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Autore: YouAreAGoodDalek    18/03/2015    1 recensioni
Mentre lentamente sta scivolando verso la morte, la protagonista di questo racconto, con il poco barlume di lucidità rimasto, ripensa alla sua esistenza.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Suicidio
 

Ho dinanzi a me il mio corpo privo di vita, disteso a terra in una pozza di sangue vermiglio. Osservo la cupa luce del neon riflessa nei miei occhi vacui e la mia bocca dilaniata dalla sofferenza patita.

La morte mi ha liberata dall’incertezza, dalla ricerca di una felicità inesistente, breve intervallo tra dolore ed ipocrisia, mali così comuni in questo stanco mondo.

Ed anche io ero stanca, stanca di trascinare il mio povero corpo da un luogo all’altro, in attesa della tanto sospirata speranza, stanca di dover commiserare la mia insulsa immagine riflessa allo specchio.

Ero l’immagine più abbietta della disperazione, persa in un mondo privato e tormentato. La massa di insicurezze insita nel profondo del mio essere mi travolgeva come una tempesta e mi scaraventava in un limbo eterno.

Ogni giorno era una lotta continua con l’insofferenza e l’afflizione che ora mi caratterizzavano; disprezzavo coloro che raggiungevano la serenità, l’appagamento, la felicità, tutti sentimenti che, ne ero certa, non avrei mai più incontrato lungo il mio cammino.

E ciò di cui era impregnata la mia esistenza era l’egoismo, che mi pervadeva e dilaniava. Arrivai al punto di isolare le mie identità: anima e corpo. La prima stava lentamente disintegrando il secondo, mai appagata.

Mi ero figurata questo momento infinite volte ed a seconda del mio stato d’animo il mezzo usato era differente, dalla pistola, semplice ed immediata, al veleno, più sofisticato.

In genere dicono che noi donne preferiamo quest’ultimo, in modo tale che il nostro fisico non ne esca deturpato più del dovuto. Ci penserà già la morte a trasformarlo in poltiglia per vermi.

Ad ogni modo, questo non è il mio caso. Volevo assaporarla, la mia dipartita, perciò scelsi di tagliarmi le vene, nel mio piccolo bagno.

Allora, praticamente pochi minuti fa, mi sembrava l’unica via d’uscita. Ma poco prima che l’eternità mi accogliesse tra le sue braccia, capii di aver commesso l’ennesimo errore.

Ed ora altro non mi rimane che stare qui a contemplarlo, mentre il mio cadavere velocemente si deteriora.

Inevitabilmente rincorro con la mente la causa che ha scatenato la mia depressione ed, infine, il mio suicidio. La verità è… che non ne sono del tutto a conoscenza.

Ho sofferto molto, persone a cui tenevo più di me stessa hanno cessato di esistere e, naturalmente, mi sono afflitta per amore. Ma chi ne è immune?

Ora che vedo tutto ciò dall’esterno, i miei problemi non erano altro che ostacoli comuni a tutti, così insulsi, ma per me così insuperabili… Ero io ad essere troppo debole e per questo ho ceduto il dono più prezioso che possedevo.

Proprio ora che ho compreso l’importanza della vita, accanto a me compare una dolce e pallida figura, venuta a portarmi via, per trattenermi con sé per sempre. E mentre mi dissolvo, dico addio alle persone care, che proprio in questo istante stanno varcando la soglia della mia casa, ignare di ciò che le attende.

Me ne vado così, in punta di piedi, così come altrettanto silenziosamente ho vissuto. In me rimane unicamente il rimpianto di un’occasione sprecata.

   
 
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