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Autore: Gohos    17/12/2008    2 recensioni
Raccolta di storielle di Eragon, i suoi amici e i loro "divertimenti"
Genere: Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eragon, stancato dalle numerose battaglie, ma sopratutto da quel grandissimo figlio di ‘ndrocchia di suo fratello (stessa madre...), decise di prendersi una pausa, passando un pomeriggio con gli amici.
Invitò Arya e Trianna, per una spaghettata e una partita a carte. Saphira, che si era anche lei unita al gruppo, aveva accumulato una lista infinita di debiti, in questa fottutissima partita a carte “tra amici”(detto tra noi, stavano giocando a Uno....). Era ormai giunto il momento di mettere fine a questa interminabile agonia, che si prolungava ormai da sette ore. Finse un poderoso starnuto, e con una vampata di fuoco incenerì carte e debiti, mentre la sua testa andava a cozzare violentemente contro il ciclopico tavolino di marmo, mandandolo in frantumi, ed entrando in coma apoplettico.
Nessuno fu felice di ciò che successe, e mentre le discussioni si accendevano sempre di più, un gruppo di otto nani ninja, scese dal nulla, pronto a combattere. Le loro urla di guerra furono prontamente ignorate, sovrastate dalla bolgia infernale scatenatasi vicino al tavolino ormai in frantumi, tra le ceneri dei debiti ormai in fumo.
I nani, non indifferenti a quel problema, si unirono anche loro alla discussione, oramai degenerata.
Tutt’a un tratto, Saphira riemerse dal suo stato comatoso, e con un gigantesco e contrariato rutto, fuse tutti i poveri nani ninja che divenirono poltiglia. La discussione si sedò istantaneamente.
Il posto della discussione fu preso da una scena bizzarra. L’elfa e la negromante, impressionate dalla poderosa fiammata di Saphira, e conoscendo meglio del cavaliere le connessioni e le analogie tra drago e cavaliere, non persero tempo e saltarono addosso al cavaliere.
Dopo numerosi scambi di posto, Arya, aspettando il proprio turno, decise di allargare la festa, estrasse il suo cellulare glitterato, e chiamò casa.
La regina Islandazi, madre di Arya, e Oromis, con il suo drago Glaedr, maestri di Eragon, si fiondarono al Farthen Dur. Per la loro strada incrociarono Nar Garzvogh e la sua compagnia di dieci giganteschi Kull, invitarono anche loro. Arrivarono in pochi minuti, grazie alla poderosa voglia di Glaedr di riprodursi, che sfociò in una corsa da ferrari. Quando arrivarono, viderò la scena che si presentava loro, Eragon sottomesso alle due donne, che a turno si sedevano sulla poderosa analogia che il giovane aveva con Saphira. Non perdendo tempo, i nuovi arrivati si spogliarono e si unirono alla festicciola, creando una vera e propria orgia coi fiocchi.
Quando però, alla fine, furono tutti sfiancati, a Nar Garzvogh tornò in mente una cosa: aveva l’AIDS, ed essendosi passati le donne come suggerimenti in un compito in classe, oramai l’avevano anche gli altri.
Lo disse agli altri, che rimasero per un minuto con le bocche spalancate, poi decisero di linciare il cretino. Appesero le sue corna al letto, ma sfiancati dall’ulteriore sforzo, cominciarono a morire come mosche, uno dopo l’altro, con loro morironpo anche Saphira e Glaedr, che non si erano dati da fare meno degli altri.
Fu così che i Varden persero la guerra, condannando il povero Glabatorìx, che era stato dichiarato Imperatore a sua insaputa e contro il suo volere, a vivere una vita di dittatura eterna.
  
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