Il giorno seguente Emma si era svegliata con un leggero mal di testa, ma una volta preso il caffè si sentì pronta per cominciare la giornata. Andò al Granny's a fare colazione dove incontrò Regina e si sedette al suo tavolo per parlare di alcune pratiche che Emma avrebbe dovuto portarle. Infine ripresero le loro consuete conversazioni sulla magia.
“Sto finendo di studiare i libri di Tremotino, ci sono molte cose interessanti.” disse Regina mentre finiva il proprio caffè nero.
“Sì? Qualche indizio su come trovare l'autore o per l'incantesimo di confine?” Emma mangiò una fetta enorme di pancake e Regina sollevò un sopracciglio mentre la fissava “Che c'è? Ho fame.” Regina sorrise e scosse la testa, tornando a leggere il giornale.
“Incantesimi potenti e interessanti per il confine, dell'autore non sapeva nulla nemmeno lui. E non mi importa ormai.” I suoi occhi non si mossero dalla pagina, ma Emma notò dal suo sguardo che stava pensando ad altro, e che le sue labbra si erano leggermente piegate in un sorriso.
“Bene.” Emma sorrise e terminò di mangiare, svuotò la tazza del caffè e andò a pagare il suo conto e il caffè di Regina “Il caffè te lo offro io, ora vado in centrale. Fammi sapere se ti serve una mano con quei libri.”
“Sceriffo, ricorda che domattina devi portarmi quelle pratiche.” disse Regina sorridendo, Emma lanciò un'occhiata furtiva alla donna; l'offerta del caffè non aveva funzionato ma andava bene così. Per quanto Emma si annoiasse a compilare scartoffie, era divertente fare quel gioco con la bruna.
Henry andò in centrale a portarle il pranzo, ma il pomeriggio doveva andare a studiare da Ashley, quindi non si trattenne molto. Più tardi però Emma sentì la porta della centrale aprirsi e un rumore di tacchi echeggiare nel corridoio, si voltò speranzosa verso la porta e vide entrare Lily con due caffè d'asporto tra le mani.
“Ciao”, la salutò sorridente e andò a darle il caffè “Ho pensato di fare un salto, ero uscita a fare una passeggiata.”
“Ciao, grazie sei gentilissima.” Emma bevve un lungo sorso della bevanda calda; per un attimo si era illusa che fosse Regina, ma era stata lei stessa a porre dei limiti ai loro incontri per ora “Com'è andata con le ragazze ieri notte?”
“Bene, mi sono divertita moltissimo. Ruby è davvero scatenata, ha tantissime energie anche alle quattro del mattino!” rise.
“Oh sì, puoi dirlo forte,” le confermò Emma “Allora, ti sta piacendo Storybrooke?”
“Molto, capisco perché ci sia rimasta, è una cittadina incantevole e pacifica; con i suoi intrattenimenti per noi giovani donne.”
“Sì, un ottimo posto per mettere radici.”
“Sì, lo è.” Lilith rimase un silenzio, tamburellando con le dita sulla tazza di caffè, i suoi occhi vagarono sulla scrivania di Emma, ma erano vacui, come se fosse immersa in un pensiero che non centrava nulla con ciò che vedeva.
“Cosa stai pensando?”
“Come?” si riscosse tornando a guardare Emma negli occhi. È... rossore quello sulle guance? Si chiese la bionda mentre guardava l'amica. “Tamburelli con le dita: c'è qualcosa che ti tormenta.” riconoscere quei gesti era il suo mestiere.
“In effetti c'era una cosa su cui stavo riflettendo da un po' e volevo parlartene, riguardo la nostra amicizia ecco. Sai, quando ci siamo viste per l'ultima volta pensavo davvero che mi odiassi e che non avresti mai voluto rivedermi, e io mi ero pentita moltissimo di quello che avevo fatto.”
“Lily eravamo delle adolescenti, a quell'età si serba rancore al barattolo di biscotti che non si vuole aprire... Quello mi capita ancora alle volte.” ridacchiò e Lily sembrò rilassarsi.
“Lo so, ma quando sono venuta qui ho sperato di sistemare qualsiasi malinteso,” posò il caffè e prese il polso di Emma, accarezzandone la parte interna con il pollice “E' davvero bello questo tatuaggio.” sorrise. Emma si rese conto che la distanza tra di loro era pericolosamente diminuita, sentiva il sangue scorrerle nelle orecchie, mentre il proprio battito accelerava. Dannazione.
“Lily...” Emma alzò lo sguardo e incrociò quello della ragazza “Lily io non...” aveva sperato di sbagliarsi, ma lo sguardo dell'altra era più che eloquente, gli occhi neri di Lilith vagavano dalle labbra sottili di Emma ai suoi occhi verdi. La bionda poteva avvertire il calore del respiro dell'altra donna sul viso. Prese un respiro profondo per riuscire a formulare una frase sensata e dirle che ci teneva a lei, ma non in quel modo. Emma sollevò lo sguardo diventando seria, ma gli occhi della bruna la mandarono in confusione, avvertì una strana sensazione di calore ed intorpidimento annebbiarle la mente; Lilith la baciò affondando una mano tra i suoi capelli, accarezzandole la nuca.
Ci fu un rumore improvviso ed Emma si staccò immediatamente da Lily, allontanandola e voltandosi verso la porta. In piedi sulla soglia c'era Regina, ai suoi piedi due bicchieri di caffè rovesciati per terra. No...fu l'unico pensiero che attraversò la mente di Emma. I loro sguardi si incrociarono e Regina sembrò riscuotersi, Emma poté vedere qualcosa rompersi dentro quegli occhi castani e dentro di sé avvertì una morsa gelida attraversarla, immobilizzandola dov'era. Regina mosse le labbra, come per dire qualcosa, ma non uscì alcun suono dalla sua bocca. Si portò una mano al viso, come se volesse coprirlo, si voltò e scomparve immediatamente correndo verso la porta d'ingresso della centrale.
“No! Regina!” Emma le era corsa dietro scivolando sul caffè e rischiando di cadere a terra, ma era finita contro il muro e si era poi spinta in avanti cercando di raggiungere la donna. Ma quando arrivò fuori vide la Mercedes ultimare la manovra per immettersi di nuovo in strada e andare via.
“Merda!” Emma sentì lo stomaco contrarsi e la gola chiudersi, mentre gli occhi le bruciavano.
“Cos'era quello?!” Emma era allibita, non riusciva a credere a quanto fosse accaduto. Lilith cercò di avvicinarsi a lei, ma Emma fece un passo indietro per mettere della distanza fra loro, non voleva che riaccadesse quello che era appena successo.
“Emma io... Io sono venuta per te, sono qui per noi,” stava cercando di spiegare l'altra “Mi avevi detto che non c'era nulla tra voi due, che ti eri lasciata con il tuo fidanzato appena sono arrivata e io pensavo che si trattasse di me. Volevo solo chiederti di darmi una possibilità.”
“Lilith quella possibilità l'avevi avuta, pensavo volessi essere mia amica e non saltarmi addosso alla prima occasione.” la voce di Emma era tagliente, si sentiva talmente tanto colma di rabbia che paradossalmente era fredda, calma, perfettamente cosciente di ogni muscolo che muoveva. La rabbia non l'accecava, la poteva solo rende più pericolosa in quel momento.
“Io voglio essere tua amica, speravo solo di poter essere anche qualcosa di più, pensavo che lo volessimo entrambe.” alzò la propria manica mostrando la sua voglia.
Emma scosse la testa, per un attimo sentì di nuovo quella sensazione di torpore invaderla, e la cosa la fece agitare. Vedere Regina che scappava via l'aveva sconvolta, sapere che fosse stato il bacio tra Lilith e lei a farla scappare era anche peggio.
“Non era quello che stavo cercando io,” la bionda sospirò “Senti, non è il momento per avere questa discussione...”
“Invece dovremmo.” insistette Lily.
“No, adesso ho bisogno di stare da sola!” Emma aveva sbattuto una mano sulla scrivania, facendo sobbalzare l'altra. Odiava ricorrere a questi metodi, ma sopportava ancora meno che la gente non l'ascoltasse ed invadesse i suoi spazi personali senza il suo permesso.
“Vorrai dire che hai bisogni di cercare Regina.”
“Lilith, quello che farò non ti riguarda, chiaro? Se non vuoi mandare a quel paese il tuo sforzo di ricostruire il nostro rapporto, fai come ti ho chiesto: lasciami sola.”
“Come vuoi, sai dove trovarmi.” Lilith prese la sua borsa e uscì dalla centrale a passo svelto, lasciando Emma con due caffè sulla scrivania e altri due rovesciati per terra a qualche metro da lei.
Regina aveva guidato fino alla villa dell'autore, non sapeva dove altro andare pur di stare lontana da tutto e tutti. Una parte di lei sperava che Emma la seguisse con il suo maggiolino giallo, l'altra sperava che si tenesse alla larga da lei.
“Perché?” Regina continuava a ripetersi quella domanda mentre camminava avanti e indietro lungo la veranda, dove solo la sera prima Emma si era presentata con una bottiglia di vino per stare con lei, per non farla sentire sola, per animarla e farla sorridere. E ci era riuscita, era riuscita a farla sentire bene, a farla sentire protetta, a farla sorridere e ridere, a darle un po' di pace e dimenticarsi del libro e della sua estenuante ricerca dell'autore. Davvero si era illusa di farcela, di aver ormai superato tutto e di poter finalmente fare un passo verso qualcosa di concreto. Invece... Prese la rosa poggiata sul tavolino e la strinse al suo petto.
Nella sua mente continuava a rivedere la porta che dava agli uffici della centrale aprirsi lentamente. Un cono di luce abbagliarla per uno, forse due secondi, per poi vedere Emma venire attirata dalle braccia di Lilith, vedere come la mano dell'altra bruna affondava tra i capelli biondi e le sue labbra assaporare quelle di Emma.
Regina emise un verso rabbioso e stritolò il bocciolo appena dischiuso lasciandolo cadere e portandosi le mani agli occhi, infilando poi le dita tra i capelli per tirarli indietro mentre si lasciava sfuggire un sospiro di rassegnazione. Certo, aveva sentito Emma urlare il suo nome, aveva visto il suo sguardo impaurito quando le aveva colte in flagrante, l'aveva sentita correrle dietro fino all'ingresso della stazione; ma cosa avrebbe dovuto credere? Aveva visto più che a sufficienza e non voleva ascoltare nessuna bugia, non voleva illudersi in alcun modo ancora una volta. Era stanca di aggrapparsi a delle vane speranze, di riporre la propria fiducia e il proprio cuore nelle mani degli altri, era stanca e non poteva andare avanti così.
“Adesso basta.” si disse. Respirò profondamente cancellando il pensiero di Emma dalla mente e focalizzandosi su sé stessa, era il momento di voltare definitivamente pagina e abbandonare quella folle impresa di cercare l'autore, di passare il tempo con Emma, di fare tutto ciò che poteva per sentirsi accettata; d'ora in poi avrebbe ripreso la propria vita e la propria felicità nelle proprie mani, solo lei poteva darsi la pace che cercava. Tornò alla macchina e andò via.
Emma aveva provato a chiamare Regina, ma non le rispondeva, così era andata a casa sua, alla volta e anche alla casa dell'autore, ma nulla. Regina sembrava essere svanita ed Emma si chiese dove potesse essere andata. Forse era nella foresta, ma in tal caso trovarla non sarebbe comunque stato semplice. Henry le disse di averla sentita brevemente al telefono, gli aveva detto che l'avrebbe richiamato l'indomani e che al momento voleva rimanere sola.
Dannazione. Emma stava girando a vuoto con la macchina da più di un'ora, aveva percorso tutta la città da una parte all'altra e aveva provato a ripercorrere alcuni sentieri nel bosco, ma non c'era traccia di Regina. Inoltre il fatto che la donna si potesse spostare con l'uso della magia complicava solo le cose, anche se Emma si fosse avvicinata a lei non era detto che lei non si sarebbe trasportata in un altro posto all'istante pur di non vederla. Emma scrisse l'ennesimo messaggio al telefono di Regina:
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Ti prego Regina, dobbiamo parlare, non è come sembra.
Posò la testa contro il sedile della macchina e sospirò. Inaspettatamente sentì vibrare il telefono, il nome di Regina comparve sullo schermo, aveva risposto al suo messaggio.
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Signorina Swan non vedo cosa ci sia da spiegare, lei ha la sua vita e io la mia, non siamo tenute a farci rapporto su come la viviamo. Ci vedremo domani, quando verrò a casa vostra per parlare con Henry.
Emma stava quasi per saltare di gioia quando lesse l'ultima parte del messaggio, non voleva farle troppo pressing, ma voleva poterle rimanere vicina e mantenere la promessa che le aveva fatto. Nel rileggere il messaggio qualcosa di inquietante la fece rabbrividire, una voce nella sua mente le ricordò le parole che aveva detto in quella stessa macchina a Elsa: Una volta che hai rovinato il rapporto con qualcuno, non c'è modo di tornare indietro. Emma sperava solo che questa non fosse la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Non poteva nemmeno immaginare la possibilità di venire allontanata definitivamente da Regina, voleva chiarire quello che era successo con Lily, voleva recuperare la sua fiducia. È già stata tradita più di una volta, la voce nella testa di Emma non taceva e ricordò l'espressione malinconica di Regina di qualche settimana prima, quando si stava rassegnando nella ricerca dell'autore. Emma aveva cercato di fare di tutto per restituire un po' di luce a quegli occhi, per rivedere il sorriso della bruna tornare a illuminarle viso; ed essere stata lei stessa a strapparglieli qualche ora prima la faceva stare male. Emma stava stringendo talmente forte il volante della macchina che le erano sbiancate le nocche e non sentiva affluire il sangue alle dita. Lasciò la presa e respirò a pieni polmoni, non doveva smettere di sperare nella possibilità di aggiustare le cose, o avrebbe fallito ancora prima di cominciare. Per quanto Regina potesse essere tornata fredda con lei, in questo momento non importava, avrebbe avuto l'occasione di parlarci il giorno seguente e se lo fece bastare; anche se non fosse stata lei la felicità di Regina, l'avrebbe aiutata a trovare il suo lieto fine e questo era ciò che contava per Emma.
“Com'è andata mia cara?” la voce dell'uomo era elettrizzata.
“Come avevi previsto, più o meno” disse Lilith lasciando cadere la borsa per terra accanto a un albero, era andata nel bosco assicurandosi di non essere seguita “Non mi aspettavo che quell'altra donna sarebbe risultata un problema, invece è uno scoglio più grosso del previsto.”
“Oh, non mi preoccuperei di questo. Piuttosto, sei riuscita a scambiare un bacio con la salvatrice?” Tremotino si fece avanti tra gli alberi e si avvicinò a lei con un sorriso carico di aspettativa.
“Sì.” rispose la bruna.
“Ottimo, mia cara.” Tremotino sollevò una mano e la agitò in direzione della donna. Una luce rossa illuminò le labbra di Lilith, per fluttuare poi in direzione del Signore Oscuro. Tremotino la catturò e la fece entrare in una fiala in cui era presente un liquido nero. La fiala brillò per alcuni istanti di una luce abbagliante e l'uomo ridacchio e sorrise compiaciuto.
“Ora Emma sarà libera?”
“Non ancora mia cara, ma tra non molto la salvatrice avrà bisogno di essere salvata e sarà allora che tu entrerai in scena e sistemerai la situazione. Fai in modo che beva il contenuto di questa fiala, non mi importa come, ma deve farlo. In seguito Emma cadrà sotto l'effetto di un potente incantesimo, per cui solo chi nutre per la signorina Swan dei sentimenti sinceri ed è dotato di poteri magici, potrà salvarla. Una volta che l'avrai aiutata, non ricorderà più le persone di Storybrooke.” Tremotino porse a Lilith la fiala “Hai due giorni.”
Lilith prese la fiala e l'uomo scomparve, la bruna sorrideva tra sé e sé stringendo al petto la piccola fiala. Il bagliore al suo interno si stava affievolendo, finché non si spense completamente rivelando un liquido ambrato. Lily infilò la boccetta in un tasca interna della giacca per tenerla al sicuro, era la sua possibilità di essere felice.
Salve a tutt@.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, lo so, probabilmente ora siete nel dubbio e non capite che diamine stia succedendo. BUT: non dovrete aspettare molto perché le cose inizino a delinearsi per quello che sono!
Purtroppo domani inizierà una settimana d'inferno per me, quindi se tardassi nel pubblicare chiedo perdono in anticipo, cercherò di rimanere costante.
Scrivetemi le vostre recensioni e fatemi sapere cosa ne pensate, a presto.
Nemo