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Autore: Black Iris    27/03/2015    1 recensioni
Ho scritto questa storia in onore della nuovissimissima skin di Teemo, è una mia versione si come mai Teemo faccia parte della squadra Omega.
da testo:
"“Una parte di te non lascia mai la giungla” si dice tra se e se. La luce della falce di luna colpisce di nuovo la sua tana. Si toglie il capello mostrando le sue piccole orecchie a quella bianca luce, mentre i suoi occhi lucidi riflettono le stelle. Ci pensa su molto, molto bene prima di agire. Cosa gli resta? Cosa perde? Non è più il buon soldato, no, adesso lui è diverso, è cambiato. Adesso di lui è rimasto solo l’aspetto di uno yordle che dentro brucia. Brucia di rabbia verso se stesso, perché si è permesso di sbagliare, ma questo non era previsto nel suo ruolo."
Spero che sia comprensibile ^^
Buona lettura a tutti ;)
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lulu, Teemo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Guarda la sua cerbottana, la accarezza.
“Sei stata una valida compagna” pensa.
È nascosto dentro il tronco cavo di un grosso albero della giungla di Kumungu, solo uno scorcio di cielo riesce ad entrare nella sua piccola tana, solo una falce di luna illumina il cielo. Il vento fuori sposta leggermente le foglie e la danzare in una caduca perfetta. Lentamente grossi banchi di nuvole coprono la luna. Possibile che tra le tante cose che potevano succedergli gli sia successa proprio la peggiore?
“..Teemo..” la voce di Tristana rimbomba ancora nella sua testa da tanto, tantissimo tempo. Non ne può più di sentirla, ogni volta che rivede il suo volto non riesce a perdonarsi. Stringe le sue minuscole zampette sulla cerbottana e vede delle lacrime cadergli sulle dita. Sta piangendo. Lacrime calde cadono e bagnano il suo pelo.
“Una parte di te non lascia mai la giungla” si dice tra se e se. La luce della falce di luna colpisce di nuovo la sua tana. Si toglie il capello mostrando le sue piccole orecchie a quella bianca luce, mentre i suoi occhi lucidi riflettono le stelle. Ci pensa su molto, molto bene prima di agire. Cosa gli resta? Cosa perde? Non è più il buon soldato, no, adesso lui è diverso, è cambiato. Adesso di lui è rimasto solo l’aspetto di uno yordle che dentro brucia. Brucia di rabbia verso se stesso, perché si è permesso di sbagliare, ma questo non era previsto nel suo ruolo.
“La guerra cambia uno yordle” si dice, cerca di giustificarsi, ma non c’è strada d’uscita da tutto il male che ha provocato.
Era vero. La guerra lo aveva cambiato. Dal profondo della sua anima ora saliva un grido disperato, un grido che rimpiangeva quel giorno in cui aveva accettato di combattere per quella sua amata patria. Aveva lottato con tutte le sue forze, sempre, ma il suo più grande nemico si celava nell’ombra, tra i battiti del suo cuore e gli intervalli dei suoi respiri. Lo sentiva ogni volta che la situazione si faceva difficile, ogni volta che la lotta diventava seria e pericolosa. Avrebbe dovuto fermarsi in tempo, prima di giungere a quel punto, ma ora è lì, seduto e non c’è modo di tornare indietro.
Teemo, il coraggioso scout, l’impavido soldato, l’orgoglio di Bundle City.
Come aveva fatto ad ingannarsi così?
L’unica cosa che era capace di fare era perdersi in un meraviglioso vortice di controllato delirio. Un semplice crollo mentale, forse perché non poteva reggere l’orrore della guerra, forse perché era più debole di quanto credeva, fatto sta che non era stato capace di mantenere una sanità mentale degna di quello che doveva dimostrare.
“..Teemo..” la voce di Tristana risuona ancora nelle sue orecchie. Il suono dolce delle sue parole lo culla nella notte, si appoggia leggiadramente sulla sua spalla e continua a sussurrare il suo nome. Dio, quanto amava quella voce.
Ma anche lei..
Era stato capace di deludere anche lei.
Lei che lo aveva sempre sostenuto, ammirato, dato coraggio. Alla fine anche quello che c’era tra loro due era andato in rovina.
Adesso in lui c’è ben poco di buono. L’unica cosa che lo aveva spinto ad andare avanti non era certamente il suo patriottismo, no, quella era solo una maschera. Il vero motivo per cui egli poteva, voleva andare avanti era quello che faceva e il piacere che gli dava nel farlo. Godeva nel vedere le persone cadere ai suoi piedi, gioiva nel vederli dimenare nei loro spasmi, amava quando la gente gli chiedeva pietà, quando la gente lo scongiurava di risparmiarlo ed egli non esitava a soffiare il suo proiettile nel collo del diretto interessato. Come aveva fatto a non accorgersi che era proprio questo a dargli coraggio durante la guerra? Come aveva potuto illudersi che fosse davvero grazie alla sua bontà e gentilezza?
Se ne era reso conto troppo tardi, quando gli occhi di Tristana guardavano spaventati il suo amico, ai suoi piedi delle persone, dei soldati, innocenti, colpevoli solo di essere stati al posto sbagliato nel momento sbagliato.
Teemo porta le mani alle tempie, le stringe. Adesso delle voci si accavallano, sono incomprensibili, riesce a distinguere solo qualche parola:
“Pietà”, “Aiuto”, “Fermati” e altre, ma soprattutto grida. Una lunghissima sequenza di grida si sta sfogando nella sua testa.
Teemo lancia la cerbottana verso il tronco e si preme le zampette nelle orecchie.
-Basta! Basta! State zitti, smettetela!-.
Si agita, scalcia via la sua attrezzatura e si dimena, ma le voci non lo lasciano, così come i volti. Sono volti umani, agonizzanti, terrorizzati. Non ce la fa, non riesce a guardarli. Dentro i loro occhi è chiarissimo il suo riflesso, dentro i loro occhi ci sono i suoi occhi, vuoti, grandi, ma vuoti, pieni di niente, solo voglia di uccidere, solo voglia di spargere altra sofferenza.
E tra tutti quei volti c’è Tristana. Lei che lo guarda incredula, come può il suo amico dimostrare tutta quella apatia. Anche lei era un soldato, ma lo sapeva cosa voleva dire uccidere e non riusciva a provarne piacere, se non un grande rimorso, invece lui.. lui non era capace di provare neanche un distinto dispiacere.
Sa bene cosa vuole fare. non ha ripensamenti.
Le piante di ajunta che ha colto poco prima sono proprio affianco a lui. Quelle stesse piante con cui ha tolto la vita a molte persone. Dall’altro lato invece ci sono i suoi funghi. Non è mai riuscito a contare il numero di vittime che era riuscito a fare con quelle armi.
Una zampettino si allungò verso l’ajunta, la raccolse. Le foglie erano verdi, con striature nere. Le conosceva bene quelle foglie, sapeva dove crescevano, sapeva come coltivarle, ma non conosceva direttamente il male che facevano.
Tristana sarebbe finalmente stata felice con un yordle degno di quel nome, Rumble.
La lega avrebbe presto rimpiazzato la sua posizione e lui non sarebbe mai mancato a nessuno.
Si alza sulle sue zampette fragili, che poco tempo prima lo faceva saltare sugli alberi e gli permettevano di muoversi in modo silenzioso per cogliere il nemico alle spalle. Con quelle zampette si muove verso la cerbottana. La raccoglie. La rimette a posto. Prende dei proiettili. Li stringe. Li guarda. Si siede. Gesti corti, coincisi.
Poi lo fa.
Non esita.
Pianta un proiettile nel collo. Perfora la carne, buca una vena.
Il veleno entra presto in circolazione. Il mondo di Teemo diventa surreale, comincia ad ondeggiare, non c’è più gravita e neanche più materia. E infine non c’è più aria. Teemo cade, no, sia adagia; un corpicino piccolo come il suo non può fare rumore. Poco sangue cola dalla ferita. Teemo chiude definitivamente gli occhi. La luna brilla dalla fessura. La luce lo colpisce in volto un ultima volta e poi più niente. Teemo chiude gli occhi consapevolmente, un sorriso lieve, si impossessa delle sue labbra. Il suo cappello non è distante da lui. Il suo simbolo non lo abbandona neanche al momento della fine.
 
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Qualcosa.
C’è qualcosa.
Una luce.
Non è la luna, non è il sole, e più piccola.
Gli occhietti si schiudono. È in una tana, ma quale tana? Intorno a lui amuleti e simboli che non comprende, libri e sigilli di vario genere. che sia l’aldilà? No, è troppo improbabile. Quello che sta vivendo è troppo concreto perfino per un sogno. Gira lo sguardo e la vede. Tristana è su una poltroncina, seduta che dorme. Il suo cannone è appoggiato a terra.
“Ma cosa sta succedendo?” si chiede, “dove sono?”.
Dalla porta entra uno yordle. È una femmina, pelle viola, capelli dello stesso colore, ma più scuri è accompagnata da un piccolo insetto. Teemo strizza gli occhi, non è un insetto, è una piccola persona con le ali. La conosce. L’ha vista svariate volte nell’arena. Lulu porta con se una bacinella con dell’acqua fredda, la appoggia ad uno sgabello e lo saluta.
-Buon giorno, dormiglione, vedo che hai deciso di svegliarti!-.
Non le risponde, non saprebbe cosa dire, a parte le cose ovvie del tipo ‘cosa ci faccio qui’.
Anche Tristana si ridesta dal suo sonno. Si strofina le palpebre e guarda Teemo.
-Teemo! Ti sei svegliato, finalmente!- gli corre incontro, lo abbraccia, affonda la testa nel suo collo e lo stringe forte. Teemo sente dell’umido sul collo: è Tristana piange.
-Temevo non ce la facessi, non hai idea di quanto fossi in pensiero per te!- quando rialza lo sguardo ha le guance arrossate e qualche lacrima salata le solca.
-Cosa è successo?- prova a chiedere.
-Tristana ti ha trovato dentro ad un tronco, steso, che respiravi a fatica, ha capito che qualcosa non andava e ti ha portato da me. io ti ho curato e tu hai dormito per qualche giorno, senza svegliarti. Questa grandiosa Megling ti ha vegliato giorno e notte- Lulu spiega bene, in maniera chiara e con la voce tranquilla.
-Dopo che non ti ho visto ritornare mi sono preoccupata e sono uscita a cercarti, poi mi hanno detto che eri stato visto andare verso la foresta e ti ho seguito. Per fortuna sono arrivata in tempo, solo pochi minuti e per te sarebbe stata la fine. Dimmi solo una cosa: perché?-.
Adesso lei gli stringe una mano. La cosa gli piace e lo confonde. Era convinto che l’amica fosse disgustata dal suo carattere, invece..
-Tristana, io..- non riesce a terminare la frase. Non sa come giustificare il suo gesto.
L’amica lo capisce al volo. Tra amici ci si intende con uno sguardo.
-È per quella volta, vero?-.
Teemo distoglie lo sguardo, non riesce a guardarla negli occhi.
-Se è per quello che hai fatto tutto questo, sappi che non è stata colpa tua. Non è stata neanche colpa di quelle persone. La guerra cambia chiunque e tu sei solo caduto nella sua trappola, ma non temere: ci sono io per te. Ti starò accanto, promesso-.
Lulu sta prendendo via delle siringhe, delle fasce, delle garze, sta ripulendo tutto.
-Ah, Teemo- si gira verso di lui, -credo che questo sia tuo- gli porge un capello. Il suo cappello. Così come lo aveva lascito, ancora sporco, gli occhialini ci sono ancora e la fascia rossa conserva ancora al suo interno delle cerbottane di ricambio.
Ringrazia con tutto il suo cuore entrambe.
-Sai Teemo- Tristana gli lascia la mano, -stiamo creando un nuovo compartimento a Bundle City. Si chiama Omega Squad. Utilizzeremo la tecnologia di Piltover e si tratterà di un gruppo scelto, accessibile solo a pochi. Sarebbe un buon momento per ricominciare da capo sai?-.
Omega Squad.
Teemo ci pensa bene.
Deve assolutamente fare qualcosa per se stesso, trovare una maniera per ripartire con il piede giusto. Per un momento si perde tra i suoi pensieri. Come fa Tristana a sapere sempre di cosa ha bisogno? Come fa a conoscere esattamente il momento in cui parlare?
Pianta i propri occhi nei suoi, con decisone.
-Si- la risposta è chiara e evidente, -Vengo. Entrerò nell’Omega Squad, lo farò per ricominciare con il piede giusto, per tutte le persone che ho ucciso e tutte quelle che non sono riuscito a proteggere, te lo giuro Tristana, ti renderò fiera di me!-.
 
 
  
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