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Autore: Nana_EvilRegal    27/03/2015    1 recensioni
Visto il mio amore per la coppia formata da Giles e Jenny ho deciso di prendere la puntata 2x11 (il fidanzato di mamma) e analizzare il rapporto tra i due.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jenny Calendar, Rupert Giles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedico questa one shot
ad Alessia e a tutti quelli
che mi sopportano nei miei
momenti di pazzia dovuta da
questo telefilm e a tutti quelli che,
come me, piangono
tutte le volte che vedono Passioni.
 
 
 
 
Non riusciva proprio a togliersi Rupert dalla testa. Le serate passate con lui. Tutte le volte che, scherzando, l’aveva fatto preoccupare. Quando lo prendeva in giro per la sua puntigliosità. I baci davanti alle aule, in biblioteca e a fine di ogni appuntamento. Quella che ormai le sembrava quasi routine con tutte le volte che aveva rischiato di morire ora le mancava. Quel demone però, Eyghon, no, quello non riusciva a perdonarglielo e a farsela passare. Ancora aveva paura di quello che le era successo, di quello che aveva fatto. Quel demone aveva preso il suo corpo. Le era sembrato di non potersi più controllare e si era spinta fino a cercare di uccidere Buffy e l’uomo di cui si stava innamorando. Al solo pensiero ancora le venivano i brividi.
- Ciao Jennie- Rupert pronunciò il suo nome abbassando il tono di voce e lei alzò lo sguardo continuando il suo lavoro. Come se non le importasse che si fosse presentato lì, ma lei sapeva che non era così.
- Rupert. Ciao- dura.
- Alcuni dei libri che hai chiesto sono arrivati in biblioteca. Se vuoi posso andare a… a prenderteli- Jenny avrebbe preferito sentirsi dire “volevo sapere come stai e scusarmi perché ho messo a rischio la tua vita”. Se l’era già sentito dire un sacco di volte da quell’uomo, ma sembrava l’unica cosa che le permetteva di restare calma quando lo vedeva.
- Grazie non occorre. Manderò un pony- non riusciva nemmeno a guardarlo. Tutti quei fogli da raccogliere e mettere al loro posto le davano almeno il modo di fare altro e non prenderlo a schiaffi. Continuava a seguirla e la cosa la innervosiva alquanto.
- Bene. Ciao- Rupert si girò e fece per uscire dalla stanza e solo in quel momento Jenny alzò lo sguardo e lo guardò. Nel suo tono di voce e nel suo modo di comportarsi si vedeva che non riusciva a perdonarsi, ma che sperava che lei lo avrebbe fatto. Lei ci aveva provato, ci stava provando, ma non riusciva a dimenticare.
- È una scusa ridicola per venire a trovarmi- disse alla fine la donna in abito nero. A momenti si chiedeva perché lo avesse fatto, in fondo non le dispiaceva che se ne stesse andando, anzi. Sarebbe potuta tornare al suo lavoro e per un po’ non avrebbe pensato a lui cosa che le sembrava quasi impossibile da quando Eyghon si era impossessata di lei. Lui si voltò e sorrise. Eccolo quel sorriso che le faceva balzare il cuore tutte le volte.
- Sapessi quelle che ho scartato- tornò sui suoi passi e rientrò nell’aula di informatica dove Jenny era in piedi a guardarlo cercando di non farsi intenerire da quel sorriso e dal suo modo di guardarla. – È che volevo solo… vedere come stavi- mentre lo disse si avvicinò a lei che fece un passo indietro. Sempre la stessa domanda. Quella che fino a poco prima aveva sperato che lui le facesse ora le faceva saltare i nervi. Le sembrava quasi di essere tornata una ragazzina di sedici anni. Come se si fosse mischiata a quei ragazzi con cui passava fin troppo tempo.
- Sto benissimo perché? Non ho corso rischi mortali nelle ultime tre settimane. Non c’ero abituata- era tornata a tener impegnata le mani riordinando appena aveva iniziato a parlare. Solo mentre pronunciava le ultime quattro parole aveva alzato lo sguardo per guardarlo e le era quasi scappato un sorriso. Lui, invece, aveva sorriso davvero. – Ho ancora difficoltà a dormire-
- Sì certo hai… hai bisogno di più tempo- ora nemmeno lui sorrideva più e la seguiva in ogni movimento che faceva in giro per la stanza come per cercare di starle sempre più vicino. Mentre parlava aveva abbassato lo sguardo mentre lei, alla fine, lo aveva guardato.
- E magari di più spazio anche. So che sei preoccupato, ma averti attorno costantemente con quegli occhi da cucciolo spaventato che si domanda se sto bene… Mi fai sentire colpevole di non essere migliorata. Non voglio questa responsabilità- alla fine l’aveva detto. Si era sfogata. Magari era stata un po’ dura, ma l’aveva fatto. L’aveva guardato negli occhi e gli aveva chiaramente detto di lasciarla in pace senza lasciarsi intenerire da “quegli occhi da cucciolo”.
- Mi dispiace. Non era mia intenzione puntarti addosso occhi da cucciolo. Io sono soltanto…-
- Preoccupato. Lo so- non ce la faceva a guardarlo così improvvisamente ferito dalle sue parole. Cosa pretendeva che nel giro di poche settimane lei gli perdonasse ogni cosa? Che potesse cancellare tutta la parte brutta della loro relazione e dire “ok, sono tornata per stare con te perché ti amo”? Non sapeva più nemmeno lei che cosa provava per lui. Il suo tono di voce forse era stato più duro di quello che avrebbe voluto, ma almeno se ne sarebbe andato.
- Scusa il disturbo- si voltò e uscì dall’aula in fretta. Lei sospirò un po’ di sollievo per averlo fatto andare via, un po’ dispiaciuta per quello che le aveva detto, un po’ di tristezza per tutto quello che era successo tra loro. Non avrebbe mai voluto che finisse così tra loro due. Non così presto almeno. Tornò al suo lavoro cercando di non riflettere su quello che era appena successo, ma le risultava praticamente impossibile. Si sentiva più libera dopo essersi sfogata, è vero, ma si sentiva anche in colpa per averlo fatto stare male. In fondo lui voleva solo assicurarsi che stesse bene e lei di certo non lo aveva trattato bene.
 
Stava andando verso casa. Ormai era buio e dopo aver passato abbastanza tempo in compagnia della Cacciatrice girare da sola le metteva quasi ansia, a maggior ragione visto che stava camminando accanto ad un cimitero. Cercò di concentrarsi su altro. Doveva ancora pensare alla lezione del giorno dopo. Come minimo avrebbe passato la notte sveglia per organizzarla. Tipico. Passò di fianco ad una macchina che le sembrò familiare. Inizialmente passò oltre poi tornò sui suoi passi e guardò meglio. Sì, non si era sbagliata. Cambiò direzione e si incamminò all’interno del cimitero. Rupert era accanto ad un cespuglio e lei lo seguì cercando quasi di non farsi sentire. Si voltò di scatto spaventato puntandole al viso una croce di legno. Lei non poté fare a meno di sorridere e scherzarci sopra.
- Gli uomini reagiscono così con me- incrociò le braccia sotto al seno anche se con quella giacca di pelle le sembrò quasi di essere impacciata in quel movimento.
- Jenny, ma che ci fai qui?- ornò a posare le braccia lungo i fianchi. Sicuramente meglio.
- Ho visto la tua macchina e volevo scusarmi- doveva ammetterlo. Non era riuscita a togliersi dalla testa il modo in cui l’aveva trattato pochi giorni prima in aula. Si era sentita in colpa ed era una cosa che detestava.
- Sì, ma non… non è il momento adatto- dal suo tono sembrava spaventato, ma lei finse di non accorgersene. Parlò solo un po’ più velocemente, almeno all’inizio del discorso.
- Lo so, ma lascia almeno che ti dica questo: io… sono stata così… così acida l’altro giorno mi dispiace molto. So quanto devi sentirti in colpa per avermi messa in pericolo- lui sospirò tenendo lo sguardo fisso dietro di lei dove poi lo aveva tenuto per tutto il tempo in cui lei aveva parlato.
- E immagina come mi sento adesso- sentì dietro di lei un rumore simile ad un ruggito. Lo avrebbe riconosciuto ovunque. Un vampiro. Si voltò con la preoccupazione che le si dipingeva in volto. Ora che ci pensava, non avrebbe dovuto esserci Buffy a caccia? Quel mostro si mise a correre verso di loro e lei, lanciando un urlo, si spostò di lato. L’Osservatore, dal canto suo, non fu altrettanto veloce e cadde all’impatto col vampiro che gli fu subito sopra. Riuscì a tirare fuori la croce e a porla in mezzo tra il suo corpo e il viso dell’altro in modo da non essere morso.
- La mia borsa- Jenny aveva imparato, a sue spese, che il passato di quell’uomo che sembrava così posato e concentrato sui libri non era tranquillo e lo aveva già visto combattere altre volte per cui rimase un attimo spiazzata nel vedere quella scena e non sapeva nemmeno cosa fare. Appena le parole di lui le giunsero alle orecchie si abbassò e iniziò a frugare in quella borsa piena di armi. Ne prese in mano un paio senza sapere cosa farsene e, alla fine, si trovò tra le mani la balestra. La guardò per qualche istante mentre Giles prendeva a pugni il vampiro cercando di rialzarsi. Riuscì a rimetterlo in piedi e, velocemente, si alzò anche lui continuando a colpirlo. Ora lo riconosceva. Jenny impugnò la balestra e cercò di prendere la mira nel petto del vampiro.
- Ti saluto mostro- fece partire la freccia, ma, all’ultimo i due che stavano lottando si voltarono e questa andò a colpire l’Osservatore alla schiena. Jenny abbassò l’arma e restò per un attimo pietrificata.
- Oddio. Oh no- fu tutto quello che riuscì a dire. Il vampiro iniziò a ridere mentre Rupert si chinava e con una mano lambiva la freccia. Lei si chinò di nuovo sulla borsa, ma non riusciva a togliere gli occhi da quella scena. Ora era stata lei a mettere in pericolo la vita di lui, non il contrario.
- Geniale signora…- mentre il vampiro parlava Giles staccò la freccia dalla sua schiena e la infilò dritta nel cuore del nemico che cadde e andò in polvere. Nel vedere quella scena Jenny si sentì sollevata. L’Osservatore si mise a terra e lei gli fu subito accanto.
- Rupert mi dispiace così tanto…-
- Non è grave- lei scosse la testa. Decisamente lui non si rendeva conto della situazione. L’aveva colpito con una freccia tirata da una balestra. Doveva essere grave anche se a lui non sembrava.
- È che sei sotto shock-
- No no no veramente non credo che sia penetrata molto è il vantaggio di un vestito di tweed più resistente del kevlar- si tolse il fazzoletto dalla schiena e lei vide la quantità di sangue di cui era sporco e fece una smorfia. Non era sicuramente il finale che si era aspettata, ma, d’altronde, con lui non era mai andata come aveva pensato. E quella era sicuramente una cosa positiva.
- Certo, ti porto all’ospedale Rupert. Andiamo- lo prese per un braccio e lo aiutò ad alzarsi mentre emetteva qualche verso di dolore. – Ce la fai?- chiese lei alla fine sentendolo quasi urlare.
- Piano, piano- rispose lui con la sua solita calma.
- Sì sì certo- disse lei cambiando lato e prendendolo sotto braccio. Dopo pochi passi non riuscì a fare a meno di iniziare a ridere. Forse non era la situazione adatta, ma non aveva saputo trattenersi.
- Che cosa c’è?- chiese lui guardandola evidentemente senza capire il motivo della sua reazione. Lei si sforzò di smettere.
- Che bella serata eh- commentò riuscendo a calmarsi. Anche lui sembrò quasi tentato di mettersi a ridere, ma non lo fece. – Tu sai come riconquistare una ragazza- a quel punto iniziò a ridere, ma si interruppe subito per emettere un lamento dettato dal dolore. – Adiamo all’ospedale- concluse lei continuando a camminare.
 
Qualche giorno dopo la loro storia sembrava essere di nuovo come prima delle vicende di Eyghon. Erano tornati ad uscire e parlare come sempre e, di nuovo, si rifugiavano in biblioteca a baciarsi senza essere disturbati. Lì dentro, in fondo, sarebbero entrati solo Buffy e i suoi amici e vedendoli così se ne sarebbero andati.
 
 
 
Nota dell’autore: è la mia prima one shote su Buffy e ho deciso di parlare di una delle coppie che mi ha fatto piangere e battere il cuore. Spero vi sia piaciuta.
   
 
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