunque a dire di no.

 

* * *

 

Ora per un motivo, ora per un altro, Frances si trattenne all’officina della Grease Junkie per una settimana, il tempo necessario perché la Ford Mustang tornasse dalla verniciatura e fosse ultimata dalle abili ed esperte mani del meccanico.

Lei e Mike avevano cercato di evitarsi il più possibile, poiché entrambi avevano avuto paura di cadere di nuovo in tentazione, ma quando Edd annunciò che finalmente l’auto era pronta per il giro di prova che, di solito, facevano prima di mettere l’auto in vendita come in una specie di rituale propiziatorio, la ragazza buttò la prudenza alle ortiche e chiese di poter accompagnare i due uomini nella loro uscita.

Per cercare di distrarsi e non pensare a Frances, Mike aveva organizzato, durante la settimana trascorsa, una prova di guida con i fiocchi: la Ford Mustang Fastback era l’auto di Steve McQueen nel film "Bullit", celebre per la sua famosa scena di inseguimento lungo i saliscendi delle strade di San Francisco, e per questo aveva pensato di ripetere, anche se molto in piccolo, un inseguimento. Aveva richiesto – ed ottenuto – di utilizzare un campo di addestramento dell’esercito, molto utilizzato per filmare scene d’azione in numerosi film, ed aveva addirittura procurato ad Edd un’auto della polizia ed una divisa da poliziotto, per poter meglio immedesimarsi nella parte. Lui, ovviamente, avrebbe interpretato il bandito.

Frances rimase con lui, seduta al suo fianco, e molto spesso i suoi occhi non riuscirono a fare a meno di guardarlo mentre guidava a tutta velocità, le mani strette sul volante, il corpo fasciato da una camicia bianca a righine beige ed una giacca di pelle blu scuro, il volto sorridente ed ilare. La sua risata argentina e la sua voce morbida sembravano carezzarle la pelle e, ben presto, si rese conto di essere eccitata.

Anche Mike, dal canto suo, nonostante tentasse di dissimulare ogni altro sentimento che non fosse l’esaltazione per la prova di guida, non poteva negare a se stesso di essere su di giri, e non per l’inseguimento. Sentiva gli occhi della ragazza fissi su di se e ciò gli provocava un piacevolissimo formicolio al basso ventre. Guardando nello specchietto retrovisore vide che Edd era sparito all’improvviso, così anche lui svoltò in una stradina che costeggiava alcuni capannoni e si infilò a retromarcia in uno di quelli, per nascondersi.

"Nascondiamoci qui…" ansimò. "Così Edd sarà costretto a girare a vuoto per un po’, per trovarci."

Nella penombra del capannone anche lui si voltò a guardarla, il fiato corto sia per l’adrenalina della corsa in auto che per l’eccitazione del ritrovarsi da solo con lei. Frances avrebbe tanto voluto resistere, ma la sua forza di volontà era ormai ridotta al minimo, così si avvicinò lentamente a lui, posandogli dolcemente una mano sulla coscia. Mike la coprì con la sua, accostandosi a lei a sua volta, fissandola negli occhi con le labbra leggermente socchiuse. Arrivarono a pochi centimetri l’uno dall’altro, i loro respiri che si mischiavano davanti ai loro visi, quando l’uomo si tirò indietro all’improvviso, mettendosi una mano sul volto.

"Oh Cristo, ma cosa stavo pensando di fare?!" esclamò, sfregandosi gli occhi. Frances sentì la delusione farsi strada dentro di lei, comunque inghiottì il rospo e mormorò:

"Scusami, Mike… E’ di nuovo colpa mia…"

"No, non è colpa tua… Sono io che non capisco come tu faccia ad essere attratta da me!"

"E perché non dovrei esserlo?" gli chiese, sinceramente curiosa.

"Tu sei una bella ragazza, giovane… attraente… ed io invece… Guardami! Odio doverlo ammettere, ma sono sovrappeso! Se continuo di questo passo, tra non molto somiglierò all’Omino della Michelin!"

Lei scoppiò a ridere, scuotendo la testa:

"La tua forma fisica non ha nessuna importanza! Mi piaci così come sei…"

"E poi, sono vecchio!" la interruppe lui. "Ho quasi il doppio dei tuoi anni, potrei essere tuo padre!"

"Può darsi…" gli rispose Frances, tornando lentamente ad avvicinarsi a lui, posandogli la mano destra sulla guancia per attirarlo a se. "Ma non lo sei… Che cosa stai aspettando? Baciami, stupido…"

Quelle parole, sussurrate a pochi centimetri dalle sue labbra, lo mandarono in estasi. Si lasciò sfuggire un singulto strozzato prima di riuscire ad allungare le mani a prendere la ragazza per le spalle e colmare così la minima distanza rimasta. Le loro bocche si unirono dolcemente, in un tenero e casto bacio di pochi secondi, poi Mike si allontanò per un brevissimo istante appena, il tempo di vederla dischiudere le labbra, per tornare subito a baciarla. Le loro lingue si sfioravano appena che un trillo improvviso li fece sobbalzare, tanto che lui sbatté la testa contro il tetto e lei contro il finestrino. Il cellulare di Mike stava suonando: sullo schermo brillava il nome di Edd.

Frances l’avrebbe volentieri afferrato e buttato fuori dall’abitacolo, ma l’uomo fu più lesto di lei e con un lungo sospiro attivò la comunicazione e se lo portò all’orecchio:

"Si?"

"Ma dove diavolo vi siete cacciati? Sono dieci minuti che vi cerco!"

"Arriviamo…"

Il tono di voce del commerciante era talmente cupo che Edd capì immediatamente di aver di nuovo interrotto qualcosa:

"Ti ho rotto le uova nel paniere un’altra volta?" e la mancata risposta da parte del suo socio – che gli aveva appeso il telefono in faccia – gli confermò quanto stava già sospettando.

Quando Mike e Frances lo raggiunsero, il suo amico aveva lo sguardo accigliato e la ragazza le braccia incrociate davanti al petto. Il commerciante scese dall’auto e gli si avvicinò e lo Spilungone alzò le mani in segno di resa:

"Scusami, Mike. Non credevo certo che tu volessi metterti a fare dei numeri da circo durante una prova di guida."

"Smettila, idiota!" fu tutto quello che fu in grado di rispondergli. Questa volta, benché avrebbe dovuto, non riusciva a sentirsi grato per il suo tempismo.

 

* * *

 

A questo punto, Frances non poteva più trattenersi oltre. Aveva capito che il destino era in combutta contro di lei e quindi doveva rinunciare a qualsiasi sogno o fantasia avesse avuto nei rispetti di Mike. Non aveva più scuse per trattenersi ancora con lui ed Edd a Bracknell perciò la mattina dopo, non appena entrambi gli uomini furono arrivati in officina, li salutò entrambi con calore e si incamminò di nuovo verso Londra con il suo fidato zaino sulle spalle.

Mike sedette a lungo in silenzio alla sua scrivania, gli occhi fissi sullo schermo del suo computer ma persi nel vuoto. Edd lo osservò per un po’, mentre faceva ordine nei suoi carrelli porta attrezzi. Ormai conosceva quell’uomo da una vita, ed oltre ad essere soci erano anche buoni amici, talmente intimi che nessuno dei due aveva mai provato vergogna verso l’altro e spesso si erano confessati cose che avrebbero fatto rabbrividire parecchia gente. Per tale motivo, lo Spilungone lo raggiunse in ufficio ed andò diretto al punto:

"Mike? Stai ancora pensando a Frances, non è vero?"

L’altro alzò a malapena lo sguardo su di lui, annuendo brevemente col capo.

"Dimmi la verità: se io non ti avessi interrotto per due volte, saresti arrivato fino in fondo?"

Il commerciante lo fissò per un lungo momento prima di rispondere:

"Si."

"Ed anche lei era d’accordo, giusto?"

"Per chi mi hai preso, per un maniaco sessuale? Certo che era d’accordo!"

Il meccanico annuì col capo a sua volta, sporgendo lievemente le labbra in fuori:

"Molto bene. Allora vai, e fa quello che devi fare!"

Mike sgranò gli occhi, sorpreso:

"Come?!"

"Ho detto: vai e fa quello che devi fare!" insisté Edd, prendendolo per un braccio ed alzandolo quasi di peso dalla poltroncina. "Sali in macchina e raggiungila! Nessuno saprà mai nulla: questo segreto verrà con me nella tomba! Ti puoi fidare di me, lo sai."

Il commerciante annuì: era la verità, Edd era sempre stato un uomo di parola.

"E allora sbrigati! Cosa stai aspettando! Vai!" e con una spinta lo buttò fuori dall’officina.

Mike corse al suo fuoristrada, mise in moto e spinse il pedale a tavoletta lungo la statale per Londra. Ora che era partito, niente avrebbe più potuto fermarlo.

 

* * *

 

Frances stava camminando lentamente lungo il ciglio della strada. La giornata era splendida ma lei non se la stava affatto godendo. Mentre strascicava i piedi continuava a pensare a Mike, al suo viso sorridente, ai suoi bellissimi occhi verdi, ed alla morbidezza delle sue labbra, che aveva potuto assaggiare solo per pochi miseri secondi. Con le mani sprofondate nelle tasche, non provò neanche una volta a fare l’autostop: aveva bisogno di schiarirsi le idee, e solo camminando sarebbe riuscita forse a recuperare un briciolo di controllo.

Quando un’auto alle sue spalle cominciò a strombazzare nella distanza il primo pensiero che ebbe fu che, soprappensiero com’era, probabilmente era finita in mezzo alla strada; ma quando scrollò la testa per svuotare la mente e controllare scoprì che non era quello il caso, visto che era ben al di fuori della carreggiata. Si voltò per guardare la vettura che stava sopraggiungendo e per poco non le prese un colpo quando vide che l’uomo al volante del fuoristrada era proprio colui a cui stava pensando così intensamente.

Il grosso automezzo si fermò bruscamente al suo fianco: Mike le sorrideva dal finestrino, la camicia hawaiana che indossava leggermente aperta sul petto. Tolse gli occhiali da sole, puntandogli addosso quei luminosi fari verdi che erano i suoi occhi:

"Vuoi un passaggio?" le chiese, la voce morbida e suadente a carezzargli la pelle.

Ancora incredula, lei semplicemente annuì, aprendo lo sportello e salendo a bordo.

Non ci fu bisogno di parole: ambedue rimasero in assoluto silenzio, consapevoli entrambi di quello che stava per succedere ed ansiosi di veder realizzato il loro desiderio. Alla prima occasione il commerciante fece inversione e si inoltrò nella foresta di Bracknell, una grossa macchia di alberi fitta ed impenetrabile. Non appena fu certo di essere ben nascosti alla vista, celati dai grossi tronchi che crescevano selvaggi, Mike spense il motore e si voltò a guardare Frances. Rimasero immobili a fissarsi negli occhi per alcuni secondi poi, come rispondendo ad un segnale convenuto, si buttarono l'una nelle braccia dell'altro. Le loro bocche si scontrarono con veemenza, le loro lingue ingaggiarono una lotta selvaggia per il predominio. Senza smettere di baciarsi con foga presero a spogliarsi a vicenda: Frances sbottonò la camicia del commerciante con mani tremanti ed impazienti, mentre lui gli insinuava le mani sotto la maglietta nel goffo tentativo di sfilargliela senza staccare le labbra da quelle di lei. In pochi minuti si ritrovarono nudi, sdraiati sul grosso divano posteriore del fuoristrada, avvinghiati l'uno all'altra come se non esistesse niente altro al mondo al di fuori di loro due.

All'improvviso, a Mike parve di avere di nuovo vent'anni – e venti chili – di meno. Il corpo di Frances si muoveva all'unisono con il suo, le sue labbra ardenti sembravano marchiare a fuoco la pelle del suo petto glabro mentre succhiava con forza, lasciandogli un segno indelebile all'altezza del cuore. Avrebbe dovuto trovare una spiegazione plausibile per giustificare quel livido con sua moglie, pensò confusamente, ma ci avrebbe riflettuto più tardi. Ora non voleva lasciarsi distrarre da niente. Con un'agilità che non credeva più di avere rovesciò le loro posizioni, sovrastando Frances con il suo corpo massiccio. La ragazza esalò il suo nome in un sospiro, stringendogli la vita tra le cosce, serrandolo contro di lei. Da quel momento nessuno dei due pensò più a niente, i loro cervelli concentrati unicamente sulla passione che li travolgeva.

 

* * *

 

"Quando ti ho visto arrivare ho creduto di sognare" mormorò Frances all'orecchio di Mike. Dopo aver realizzato il loro desiderio inconfessabile si erano accoccolati l'una accanto all'altra, il braccio di lui stretto in un gesto protettivo contro le spalle di lei.

A quelle parole il commerciante sorrise dolcemente.

"Ed invece era tutto vero... Oh, Mike... sono così contenta che tu sia venuto a cercarmi..."

Il sorriso che ancora aleggiava sulle sue labbra divenne amaro:

"Purtroppo, sai benissimo che..."

"Si, Mike, lo so" lo interruppe lei: "Non voglio certo rubare il posto a tua moglie. Sai, un po' la invidio, perché può averti ogni volta che vuole... Io mi accontenterò di ricordare ogni istante di questo nostro incontro." Si sollevò un poco e sfiorò le sue labbra con un bacio, cui Mike rispose con tenerezza.

"Mi dispiace non poterti dare di più."

"Oh, mi hai dato più di quanto non immagini..."

Si baciarono ancora, carezzandosi dolcemente a vicenda, fino a che la ragazza non si riscosse:

"Credo che per me sia venuto il momento di andare" mormorò cominciando a rivestirsi. L'uomo contemplò per un po' la sua schiena morbida, fino a che non la vide scomparire sotto la sua maglietta. A quel punto anche lui si mise seduto ed indossò di nuovo i suoi abiti.

"Ti accompagno fino a Londra" le disse, serio, e lei non ebbe il coraggio di rifiutare.

Durante il breve tratto di strada rimasero in silenzio, per non spezzare l'atmosfera quasi surreale che si era creata tra di loro. Solo quando arrivarono in vista della periferia della capitale Frances allungò una mano, posandola su quella di lui che stringeva il cambio:

"Lasciami qui, proseguirò a piedi."

L'uomo annuì ed accostò, guardandola mentre scendeva. Trasse un lungo sospiro e pronunciò le parole che aveva sulla punta della lingua da quando erano ripartiti:

"Tornerai a trovarmi?"

Lei gli sorrise e gli rispose, enigmatica:

"Forse..." poi si rimise lo zaino in spalla e si allontanò in fretta.

Mike sospirò ancora, guardandola sparire nella distanza, ed infine si decise, fece inversione e tornò indietro.

Edd stava ancora mettendo in ordine in officina quando lui arrivò. Non appena entrò dentro il garage lo Spilungone lo fissò con sguardo interrogativo, al quale lui rispose con un'occhiata eloquente, sbottonandosi la camicia fino a mostrare il marchio che aveva sul petto. Il meccanico annuì e gli fece il "pollice in alto", ma Mike non si sentiva poi così euforico. Frances gli sarebbe mancata, e molto.

Si mise seduto alla sua scrivania e si concentrò sul suo lavoro: era giunto il momento di cercare un nuovo "affare a quattro ruote".

  
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