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Autore: Cyber Witch    19/03/2015    4 recensioni
Sono sedute sul portico di una casa, una vicino al santuario di Forestopoli, quello con i Torii dipinti di rosso. La ragazza con i pantaloni della tuta e la maglietta bianca vive lì da qualche anno.
D’estate si vedono spesso, la giovane con la camicia di jeans vive ad Orocea, ma fra poco dovrà trasferirsi pure lei. Lontano, molto lontano, ad Unima e non si potranno incontrare come fanno ora ad Hoenn.
Le cicale continuano a cantare, il vento passa fra le fronde degli alberi e gli Swablu svolacchiano felici.

*
Perché sì, ci incontreremo a metà strada.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
- Questa storia fa parte della serie 'L'essenziale è invisibile agli occhi '
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Cicale








 
« A me il dubbio salirebbe. »
« Perché? »
« Bah... perché... perché sì. Non puoi solo dire cose così e basta, o sbaglio? »
« Nah, è ok, credo. »
« Mh, sicura? »
« Sì, t’ho già detto di sì. »
Due paia di gambe stese al sole, pallide. Pantaloncini corti e neri, una tuta grigia.
Cicale.
« Comunque continuo ad essere dubbiosa. »
« Tu sei sempre dubbiosa. »
Un paio di cuffiette, riproduzione casuale sul telefono. Camicia di jeans, t-shirt bianca.
Vento.
« Lo so che son sempre dubbiosa, ma ‘sto affare è una bella roba, sai? »
« Sì, ok, ma che ci vuoi fare? »
« Ma che ne so, che ne so! Per me si starebbe anche bene qua, per sempre. »
« Nei campi, con le zanzare e i Weedle che ti pungono? »
« Cretina, hai capito quel che intendo. »
Un Leafeon si avvicina, si siede sulle gambe con i pantaloncini corti. Fa caldo, si stanno facendo aria con un ventaglio di carta.
Sono sedute sul portico di una casa, una vicino al santuario di Forestopoli, quello con i Torii dipinti di rosso. La ragazza con i pantaloni della tuta e la maglietta bianca vive lì da qualche anno.
D’estate si vedono spesso, la giovane con la camicia di jeans vive ad Orocea, ma fra poco dovrà trasferirsi pure lei. Lontano, molto lontano, ad Unima e non si potranno incontrare come fanno ora ad Hoenn.
Le cicale continuano a cantare, il vento passa fra le fronde degli alberi e gli Swablu svolacchiano felici.
« So quello che intendi. »
« Già. »
« Andrà bene. »
« O magari muoio durante il volo. »
« Sempre la solita disfattista. Se muori tu, muoio pure io. »
« Non dire così. »
Il Leafeon s’addormenta cullato dalle carezze della ragazza con i pantaloncini. I capelli castani son raccolti in una coda alta che le lascia scoperto il collo sudato.
L’altra li tiene sciolti, lei non ha mai sofferto il caldo. I capelli corvini son lisci e ben curati, le coprono il viso donandole un po’ di riparo.
« Non voglio. »
« E chi lo vuole? »
« I miei e il lavoro. I soldi. Il mondo. Il destino. Tutti tranne noi due, e noi due da sole non bastiamo. »
Gli occhi azzurri della ragazza con la tuta hanno un guizzo, quasi rabbioso.
Si volta verso l’altra, facendo cadere la cuffietta con la musica e spaventando il Leafeon, che scappa via.
« Questa è la più grande vaccata che tu abbia mai detto. »
« È la più grande vera vaccata che io abbia mai detto. Non possiamo niente contro gli altri, solo noi. »
« E invece, ti dirò, siamo noi a decidere quel che faremo della nostra vita. Non gli altri. Quindi, sì, solo noi possiamo tutto. »
Si infervora, gli occhi azzurri che brillano alla luce del sole di luglio. In quegli occhi azzurri, la castana, ha sempre visto sorrisi nascosti.
Se era triste le bastava voltarsi e guardare l’amica e tutto si risolveva.
Di contro, nei suoi neri, riusciva a vedere solamente una pozza. Il nero assorbiva senza mutare, i suoi occhi non cambiavano alla luce del sole, né cambiavano se era triste. I suoi occhi erano neri e neri sarebbero stati, mentre quelli dell’altra erano cristallini come le acque del ruscello là vicino.
« A me il dubbio rimane. »
« Aaah, ovvio che ti rimane, ovvio! Ma tu lo vuoi davvero? »
« Ma certo che lo voglio, non butto via anni passati a sopportarti. »
Una risata. La prima di quell’afoso pomeriggio cadenzato dal canto delle cicale e dall’aria spostata dagli Swablu.
Si sente il rumore di una macchina, le portiere che sbattono e la madre della corvina che scende con un’anguria in una busta.
Salutano la donna, talmente piena di cose che ha fogli persino in bocca.
Il Leafeon torna, accoccolandosi vicino alla castana. Steso al sole, la sua pelliccia sembra avere un colore più vivido.
« Se tu muori, muoio anche io. »
« Lo hai già detto. »
« Era per ricordartelo. Sei svampita. »
« Sìsì, ok. »
« Sei talmente svampita che scommetto ti dimenticherai persino di mandarmi un messaggio ogni giorno. »
« Sei tu quella che non risponde mai. »
« Sono una donna impegnata. »
« Impegnata nello sbavare dietro ai tipi di Forestopoli... »
« Uh, come farò senza vederti ogni giorno? »
Scrolla le spalle.
« Esiste Skype. »
« Non è come poterti abbracciare. »
« D’estate torno ad Hoenn, tanto. »
« Tre mesi. Ne rimangono nove da patire. »
Un contadino si avvicina alle porte del tempio, saluta le due ragazze. Ha la pelle rovinata dal sole ed un cappello di paglia, una maglia bianca e dei pantaloni sgualciti.
La scalinata è piena di erbe infestanti, ma a nessuno è mai interessato toglierle e così crescono rigogliose, proclamando la terra che una volta era loro.
« Lo facciamo anche ora. »
« Ma è diverso. Io posso prendere ed in mezza giornata sono a Porto Selcepoli, tu anche di meno. Ci possiamo incontrare a metà strada. Unima è, cavoli, lontana. »
Un Wurmple si avvicina strisciando al portico di legno della casa e si nasconde all’ombra di esso, cercando un po’ di sollievo. Il Leafeon sembra troppo stanco per mettersi a dare la caccia all’altro Pokémon e si limita a far penzolare la graziosa coda a forma di foglia.
Le cicale non hanno mai smesso di cantare.
« La distanza fortifica il rapporto. »
« E poi sarei io quella che dice vaccate. »
« Dipende da come lo si vede. Dicono che se ci si vuole bene davvero non sono i chilometri che separano due persone a distruggere qualcosa di forte. »
« Noi siamo forti? »
« Cazzo sì. »
Ridono di nuovo, una nuvola oscura per qualche secondo il sole, poi il vento la porta di nuovo via. La mora si stiracchia, sospirando.
« Oggi si sta bene. »
« Ti prego, no. »
« Cosa? »
« I discorsi sul tempo, sono imbarazzanti. »
« I nostri altri discorsi invece non lo sono? »
« Certo che no. »
« Noi passiamo dal parlare degli addominali dei ragazzi per poi fare commenti del tipo “Sembrava il verso di un Rattata, ti giuro.” »
« Quel tipo sta–
« Non ricordarmi che cosa sembrava il verso di un Rattata! »
Silenzio.
Ridono di nuovo. In fondo sono adolescenti. Il Leafeon sembra disturbato dal cianciare delle ragazze, ma è troppo pigro per muoversi dalla posizione comoda che ha trovato. Intanto il piccolo Wurmple ha intrapreso una scalata per raggiungere il tetto della casa.
« Quindi... è deciso? »
« Che cosa? »
« Non fare la cretina, ti taglio la coda. »
« Ok, ok, non ti scaldare. È deciso. »
« Prometti? »
« Prometto. »
« Ci rivedremo. »
« Ti ho detto di sì! Ora andiamo a mangiare l’anguria, ho fame. »
« Hai sempre fame. »
« Chissà perché detto da te non mi sembra un insulto. »
Entrarono in casa, il Leafeon e le cicale uniche testimoni della loro promessa. Si sarebbero riviste.






















 
Torii: porte dei templi giapponesi


.:.Cyber-spazio.:.

A te che l'ho dedicata: non ti far problemi, non mi sto trasferendo ancora più lontano. Non ti far problemi, non ho nemmeno mai dubitato della nostra forza. Non ti far nemmeno altri problemi, quel foTUTTISSIMO WURMPLE È STATO DIVORATO.
No ok.
A voi altri: questa è ovviamente una OS dedicata ad una persona speciale. Lei sa chi è. Detto ciò, spero comunque che questa piccola OS, essenzialmente un grande botta e risposta, possa essere stata un po' gradevole, poche son le mie storie che non parlano di Pokémon assassini, prendetele per come sono.
Eeee niente, ci sentiremo di nuovo con la long--
Per ora è tutto. E che Hoenn e il booty di Rocco Petri sia con voi.
Un inchino,
Cy.
  
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