Alla
mia YinYang preferita,
prediletta e
ascolt...
ehm...
...dicevo
ragazza_innamorata,
e
Kurenai88.
Questo è il mio regalo di Natale per voi.
Auguri :*
Sweetest
temptation
Shikamaru
controllò svogliatamente l'orologio: erano le 23.30 e la porta
era ancora chiusa. Si passò una mano sul viso stravolto dalla
fatica, strofinandosi gli occhi. Avrebbe tanto voluto andarsene a
letto.
Sbuffò mentre si ficcava le mani in tasca,
appoggiandosi al muro e fissando scocciato quella maledetta
porta.
Aveva sempre considerato le donne come grandi seccature. Si
era sempre chiesto di quali crimini gli uomini si fossero macchiati
per ricevere come fardello quello di una
donna.
Le aveva sempre trovate tutte così scoccianti, così
petulanti, viziate, piene di sé, narcisiste, dalla lingua
biforcuta. Le donne erano come un mal di testa, stressante ed
odiosamente insistente; ed era da quando era nato che non facevano
altro che infastidirlo, con la loro semplice presenza, prima sua
madre, poi la sua compagna di squadra nonché migliore amica ed
infine anche la sua amica/collega della Sabbia.
Se c'era una cosa
di cui era sicuro, quella era che per lui la donna rappresentava
l'enigma più difficile che potesse esserci nella storia del
Creato. E nonostante gli anni, nonostante fosse acclamato e
riconosciuto come uomo dal grande
quoziente intellettivo, nonostante avesse avuto la sfortuna/fortuna -
questo doveva ancora capirlo - di dover avere a che fare sempre
con il genere femminile, non era mai riuscito a trovare una soluzione
tale da potergli dare le risposte ai suoi vari perché.
Ma
forse era meglio così. Non aveva più importanza ormai.
Le
persone cambiano e lui questo lo sapeva, e se
una volta aveva considerato l'essere femminile come l'emblema
della seccatura negli ultimi tempi si era dovuto ricredere, perché
crescendo aveva anche maturato la considerazione che non tutte le
donne fossero uguali. Per fortuna.
Questo però non
era dipeso dal lui, non era solito cambiare la sua opinione,
sopratutto in fatto di donne. Il merito era stato tutto di quella
presenza che, giorno dopo giorno, era entrata in lui, pian piano,
quasi non avesse fretta ma volesse godersi ogni singolo attimo di
quei momenti, senza che lui potesse rendersene conto o che potesse
farne altrimenti.
Ed era stato strano, perché era proprio
la donna che aveva sempre disprezzato, a
renderlo felice.
Sbadigliando
sonoramente stiracchiò le braccia, muovendo il collo nella
speranza di alleviare quella sensazione di affaticamento che
provava.
Stanco di aspettare, si era deciso di fare il primo
passo. Buffo, muoversi per una donna. Scosse la testa. Quante cose
erano cambiate.
Aprendo la porta fu immediatamente investito
dall'odore di chiuso e di libri che pressava l'aria tanto da renderla
quasi opprimente. Non era la prima volta che entrava dentro quella
stanza, dato che aveva avuto modo di usarla in passato, eppure la
sensazione era sempre la stessa.
Sorrise
quando la scorse. Come sempre era talmente concentrata nella lettura
di un tomo pesantissimo da non rendersi conto della presenza di
qualcuno alle sue spalle. Non sarebbe cambiata mai.
- Non credi
sia ora di smetterla di farmi aspettare? Che scocciatura... - La vide
sussultare, alzandosi improvvisamente mentre il tomo cadeva a terra,
e voltarsi spaventata per poi rilassarsi, sospirando,
dopo aver appoggiato una mano sul petto.
- Mi... mi
dispiace... stavo solo... io... studiavo... – biascicò
confusa mentre abbassava il volto, lasciando che la frangetta
instaurasse una barriera in più, oltre agli occhiali spessi,
tra sé e lo sguardo divertito di Shikamaru.
Shikamaru si
limitò a fissarla. Non era bellissima, sicuramente non era
attraente, non spiccava in sensualità ed anzi era tutto tranne
che femminile. Non era forte, spesso si era trovato a doverla
proteggere persino da sé stessa e dalla sua goffaggine. A
volte era come se avesse di fronte un bambino piuttosto che una
persona adulta.
Eppure...
Prese
tra le mani una ciocca dei suoi capelli disordinati, poi, lentamente,
fece scorrere via l'elastico, lasciando che la sua mano venisse
coperta dalla cascata di capelli che profumavano di carta e di libri,
di chiuso, come quella stanza. Eppure non era nauseante, non era
opprimente, perché era parte di lei, rappresentava ciò
che era e chi era. E lui si sentiva a casa in quell'odore. Era ciò
di cui aveva bisogno.
Sorrise, accarezzandole dolcemente la base
della nuca e sentendola tendersi come una corda di violino sotto quel
tocco. Con l'altra mano fece scorrere una ciocca tra le dita
prendendo ad osservarla con serietà, cogliendone ogni singola
sfumatura, come se fosse un artista alle prese con la sua opera:
erano rossi, e lei non si rendeva minimamente conto di cosa potessero
rappresentare per lui. Perché quello era il colore della
tentazione, della lussuria e della brama, e la sorte, burlona, glielo
aveva affidato in dono senza averle mai dato la possibilità di
capirlo. E non l'avrebbe mai saputo né scoperto, perché
non era quello ciò che rappresentava Shiho. Lei era dolcezza e
tenerezza, era semplice e lui l'adorava per questo.
Sfiorando
con una mano la guancia liscia, fece salire l'altra ai lati della
testa fino a sfilarle lentamente gli occhiali ed adagiarli sul
tavolo.
Lei era visibilmente imbarazzata, lo poteva sentire al
tatto dato che le guance scottavano, lo poteva vedere con gli
occhi dato che erano velate dal rossore, come lo poteva udire dato
che il cuore le batteva così forte e i loro corpi erano così
vicini che riusciva a sentirlo.
Teneva gli occhi chiusi. Si
vergognava e tremava. Ma non era paura quella, non lo era affatto.
-
Apri gli occhi! - le ordinò con la voce roca mentre continuava
ad accarezzarle la guancia. Lei obbediente lo fece, non riuscendo ad
opporsi, congelata dalle sue stesse sensazioni, svelando al mondo
l'esistenza di un paio di occhi azzurri che brillavano di
emozione.
Ed erano la parte più bella che quella donna
potesse avere, perché quegli occhi parlavano più delle
parole, perché poteva leggere perfettamente quale sentimento
covasse per lui, perché erano limpidi, specchi dell'innocenza
di chi non sa cosa sia la malizia, ed avevano quel potere di rendere
tutto più bello, riuscivano a spazzar via ogni inquietudine,
preoccupazione, ansia. Ed erano unici, sì, lo erano davvero,
perché solo lui aveva avuto il privilegio di poterli vedere,
di potercisi riflettere dentro, perché
lei non li aveva mai fatti vedere a
nessuno, solo lui poteva togliere, e si sentiva fiero
ed orgoglioso di poterlo fare, quegli occhiali che celavano la vera
Shiho. Perché lei non era solo la timida, poco curata
secchiona, lei era molto di più e solo lui aveva avuto l'onore
di poterlo scoprire, pian piano.
La vide sgranare
gli occhi mentre avvicinava lentamente il viso al suo, poi
adagiò le labbra su quelle di lei, per un istante, sfiorandole
appena.
Shiho arrossì violentemente quando si scostò.
Sorrise di fronte a quell'espressione smarrita ed imbarazzata.
Nonostante fosse la sua ragazza da mesi, era sempre come scoprirla
per la prima volta. Le prese una mano, poco curata, dove facevano
mostra le unghia mangiucchiate, cominciando ad incamminarsi verso la
porta.
-Andiamo, ti accompagno a casa... è pericoloso anche
per una come te a quest'ora della notte.-
Il viso di Shiho,
nonostante fosse ancora scosso, si illuminò dolcemente,
regalando a Shikamaru uno dei sorrisi più belli che avesse mai
visto.
FINE
Si
ringrazia di cuore Fae
per avermi betata.
-I personaggi di Naruto
non mi appartengono ma sono di proprietà esclusiva di Masashi
Kishimoto.
Spero sia di vostro gradimento. E spero non sia OOC. E' stato divertente scrivere su questo pairing e devo dire che non mi dispiace affatto nonostante sia una MB, al contrario, mi incuriosisce. Grazie a Miki per avermi detto il colore degli occhi e dei capelli di Shiho.
Alla prossima.
Sol