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Autore: manga    27/03/2015    16 recensioni
Questa è una storia ambientata nel mondo di Naruto, ma completamente diversa da quella che conosciamo anche se i personaggi sono gli stessi. Alcuni di loro, per ovvi motivi, avranno una personalità un po' diversa ... dico solo un po', perché cercherò di non allontanarmi troppo dai loro personaggi originali .... che dire ancora, se volete sapere cosa ha ideato la mia mente contorta, seguitemi in questa nuova avventura ....
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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“Finirà mai tutto questo? Potremo mai amarci alla luce del giorno senza doverci più nascondere?” domandò tristemente Hanare fra le braccia del suo uomo.

“Lo spero… lo spero con tutto me stesso!” voltandosi verso di lei: “… Un giorno riuscirò a farmi riaccettare ancora da tuo padre e quando accadrà, ti sposerò! So che ti chiedo molto, ma ti prego, non lasciarmi mai!” le chiese supplichevole.

“Non ho bisogno di prometterti niente. Io ti amo Kakashi e ti amerò per sempre!” le rispose prima di baciarlo con tutto il suo amore.

I due amanti erano costretti ad incontrarsi clandestinamente durante la notte poiché Madara aveva obbligato la figlia a rompere il fidanzamento con l’Hatake, ritenendolo l’unico responsabile della morte di suo figlio Obito avvenuta nella Terza Grande Guerra Ninja, ma troppo innamorati per ubbidire a tale ordine, con forza e con coraggio decisero di continuare la loro relazione all’insaputa di tutti, trovandosi di nascosto in un vecchio passaggio segreto posto all’interno del quartiere Uchiha.
I primi anni riuscirono a stare insieme in rare occasioni, poi, dopo che una notte vennero scoperti da Itachi e Shisui, fratello di Hanare, poterono intensificare i loro incontri segreti proprio grazie alla complicità dei due giovani ragazzi.

Travolti dalla passione, si stavano lasciando andare al desiderio di unirsi nuovamente, quando, all’improvviso, udirono il verso di una civetta.

“Shisui!” esclamarono all’unisono, riconoscendo il segnale che intimava ad Hanare di ritornare immediatamente a casa per non far scoprire al padre la sua assenza.
Il fratello imitava una civetta e Itachi un gufo, animali notturni comuni che sporadicamente si aggiravano nel quartiere.

“Cos’è successo? Non era in programma nessuna missione!” constatò preoccupata, intenta a rivestirsi.

“Non mi piace… non mi piace per niente! Va a casa e stai attenta!” disse Kakashi, avvertendo un brutto presentimento.

******


Giunto all’esterno, in prossimità del bosco, il Jonin si diresse velocemente verso il centro del suo settore sperando di scoprire se la strana sensazione provata fosse vera oppure no.

Vide diversi ninja balzare sopra i tetti, altri in strada intenti a confabulare fra loro.
Nulla di insolito, tranne che fossero solamente le quattro del mattino!

La preoccupazione e l’agitazione erano evidenti e il presentimento negativo dell’Hatake continuava ad aumentare.

“Kakashi, anche tu qua?” Asuma gli giunse alle spalle, attirando la sua attenzione.

“Già, sai che sta succedendo?” domandò, continuando ad osservarsi attorno.

“So solo che il Villaggio dell’Erba è stato attaccato e che Konoha sta inviando delle squadre anbu in supporto!” gli rispose, accendendosi una sigaretta.

“Cosa, attaccato?” esclamò sorpreso spalancando l’occhio scoperto, spiegandosi così il motivo per cui Shiusi avesse richiamato la sorella a casa: doveva partire in missione con la massima urgenza.

“Sai chi è stato? Sai se ci sono delle vittime?” continuò a chiedere seriamente preoccupato.

“No, ma di sicuro restando qua non scopriremo niente di nuovo. Forse è il caso di recarci alla centrale di polizia, l’unico posto dove potremo ricevere maggiori informazioni!” suggerì Asuma, gettando a terra il mozzicone.

“No, non credo! Di sicuro Fugaku Uchiha non farà trapelare nessuna notizia fino a quando non avrà parlato con l’Hokage. Piuttosto proporrei di andare a Palazzo… sicuramente, in quanto maestri d’Accademia, verremo convocati per sapere cosa dire e come comportarci con i nostri allievi!” constatò invece Kakashi.

“Non ci avevo pensato… hai ragione, andiamo!”
Asuma si accese l’ennesima sigaretta prima di balzare sopra i tetti.

Anche il Capitano Yamato aveva avuto la stessa intuizione dell’Hatake e appena scorse i suoi amici/colleghi, alzò il braccio nella loro direzione come forma di saluto.

“Qualche novità?” domandò subito Asuma.

“Niente, ma stanno arrivando tutti membri del Consiglio. Nara, Hyuga e Inuzuka sono stati i primi ad arrivare, poi mano a mano hanno fatto la loro comparsa anche gli anziani, compreso quella serpe di Orochimaru!” ringhiò a denti stretti il Capitano.

“Tieniti per te i tuoi apprezzamenti, siamo in un luogo pieno di orecchie indiscrete. Non vorrei che fossi richiamato all’ordine per aver mancato di rispetto ad un membro importante del Consiglio che gode della stima e della protezione di alcuni fra gli anziani più influenti del Regno, capaci persino di ostacolare l’Hokage stessa!” lo ammonì a bassa voce Kakashi.
I tre Jonin, così come la maggior parte dei ninja, non nutrivano particolare simpatia nei confronti di Orochimaru, la cui indole malvagia e il suo atteggiamento di superiorità erano noti a chiunque.

“Mh… cosa pensate di questo attacco? Credete che ci troviamo di fronte ad un nuovo nemico?” chiese Asuma, sviando così il discorso riguardante la serpe.

“Tutto lascia pensare a questo!” affermò Yamato.

“E tu, non dici niente?” domandò Asuma a Kakashi, rimasto in silenzio.

“Non mi pronuncio fino a quando non saprò come stanno le cose!” rispose, appoggiandosi al muro a braccia conserte. In realtà aveva il presentimento che l’attacco al Villaggio dell’Erba fosse opera dell’Akatsuki, ma nessuno, al di fuori del Consiglio, era a conoscenza di questa nuova organizzazione criminale. L’Hokage in persona gli aveva ordinato di non rivelare ad anima viva la confidenza ricevuta.

Aspettarono in silenzio per quasi un’ora, ognuno assorto nei propri pensieri e ragionamenti, fino a quando non videro arrivare Fugaku con il volto teso, tenendo fra le mani una serie di incartamenti.
I primi rapporti inviati dalle squadre di supporto erano finalmente arrivati.

“Maestro?” lo chiamò Kakashi, nella mera speranza di poter scorgere qualche indizio riguardante la sua supposizione.

“Dato che voi tre siete qua, dividetevi e andate a chiamare tutti i maestri dell’Accademia, poi ritornate a Palazzo e aspettate la convocazione da parte di Tsunade!” gli ordinò, prima di lasciarsi inghiottire dal buio dell’enorme edificio.

Ancora una volta il sesto senso di Kakashi non aveva fallito, inoltre, anche se Fugaku non aveva proferito parola riguardante l’attacco, il suo sguardo e il suo tono fermo ed autoritario avevano confermato la sua intuizione.

Entro un paio d’ore, sarebbe stata resa pubblica l’esistenza dell’Akatsuki.

******


Verso le sei del mattino le porte dell’ufficio dell’Hokage si aprirono, rivelando i volti seri e preoccupati di tutti i consiglieri del Regno. I maestri d’Accademia si lanciarono sguardi di sgomento e prima che qualcuno di loro potesse dire qualcosa, Shizune gli ordinò di entrare.
Kakashi rimase per ultimo, avvertendo una strana sensazione. Si voltò appena, scorgendo Orochimaru intento ad osservarli con il suo solito sorriso malefico quanto beffardo.

“Non mi convince!” pensò fra sé e sé.

“Hatake! Muoviti, stiamo aspettando solo te!” tuonò Tsunade, alquanto adirata.

“Sì, mi scusi!” distogliendo lo sguardo dalla serpe, richiudendosi alle spalle la porta dell’ufficio.

“Bene, ci siete tutti!...” asserì con autorità l’Hokage, fiancheggiata da Fugaku: “… Arrivo subito al dunque. Il nostro Regno è stato attaccato da una nuova organizzazione criminale chiamata Akatsuki!...” iniziando ad illustrare tutto ciò che era in loro possesso, confermando anche di brancolare nel buio più totale circa il loro capo e la loro ubicazione: “… Purtroppo non sappiamo altro! Il Regno del Fuoco è in stato di massima allerta e per precauzione daremo il via al piano 1 non appena l’ufficio contabile ci fornirà tutti i dati necessari. Detto questo, esigo che alleniate duramente i vostri cadetti! Voglio il massimo da ognuno di loro senza nessuna eccezione!…” lanciando uno sguardo fulmineo a Kakashi: “… Voglio che siano pronti a combattere qualora dovessero trovarsi di fronte al nemico! Da oggi in poi le missioni per i nuovi Genin sono vietate, poiché non esistono più quelle di livello semplice, mentre per gli altri gradi valuteremo di volta in volta. Ora andate ed informate i vostri allievi senza omettere nessuna di queste informazioni. Devono sapere!” congedandoli con un semplice gesto della mano.

Prima di uscire, l’Hatake si voltò verso Tsunade già intenta ad esaminare altri documenti insieme all’Uchiha.

“Nessuna eccezione?” domandò solamente.

L’Hokage alzò lo sguardo, fissandolo attentamente per brevi istanti, poi:

“Esatto! Spingiti fino al limite, sfrutta la sua determinazione e la sua caparbietà!” consigliandolo su come comportarsi.

“Ho capito!” disse infine l’Hatake, uscendo dall’ufficio.

“Tsunade?” la chiamò preoccupato Fugaku.

“Non temere amico mio, Sakura è una ragazza straordinaria ma ha ancora tanto da imparare e non c’è più tempo!” disse decisa.

*******


Kakashi balzò fulmineo verso l’Accademia, impaziente di dare inizio al suo nuovo programma di allenamento. Questo si sarebbe intensificato a tal punto da potenziare al massimo il Chidori e il Rasengan di Sasuke e di Naruto, mentre con Sakura, avrebbe puntato tutto sulla sua forza, sfruttando le sue eccellenti doti intuitive e aiutandola a sfruttare quel po’ di chakra riuscita a sprigionare a causa del sigillo.
L’ansia di iniziare aggiunta alla consapevolezza del pericolo imminente fecero accrescere nel Jonin la voglia di combattere e di confrontarsi con il nemico, mettendosi in gioco, imparando e migliorando le varie tecniche di combattimento.

Trovò il team7 seduto sull’erba del loro campo e dopo avergli parlato molto velocemente e molto dettagliatamente, gli intimò di alzarsi per iniziare subito il nuovo addestramento.
Naruto e Sasuke ubbidirono all’istante, pronti a seguire tutte le indicazioni di Kakashi che, contrariato nel non vedere l’allieva, si svoltò di scatto trovandola seduta e assorta nei suoi pensieri.
La rabbia prese il sopravvento: possibile che non si rendesse conto della gravità in cui il Regno si trovava?

“Sakura muoviti!” le urlò.

“S-si arrivo!” disse mortificata, raggiungendo i suoi compagni.

“Tze!” esclamò infastidito Sasuke.

Kakashi iniziò a comporre una serie di sigilli, gli stessi per richiamare i ninja fantocci.

“Sakura, raggiungi il tuo angolo e inizia a combattere con quattro nemici. Voglio che ti difendi, che combatti e che li elimini nel minor tempo possibile. Sappi solo che li ho potenziati di dieci volte rispetto a prima!”

“C-cosa?” balbettò tremante, indietreggiando di un passo. Non era sicura di farcela, anzi, sicuramente avrebbe fallito.

“Ti arrendi ancora prima di provarci? Ricordati che sei una kunoichi, sei una Genin di Konoha e il tuo compito è quello di combattere qualora dovesse servire il tuo aiuto a proteggere e a salvaguardare le vite delle persone. Non puoi sottrarti al tuo destino da ninja e non tollero questo tuo comportamento, mi sono spiegato?” la rimproverò duramente il Jonin, tanto da farla sussultare.

“I-io… i-io… non…”

“Sakura-chan, usa i tuoi sensi: la vista, l’udito, il tatto e magari anche l’olfatto. Ti aiuteranno!” intervenne Naruto, scongiurando l’ira di Kakashi pronta ad esplodere.

“H-ho capito!” disse infine rassegnata, chinando leggermente il capo come segno di gratitudine al compagno. A testa bassa, incapace di reggere lo sguardo del maestro e quello disgustato di Sasuke, si voltò iniziando a correre verso il suo angolo.

“Tze… patetica!” grugnì il moro una volta che la compagna si allontanò.

“Basta, ora iniziamo con voi due... Naruto ti farò apparire una cascata e con il Rasengan dovrai dividerla in due in senso orizzontale. All’inizio sarà difficile quindi aiutati evocando alcune tue copie, poi, quando ti sentirai sicuro, farai scomparire un clone alla volta fino a che non riuscirai con le tue uniche forze a fare quello che ti ho detto. Non credere però di riuscirci in poco tempo… Sasuke, vai a casa a prendere la tua katana, voglio insegnarti a far defluire il Chidori sulla lama rendendoti ancora più forte. Ragazzi, questo tipo di allenamento vi aiuterà non solo a migliorare e a potenziare i vostri colpi, ma anche a gestirli e a controllarli nel migliore dei modi. Se seguirete tutti i miei consigli, sono sicuro che i vostri nemici tremeranno difronte all’enorme potenza che riuscirete a padroneggiare!” asserì sicuro il Jonin.

In attesa di Sasuke, partito per andare a recuperare la sua arma, Kakashi accompagnò Naruto nel suo angolo di campo, componendo nuovamente dei sigilli per far comparire sia una cascata, sia un tronco d’albero a metà altezza della stessa.

“Ora sali e inizia a fare quello che ti ho detto!” gli ordinò.

“D’accordo, ma una volta che ci sarò riuscito, cosa dovrò fare?” domandò ansioso Naruto.

“Prima vedi di farcela, poi ti attenderà un’altra prova altrettanto difficile… controllare il Rasengan per il maggior tempo possibile, continuando a tenere divisa l’acqua della cascata!” gli spiegò perentorio.

“Ho capito, vado!” balzando sul tronco ed invocando dieci copie.

L’Uchiha ritornò dopo circa venti minuti.

“Come mai tutto questo tempo?” chiese infastidito Kakashi.

“Mia madre… mia madre mi ha detto che Itachi sta bene!” si giustificò, stringendo fortemente la fodera della sua katana.
L’Hatake conosceva il profondo legame che univa i due fratelli ed era comprensibile la sua ansia nei confronti di Itachi.

“Mi fa piacere, ora vieni!” intimandolo a seguirlo verso la parte del campo a lui designata.

Giunti sul posto, Sasuke estrasse con orgoglio la sua katana.

“Una splendida arma, non c’è che dire!...” si congratulò Kakashi riconoscendo l’ottima qualità dell’arma: “… ora, concentra il Chidori nella mano in cui la impugni, poi fai defluire il potere fino alla lama cercando di trattenerlo, quando ci sarai riuscito, ti lancerai su uno dei bersagli che ti ho preparato, sprigionando tutta l’energia nel momento esatto in cui fenderai il colpo!” disse conciso nelle sue istruzioni.

“Bene, poi cosa dovrò fare?” chiese, impaziente di superare quella fase d’allenamento.

Kakashi sogghignò dietro la maschera: la voglia e la bramosia dei suoi due allievi nell’apprendere in continuazione le arti del combattimento, facevano di loro dei ninja eccezionali.

“Pretenderò di vederti gestire il Chidori contemporaneamente, sia nella katana che nell’altra mano. Se ci riuscirai i nemici non avranno scampo!”  lo informò soddisfatto, scorgendo negli occhi del ragazzo il desiderio di diventare più forte.

“Inizio subito!” disse Sasuke, attivando la sua abilità innata, lo Sharingan, necessaria per il Chidori.

Kakashi balzò sopra un albero dal quale riuscì a vedere e a controllare i progressi dei suoi allievi. Naruto e Sasuke si impegnavano con determinazione e volontà, mentre Sakura, giaceva al suolo accerchiata dai ninja fantocci.

“Maledizione!” ringhiò a denti stretti, ma anziché raggiungerla, decise di rimanere in disparte ad osservarla.

La vedeva impegnata a schivare e a colpire gli attacchi dei ninja, provando a sua volta a reagire, ma inevitabilmente, ogni suo tentativo falliva miserabilmente ancor prima di mettere in atto una sola mossa. Cadeva rovinosamente a terra, ansante e provata dalla fatica, cercando di rialzarsi e di sostenersi sulle gambe tremanti e doloranti. C’era determinazione nei suoi occhi, ma non abbastanza…

Kakashi aspettò mezzogiorno prima di sospendere gli allenamenti per la pausa pranzo.
Si precipitò prima dalla rosa, sdraiata a pancia bassa, con il fiato corto e le mani serrate a pugno attorno ai fili d’erba come a cercare un sostegno per potersi rialzare, mentre i ninja fantocci aspettavano inermi per ricominciare.

“Sospendi lo stretto necessario per mangiare e curarti poi ricomincia subito ad allenarti!” balzando via, senza nemmeno guardarla.

Sakura cercò di trattenere le lacrime, consapevole di averlo deluso profondamente. I suoi mancati interventi e il suo tono atono ed autoritario con cui le aveva parlato, ne erano la prova inconfutabile.

******


I due ragazzi raggiunsero il centro del campo, stremati ma soddisfatti del nuovo allenamento che gli avrebbe portati a diventare dei ninja fortissimi.

“Dov’è Sakura-chan?” domandò il biondo non vedendo la compagna.

“Lei non pranza con noi, deve continuare ad allenarsi!” gli rispose impassibile il Jonin.

“Ma?” chiese sconcertato.

“Ma cosa, dobe! Non può continuare ad oziare, deve imparare a combattere!” intervenne scocciato Sasuke.

“Lo so anch’io teme, ma credevo che almeno durante la pausa pranzo potessimo stare insieme e magari provare ad incoraggiarla e a darle qualche suggerimento!” cercando a suo modo di protestare per l’assenza della rosa.

“Tze, come se ci ascoltasse!” gli rispose stizzito.

“Basta discutere! Pensate a mangiare e a riposarvi, ne avete bisogno… per quanto riguarda Sakura, sono io il vostro maestro ed è mio il compito di aiutarla!” asserì autoritario.

Naruto fu l’unico a mostrarsi contrario, ma in quanto allievo, non aveva nessuna voce in capitolo per discutere e protestare le disposizioni del Jonin.
Mangiarono in silenzio, concentrati nei loro pensieri.

Finito di pranzare, Kakashi si alzò scomparendo subito dietro ad una nuvola di fumo.

“Dove starà andando?” si interrogò sorpreso l’Uzumaki.

“Dalla noiosa e da chi altro!” rispose scortesemente per tanta ovvietà.

“Teme smettila, non mi piace il modo in cui ti comporti con lei!” lo riprese contrariato.

“E lei? Non ti da fastidio per il suo comportamento?” domandò di rimando, palesemente irritato.

“Dovresti cercare di capirla invece… non capisci quanto sia difficile per lei integrarsi con noi? Non capisci quanto si senta inferiore? Anziché attaccarla di continuo, dovresti cercare di farla sentire a suo agio e parte integrante del team… se non ti conoscessi bene, penserei che provi un insano piacere a comportarti in questo modo con lei!” asserì, fissandolo intensamente.

“Appunto, mi conosci bene! Adesso basta blaterare e fammi riposare!” sdraiandosi su un fianco, dandogli le spalle.

Naruto sorrise appena. Sasuke non era un ragazzo loquace dal carattere allegro ed espansivo, tendeva piuttosto a stare sulle sue e ad osservare gli atteggiamenti delle persone per comprenderne i pregi e i difetti, sfruttandoli a proprio vantaggio per potersi relazionare al meglio con loro. Il comportamento dell’amico nei confronti di Sakura era svolto unicamente con l’intenzione di spronarla a migliorarsi e a tirarle fuori il meglio di sé. Ne aveva avuto varie dimostrazioni, come il primo giorno di allenamenti con Kakashi: per una mattina intera, aveva cercato di aiutarla a sprigionare il chakra, poi l’Uchiha, in pochissimo tempo, era riuscito dove lui aveva fallito.
Per farla reagire e ottenere dei risultati soddisfacenti, bisognava colpirla nel vivo, nel suo orgoglio. Sasuke e Kakashi lo avevano capito ed era per questo che si dimostravano così duri con lei, quando in realtà continuavano ad aiutarla.

Lui era diverso. Era gentile, allegro, spensierato… doti che non andavano bene per Sakura. Desiderava ardentemente aiutarla e per farlo, si sarebbe dovuto mettere in disparte e lasciare che ci pensassero gli altri due, mostrandole però tutto il suo sostegno.
Si sdraiò nell’erba, continuando a sorridere, e chiuse gli occhi con la consapevolezza che la compagna, nonostante la sua riluttanza, avesse tutto l’appoggio necessario dal team per diventare un vero ninja.

******


L’Hatake voleva accertarsi che la rosa avesse seguito le sue istruzioni, sperando di trovarla già impegnata negli allenamenti, invece…

“Non ti ho detto che puoi riposarti! Alzati immediatamente!” tuonò, trovandola sdraiata con gli occhi chiusi.

“N-non ce la f-faccio!” sussurrò a fatica.

“Piantala e riprendi ad allenarti!” issandola in piedi, afferrandola con poca gentilezza per la casacca.

Le gambe cedettero sotto il peso del corpo e prontamente, Kakashi l’afferrò per le spalle.

“Usa il tuo chakra curativo e vedrai che ritornerai subito in forma!” le intimò con durezza.

“L’ho quasi esaurito del tutto!” gli confidò tristemente.

“Appunto, quasi! Rigenerati le ferite e vedrai che dopo avrai la forza necessaria per riprendere gli allenamenti!” insistette impassibile, continuando però a sorreggerla.

Sakura sospirò pesantemente, iniziando a passarsi il poco chakra a disposizione sulle ferite più dolorose. Mano a mano che queste si rimarginavano, sentì accrescere lentamente la sua forza fino a riuscire a sostenersi tranquillamente da sola sulle sue gambe.

“Hai visto? Ora riprendi!” lasciando la presa ferrea dalle spalle, pronto per andarsene.

“Aspetta!...” fermandolo: “… Non riesco a combattere con quattro ninja contemporaneamente, potrei iniziare con uno e…”

“No! Quattro è il minimo, poi continuerò ad aumentare il numero dei ninja fantocci. Hai le basi e le tecniche necessarie per fronteggiarli, devi solo imparare a gestirle insieme… e ricordati il suggerimento di Naruto. Usa i sensi!” scomparendo dietro alla sua solita nuvola di fumo.

“Gestirle insieme? Usare i sensi? Ma come faccio!” pensò sconfortata, guardando i ninja già pronti per iniziare.

Si mise in posizione di difesa concentrando la vista sui nemici ma quando questi iniziarono a muoversi alla massima velocità, scomparendo dal suo campo visivo, si ritrovò alla mercé dei loro attacchi finendo nuovamente a terra.
Si rialzò, quando un calcio la colpì alla bocca dello stomaco facendola barcollare poi, un ennesimo colpo alla schiena, la fece ritrovare con il viso schiacciato nell’erba.
Era tutto inutile, ogni tentativo di difesa o di attacco da parte sua, falliva miserabilmente.

Naruto e Sasuke, dopo essersi riposati per un’ora abbondante vennero richiamati da Kakashi con l’ordine perentorio di ricominciare i loro allenamenti.

Il Jonin si riposizionò sopra l’albero per osservare i suoi allievi, continuando a nutrire rabbia e preoccupazione nei confronti di Sakura che inerme, subiva gli attacchi dei ninja fantocci.
Verso le cinque del pomeriggio, stanco di vederla finire sempre a terra ed avvertendo il suo chakra esaurirsi, decise di porre fine a quella scena indecorosa.

“Basta! Prendi la tua roba e tornatene a casa. Vedi di riposarti adeguatamente perché domani si ricomincia!” le disse con astio.

“M-mi dispiace…”

“Non scusarti! Piuttosto cerca di fare ammenda per i tuoi continui fallimenti. Sei una Genin eppure non sei riuscita neanche una volta ad avere la meglio sui nemici. Non hai seguito le mie indicazioni e hai continuato a fare di testa tua… mi chiedo se la tua determinazione sia solo nelle parole e non nei fatti!” asserì iracondo, alludendo chiaramente alla sua idea di comportamento nel team.

“Non è vero! Credi che non mi senta mortificata per non essere riuscita a combattere? Credi sul serio che non mi importi di essere una Genin? Ti sbagli… ci tengo più di ogni altra cosa al mondo!” urlò, facendo uscire le lacrime che per tutto il giorno aveva cercato di trattenere.

“Allora dimostramelo seriamente perché mi hai dato un’altra impressione!” rispondendole malamente.

“Ci ho provato… ci ho provato con tutta me stessa a difendermi e ad attaccare, ma sono troppi per me e anche troppo forti!” continuò a spiegargli in lacrime.

“Tanti e troppo forti? Ma non farmi ridere… non sono niente a confronto dei veri nemici, inoltre, se proprio ci tieni a saperlo, i ninja fantocci sono più deboli rispetto ai tuoi compagni e a tutti gli altri Genin. Se non mi credi posso chiamare uno di loro e darti la prova che quello che ti ho detto corrisponde a verità, ma tu sai che ho ragione, vero?...” guardandola chinare il capo: “… Più diventerai forte nel corpo, più lo diventerà anche il tuo chakra, ricordatelo sempre! Ora vai, non voglio più vederti fino a domani!” intimandola con il braccio teso a recuperare il suo zaino e lasciare il campo.

Sakura continuò a tenere il capo abbassato, trattenendo a stento i singhiozzi provocati dal pianto. Kakashi era stato duro con lei, umiliandola e pungendola nel suo orgoglio, inoltre, la consapevolezza che i Genin riuscissero con estrema facilità a superare quell’allenamento, l’aveva ulteriormente demoralizzata.
Sapeva di dover imparare ancora molto, sapeva di essere debole rispetto ai suoi compagni, ma mai avrebbe immaginato che proprio Kakashi glielo sbattesse in faccia in quel modo; lui era sempre stato gentile, lui l’aveva sempre incoraggiata e spronata senza farla mai sentire inferiore, invece…

A passo lento, si incamminò verso l’uscita dell’Accademia mentre tutta la sicurezza acquisita nei tre mesi con Chyo, si spezzò in mille pezzi.

“Non sai quanto mi dispiaccia Sakura!” sussurrò tristemente il Jonin, stringendo i pugni per soffocare il suo dispiacere.

Sapeva perfettamente quanto impegno mettesse nell’apprendere i suoi insegnamenti e conosceva quanta determinazione impiegasse nel padroneggiare al meglio il chakra, nonostante il sigillo.
La ammirava immensamente per queste sue doti straordinarie, ma non poteva ignorare la sua debolezza e la sua inesperienza nelle arti del combattimento. Se si fosse trovata di fronte ad un vero nemico, questo non avrebbe esitato ad eliminarla.
Era una realtà a cui non voleva nemmeno pensare ed era proprio per questo motivo che preferiva odiarsi per il modo in cui l’aveva trattata. Avrebbe continuato a farlo fino a quando non fosse riuscita a difendersi e a combattere, dimostrando di poter provvedere a se stessa.
In quell’anno aveva imparato a conoscere il suo carattere, capendo, grazie a Sasuke, che l’unica maniera per spronarla ed ottenere il massimo, non era quello di usare parole dolci e confortevoli, ma attaccarla sul personale ed era solo così che riusciva a tirare fuori il meglio di sé.

“Lo faccio solo per il tuo bene!” disse appena la rosa scomparve dalla sua vista, voltandosi e dirigendosi verso gli altri due allievi ancora intenti ad allenarsi.

******


Le lacrime continuarono a rigarle il viso sotto i vari borbottii degli abitanti, allarmati dalla situazione di allerta in cui vivevano. I ninja si dichiararono pronti a combattere per difendere la pace tornata a regnare da soli tredici anni, mentre i civili, una volta varcato il settore Omega, continuavano a chiedersi quando sarebbero stati costretti ad abbandonare le loro abitazioni per mettersi al riparo dalla guerra. Alcuni piangevano disperati  all’idea di dover perdere nuovamente i loro ricordi, altri per il terrore che avrebbe dominato le loro anime.
Lei non piangeva per la paura, ma per la consapevolezza di continuare a deludere le persone a cui voleva bene. Lo aveva fatto con il padre circa il suo compenso per la missione e lo aveva rifatto con Kakashi, non riuscendo a portare a termine il suo allenamento.
Si sentiva così amareggiata per il suo continuo sbagliare!

“Ehi guardate! C’è la mezzosangue!” esclamò Jungo vedendola camminare a testa bassa.

“Già… ma avete visto com’è conciata?” aggiunse ridendo Saki, indicando i vestiti laceri insieme ai lividi e le ferite evidenti.

“E noi dovremo essere difesi da un’incompetente come lei? Ma fatemi il piacere!” tuonò sprezzante Alan, avvicinandosi alla rosa.

“Di un po’…” continuò, fissandola iracondo: “… Chi ti fa credere di essere migliore di me? Solo perché indossi il coprifronte della foglia non vuol dire che sei forte. Sei una mezzosangue, sei un rifiuto  della società, sei la delusione vivente di una brava persona che chiami padre!” sputandole addosso tutto il suo disprezzo.

L’ultima frase, fu per Sakura una pugnalata al cuore. Chinò e voltò il capo di lato, facendo uscire nuovamente le lacrime.

“Guardate, piange!” disse in tono canzonatorio Kalin.

“Ora ti diamo noi un valido motivo per piangere!”

Alan la trascinò all’interno di un vicolo cieco, sicuro di non essere visti da nessuno.

“Vediamo di allenarci un po’, così… tanto per tenerci in allenamento ed essere pronti a difenderci da soli in caso di attacco!” asserì Jungo, scrocchiando le dita.

Allenarci? Sakura spalancò gli occhi. Il suo allenamento non era ancora finito: doveva rafforzare la sua resistenza fisica!
Si concentrò per visualizzare i colpi e preparare il corpo ad incassarli.

Alan partì con un pugno in pieno stomaco, ma la rosa, avendolo previsto, contrasse i muscoli riuscendo a non contorcersi dal male.

“Fai la dura, eh? Ma questo è solo l’inizio… ragazzi fatevi sotto!” esortandoli ad unirsi a lui.

Erano otto contro uno. La colpivano da ogni angolazione e non riusciva a prevedere tutte le loro mosse, stringendo i denti per il dolore causato dai colpi non visti.
Non poteva e non doveva reagire, ma solo subire.
Le ferite procurate dai ninja fantocci si allargarono, così come gli ematomi che iniziarono a pulsare dal male.

Alan e Jungo le erano davanti, ai lati riuscì a distinguere con la coda dell’occhio Yuka, Kalin, Saki e Suky. Dietro sapeva di avere Mimì e Nabiki, le uniche rimaste. Nonostante fossero civili erano comunque troppi per riuscire a prevedere ogni loro angheria.
Cercò di incassare i colpi che riusciva ad anticipare, ma la sua difficoltà maggiore rimanere la schiena, colpita ripetutamente dalle due ragazze. Ad un certo punto, percepì da dietro un odore di gelsomino: il profumo preferito di Mimì. Contrasse il fianco destro riuscendo così a non piegarsi per il colpo infieritole dalla stessa.
Un leggero fruscio le giunse all’orecchio sinistro, permettendole di alzare appena la spalla e parare un pugno di Yuka. Poi avvertì l’aria spostarsi dal basso verso l’alto, contraendo i muscoli della gamba destra per incassare un calcio di Kalin, mentre con gli occhi continuava a tenere sotto controllo gli attacchi di Jungo e di Alan.
Stava anticipando tutte le loro mosse: ma com’era possibile?

Improvvisamente le parole di Naruto le ritornarono alla mente:

“Usa i tuoi sensi… la vista, l’udito, il tatto e l’olfatto!”

Ecco cosa intendeva dire: la vista le permetteva di controllare il suo raggio visivo, l’udito di captare i suoni e gli spostamenti d’aria percepiti anche dal tatto, mentre l’olfatto di distinguere gli odori, anticipando l’avvicinarsi del nemico - in questo caso di Mimì.
Finalmente aveva capito!

Sogghignò compiaciuta, provocando la furia di Alan.

“Che fai? Ridi? Ora ti faccio vedere io!” urlò imbufalito, non sopportando quella spavalderia che la rosa mostrava, così come la determinazione dipinta sul viso.

Il pestaggio durò circa quaranta minuti, poi, esausti dal colpire, decisero di interrompere lasciandola sola nel vicolo.
Sakura si appoggiò al muro iniziando a ridere sonoramente: i suoi ex amici, senza saperlo, la stava aiutando a migliorarsi per diventare una vera kunoichi. Certo, erano notevolmente lenti e deboli rispetto ai ninja fantocci, ma comunque utili e indispensabili per raggiungere il suo scopo.
Passò il poco chakra a disposizioni lungo le ferite sanguinanti e sugli ematomi facendoli scomparire in parte, poi, una volta ritornata a casa e recuperato le forze, avrebbe finito di curarsi.

Suo padre non era ancora rientrato e per lei fu un grandissimo sollievo, in quanto poté mettere subito a lavare i suoi vestiti logori e imbrattati di sangue, evitando di farlo preoccupare ulteriormente.
Si fiondò sotto la doccia, beandosi del getto dell’acqua calda, ripulendosi le parti del corpo sporchi di terra, di fango e di sangue essiccato.
Si avvolse nell’accappatoio e si diresse nella sua stanza, gettandosi a peso morto nel letto. Stava riacquistando lentamente le forze, ma non aveva tempo di riposare: suo padre sarebbe potuto rincasare da un momento all’altro.

Appena finì di eliminare ogni traccia del pestaggio dal suo corpo, sentì la porta di casa aprirsi e la voce inconfondibile del suo amato genitore chiamarla:

“Sakura? Sono tornato!”

“Arrivo subito, il tempo di vestirmi!” gli urlò dal primo piano.

Due minuti dopo era già avvinghiata a lui.

“Tutto bene piccola mia?” le domandò premurosamente.

“Adesso sì!” stringendosi ancora di più fra le sue braccia.

“Bambina mia…” sospirò tristemente: “… Ti devo parlare!” sciogliendo di controvoglia l’abbraccio e conducendola per mano verso il tavolo, accomodandosi entrambi nelle sedie.

“Che c’è papà?” chiese preoccupata.

“Come sicuramente già saprai, Konoha ha dichiarato lo stato di massima allerta e ha già predisposto le prime misure di sicurezza fra cui il piano 1, sai cos’è?” domandò affranto.

“Circa… se non ho capito male dovrebbe riguardare la limitazione di una serie di spese per permettere alle casse del Villaggio di rimanere piene e poter acquistare le armi da combattimento, dico bene?” rispose, speranzosa di aver dato la giusta spiegazione.

“Esatto!... Sono già state abolite alcune iniziative edilizie ed altre opere pubbliche ed è stata vietata la festa di Capodanno perché troppo dispendiosa. Purtroppo però le casse sono quasi vuote a causa dell’intera ricostruzione del Regno avvenuta subito dopo la fine della Terza Guerra Ninja. Per far fronte al piano 1, automaticamente si è stati costretti ad intervenire drasticamente su tutti gli abitanti!...” sospirando pesantemente: “… Ai ninja è stato dimezzato il loro compenso delle missioni, ai commercianti gli è stato imposto un incremento delle tasse pari a un terzo con l’obbligo di non aumentare i prezzi dei loro articoli, mentre a tutti i dipendenti compresi i funzionari pubblici, è stata diminuita la paga di un sesto. Questo fino a quando non verrà cessato lo stato di allerta… se mai avverrà!” nascondendo la testa fra le mani.

Sakura spalancò la bocca e sgranò i suoi meravigliosi occhi verdi per la terribile realtà. Lei e suo padre erano pieni di debiti e a stento riuscivano a coprire le spese mensili, come avrebbero fatto ad andare avanti? Oltretutto non poteva nemmeno contare sulle sue possibili missioni, in quanto vietate dal Consiglio.

Abbassò il capo, voltandolo appena verso il centro del tavolo notando che il sacchetto del suo compenso era ancora lì. Lo prese e lo allungò timidamente verso il padre, la cui testa continuava a rimanere nascosta fra le mani.

“Papà?” lo chiamò dolcemente porgendogli il sacchetto.

“Sakura…”

“No, ascoltami!...” parlando dolcemente: “… So cosa stavi per dirmi, ma adesso la situazione è diversa. Questi ti serviranno per far fronte alle spese che non riuscirai a sostenere. Non sono molti, ma è già qualcosa… mi dispiace solo di averne usato una parte per comprare delle frivolezze già da tempo vietate nella nostra famiglia!” abbassando il capo tristemente.

Micha la guardò con il cuore colmo di gioia: la sua piccola bambina aveva finalmente capito il motivo del suo rimprovero, imparando gradualmente a provvedere a se stessa con il poco a disposizione.

“D’accordo…” prendendo il sacchetto fra le mani: “… e per quanto riguarda le frivolezze, devo dirti che invece hai fatto bene. Già da tempo desideravo mangiare del sushi… che ne dici di mangiarlo adesso?” le propose sorridendo.

Sakura sfoggiò un sorriso radioso, annuendo con il capo. Insieme iniziarono ad apparecchiare, poi Sakura prese i contenitori dal frigo.

“Ecco e buon appetito!” asserì raggiante.

Micha iniziò a gustare il buonissimo piatto, complimentandosi di continuo per le eccellenti doti culinarie della figlia.
Mangiarono tutto senza lasciare nemmeno un granello di riso.

“Ottimo! Ci voleva proprio una deliziosa cenetta dopo la brutta giornata di oggi. Peccato sia già finito!” disse il padre, pulendosi la bocca con il tovagliolo.

“Be’, a dire il vero c’è dell’altro pesce nel congelatore!” lo informò timidamente, sentendosi in colpa per aver acquistato due enormi pezzi il giorno prima.

“Mh… eccellente! Lo conserveremo per mangiarlo durante le festività… sinceramente non aveva un granché di voglia di trovarmi dello stufato per il cenone di Natale!” scoppiando a ridere, rasserenando così la figlia.

“Anche questo è vero!” imitando il divertimento del padre.

Gli Yukan avevano finalmente appianato in modo definitivo le loro divergenze, ritornando ad essere quel padre e quella figlia di sempre: amandosi e rispettandosi con tutto il cuore.

******


Sasuke e Naruto sospesero i loro allenamenti verso le otto di sera. Erano stremati dalla fatica ma avevano ancora la forza di correre verso casa per sapere se erano giunte altre notizie su Itachi.
Come sempre, trovarono Mikoto ad attenderli sulla porta con un sorriso tirato e sforzato.

“Mamma! Itachi?” domandò con il cuore in gola.

“Nessuna notizia da stamattina!... Su avanti, entrate e andatevi a rinfrescare, poi potrete cenare!” gli ordinò tristemente, incamminandosi verso la cucina.

“Teme!...” poggiandoli una mano sulla spalla: “… Sta bene, altrimenti saremo già stati informati!” cercando di rassicurarlo.

“Sì, lo so!” rispose, serrando i pugni per soffocare la sua pena.

Venti minuti dopo si presentarono in cucina, trovando il tavolo apparecchiato solo per tre.

“Zia, ma lo zio?” domandò sorpreso Naruto, vedendo il posto di Fugaku privo di stoviglie.

“Non viene! Mi ha mandato un messaggio informandomi che data la situazione, sarà costretto a rimanere al lavoro per tutta la notte, nella quale dovrebbero giungere altre notizie dalle nostre squadre anbu… nella missiva però si è raccomandato di farvi andare a dormire subito dopo cena, ok?” porgendogli il piatto pieno di cibarie.

“Nessun problema, ci saremo andati comunque… siamo esausti!” disse Sasuke, iniziando a mangiare.

Mikoto acconsentì solamente con il capo, accomodandosi al suo posto.

La preoccupazione di Itachi, l’assenza di Fukagu e la situazione di massima allerta, furono i motivi principali che spinsero i tre membri a consumare, per la prima volta, la cena in assoluto silenzio.

******


Il mattino seguente Kakashi era già al centro del campo di allenamento ad attendere i suoi allievi. I primi ad arrivare furono Naruto e Sasuke e meno di un minuto dopo, arrivò anche Sakura.

“Scusate!” disse, accorgendosi di essere l’ultima.

“Ognuno al proprio angolo e riprendete da quello che avete interrotto ieri!” asserì autoritario il Jonin, balzando sopra un albero per osservali.

I due ragazzi ubbidirono, voltandole le spalle senza degnarla di un solo sguardo o di un accenno di saluto. Non si aspettava niente da Sasuke, ma rimase sorpresa da Naruto, l’unico ad essere sempre stato solare.
Era evidente la sua concentrazione e la sua voglia di migliorarsi!

Si apprestò a raggiungere il suo angolo, trovando ad attenderla i quattro ninja fantocci.

“Bene, vediamo di mettere in pratica quello che ho imparato ieri!” pensò, mettendosi in posizione di difesa.

L’Hatake la osservò prepararsi per iniziare il suo allenamento, sperando ardentemente che il rimprovero del giorno prima le avesse giovato, mostrandosi più determinata e più agguerrita. Non aveva nessuna pretesa di vederla sopraffare i ninja fantocci, voleva solo scorgere un piccolo miglioramento.

Per tutta la mattina, la rosa si concentrò solo sulla difesa senza mai provare a controbattere. Cercava di percepire gli attacchi e allo stesso tempo cercava di prevedere le mosse, provando di schivare i colpi.
Il più delle volte falliva, finendo inevitabilmente scaraventata a terra, ma almeno sembrava di aver capito come utilizzare i suoi sensi. Necessitava solo di pratica.

A mezzogiorno in punto, Kakashi le si affiancò:

“Come ieri, sospendi lo stretto necessario per mangiare e per curarti!” balzando via, senza dirle altro.

Sakura impiegò solamente quindici minuti prima di ricominciare, era stanca ma stava iniziando a capire come usare al meglio i suoi sensi e voleva continuare ad affinare la sua tecnica.

L’Hatake, dall’alto della sua posizione sopra l’albero, scosse il capo ampiamente soddisfatto.

Il pomeriggio non fu diverso rispetto al mattino: la rosa continuava a tenersi sulla difensiva senza però mostrare segni di miglioramento.
Ci voleva del tempo e nonostante le raccomandazioni e l’ordine dell’Hokage, si sentì in dovere di sospendere l’allenamento della ragazza, già fisicamente troppo provata dai duri colpi ricevuti dai ninja fantocci.

“Basta, riprenderai domani anche se preferirei vederti provare a reagire!” le disse atono.

“No! Prima devo imparare a difendermi!” gli rispose senza guardarlo in faccia, già concentrata sull’incontro che di lì a poco avrebbe avuto con Alan e gli altri ragazzi. Per lei l’allenamento non era ancora finito.

Kakashi rimase in silenzio, osservandola uscire dal campo. I ninja imparavano contemporaneamente a difendersi e ad attaccare, ma Sakura era diversa e aveva bisogno dei suoi tempi. Non poteva ignorare le sue difficoltà causate dal sigillo.

Passò una settimana, Itachi era ancora in missione e giungevano sporadiche notizie dal Villaggio dell’Erba, Fugaku era quasi sempre assente e spesso Naruto e Sasuke riuscivano a vederlo solamente per una manciata di minuti al giorno. Sakura continuava ad allenarsi sulla difesa mostrando giorno dopo giorno, sensibili miglioramenti.
Come al solito, Kakashi si presentò da lei a mezzogiorno in punto. Il suo atteggiamento nei confronti della ragazza continuava a rimanere distaccato e freddo, poiché solo in quel modo il Jonin riusciva ad ottenere il massimo impegno dall’allieva.

“Stai migliorando ma non è abbastanza. Voglio però darti un po’ di respiro, dandoti il comando di poter fermare i ninja fantocci per riprendere fiato. Ma bada di non abusarne!” le disse impassibile, scomparendo all’istante.

“Non ho nessuna intenzione di usarlo!” pensò Sakura, determinata più che mai ad imparare a difendersi.

Stava affinando i suoi sensi, grazie anche all’aiuto inconsapevole dei suoi ex amici civili, convinti invece di scaricare su di lei tutta la loro rabbia e il loro disprezzo verso i ninja.
Fece scorrere velocemente il chakra curativo su alcune ferite: ormai si stava anche abituando a sopportare il dolore e a rafforzare la sua resistenza fisica.
Solo dieci minuti di pausa ed era già pronta per ricominciare.

Alcune ore dopo percepì in lontananza la presenza di un altro ninja. Si fermò di colpo per guardarsi attorno, scorgendo una figura vestita di verde che si stava dirigendo verso la cima di un albero in cui era appostato Kakashi:  Gai!
Venne atterrata all’istante dai ninja fantocci. Non poteva difendersi e guardare contemporaneamente i due Jonin, così fu costretta a prendere l’unica decisione possibile.

“Fermatevi!” intimò ai fantocci.
Questi ubbidirono e Sakura poté concentrarsi sui due maestri. C’era qualcosa di molto strano, sicuramente era successo qualcosa di grave per vedere Gai irrompere durante gli allenamenti.

Vide Kakashi balzare fulmineo verso la parte del campo assegnata ai suoi compagni e meno di un paio di minuti dopo, Sasuke e Naruto  correre velocemente verso l’uscita dell’Accademia.

“Ma che sta succedendo?” si chiese, voltandosi di scatto, percependo la presenza dell’Hatake alle sue spalle.

“La squadra anbu di Itachi è riuscita ad eliminare un membro molto potente dell’Akatsuki, ma durante lo scontro hanno riportato ferite consistenti. Non sono in pericolo di vita, ma necessitano di cure particolari che solo Konoha è in grado di prestare!” le spiegò, continuando a fissare l’orizzonte.
Avrebbe voluto andare anche lui in ospedale per accertarsi delle condizioni dei suoi due fedelissimi amici, ma sapeva che sarebbe stato presente anche Madara in quanto padre di Shisui e non voleva essere la causa dell’ira funesta dell’Uchiha, dato la situazione angosciante.

“Ma quella non è Ino?” domandò sorpresa la rosa, vedendo la Yamanaka dirigersi fuori dall’Accademia.

“Sì! Anche sua sorella Kasumi, compagna di squadra di Itachi, è stata ferita! In questi casi, è permesso a chiunque dei parenti sospendere tutte le loro attività per raggiungere il capezzale dei propri cari, indifferentemente dal tipo delle condizioni in cui riversano” appianando la sua curiosità.

“Capisco… riprendo l’allenamento!” disse stringendo i pugni.

Se la squadra anbu di Itachi, considerata una delle più forti del Villaggio, era stata ferita gravemente, significava che il nemico era veramente forte. Lei era ancora troppo debole per sperare anche solo lontanamente di poter essere di aiuto al suo team, rischiando di mettere in pericolo non solo la sua vita ma anche quella dei compagni.
Era giunto il momento per lei di provare non solo a difendersi ma anche di combattere, posizionandosi pronta per attaccare i ninja fantocci.

“Finalmente!” pensò Kakashi, sorridendo compiaciuto dietro alla maschera.

******


Naruto e Sasuke iniziarono a balzare sopra i tetti per giungere il prima possibile in ospedale. Sapevano, grazie alle confidenze di Mikoto, che le squadre anbu inviate in supporto al Villaggio dell’Erba attendevano un nuovo attacco da parte dei membri dell’Akatsuki, poiché durante il primo, non erano riusciti ad entrare negli archivi segreti per impadronirsi di qualche documento o pergamena ritenuta da loro importante e questo perché furono respinti dall’intervento tempestivo di alcuni ninja dell’Erba affiancati da quelli di Konoha.
Il fatto che la squadra di Itachi fosse stata ferita gravemente, portava all’unica certezza che i membri di questa organizzazione criminale fossero molto potenti e dotati di tecniche di combattimento molto pericolose oltre che forti.

Incuranti del divieto di correre lungo i corridoi dell’ospedale, sfrecciarono fulminei concentrandosi sul chakra percettibile di Itachi che li avrebbe guidati direttamente a lui.
Lungo il corridoio arrestarono la corsa appena videro una porta aprirsi e mostrare la figura dell’Hokage.

“Nonna!” gridò Naruto.

“Baka! Non si urla e tanto meno non si corre!” fulminando entrambi i nipoti, ma si rilassò subito capendo la preoccupazione dei due, la stessa che aveva avvertito lei appena fu informata del nipote gravemente ferito.

“Tranquilli, sono solo un po’ ammaccati ma stanno bene!” li rassicurò.

“Possiamo entrare?” chiese ansioso Sasuke.

“Certo!” sorridendogli con affetto.

Il moro si fiondò subito all’interno della stanza e prima di essere seguito da Naruto, questo si voltò in direzione di Tsunade vedendola incamminarsi verso un’altra porta.

“Nonna, ma tu non stai qua con noi?” domandò quasi deluso.

“Non posso, devo andare a visitare anche Kasumi che è in quest’altra stanza!” gli spiegò con affetto.

“Ma perché non è qua con Itachi e Shisui?” continuò a chiedere curiosamente.

La vena sopra l’occhio destro della donna iniziò a vibrare freneticamente.

“Ma quanto sei idiota! Secondo te può una ragazza stare nella stessa stanza di due ragazzi? E’ stata ferita al torace e all’anca destra! Ora fila dentro se non vuoi assaggiare questo!” tuonò, alzando e mostrandogli un pugno.

Naruto rabbrividì, cogliendo all’istante l’invito ad andare da Itachi.

All’interno trovò sia i suoi zii sia Hanare, insieme a quel vecchio scorbutico di Madara. Si incamminò lentamente deglutendo a fatica, quasi ad aver paura di vedere le condizioni critiche di Itachi e di Shisui, nascosti dietro le figure dei parenti.

“Ciao Naruto, sei venuto anche tu!” la voce di Itachi spezzò il silenzio tombale all’interno della camera.

Mikoto e Fugaku si voltarono verso l’Uzumaki spostandosi appena, mostrando così i due feriti.

Shisui era quello messo peggio, il braccio e la gamba sinistra erano entrambi ingessati come il torace, il corpo martoriato da innumerevoli ferite, alcune bendate altre lasciate scoperte. Itachi invece aveva solo il braccio destro ingessato e nella gamba sinistra partiva una ferita, appena ricucita, dall’anca fino al ginocchio. Entrambi i ragazzi avevano un enorme cerotto appiccicato nella guancia destra, per non parlare delle innumerevoli escoriazioni evidenti in ogni loro parte epidermica scoperta.

“Vi ho visti in tempi migliori!” azzardò ad affermare Naruto, non sapendo esattamente cosa dire in certe situazioni.

I due feriti si guardarono divertiti e non riuscendo a trattenersi, scoppiarono a ridere contagiando anche i presenti, ad eccezione di Sasuke e di  Madara, rimasti impassibili con gli occhi puntati verso le parti lese dei loro cari.

“Tranquillo, tempo un mese circa e saremo nuovamente operativi!” lo rassicurò Shisui.

“So che siamo ninja e comprendo perfettamente il nostro ruolo, ma non sopporto vedervi ridotti in questo modo!” disse Mikoto, portandosi il fazzoletto ad asciugarsi gli occhi, incapace di trattenere le lacrime.

“Dai mamma non fare così, pensa solo che stiamo bene!” cercò di rassicurarla Itachi, mentre Fugaku le cinse con amore la vita.

“Parole saggie, degne di un vero Uchiha!” interloquì orgogliosamente Madara.

“Figliolo, comprendo che il luogo e la situazione attuale non siano i migliori per …”

“Lo so papà, non devi aggiungere altro. Poni pure le tue domande!” lo interruppe Itachi, comprendendo perfettamente il ruolo che il genitore ricopriva all’interno del Villaggio e del Regno.

Fugaku chinò il capo come segno di gratitudine verso i due ragazzi infortunati già pronti a rispondere ad ogni suo quesito.

“Quanti erano i membri dell’Akatsuki che hanno attaccato l’Erba? Avete scoperto i loro nomi o altro che possa esserci utile per individuare la loro base o conoscere l’identità del loro capo? Ogni cosa che vi ricordate, anche quella più insignificante, dovete dirmelo!” esponendo seriamente le sue richieste.

Parlò Itachi, in quanto capitano della squadra che era riuscita ad eliminare un componente dell’organizzazione criminale.

“Erano solo in tre, ma molto potenti. Conoscevano tecniche antiche, alcune delle quali non ricordo di averne mai sentito parlare. Erano molto sicuri delle loro capacità combattive e avevano ragione ad esserlo, poiché sono riusciti ad uccidere molti componenti delle squadre anbu dell’Erba e lo hanno fatto con un semplicità inaudita. Vedendo la difficoltà dei nostri alleati e lo sterminio che stavano causando i nemici, ho dato l’ordine alla mia squadra di intervenire, sfruttando le nostre abilità innate giudicate le più forti del Regno, nella mera speranza di salvare la vita a quanti più ninja possibili. Non conosciamo i loro nomi ma posso farvi una descrizione fisica. Uno aveva i capelli argentei e gli occhi violacei capace di utilizzare alla perfezione una falce a tre lame, lanciandola con molta forza e precisione, riuscendo addirittura ad uccidere tre o quattro persone contemporaneamente. Un altro aveva gli occhi azzurri e capelli lunghi e biondi raccolti in una coda di cavallo e un ciuffo sul davanti che gli copriva un occhio. Portava una borsa piena di argilla esplosiva che modellava con delle bocche poste in entrambe le mani, per poi lanciarle verso le sue vittime facendole esplodere. L’ultimo, quello che siamo riusciti ad uccidere, era molto alto e muscoloso, carnagione scura con un’enorme cicatrice lunga tutta la lunghezza del viso, dal mento alla fronte. Era il più forte rispetto ai suoi compagni, capace di integrare al proprio corpo i cuori ancora pulsanti delle vittime, riuscendo ad aumentare il potere del suo chakra e della sua vita… infatti, ogni volta che riuscivamo a colpirlo mortalmente, di fatto distruggevamo solo un cuore, mentre lui rimaneva illeso apprestandosi a rimpiazzarlo con un altro!”

Itachi si fermò un attimo, chiudendo gli occhi al ricordo di quello scontro così macabro e violento, mentre lo sgomento dei presenti era dipinto a pieno nei loro volti. Solo Madara sembrava impassibile e molto curioso nel conoscere altri dettagli riguardanti lo scontro con quest’ultimo nemico, come se fosse a conoscenza di qualcosa di importante.

“Ora è tutto chiaro! Hanno utilizzato alcune tecniche antiche di combattimento racchiuse nelle pergamene antiche rubate circa un anno fa da alcuni archivi segreti dei monasteri e dei villaggi di campagna!... Itachi, hai agito nel migliore dei modi ad ordinare alla tua squadra di intervenire scongiurando il peggio, ma dimmi, come siete riusciti a sconfiggerli?” chiese ancora Fugaku, ansioso di carpire qualche informazione utile per le indagini in corso.

“Io e Shisui abbiamo usato la tecnica della palla suprema, riuscendo a bloccare il biondo e l’argenteo, mentre Kasumi erano impegnata a trattenere l’ultimo nemico con il capovolgimento spirituale. Purtroppo però, l’argenteo è riuscito a lanciarle contro la sua falce e per salvarla ho lasciato la mia postazione, finendo entrambi feriti… ma almeno vivi. Shisui continuava il suo attacco cercando di proteggerci, fino a quando il biondo si scoprì il petto rivelando un’altra bocca rimasta coperta con la quale riuscì a lanciare altre argilla esplosiva per permettere la fuga al sua team. L’esplosione ci scaraventò contro una parete rocciosa ed è stato per quell’impatto che ci siano rotti le ossa. Kasumi è stata straordinaria, nonostante la ferita profonda al torace e la lesione all’anca, è riuscita ugualmente a riutilizzare il capovolgimento spirituale su uno di loro ed io e Shisui ne abbiamo approfittato completando l’annientamento definitivo del nemico, uccidendolo e carbonizzandolo con la palla suprema. So che avevamo l’ordine di cercare di catturare vivo almeno un membro dell’Akatsuki per interrogarlo, ma credetemi, erano veramente troppo forti e non c’era una via di mezzo: o la vita o la morte!” finì di raccontare Itachi, sentendosi mortificato per aver disubbidito ad una disposizione di massima importanza.

“Non devi sentirti in colpa, hai fatto la cosa giusta!” lo rassicurò il padre, posandogli una mano sulla spalla.

“Itachi, mostrami il volto dei tre membri con lo Sharingan ipnotico soffermandoti principalmente su quello che avete ucciso!” intervenne improvvisamente Madara, attirando l’attenzione di tutti.

“Cosa? Ma perché papà?” domandò sorpreso Shisui.

“C’è qualcosa di molto strano nella descrizione del ninja che avete ucciso. Mi ricorda tanto qualcuno, ma prima voglio esserne certo!” spiegò seriamente.
Itachi guardò il padre in cerca della sua approvazione e ricevendola con il solo movimento della testa, attivò lo Sharingan ipnotico, mostrando i tre tomoe attorno alle iridi rosse. Questione di pochi secondi e la tecnica terminò.

Madara indietreggiò incredulo.

“Che succede? Parla?” gli intimò Fugaku.

“Non è possibile… il ninja che avete ucciso si chiamava Kakuzu e io stesso gli ho inferto la ferita al viso, ma posso assicurarvi che era mortale!” guardando sconvolto il capo clan.

“Ma è impossibile, non è che ti stai sbagliando papà?” esclamò Shisui, sconvolto da quella rivelazione.

“No, sai benissimo che noi Uchiha abbiamo una memoria di ferro, inoltre me lo ricordo bene, sia perché aveva questa capacità di utilizzare i cuori pulsanti delle sue vittime sia perché è stato il mio ultimo avversario prima del…” fermandosi e guardando Naruto: “… prima della fine della Guerra!”

L’Uzumaki chinò il capo tristemente; Hanare strinse affettuosamente il braccio del padre, mentre Mikoto gli rivolse un sorriso colmo di gratitudine, così come le labbra incurvate all’insù degli altri quattro Uchiha. Madara, nonostante il suo carattere burbero, scontroso ed autoritario, non aveva trovato il coraggio di menzionare il sacrificio di Minato perché sapeva quanta sofferenza avrebbe arrecato a quella piccola peste bionda cresciuta all’interno del suo clan.

“Come fai a conoscere il suo nome?” domandò Fugaku, deviando il ricordo doloroso della scomparsa del suo migliore amico/fratello.

“Ce lo siamo detti entrambi… giusto per conoscere il nome del ninja che avrebbe posto fine alla vita dell’altro. Tze, patetico!... Come se un Uchiha fosse così facile da uccidere!” asserì presuntuosamente, incrociando le braccia al petto.

“Mh… non dubito assolutamente delle tue parole Madara e se dici che gli avevi inferto un colpo mortale, ti credo sulla parola, conoscendo le tue straordinarie doti combattive. A questo punto, l’unica spiegazione plausibile è che tredici anni fa qualcuno dei nostri nemici sia riuscito a sopravvivere e che in un qualche modo sia riuscito ad intrappolare le anime nei corpi di alcuni dei suoi complici, per poi curarli con qualche tecnica particolare e riportarli in vita. Mi ricordo che all’epoca non vennero ritrovati alcuni cadaveri degli esponenti più pericolosi dell’organizzazione guidata da…” fermandosi di colpo, lanciando uno sguardo fulmineo al nipote.

“A Pain! Puoi fare tranquillamente quel nome zio… sai benissimo che per me è solo l’assassino di mio padre!” disse Naruto, mordendosi il labbro inferiore per soffocare il dispiacere.
Mikoto lo strinse a sé, infondendogli tutto il suo amore, guardando il marito rammaricato.

“Non ce n’è bisogno, lo hai già fatto tu!... Comunque, stavo dicendo… se alcuni di loro sono stati riportati in vita, basterà divulgare a tutte le squadre ninja i nomi e le abilità di questi nemici affinché sappiano come comportarsi qualora dovessero realmente scontrarsi con loro. Divulgheremo anche tutte le informazioni necessarie riguardanti le tecniche antiche di combattimento rubate in quest’ultimo anno, giusto per non farli trovare impreparati come la squadra di Itachi. Rimane però in sospeso chi si celi dietro all’Akatsuki!” sospirò pesantemente Fugaku.

“Papà, pensi che il loro capo sia anche colui che ha riportato in vita Kakuzu?” domandò intelligentemente Sasuke.

“Cosa?... A questo non avevo pensato, bravo!…” strofinandogli affettuosamente i capelli: “… Potrebbe essere, come no! Non so darti una risposta ma indagheremo più a fondo!”

“Forse adesso è il caso di lasciar riposare Itachi e Shisui!” disse Mikoto, notando la stanchezza dei due feriti.

“Mi sembra giusto, e voi piccole pesti che fate adesso?” domandò burbero Madara.

“Torniamo ad allenarci con Kakashi!” rispose Naruto, non sapendo di scaturire l’ira funesta dello zio pazzoide.

“Cosa? Fugaku, ma stai scherzando? Vuoi veramente che i miei due nipoti vengano allenati da quell’incapace?” tuonò Madara.

Hanare sussultò, chinando tristemente il capo, rassegnata a non poter mai coronare il suo sogno d’amore con l’amato.

“Papà, basta!” esclamò Shisui, stanco di vedere la sorella soffrire.

“Non ti permettere!” lo ammonì furiosamente Madara.

“Basta lo dico io! Vi ricordo che siamo dentro ad un ospedale e le urla non sono ammesse, così come non è salutare per  Shisui e Itachi agitarsi per questa discussione che non ha nessun fondamento. Kakashi è il miglior Jonin di Konoha e per quanto tu non voglia ammetterlo sai benissimo che è la verità. Siamo in stato di massima allerta e i dissapori che proviamo nei nostri stessi alleati devono essere banditi, chiaro?” tuonò Fugaku.

“Grrr… Hanare, andiamo!” le ordinò Madara.

Usciti dalla stanza:

“Mi dispiace, io non sapevo che…”

“Tranquillo Naruto, non hai detto nulla di male. E’ mio padre che è fatto a modo suo!” lo rassicurò gentilmente Shisui.

“E’ più corretto dire pazzoide o lunatico!” specificò Naruto, portandosi le mani dietro alla testa.

“Non credo che sarebbe felice di sapere che lo identifichi così… non hai sentito prima quando ha detto i miei nipoti? Si riferiva anche a te!” gli fece notare Itachi.

“Ora che ci penso è vero!” disse Mikoto, lasciando basiti i presenti.

Madara non era mai stato favorevole all’affidamento di Naruto a Fugaku e a Mikoto, in quanto non essendo un Uchiha, non era degno di poter crescere all’interno del loro potentissimo casato. L’aveva sempre snobbato, definendolo il clown del quartiere per via dei suoi capelli biondi e dei suoi occhi azzurri in netto contrasto con il nero caratteristico della sua gente.

“Cavoli… non so se esserne felice oppure no!” disse Naruto, palesemente emozionato. Era convinto che nessun altro membro del clan, eccetto la sua famiglia adottiva insieme a Shisui e ad Hanare, lo considerasse uno di loro. Madara, il più conservatore delle vecchie e rigide imposizioni degli Uchiha, a suo modo teneva a lui come un vero nipote preoccupandosi della sua felicità e della sua incolumità.

“Non fartela sotto dall’emozione però!” disse beffardamente Fugaku, cercando di nascondere la stessa commozione del nipote. Sapere che Madara nutriva dell’affetto per quella sua piccola peste, lo riempì di gioia.

“Guarda che non sono più un poppante!” gli fece notare stizzito.

“Davvero? Mi risulta invece che dormi ancora succhiandoti il dito!” asserì divertito Fugaku, provocando l’ilarità dei presenti e il rossore nelle guance del nipote per aver rivelato il suo segreto.

“M-ma, ma… ma come fai a…” non riuscendo a finire la frase per l’imbarazzo totale.

“A saperlo? Io so tutto, tienilo sempre a mente!” disse vittorioso per aver vinto un battibecco con lui. Ovviamente non avrebbe mai rivelato a nessuno che Naruto avesse usato anche il suo pollice per succhiarlo di gusto.

“Dobe, ma è vero?” chiese Sasuke, cercando di trattenere a stento le risate.

“Basta tutti e due…” intervenne saggiamente Mikoto verso il figlio minore e il marito: “… Naruto, non dar peso alle parole di tuo zio. Sai che si diverte a stuzzicarti per prenderti in giro, ma in realtà ti vuole molto bene!” lo rassicurò dolcemente, accarezzandogli il viso.

“Davvero?...” chiese allo zio con gli occhioni a forma di cuore: “… Dimostramelo facendomi anche tu una carezzina!” strattonandolo per la manica.

Fugaku lo squadrò attentamente, sapendo che in realtà Naruto voleva solamente rendergli pan per focaccia dopo che lui stesso lo aveva messo in ridicolo. Ma lui era più grande e più astuto di quel piccolo diavoletto biondo. Sfoggiò un sorriso malefico e fulmineo, gli intrappolò la testa attorno al suo braccio e con il pugno dell’altra mano iniziò a strofinargli con le nocche la sua zazzera bionda.

“E’ questo che volevi?” gli chiese, continuando a torturarlo in testa.

“Ahio, ahio! Così mi fai male!” si lagnò.

Fugaku lasciò la presa:
“Quando vuoi altre mie manifestazioni d’affetto non hai che da chiedere!” continuando a provocarlo.

“Credo che ne farò molto volentieri a meno!” borbottò, massaggiandosi la parte lesa.

I presenti scoppiarono a ridere sonoramente, divertiti da quella comicità che caratterizzava Naruto e Fugaku.

“Ora è meglio andare e voi due vedete di riposare!” intervenne Mikoto, dando un leggero bacio sulle guance dei due feriti.

“Mamma, la zia mi ha detto che Kasumi se la caverà senza problemi e me ne rallegro, ma se vai a trovarla potresti… potresti salutarmela?” chiese Itachi con le gote leggermente arrossate.

Ormai tutta la sua famiglia era a conoscenza del legame sentimentale fra i due anche se Itachi continuava a non farne parola.

“Grrr… dobe andiamo! Ci vediamo presto!” disse Sasuke alquanto adirato. Nonostante fosse consapevole della relazione del fratello, non riusciva ancora ad accettarlo del tutto.

******


Quando Naruto e Sasuke ritornarono al campo, Kakashi e Sakura gli corsero incontro per chiedere notizie della squadra di Itachi. Ovviamente fu solo il Jonin a porre le domande, mentre la rosa si limitò solamente ad ascoltare.

“Sono contento per loro, se la caveranno in meno di un mese!” disse l’Hatake alla fine del racconto dei due allievi, voltandosi poi verso la ragazza come a volerla esortare a dire anche lei qualcosa.

“Mi dispiace veramente tanto per quello che è successo!” riuscì a dire timidamente.

Sasuke la guardò da cima a fondo: il viso era tumefatto e gli arti scoperti mostravano diverse ferite oltre ad ematomi evidenti.

“Tze… piuttosto che perdere tempo qua, faresti meglio ad andarti ad allenare!” interloquì infastidito, girandosi di spalle.

Sakura lo guardò indispettita e senza aggiungere altro si diresse nella sua parte di campo per riprendere gli esercizi.

“Lo detesto… ed io che ho cercato di essere gentile solamente per le condizioni del fratello, e lui che fa? Mi tratta a pesci in faccia!” pensò adirata.

Kakashi e Naruto si guardarono negli occhi scuotendo il capo in segno di rassegnazione. Era incredibile quanto quei due non riuscissero ad andare d’accordo e a fraintendere le parole dell’uno e dell’altra. Sasuke, nonostante non volesse ammetterlo, teneva all’incolumità della ragazza e la sua affermazione non era altro che un suggerimento velato a continuare ad allenarsi per imparare a combattere, e Sakura continuava a fraintendere ogni parola del compagno.

Trascorse più di un mese dall’infortunio di Itachi. L’Hokage, per la gioia immensa di Mikoto, aveva obbligato la squadra del nipote ad un altro periodo di riposo forzato dato le ferite serie riportate durante lo scontro.

Il team7 continuava ad allenarsi separatamente; Naruto era riuscito a gestire il Rasengan con l’aiuto di soli cinque cloni e Sasuke controllava appena il Chidori lungo la lama della katana, un’impresa molto ardua per un ragazzino di tredici anni.
Kakashi era ampiamente soddisfatto dei progressi dei suoi allievi, ma lo era anche di Sakura. I suoi miglioramenti erano evidenti giorno dopo giorno, le sue capacità intuitive le permettevano di anticipare le mosse dei ninja fantocci e di elaborare tempestivamente il contrattacco. La maggior parte delle volte aveva la peggio, ma era sulla buona strada per riuscire nell’impresa.

Una mattina, prima che la rosa raggiungesse il suo angolo, Naruto la fermò.

“Sakura-chan, ascolta… sabato sera ho chiamato tutti i nostri amici a casa mia per una semplice cena, niente di che, giusto per stare in compagnia e per… be’ sì, per festeggiare anche il mio compleanno. Non è una festa vera e propria perché comunque continuiamo ad essere in stato di massima allerta, ma Itachi è ancora convalescente e così… insomma, mi piacerebbe che ci fossi anche tu!” le disse un po’ impacciato.

“Non posso! Lo hai detto tu stesso che siamo in stato di allerta e preferisco rimanere a casa con mio padre qualora dovesse succedere qualcosa, inoltre loro non sono miei amici… ma grazie lo stesso!” sorridendogli appena e balzando in direzione della sua parte di campo.

“Allora teme? Immagino abbia detto di no, vero?” chiese Sasuke, giungendogli alle spalle.

“Già, proprio come avevi detto tu, ma sono felice lo stesso perché mi ha ringraziato per l’invito e il suo grazie era sincero! Ora andiamo anche noi ad allenarci!” disse, sfoggiando un sorriso radioso.
L’Uchiha alzò le spalle emettendo il suo solito monosillabo.

L’invito di Naruto aveva scaturito qualcosa in lei. Si sentiva bene, senza comprenderne il motivo.

I suoi ninja fantocci la stavano aspettando come sempre. Sakura aveva imparato a difendersi, non del tutto ma comunque discretamente bene, grazie all’utilizzo dei suoi sensi, sentendosi quasi in dovere di dover ringraziare Alan e gli altri ragazzi, perché era proprio per merito del loro pestaggio che riusciva a potenziarli giorno dopo giorno.
L’attacco era più difficile perché dovendo gestire quattro nemici, non riusciva a difendersi e a colpire contemporaneamente. Se ne atterrava uno, subito dopo lo raggiungeva a terra  a causa di un colpo subito che non era riuscita a prevedere o a parare.
Ma continuava ad allenarsi con costanza e con determinazione.

Si posizionò pronta per incominciare.
I ninja la accerchiarono mentre Sakura aguzzò i sensi per captare ogni minimo suono. Il primo fantoccio le giunse da dietro, la rosa si abbassò di scatto sferrando un destro micidiale all’altezza del mento e con il braccio sinistro riuscì a parare un calcio volante. Balzò in alto evitando un attacco frontale, atterrando di peso sulla schiena del ninja. Si inclinò appena verso sinistra colpendo con una gomitata un avversario giunto da destra e fulminea si voltò sempre alla sua sinistra sferrando un altro pugno micidiale.
Non era mai stata colpita ma la cosa incredibile era che per la prima volta fosse riuscita ad avere la meglio suoi quattro fantocci.

“Ce l’ho fatta!” sussurrò incredula guardandosi i palmi delle mani.

“I miei complimenti, ci sei riuscita!” si congratulò sinceramente Kakashi, giunto davanti a lei.

“Io… io…” non riuscendo a dire una sola parola, continuando a guardarsi le mani.

Provava una strana sensazione, diversa da quella provata con Naruto. Si sentiva bene, soddisfatta, forte, appagata, desiderosa di ricominciare e di riprovare quel brivido di eccitazione nell’eliminare i nemici. Che fosse quella la famosa bramosia che provavano i suoi compagni a combattere? Il suo sangue ninja aveva prevalso su quello civile?

“Voglio riprovarci!” asserì, determinata nel conoscere le risposte alle sue domande.

“Devi!” disse severo il Jonin.

“Kakashi, posso farti una domanda?” osò chiedergli. Era da più di un mese che praticamente non parlava con lui.

“Dimmi!”

“Tu un giorno mi hai detto che quattro ninja sono il numero minimo per addestrarsi. A quanti bisogna arrivare?” domandò con lo sguardo rivolto verso i fantocci già pronti per ricominciare.

“Otto, ma mi accontento anche di sei! Ti aggiungerò un ninja alla volta, ma solo quando per tre giorni di fila non verrai mai sopraffatta… nemmeno una volta, intesi?” fissandola intensamente.

“Capito!” rispose senza mostrare paura o perplessità.

Kakashi balzò via, con la serenità nel cuore. La sua allieva stava finalmente imparando a ragionare e a comportarsi come una vera kunoichi, non mostrando mai la paura di fronte al nemico. Otto ninja era il numero minimo per dei Genin, ma anche sei non era male, specie per lei con impresso il sigillo. Più si allenava e più diventava forte fisicamente, più il suo chakra avrebbe acquisito maggiore potenza.
Era fondamentale per lui saperla in grado di combattere, dato che l’Akatsuki continuava a colpire i villaggi più a Nord del Regno, molto vicini a quello dell’Aria.

La guerra stava diventando una certezza assoluta.

******


Dicembre era ormai arrivato, il Natale si stava avvicinando, ma nell’aria non si percepiva nessun clima natalizio.
A causa del piano 1, vennero vietati i classici addobbi appesi lungo le vie perché troppo dispendiosi per le casse del Villaggio. I negozi avevano esposto qualche pallina colorata o qualche ghirlanda, giusto per ricordare la festività imminente, ma non c’era l’ombra di neanche un abete. L’uscita nei boschi per tagliare i classici alberi era stata vietata perché ritenuta troppo pericolosa.
Quell’anno nessun cittadino di Konoha avrebbe festeggiato allegramente il Natale e chissà per quanto tempo ancora.
Per Sakura e per suo padre, quello sarebbe stato il secondo anno in cui festeggiavano in quel modo la festività. In un certo senso erano più preparati rispetto agli altri abitanti.

In quel mese era iniziato l’allenamento con sei ninja. Era difficilissimo tenerne a bada così tanti, ci riusciva con Alan che erano in otto ma pur sempre dei civili, ma con i fantocci era tutta un’altra storia. Troppo veloci e troppo forti per lei, ma voleva e doveva riuscirci.

A mezzogiorno, kakashi interruppe come consuetudine il suo allenamento.

“Sakura, oggi pranzerai insieme a noi, devo parlarvi!” asserì autoritario.
Ormai la rosa non ci faceva più caso per quell’atteggiamento così distaccato nei suoi confronti: si era abituata.

Annuì con il capo e andò a prendere il suo cestino per il pranzo.
Mentre si incamminava, si ricordò che era da quasi due mesi che non vedeva più i suoi compagni: l’ultima volta era stato il giorno in cui Naruto l’aveva invitata al suo compleanno.
I suoi allenamenti non le permettevano di sostare più di dieci/quindi minuti e comunque Kakashi stesso le aveva fatto capire di non unirsi a loro. Non che le importasse, anzi, ne era felice. Meno tempo stava in compagnia di Sasuke, meno sarebbe stata presa di mira dalle sue parole pungenti, lasciandola concentrata nel raggiungimento del suo obiettivo.

I ragazzi erano già arrivati e Naruto come al solito si stava abbuffando. Non era cambiato per niente.

L’Uchiha aveva la schiena appoggiata ad un masso, le gambe divaricate e piegate all’altezza delle ginocchia mostrando i suoi polpacci più muscolosi rispetto a quello che ricordava.
Si mise a sedere, salutando solo il biondo con un semplice cenno del capo, iniziando anche lei a mangiare. Cercando di non farsi scoprire, osservò i suoi compagni. Sembravano essere cresciuti ancora in altezza, la muscolatura si era fatta più evidente, sia nelle spalle che nel torace, per non parlare delle gambe.
Spiò il viso di Naruto, trovandolo più maturo ma mantenendo sempre quello sguardo gioioso e divertente che lo aveva sempre contraddistinto…

“Che hai da guardare?” domandò infastidito Sasuke, ridestandola dai suoi pensieri.

“I-io? Niente!” mentì vergognosamente.

“Tze… la solita bugiarda!” ricominciando a mangiare.

Ecco perché preferiva mangiare da sola!

Ciò nonostante lo aveva guardato in faccia. I due ciuffi davanti gli si erano allungati, incorniciando delicatamente il viso e mettendo in risalto la sua carnagione diafana in netto contrasto con il nero dei capelli e degli occhi. Il suo aspetto era diverso, più maturo, non aveva più i tratti fanciulleschi. Stava crescendo, stava diventando un adolescente a tutti gli effetti.

“Sembra bello!...” pensò, arrossendo all’istante: “…. Ma che vado mai a pensare? Lui è Sasuke, il mio incubo peggiore, l’obiettivo che mi sono prefissata di raggiungere, non posso guardarlo sotto altri aspetti!” cercando di bandire dalla mente quello strano pensiero. Era la prima volta che le capitava di farne uno del genere.

“Ehi Sakura-chan perché sei diventata tutta rossa?” chiese Naruto con il viso tutto sporco di chicchi di riso.

“Taci baka!” colpendolo con un pugno potentissimo.

Lo avrebbe scaraventato sicuramente a diversi metri di distanza se non fosse stato per il tempestivo intervento di Kakashi che lo afferrò al volo per il colletto.

“Che le hai detto sta volta?” domandò rassegnato il Jonin.

“Proprio niente, le ho chiesto solo perché era rossa in faccia e lei mi ha colpito!” si lagnò, sospeso ancora in aria.

“Va bene!” sbuffò l’Hatake, lasciando la presa.
Naruto cadde rovinosamente a terra.

“Ahio! Ma insomma perché ce l’avete sempre con me?” si lamentò con dei finti lacrimoni agli occhi.

“Perché oltre che baka sei pure un dobe!” gli rispose atono Sasuke.

“Adesso basta, devo parlarvi con la massima serietà!” interloquì Kakashi, ottenendo all’istante l’attenzione dei tre ragazzi.

“Questa mattina sono stato convocato nell’ufficio dell’Hokage insieme ad Asuma e al Capitano Yamato. Come sapete l’Akatsuki continua a colpire sia il Nostro Regno che quello dell’Acqua. Finora il Regno dell’Aria si è sempre offerto di inviare le sue squadre per consegnare i viveri e i medicinali ai villaggi più isolati dei due Regni, dandoci così l’opportunità di rimanere sempre con i nostri schieramenti, pronti ad intervenire in caso di necessità. Ieri è stato attaccato un villaggio del Regno dell’Aria e giustamente il Kazekage ha dichiarato lo stato di massima allerta anche nel suo Regno. Ci ritroviamo di fronte ad un ennesimo problema, ovvero, come faremo a recapitare il necessario ai nostri Villaggi? E’ troppo rischioso disfare gli schieramenti, così l’Hokage ha deciso di affidare queste missioni a voi Genin…”

“Davvero? La nonna è una grande!” urlò di gioia Naruto, iniziando a saltellare con le braccia alzate verso il cielo.

Sasuke sogghignò compiaciuto e Sakura pensò che le missioni corrispondevano ad un compenso in denaro. Non era venale, ma il padre era già stato costretto ad attingere dei soldi dalla loro piccola riserva e presto anche quelli si sarebbe esauriti velocemente.

“Naruto piantala non ho ancora finito!” richiamandolo infastidito per l’interruzione.

“Oh, scusa!” sedendosi all’istante con le gambe incrociate.

“Le missioni potrebbero risultare molto pericolose per voi Genin, così per garantire la vostra incolumità, si è pensato di unire i team!...”

“Cosa?” dissero all’unisono i tre allievi.

“Basta interrompermi, lasciatemi finire!...” fulminandoli con lo sguardo: “… Non sarà una vera e propria unione, i team rimarranno divisi e allenati sempre da noi tre Jonin. Alla mattina le squadre si alleneranno separatamente e al pomeriggio si uniranno per creare una sorta di affiatamento e di collaborazione. Voi ragazzi, appartenete ai clan più potenti di Konoha e del Regno del Fuoco e non c’è dubbio che le vostre capacità siano al di sopra di chiunque altro Genin!” spiegò infine.

Sakura chinò il capo: lei non era nessuno.

Kakashi avrebbe voluto incoraggiarla con qualche parola di conforto, ma non poteva permettersi del buonismo con lei e rischiare di vanificare tutti i suoi sforzi e i suoi progressi raggiunti fino a quel momento.

“E quando inizieremo?” domandò saggiamente l’Uchiha.

“Subito dopo le vacanze natalizie. Teoricamente sarebbero dovute saltare a causa dello stato d’allerta, ma io e i miei colleghi abbiamo convenuto la necessità di farvi riposare adeguatamente prima di iniziare l’allenamento con i tre team uniti!” rispose impassibile.

“Perfetto, non vedo l’ora di confrontarmi con i miei amici!” disse bramoso Naruto.

“Sakura, torna ai tuoi allenamenti!” le ordinò Kakashi.

La rosa ubbidì senza dire una sola parola. La consapevolezza di doversi confrontare con i suoi due compagni era per lei già abbastanza gravoso, ma sapere di doverlo fare anche con tutti gli altri era qualcosa di diverso… troppo grande per lei, anche se non poteva ignorare l’adrenalina scorrerle nelle vene.
Sentiva che il confronto le aumentava notevolmente la sua forza, stimolandola di volta in volta a migliorarsi sempre più.

 

Angolo dell’autrice:

Eccomi qua con un aggiornamento molto lungo e complesso – specie per me a scriverlo.
Questo capitolo chiarisce che in realtà Sasuke, nonostante i suoi modi per nulla gentili, tiene all’incolumità di Sakura.
Sono stati approfonditi diversi punti accennati nello scorso aggiornamento, dallo stato di agitazione di tutti i protagonisti accennati in questa ff, alle misure di difesa e ai relativi cambi di allenamento.
Sakura impara finalmente a pensare come un vero ninja e a cercare sempre lo stimolo per migliorarsi, proprio come loro. Lo so che ho reso Kakashi “bastardo” ma solo in questo modo è riuscito a far leva sulla testardaggine della ragazza, anche se ignora il continuo pestaggio a cui è costretta a subire. Tutto sommato però la sta aiutando.
Credo che non importi un mio approfondimento su tutti i punti descritti, alcuni spero siano già abbastanza chiari. Però: Sakura trova bello Sasuke? Ops…
Vorrei scusarmi con voi se la descrizione dei combattimenti e dei ragionamenti/pensieri dei personaggi non siano stati soddisfacenti, ma proprio non sono riuscita a fare di meglio nonostante il mio continuo impegno.
Rileggendo il capitolo, però devo dire che tutto sommato mi sento abbastanza soddisfatta.

Coro dei lettori: “ Ma che si è fumata manga? Fa schifooooo!”
Ok, manga abbassa il capo mortificata!


A parte questo piccolo sclero, ringrazio tutti quanti voi che con costanza e affetto continuate a seguirmi nonostante gli aggiornamenti a singhiozzo. Grazie a tutti voi che avete segnato la mia storia fra le seguite/preferite/ricordate. Grazie a tutte le bellissime recensioni che mi lasciate!
Sapete che mi fa molto piacere conoscere la vostra opinione, quindi non abbiate paura ad esprimervi. Lo ammetto, le vostre parole sono il vostro miglior appagamento per l’impegno che uso nella stesura della ff. Ovviamente non voglio togliere niente a tutti coloro che seguono silenziosamente.

Vi do una piccola anticipazione giusto per farmi perdonare con questi ritardi paurosi (ma per chi non lo sapesse, oltre ai miei impegni quotidiani ho un’altra long in corso). Secondo la mia testolina bacata, il prossimo capitolo dovrebbe essere quello decisivo con Alan… dico “dovrebbe”, perché bisogna sempre vedere quello che mi salta in mente di scrivere. Comunque tranquilli, se non è il prossimo è quello successivo!
Un’altra cosa e poi basta: Madara fa parte dei buoni!

Grazie di cuore per continuare a seguirmi
Un bacione grande grande
Manga

PS: scusate gli errori, ma per la lunghezza del capitolo, già a metà avevo la vista strabica, figuriamoci alla fine com’era messa.

 

  
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