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a chocolate
Era
una mattina invernale di dicembre, fredda e nebbiosa.
Dovevano
essere circa le sette.
La
temperatura raggiungeva i cinque gradi sotto lo zero e la neve, discesa durante
la notte, avvolgeva come un soffice manto le vie isolate di East
City.
Non
del tutto isolate, a dire il vero.
Una
giovane donna, dal bel portamento e dal volto serio, passeggiava sul bianco
marciapiede diretta verso la farmacia della zona.
Portava
i lunghi capelli biondi tirati su da due fermagli perfettamente incastrati tra
loro.
Il
naso era leggermente arrossato dal freddo e dal raffreddore che si era beccata
il giorno prima.
Indossava
un lungo cappotto nero sotto la divisa militare e una sciarpa bianca le
avvolgeva il collo.
Non
portava i guanti.
Ai
piedi, calzava scarponi neri impermeabili che le permettevano di camminare anche
sopra la neve.
Arrivata
nei pressi della farmacia, Riza Hawkeye vi entrò a passo deciso, uscendo pochi
minuti dopo con una bustina di carta nella mano destra.
"
Meglio prevenire che curare..." si era detta, guardando l'oggetto soddisfatta e
scacciando l'ipotesi di un futuro malanno.
Non
doveva assolutamente ammalarsi: altrimenti, chi avrebbe svolto le sue
mansioni?
Proseguì
nella sua lenta camminata.
Poi,
il suo sguardo attento e vigile si posò su un nuovo bar, appena aperto,
all'angolo della strada.
Prima
non ci aveva fatto proprio caso.
C'era
una strana insegna nera, dai bordi rossi e levigati, con una scritta argentata
tutta svolazzi che recitava: "Dupree's chocolate".
"
Che strano nome per un bar!" pensò lei, arricciando il
naso.
Un'improvvisa
folata di vento gelido le suggerì che non sarebbe stato male entrare e dare
un'occhiata al locale.
Giusto
per curiosità, oppure per effettuare un piccolo sopralluogo; oppure per
riscaldarsi, dato che ciò che indossava non serviva poi a
tanto.
Caso
volle che non fosse l'unica interessata a quell'ambiente che, per quanto
semplice e antico - doveva ammetterlo -, le trasmetteva un senso di
tranquillità; accogliente e caldo, in netto contrasto con quello che stava
fuori, così monotono e reso ghiacciato dall'inverno appena
arrivato.
Le
dava le spalle, seduto su uno sgabello, colui che avrebbe riconosciuto tra
mille.
Una
presenza divenuta quasi una costante della sua vita: il colonnello e suo diretto
superiore, Roy Mustang.
"
Signore: non mi aspettavo di trovarla qui..."
Parlò,
fingendosi piuttosto sorpresa, con un tono di voce udibile ma non troppo forte a
causa del raffreddore.
"
La stessa cosa dovrei dirla io, tenente!" esclamò Roy, senza voltarsi a
guardarla.
Era
vestito proprio come lei, con la sola differenza che lui i guanti li aveva
messi.
E
anche lui, in fondo, era sorpreso di trovarla lì.
"
Io sono stata alla farmacia; poi ho visto..." cominciò, ma fu
interrotta.
"
Alla farmacia? Come mai?"
"
Sono raffreddata, signore! Così ho pensato di prendermi qualcosa." spiegò in
poche parole lei.
"
Allora dovrebbe bere qualcosa di caldo... su! Venga a sedersi vicino a me. Le
offro qualcosa!" la invitò, gentilmente, girando un pò la testa per
guardarla.
In
effetti, si vedeva chiaramente che aveva il naso
arrossato.
Riza
cercò di declinare l'invito, ma il colonnello non volle sentire
ragioni.
Così,
sospirando, si avvicinò a lui e spostò lo sgabello accanto al suo, giusto il
necessario per potersi sedere.
"
Che cosa desidera la signora?" chiese il vecchio inserviente, mentre era intento
ad asciugare con un panno pulito una tazza.
"
Faccia preparare un'altra tazza di cioccolata calda, per favore!" rispose
prontamente il colonnello.
Riza,
intanto, estrasse dalla tasca un fazzoletto per soffiarsi il
naso.
"
Sicura che sia solo un semplice raffreddore?" le domandò Roy,
preoccupato.
"
Sì... passerà presto!" rispose lei, accennando un sorriso.
Rimise
il fazzoletto al suo posto. Poi le venne in mente una
cosa...
"
Colonnello: oggi non doveva incontrare il comandante
supremo?"
"
Sì, ma per quello c'è tempo!"
"
Vuole che l'accompagni?"
"
No, voglio che lei faccia un'altra cosa..."
"
Mi dica!"
"
Deve tornarsene a casa e mettersi a letto!"
"
Ma colonnello!! Le ho già detto che si tratta di un semplice raffreddore!"
esclamò, seccata di doversi ripetere.
"
Insisto! Non può farle che bene..." continuò lui, con uno sguardo che non
ammetteva repliche.
Questa
"piccola" discussione fu interrotta poco dopo dal barista, che li serviva con le
tazze di cioccolata richieste.
"
Ecco a voi!" disse, per poi andarsene nel retro del locale e lasciarli di nuovo
soli, dato che erano stati i primi ed unici clienti della
mattinata.
Il
colonnello fu il primo a portarsi la tazza alla bocca.
Riza,
ancora scocciata dal fatto di dover tornare a casa per un banale e
insignificante raffreddore, guardò il liquido denso nella propria tazza con
scarso interesse, per qualche minuto.
Poi
appurò che sarebbe stato meglio stare zitta, così avrebbe evitato di far
preoccupare inutilmente il colonnello.
Cioè...
dai! Per un semplice raffreddore!
"
Sa a cosa stavo pensando prima che arrivasse lei...
tenente?"
Il
colonnello, con lo stesso tono di voce di quando è interessato a qualcosa,
interruppe i pensieri di Riza, costringendola a guardarlo negli
occhi.
Roy
aveva già smesso di bere dalla tazza e la stava rigirando tra le
dita.
"
A cosa pensava?"
"
Come la cioccolata... la mia donna ideale deve essere come la
cioccolata!"
"
Eh?"
Che
cos'era?
Una
battuta per alleggerire la tensione, o la solita sparata alla
Mustang?
Certo,
ormai era abituata a vederlo passare dallo stato di uomo serio a quello di
dongiovanni incallito.
Ma
che cosa voleva dire con quella frase?
Gli
chiese gentilmente spiegazioni in proposito, fingendo che la discussione
avvenuta prima non ci sia mai stata.
"
E' molto semplice, tenente: la cioccolata, per quanto possa sembrare dura
all'esterno, se ci soffermiamo a guardarla senza andare oltre, non potremo mai
scoprire che, dentro di sé, nasconde tanta dolcezza!" spiegò, sentendosi
importante come un bambino che aveva appena scoperto il mondo.
"
Sì..." ammise lei.
Il
suo discorso non faceva una piega. Si intuiva che ci aveva riflettuto
su.
"
Bene! Allora io ritengo... che la donna perfetta debba essere così, né più né
meno!" concluse, appoggiando finalmente la tazza sul
ripiano.
Riza
non aveva parole: perché le aveva fatto quel discorso?
Che
cosa passava per la mente al suo superiore?
Va
bene che lui era sempre ammirato (e non solo ammirato) da una miriade di donne
diverse.
Ma
perché proprio a lei stava facendo quel discorso?
Gli
disse espressamente cosa pensava, aggiungendo che gli augurava di trovare presto
una donna che soddisfacesse le sue aspettative.
E
lui, scuotendo il capo, si alzò in piedi, le mise una mano sulla spalla e,
avvicinandosi un po’ di più, le sussurrò: "Quella donna potrebbe essere più
vicina di quanto immagina, tenente! Ci pensi bene..."
detto
questo, le prese una mano.
Si
guardarono intensamente negli occhi per un tempo che pareva interminabile, come
a voler comunicare con lo sguardo.
Poi
le lasciò i soldi per pagare il conto.
E
se ne uscì, con un sorrisino furbo e le mani in tasca, senza aggiungere
altro.
Riza,
che non aveva ancora toccato la sua tazza, la prese con le mani e ne bevve il
tiepido contenuto, gustando lentamente la dolcezza di quel cioccolato, che la
sciolse dentro, nel profondo.
E,
arrossendo lievemente, capì cosa nascondeva tra le righe la frase del suo
colonnello.
FINE
Benissimo!^^
Ho voluto scrivere questa idea che mi è
balenata all'improvviso e che ho preso al volo.
Sarà stato il
freddo.
O sarà che in questi giorni mi capita di
mangiare cioccolata. XD
Spero che alle fan del RoyAi come la
sottoscritta possa far piacere!
Naturalmente, i due protagonisti non mi
appartengono e Riza potrebbe sembrare OOC: ma la giustifico col fatto che non
sta tanto bene.
Vedrò di continuare al più presto quella
sull'amnesia di Riza.
Per adesso vi chiedo di accontentarvi di
questa one-shottina, con la quale spero di aver fatto un buon lavoro! ^_^ (Se
non buono, almeno discreto! XD)
Bacioni
Rinalamisteriosa