Di
foglie cadute e felpe sbiadite.
Le piaceva l'odore acre e pungente dell'aria,
i volti scavati delle zucche, l'arancione.
L'arancione era il suo colore, diceva a tutti.
Era forse un caso che su quel pietroso viale cinque anni prima avesse
incontrato Tony e, come allora, fosse Halloween e lei indossasse la sua
felpa
arancione ormai consunta e sbiadita.
Era andata lì, ogni anno, rinunciando alla cioccolata che le
dava la vecchia
della casetta di fianco alla sua. Aveva rinunciato a quella dolce
amarezza del
fondente solo per lui.
Ma Tony non era tornato, fino a quel momento.
Era più alto e aveva i capelli più ricci,
quell'aria da meridionale che le
piaceva tanto e la barba folta e nera. Non si era neanche accorto di
lei. Si
era semplicemente seduto a terra a fissare il terreno scomposto tra i
sassi.
Francesca rabbrividì, segno che forse la sua felpa era
diventata troppo
leggera, troppo sottile.
Non riusciva più a proteggerla dal freddo, questo era certo.
L'umidità era forte, così forte da coprire
l'odore di mare che Tony portava
dietro di sé come un amico,
una presenza
fissa che dava sicurezza, l’impressione di essere a casa.
Sapeva di non essere bella, eppure credeva che rimanere uguale a se
stessa,
uguale a cinque anni prima, fosse una buona soluzione perché
lui ritornasse, quell'
Halloween. Le mancava sentire le sue ruvide carezze, la sua risata
cupa, i suoi
occhi scuri come la notte che sarebbe giunta a breve.
Fece un passo verso di lui, smuovendo le foglie che sembravano
abbinarsi
perfettamente alla sua enorme felpa.
Tony alzò lo sguardo, e così lo mantenne, fisso
davanti a sé, senza parole,
come se non la vedesse.
E pianse, in silenzio, come fanno gli uomini, direbbe qualcuno, ma
Francesca
sosteneva che piangere in silenzio fosse solo un modo per nascondere la
vergogna.
Gli si avvicinò, con calma.
Andava tutto bene, andava finalmente tutto bene.
La ragazza posò la mano sul viso di lui, accarezzandolo. Era
strana quella
barba ispida.
Ricordava il contatto del volto liscio sulla propria pelle, nuda.
Ricordava il calore di lui contro il freddo ventre di lei, che
spogliata della
sua calda felpa si sentiva vuota.
Ricordava i respiri bruti, le mani forti contro il suo corpo,
tremolante
come l'ultima foglia rimasta su un albero.
Ricordava che aveva calpestato la sua felpa e se ne era andato, e non
l'aveva
aiutata a rivestirsi, non l'aveva aiutata a intagliare le zucche e non
erano
andati insieme dalla vecchia per mangiare quel cioccolato
così buono.
Ricordava che le aveva promesso molte cose e lei gli aveva creduto e
aveva
aspettato che lui tornasse.
E la sua felpa diventava sempre più grigia,
ma Francesca ora era felice.
Era felice di poterlo riabbracciare e accarezzare e potersi sentire di
nuovo
sua, come un tempo.
«
Ti amo »
gli sussurrò.
E quelle parole rimaste incastrate a metà nella sua gola da
cinque Halloween finalmente videro la luce.
E la felpa arancione svanì, insieme al ricordo di
una fanciulla morta cinque anni prima.