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Autore: Cantrainallthetime    18/03/2015    3 recensioni
<< Uffa… E’ orribile! >> disse Lane, incrociando le braccia al petto e assumendo un cipiglio imbronciato.
<< Dobbiamo solo fargli gli occhi, il naso, la bocca, la sciarpa e il cappello… >> replicò Rory, frugandosi nelle tasche del cappotto, alla ricerca di qualcosa che potesse aiutarla a migliorare il pupazzo di neve.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jess Mariano, Lane Kim, Lorelai Gilmore, Luke Danes, Rory Gilmore
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                   Childish Games.
 
<< Uffa… E’ orribile! >> disse Lane, incrociando le braccia al petto e assumendo un cipiglio imbronciato.
<< Dobbiamo solo fargli gli occhi, il naso, la bocca, la sciarpa e il cappello… >> replicò Rory, frugandosi nelle tasche del cappotto, alla ricerca di qualcosa che potesse aiutarla a migliorare il pupazzo di neve.
Tutto quello che vi trovò fu un tappo di sughero, preso qualche giorno prima all’Indipendence Inn. Si alzò sulle punte e, aiutandosi con il pollice, lo inserì al centro della morbida sfera bianca che fungeva da testa.
<< Il naso non è più un problema! Hai qualcosa per fargli gli occhi? >> chiese Rory.
<< Aspetta, controllo >> rispose Lane.
Poco dopo, la bambina le mostrò due monete da un quarto di dollaro.
<< Ecco >>.
<< Lane, quelli sono soldi >> osservò Rory.
<< Non vanno bene? >>.
<< Vuoi davvero sprecare mezzo dollaro per un pupazzo di neve? >>.
<< Se serve a renderlo più bello, sì >> fece Lane, con un’alzata di spalle.
<< No, non è giusto… Forse dovrei strapparmi i bottoni dalla camicia >> disse Rory, determinata a trovare una soluzione equa.
<< No! Davvero, voglio metterci le monete! >> insistè Lane.
<< I bottoni non hanno valore >>.
<< Allora li prendiamo dalla mia camicia >>.
<< Tua mamma si arrabbierà da morire! >>.
<< Non importa… E poi tu hai già fatto il naso… >>.
<< E’ soltanto un tappo di sughero, e non è nemmeno mio! >>.
Lane stava per ribattere, quando notò che vicino alle altalene, poco lontano da loro, c’era un altro bambino; in verità era lì già da un bel po’, e per tutto il tempo era rimasto zitto e immobile, lo sguardo fisso su di loro.
<< Guarda… >> bisbigliò Lane all’amica, indicando il bambino con un cenno del capo.
Quando Rory si voltò, questi distolse immediatamente lo sguardo.
<< Secondo te ci sta spiando? >>.
<< Non lo so >> rispose Rory, abbassando a sua volta la voce.
<< E allora che sta facendo? >>.
<< Forse vuole aiutarci a finire il pupazzo di neve... >>.
Rory guardò insistentemente il bambino, che non si era mosso di un centimetro.
<< Ciao >> gli disse, agitando una mano con enfasi.
Lui arrossì e chinò il capo, ma non rispose al saluto né diede cenno di averla sentita.
<< Ehi, dico a te! >> continuò Rory, imperterrita, avvicinandosi.
Il bambino le gettò una rapida occhiata, ma continuò a rimanere in silenzio.
<< Ti va di darci una mano? >> chiese Rory, per nulla intenzionata ad arrendersi, puntando l’indice in direzione del pupazzo di neve.
Lui si limitò a rivolgerle l’ennesimo sguardo indecifrabile.
<< Forse è straniero… >> borbottò Rory a Lane, che si era affrettata a raggiungerla.
<< O forse è muto >> suggerì lei.
<< Non sono muto! >>.
Sia Rory che Lane sobbalzarono, ma la sorpresa fu presto sostituita dall’idignazione.
<< E allora perché non rispondevi? >> domandò Rory, offesa.
<< Perché non avevo nessuna intenzione di aiutarvi col vostro stupido pupazzo di neve >>.
<< Il nostro pupazzo di neve non è stupido! >> puntualizzò Rory.
<< Può darsi, ma è il più brutto che abbia mai visto >> continuò il bambino, sedendosi con noncuranza su una delle altalene.
Aveva assunto un’aria decisamente spavalda; a differenza di qualche minuto prima, sembrava molto più sicuro di sé, il che si stava rivelando piuttosto irritante.
<< Non è una cosa carina da dire >> intervenne Lane, fissandolo con rabbia.
<< E’ la verità… La mia mamma mi ha insegnato che non bisogna dire le bugie >>.
<< E avrebbe dovuto insegnarti anche a tenere chiusa quella boccaccia! >> ringhiò Lane.
Prima che cominciasse a parlare le era molto più simpatico.
Forse era per questo che non parlava mai con gli altri bambini: sapeva di essere odioso.
<< Andiamocene Lane, lasciamolo perdere >> disse Rory, afferrando l’amica per un braccio e spingendola di nuovo verso il pupazzo di neve.
<< Dovevamo picchiarlo! >> disse Lane.
<< Non possiamo fare a botte con un maschio >> ribattè Rory.
<< Eravamo in due! Potevamo fargli un occhio nero! >> insistè Lane, serrando involontariamente i pugni all’idea.
<< L’hai mai visto prima? >>.
<< No, altrimenti gliele avrei già suonate! E’ odioso! >> fece Lane, lanciando l’ennesima occhiata di sfida al bambino, che in quel momento si stava allacciando le scarpe.
<< Senti, io torno indietro e lo prendo a calci! >>.
<< Lane, davvero, non ne vale la… >> stava dicendo Rory, ma una palla di neve la colpì dritto il faccia prima che potesse finire.
La bambina si voltò.
Il ragazzino sconosciuto si stava asciugando le mani sui pantaloni, e sembrava immensamente compiaciuto.
<< Sarò anche odioso, ma ho un’ottima mira, non trovate? >> disse, continuando a sorridere perfidamente.
Rory non era mai stata così arrabbiata.
Aveva cercato di fare amicizia, e lui non le aveva rivolto la parola.
L’aveva invitato a giocare, e lui aveva insultato il loro pupazzo di neve.
Forse Lane aveva ragione.
<< Prendiamolo! >> urlò, correndo rapida in direzione del ragazzino.
Come c’era da aspettarsi, Lane la seguì senza fare obiezioni.
Il bambino filò via come il vento, nella piena convinzione di essere più veloce di entrambe; e in effetti sarebbe anche riuscito a distanziarle di diversi metri, se ad un certo punto non fosse inciampato su una radice.
Tentò di rialzarsi, ma era già troppo tardi: in un attimo Rory e Lane gli furono addosso.
<< Prendi questo! E questo! E questo! E questo! >>.
Il bambino fu colpito svariate volte sul petto e sulle spalle; non che gli stessero facendo veramente male (e come avrebbero potuto, erano femmine) ma il fatto stesso di essere lì per terra, inerme, non gli piaceva per niente.
<< Smettetela! Così non vale! >> gridò, cercando di proteggersi, rialzarsi e reagire.
Tutto allo stesso tempo.
Ma nel giro di qualche secondo successero molte cose contemporaneamente, senza che nessuno di loro se ne accorgesse: Rory e Lane furono afferrate da braccia più grandi e più forti; il bambino fu aiutato a rimettersi in piedi da quello che sospettava fosse Hulk, a giudicare dal modo in cui l’aveva afferrato per i vestiti.
Respirando affannosamente, Rory alzò lo sguardo e, per la prima volta in vita sua, ebbe paura di sua madre.
Non ricordava di averla mai vista così arrabbiata; ad onor del vero, fino a quel momento era totalmente sicura che fosse semplicemente incapace di provare una simile emozione.
Ma si sbagliava.
<< Rory! Si può sapere che cosa vi è preso?! >> le chiese, furiosa.
<< Ma mamma, ha cominciato lui! >> strillò Rory, indicando il bambino, che si stava ripulendo il cappotto dalla neve.
Al suo fianco c’era un uomo, uno degli uomini più alti che Rory avesse mai visto.
Nonostante in quel momento le facesse un po’ paura, c’era qualcosa nel suo aspetto che lo rendeva buffo: forse era il largo camicione a quadri, o forse il berretto che portava al contrario.
<< E’ vero, Lorelai, ci ha lanciato le palle di neve! >> confermò Lane, annuendo così vigorosamente che gli occhiali le scivolarono dal naso.
<< Ne ho lanciata solo una, e non a te! >> si difese il bambino.
L’uomo che gli stava accanto gli lanciò un’occhiata sospettosa.
<< Hai lanciato le palle di neve? >> gli chiese.
<< Soltanto una, zio Luke, te lo giuro! >>.
<< Jess, quante volte devo ripeterti che… >> cominciò l’uomo.
<< Non lo rimproveri, è assolutamente normale che i bambini vogliano giocare con la neve >> intervenne Lorelai.
Luke alzò lo sguardo su di lei, e Jess si accorse subito che c’era qualcosa che non andava, anche se non sapeva ancora bene cosa fosse.
<< Le assicuro che Rory non si è mai comportata così prima d’ora… Mi dispiace >> continuò Lorelai, rivolgendo un altro sguardo severo alla bambina, che in quel momento fingeva di essere estremamente interessata alle proprie scarpe.
<< Jess farebbe impazzire chiunque… Dispiace anche a me >> rispose Luke, afferrando il bambino per le spalle.
<< Avanti, chiedi scusa >> lo incitò.
<< No! >> ribattè Jess, assolutamente avverso all’idea.
<< Muoviti! >>.
Jess sostenne l’occhiata torva di Luke senza battere ciglio.
<< Credo che anche Rory e Lane debbano scusarsi >> disse Lorelai.
Rory notò che Lane aveva assunto un atteggiamento molto simile a quello di Jess, quindi decise di agire per prima, nella speranza che l’amica la imitasse.
Si avvicinò di qualche passo al bambino; se non le avesse lanciato quella palla di neve, non avrebbe mai fatto a botte con lui. All’inizio l’aveva addirittura invitato a giocare.
Le era sembrato così solo.
<< Scusa >> gli disse, toccandogli un braccio.
A quel gesto Jess si sentì il volto in fiamme, perciò decise che fosse meglio non alzare gli occhi. Che figura avrebbe fatto? Lui era un maschio, e i maschi non diventavano rossi.
E non si scusavano, mai e poi mai, men che meno con una femmina.
O almeno non per primi.
Forse per una volta avrebbe potuto fare un’eccezione.
<< Scusa >> borbottò alla fine, infilandosi le mani in tasca.
Rory si voltò verso Lane, che sembrava in preda ad un conflitto interiore addirittura più complesso di quello di Jess.
<< Lane… >> la incoraggiò Lorelai.
<< Scusa >> ringhiò la bambina, rivolgendo a bambino uno sguardo che gli augurava palesemente una morte atroce e ricca di agonie.
Quest’ultimo stava seriamente considerando l’ipotesi di non risponderle affatto, poi pensò allo zio Luke: lo avrebbe messo in punizione, senza ombra di dubbio.
Niente cartoni, né fumetti, né Lego.
Niente di niente.
Incrociò lo sguardo di Rory e, sentendosi nuovamente avvampare, decise di mettere fine alla faccenda.
<< Scusa >> ripetè, inserendo nella parola quanto più disprezzo possibile.
<< Credo che possa bastare… Adesso perché non andate a finire il pupazzo di neve tutti insieme? >> propose allegramente Lorelai.
Ora che la guardava meglio, Jess notò che era molto giovane per essere una mamma.
<< Anche lui, vuoi dire? >> domandò subito Lane, indicando il bambino.
<< Sì, anche Jess >>.
Lorelai s’inginocchiò all’altezza del bambino, cosa che quest’ultimo trovò a dir poco seccante.
<< Hai proprio un bel nome, sai? >>.
<< A me fa schifo >> rispose lui.
<< Jess! >> lo rimproverò Luke.
In quello stesso momento Lane prese ad osservare attentamente l’uomo, come se si fosse accorta solo in quel momento della sua presenza.
<< Io ti conosco >> gli disse, senza alcun preambolo.
<< Come? >> fece Luke.
Sembrava così sconcertato da essersi dimenticato di sgridare il nipote.
<< Tu sei quello del ristorante! >> insistè Lane.
<< Lane è la figlia della signora Kim… Probabilmente la conosce… >> intervenne Lorelai.
Il suggerimento salvò Luke dalla confusione totale.
<< Sì, certo!... Ecco perché mi sembrava di averla già vista >>.
<< E’ vero che il tuo cibo è satanico? >> gli chiese ancora Lane.
<< Credo di no… >> rispose Luke, perplesso.
<< Lo sapevo che era una bugia! Mamma dice che nel tuo ristorante abita il Diavolo, ma ho fatto bene a non crederci >> spiegò Lane, trionfante.
Lorelai e Luke si scambiarono un’occhiata carica di inquietudine, ma Lane era troppo occupata a crogiolarsi nella propria arguzia per farci caso.
<< Quindi ha un ristorante? >> gli domandò Lorelai, incuriosita.
Rory notò che stava osservando lo zio di Jess con vivo interesse. Dopo un’analisi più approfondita al volto dell’uomo la bambina si rese conto che, in effetti, non era affatto spiacevole da guardare.
Ed era evidente che Lorelai la pensava allo stesso modo.
<< Beh, non è proprio un ristorante… E’ più una tavola calda, ecco >> borbottò lui, guardandola per qualche secondo prima di ritornare a fissare un punto impreciso del parco.
<< E’ strano, conosco tutti i ristoranti di questa città, ma non sono mai stata nel suo >>.
<< E’ probabile sia stata l’insegna della ferramenta a confonderla >>.
<< Ok, ne ho abbastanza di questo lei… Mi chiamo Lorelai, Lorelai Gilmore >> si presentò Lorelai, tendendogli la mano.
<< Luke Danes >> rispose lui, stringendola.
<< Che schifo… >> borbottò Jess a bassa voce, allontanandosi di qualche passo.
Adesso capiva cosa c’era di strano: allo zio Luke piaceva la mamma di Rory.
A lui non andavano per niente a genio le femmine, ma doveva ammettere che Lorelai era molto bella.
Rory le assomigliava molto.
Si avvicinò cautamente alla bambina, chiedendosi se valesse la pena rivolgerle la parola.
In fondo non gli stava poi così antipatica.
Gli aveva anche chiesto scusa per prima.
<< Che vuoi adesso? >> intervenne Lane.
Jess si morse la lingua per evitare di risponderle, pensando che se voleva fare amicizia con Rory doveva essere gentile anche con Lane.
<< Andiamo alle altalene? >> propose, col tono più innocente e disinteressato che riuscì a trovare.
<< E da quando vuoi giocare con noi? >> disse Rory, sospettosa.
<< Da adesso >>.
Lei lo guardò attentamente. Sembrava sincero.
<< Lane, tu vieni? >>.
Lane meditò sulla risposta per qualche secondo.
<< Va bene. Ma io mi prendo quella nel mezzo! >> annunciò, correndo via subito dopo, quasi temendo che Jess le rubasse il posto per dispetto.
Rory e Jess, invece, procedettero più lentamente.
<< Credo che a mio zio piaccia la tua mamma >> dichiarò Jess.
<< E io credo che alla mia mamma piaccia tuo zio >> rispose Rory.
I due si voltarono, come a voler constatare se ciò che si erano appena detti fosse effettivamente reale. Lorelai e Luke erano si erano seduti su una panchina, e parevano immersi in una fitta conversazione.
O meglio, lei a parlare senza sosta; lui si limitava ad ascoltare e, di tanto in tanto, quando credeva che Lorelai non guardasse, sorrideva.
<< Oh, no! >> esclamò Jess, afflitto.
<< Che cosa c’è? >> gli chiese Rory.
<< Sta sorridendo! Non sorride mai! E’ una cosa da brividi! >> continuò lui.
<< Neanche tu sorridi mai! Su questo siete uguali >>.
<< Non è vero! >>.
<< Sì che è vero! >>.
Jess le rivolse una delle sue solite occhiate inferocite.
Al contrario, Rory cominciò a ridere.
<< Ecco, hai visto? >> fece Rory.
<< Visto cosa? >> chiese Jess.
<< Avete la stessa faccia arrabbiata!... Conosco un sacco di gente che quando si arrabbia diventa spaventosa. Mia nonna, per esempio… E anche Taylor! Ah, e la mamma di Lane... Voi no, invece… Siete belli lo stesso >>.
Quasi senza rendersene conto, Jess sorrise soddisfatto.
Lui e Luke erano più simili di quanto si potesse immaginare.   
 
 
Non ho la benchè minima idea sul come mi sia uscita una cosa del genere, so solo che si è praticamente scritta da sé!
Ho cercato di considerare solo il punto di vista dei bambini, in parte perché è stato molto più divertente, e poi perché volevo giocare a fare una specie di ‘caricatura’ di loro stessi da adolescendi/adulti…
Lane, per esempio, è una badass fin dall’infanzia, comincia a prendere le distanze dagli ideali di sua madre e non ha paura di fare a botte con un maschio!
Rory è buona e disponibile quanto basta, ha già sviluppato un certo livello di maturità, ma guai a sfidarla… Ciò nonostante non sarebbe Rory se non fosse pronta a dare una seconda possibilità a chiunque incroci la sua strada.
Ho adorato oltre i limiti dell’immaginabile scrivere di Jess… Lui è nato arrabbiato, ce l’ha col mondo, ed ha uno stranissimo modo di attirare l’attenzione delle persone che recluta come potenziali amici e poi, sempre a modo suo, cerca di farsi perdonare… Perché Jess è questo, prima fa una cavolata e poi cerca di rimediare.
E Lorelai e Luke… Sono semplicemente Lorelai e Luke!                                                   
  
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