Quanto
valeva un po’ di muschio triturato in confronto alla sua
morte per
congelamento? Probabilmente tantissimo visto che Lina, incurante della
notte,
della tormenta, del gelo e del buio, l’aveva sbattuto fuori
dalla stanza della
loro locanda in missione, per cercarne un po’.
Ok,
forse Lina aveva ragione ad avercela
con lui… Insomma, aveva perso il suo prezioso muschio per
strada, non
accorgendosi di averlo riposto in un sacchettino bucato. Quel muschio
che lei
gli aveva dato in custodia e che le sarebbe servito per qualche strano
esperimento di magia che non ricordava molto bene. Ma questo non
gliel’aveva
detto, era già abbastanza arrabbiata quella sera con
lui… Ci mancava solo che
pensasse che non la ascoltava… Ci teneva alla sua vita
lui…
Comunque,
dopo la sfuriata isterica, la maga l’aveva sbattuto fuori
dalla porta della sua
stanza, ordinandogli di andare nel vicino bosco a cercare
dell’altro muschio.
Aveva minato anche il gesto di strozzarlo se non ne avesse
trovato… Quindi,
gelo, neve, buio a parte, doveva davvero sbrigarsi e trovare qualcosa.
Ne
andava della sua vita e Gourry lo sapeva bene che, quello che Lina
prometteva,
poi lo manteneva!
“Eeeeeeeeccccccccciiiiiiiiiiuuuuuuuuuuuu!!!
Ma che freddo però!!!” –
mormorò lo spadaccino fra uno starnuto e l’altro.
Per
niente entusiasta della cosa, si addentrò nel bosco. Era
terribilmente scuro…
D’accordo, non era più un bambino e non
c’era niente di cui avere paura,
alberi, neve e buio non avevano mai ucciso nessuno,
però… in quel momento se ne
sarebbe volentieri stato al calduccio del suo letto, sotto alle
coperte. E poi,
con tutta quella neve, DOVE cavolo andava a trovarlo il muschio?
Con
il piede diede un calcio alla neve fresca e poi proseguì
attraverso quello che
doveva essere un sentiero… Camminò per un
po’ con la lanterna in mano,
guardandosi in giro guardingo. Poi si fermò. Che cavolo
procedeva a fare alla
cieca? Non doveva camminare, doveva scavare nella neve per trovare
quello che
cercava. Il problema era che, toccare quell’elemento
così freddo, nel momento
in cui si sentiva congelare… Non ne aveva decisamente
voglia! ‘ Ma in fondo… è
per Lina… giusto?’.
Confortato
da quel pensiero prese a pensare al da farsi. Magari, se cominciava
subito, si
sbrigava in fretta e poteva tornarsene al suo albergo velocemente. E
avrebbe
magari fatto sorridere la maga…
“ACCIDENTI!!!”.
Quell’esclamazione
improvvisa, giunta dal nulla, nel silenzio della foresta, lo fece
sobbalzare. A
quanto pareva non era l’unico a trovarsi lì e a
non gioirne…
Incuriosito,
soprattutto per il fatto che quella voce sembrava appartenere ad un
uomo
anziano, si mise a camminare verso la direzione da cui aveva sentito
quel
commento stizzito. E rimase di stucco. Perché dopo alcun
passi, in una radura,
in mezzo a neve ed alberi, gli comparve davanti uno strano, buffissimo
vecchietto. ‘Vecchietto per modo di
dire…’.
Gourry
lo guardò, da dietro gli alberi, di nascosto. Si sentiva
stranamente
intimorito, aveva la sensazione che stesse guardando qualcuno che non
doveva essere
visto. Era una persona stranissima, ne era stranamente…
incantato. Doveva
pesare diverse centinaia di chili, era imponente, aveva una lunga barba
bianca
che gli arrivava fino alla pancia, degli occhi gentili ed un viso
simpatico.
Indossava uno strano vestito rosso, con bottoni grossi e neri e
indossava un
lungo cappello, dello stesso colore rosso degli abiti e con un pon-pon
bianco
sulla punta. Ai piedi aveva dei grossi scarponi neri, lucidissimi e
alla vita
una cintura dello stesso colore. E sembrava in difficoltà.
Stava armeggiando
con il pattino di legno di quella che doveva essere la sua slitta.
Anche il suo
mezzo di trasporto era strano. Una slitta trainata da otto renne, piena
fino
all’inverosimile di sacchi pieni di pacchetti colorati. Non
aveva mai visto
nulla di simile…
“Ha
bisogno di una mano?”. Quella domanda uscì dalla
bocca di Gourry
spontaneamente. Gli spiaceva vedere una persona anziana in
difficoltà. Il
pattino della sua slitta era rotto. Eppure, stranamente, gli sarebbe
piaciuto
anche starsene nascosto ad osservarlo ancora. Quel vecchio aveva un
modo di
fare, un’espressione che avrebbe potuto definire…
da fiaba. Come quelle che gli
venivano raccontate da piccolo. Ed ora che ci pensava, forse, una volta
gli
avevano anche parlato di un vecchietto simile a quello che aveva
davanti in
quel momento. Ma non riusciva a ricordare. Beh, decise di non pensarci
troppo,
se con lui ci fosse stata Lina, lei gli avrebbe detto che NON ricordare
era una
cosa abbastanza normale per lui… Al pensiero della maga
sorrise. Solo per lei
stava affrontando quel gelo e quella neve. Non l’avrebbe
fatto per nessun
altro. Perché più di tutto desiderava vederla
sorridere…
Il
vecchietto si girò verso di lui, interrompendolo dai suoi
pensieri, con uno
sguardo quasi stupito dal fatto di averlo davanti. Ma si ricompose
subito,
esibendo un sorriso gentile. “Oh… sono fortunato a
quanto pare! Ho qui davanti
un giovanotto gentile che vuole aiutarmi! Mi si è rotto un
pattino della
slitta, il legno si è spezzato! Puoi fare
qualcosa?”.
Gourry
annuì e si avvicinò alla slitta, inginocchiandosi
per guardare meglio il danno.
Il legno era completamente sgretolato in un punto e per far scivolare
la slitta
bisognava cambiare tutto il pezzo. Ma dopotutto erano in un bosco e
c’era tanta
legna e lui aveva con se una spada per levigarla.
“Credo… di poterla aiutare.
Ha dei chiodi con se?”.
“Certo!
Li porto sempre per ogni evenienza. Muovendosi con un mezzo del genere,
possono
sempre servire!”.
Gourry
sorrise. Un vecchio in giro da solo di notte, con una slitta trainata
da renne
e munito di chiodi… Mai gli era capitato un incontro tanto
assurdo… “D’accordo,
in un’oretta dovrei farcela allora! Mi aspetti
qui!”. Senza attendere risposta
si avvicinò al tronco di un albero, staccandone con la spada
un ramo robusto.
“Da piccolo facevo spesso cose simili, stia
tranquillo!” – sussurrò
all’uomo
mentre, intento, intagliava il ramo, dandogli la forma di un pattino da
slitta.
In fondo era anche divertente, da bambino amava intagliare il legno con
la
spada. E poi quel vecchietto… gli infondeva uno strano senso
di pace. L’avrebbe
aiutato e poi si sarebbe rimesso alla ricerca del muschio per Lina. E
poi,
stranamente, non sentiva più nemmeno molto freddo, anche se
era seduto in mezzo
alla neve.
L’uomo
dal vestito rosso rimase a fissarlo sornione, incantato
dall’abilità con cui lo
spadaccino maneggiava la sua spada a piacimento, levigando quel legno
che, da
grezzo, stava prendendo una sua forma. Non lo disturbò, lo
lasciò
tranquillamente lavorare. In fondo ogni artista ha bisogno di
tranquillità…
“HO
FINITO!!!”. Gourry scattò in piedi
improvvisamente, dopo una mezz’ora buona di
lavoro, ammirando il lungo e ricurvo pezzo di legno.
Il
vecchio osservò compiaciuto l’opera.
“Ottimo lavoro ragazzo!”. Poi dalla grossa
tasca tolse un sacchettino. “Eccoti i chiodi! E grazie di
tutto!”.
“Si
figuri!”. Gourry si avvicinò alla slitta e
staccò il pezzo rotto. Gli sembrava
così strano che quel vecchio lo ringraziasse così
sentitamente, in fondo non
era normale aiutare le persone anziane in difficoltà? Gli
faceva piacere farlo…
Dopo
aver finito di staccare il pattino rotto, prese il legno appena
levigato e
cominciò a fissarlo alla slitta, usando l’elsa
della spada come martello, per
inchiodare tutto quanto. Ci mise poco e quando finì, rimase
qualche istante
fermo a fissare il suo lavoro. Era perfetto, a quanto sembrava gli anni
non gli
avevano fatto perdere la mano… “Credo che ora
possa andare bene, la slitta
dovrebbe muoversi”.
L’uomo
gli si avvicinò sorridendo e dandogli una sonora pacca sulla
spalla. “Ti
ringrazio molto! Mi hai salvato! Con tutto il lavoro che ho da fare
questa
notte, non avrei saputo come fare… Molti bambini devono
ringraziarti”.
“Eh?”.
Gourry non ci stava capendo un accidenti… Che
c’entravano i bambini e come mai
un uomo così anziano lavorava ancora?
Il
vecchio parve ignorare l’espressione stupita di Gourry.
“Dimmi giovanotto, che
ci fai qui in questo bosco da solo, di notte e con questo
freddo?”
“Beh…”
– Gourry lo guardò un po’ sospettoso,
non era prudente rivelare gli affari
propri ad uno sconosciuto, Lina glielo diceva sempre –
“ecco…” – decise di
fidarsi però, di quell’uomo poteva, se lo sentiva
– “Io
sto cercando del muschio per la mia
compagna di viaggio. Gli serve per degli esperimenti e io gli ho perso
le
scorte”.
Il
vecchietto ridacchiò. “Capisco… La tua
fidanzata eh?”.
A
quelle parole, lo spadaccino arrossì di colpo.
“N… no… ecco… è
che, come le ho
detto… glielo dovevo… E’ arrabbiata con
me!”.
L’uomo
sorrise. “Capisco… E dimmi, come si chiama la tua
amica?”.
“Lina!”
– rispose Gourry in tutta sincerità.
“Lina…”.
L’uomo ripeté il nome piano, assorto in
chissà quali pensieri. Poi fissò lo
spadaccino con occhi pieni di riconoscenza. “Voglio aiutarti
visto che hai
aiutato me! Così potrai tornare presto da lei con quello che
desidera. Sai, io
ho la capacità di esaudire i desideri delle persone con
l’animo gentile e con
il cuore puro. Di solito sono bambini ma tu… rispecchi tutte
queste
caratteristiche. Posso darti tutto quello che vuoi, basta che tu me lo
chieda e
io lo tirerò fuori da quelle sacche piene di
pacchetti”.
Lo
spadaccino fissò la slitta con le sacche incuriosito. Aveva
davanti un mago?
Quei pacchetti sembravano regali…
“Ecco… vorrei solo un sacchettino con del
muschio triturato. Come quello che ho perso oggi!”.
“D’accordo!”.
L’anziano si avvicinò alla slitta e
slegò una delle sue sacche, estraendo un
elegante contenitore in pelle nera e porgendoglielo. “Ecco
quello che cercavi.
Credi che basti?”.
Gourry
fissò il sacchetto. Era più grosso di quello che
aveva perso nel pomeriggio… Lo
aprì e ne riconobbe il contenuto farinoso verde.
“Si, certo che basta!” –
rispose sorpreso – “Ma… ma davvero
è per me? E come fa a materializzare tutto
ciò che uno desidera?”.
Il
vecchio sorrise sornione. “Te l’ho detto,
è il mio lavoro esaudire i desideri
delle persone buone. E ora dimmi, c’è
qualcos’altro che vorresti? Qualcosa per
te visto che quel sacchettino è per la tua
amica…”.
Gourry
lo fissò intimidito. “Ma no, grazie! Non ho
bisogno di niente, davvero!”.
“E
su, non fare il modesto, ci sarà pure qualcosa che vuoi,
no?” – insistette il
vecchio.
Lo
spadaccino ci pensò su. Se insisteva… Ma cosa
poteva volere lui? Aveva già
tutto quello che desiderava… Anzi, no, quel giorno una cosa
che desiderava gli
era mancata. “Ecco io… vorrei che Lina sorridesse
stasera, che non fosse più
arrabbiata con me. Ma questa è una cosa che non
può togliere per magia da una
delle sue sacche, giusto?” – concluse deluso. Non
poteva aiutarlo anche se il
suo aiuto col muschio era stato fondamentale per non fare andare in
completa escandescenza
Lina…
L’uomo
in rosso, forse intuendo i suoi pensieri, scoppiò a ridere.
“I miei non sono
solo doni materiali, posso donarti tutto quello che vuoi. E prima che
tu vada a
letto, stasera, la vedrai sorridere. Passerete una bella serata voi
due, te lo
prometto” – concluse strizzandogli
l’occhio.
Per
qualche motivo sconosciuto, a quelle parole, Gourry arrossì
di nuovo.
“Passeremo una bella serata perché sto per tornare
col… muschio?”.
Il
vecchio scoppiò a ridere. “Non solo per
questo!”. Poi si avvicinò di nuovo ad
una delle sue sacche, estraendone una piccola scatoletta bianca con dei
forellini. “Sai, io la conosco Lina, la tua amica! E conosco
anche te… Una
volta anche voi sapevate tutto di me ma poi siete cresciuti e, come
sempre
succede, avete smesso di credere alle favole e ai sogni e mi avete
dimenticato.
Ma io non ho dimenticato voi… Con la tua amica ho un debito
in sospeso. Questo,
per non mettere in difficoltà i suoi genitori, quando era
piccola non ho potuto
portarglielo. E lei lo desiderava tanto… Ma ora…
direi che non ci sono
problemi” – concluse mollandogli gentilmente in
mano la scatolina.
Gourry
la fissò confuso. Si… muoveva? Che diavolo
c’era dentro? E chi era quel
vecchio??? Ciò che diceva non aveva senso, non lo
capiva… Eppure… c’era quella
strana storiella che gli raccontavano da piccolo e che non riusciva a
ricordare… Gli ronzava nella testa…
Improvvisamente, perso in quelle domande,
si rese conto che l’anziano era montato sulla sua slitta,
pronto a partire. Se
non lo fermava non avrebbe avuto risposta alcuna alle sue
domande… “Hei,
aspetti! Ma lei chi è? Come si chiama?”.
L’uomo
si voltò verso di lui sorridendo gentilmente. “Oh
beh, mi chiamano in tanti
modi, sai? Ma direi che il mio nome vero, se non ricordo male, dovrebbe
essere
Klaus”.
“Klaus…”
– ripeté lo spadaccino meccanicamente, cercando di
ricordarsi dove avesse già
sentito quel nome.
Il
vecchio, con le redini, fece cenno alle renne di partire.
“Ora devo andare
Gourry, come ti ho detto ho tanto lavoro da portare a termine stanotte.
E stai
attento a quella scatolina, dentro c’è qualcosa di
fragile. Non la aprire a
dalla alla tua amica, dentro c’è qualcosa che lei
desiderava tanto!”.
Come
faceva a conoscere il suo nome? Gourry non ricordava di averglielo
rivelato… Ma
quello strano vecchietto aveva detto di ricordarsi di lui. Come faceva?
E
conosceva anche Lina… E cosa diavolo c’era che si
muoveva dentro a quella
scatoletta??? Se dentro Lina ci trovava una lumaca, una volta aperta,
era la
volta buona che lo spediva in orbita sulla luna con un Giga Slave!!!
Alzò gli
occhi in cerca di risposte ma il fiato gli si strozzò in
gola. Perché davanti a
lui c’era un’immagine da sogno… La neve
che cadeva, quel bosco che di colpo
sembrava incantato e quella slitta che lui aveva aiutato a riparare
che, tirata
su dalle renne, non scivolava sul terreno ma per magia, con quello
strano
vecchietto vestito in rosso in sella, volava in alto nel cielo, con i
suoi
sacchi pieni di pacchetti ricoperti da carta colorata. “Ma
allora… ma allora
era davvero un mago?!”.
Il
vecchio, dal cielo, mentre il suono delle campanelle delle renne
riempiva il
silenzio della notte, alzò il braccio a salutarlo. Gourry
sorrise, ricambiando
il saluto. A quanto pare di lavoro, quel vecchietto, doveva averne
tanto, vista
la fretta che aveva.
Si
mise in tasca il sacchetto col muschio e strinse fra le mani la
scatolina
bianca che continuava a muoversi. Non sapeva perché ma era
certo che lì dentro
– e quel vecchio non si sbagliava – c’era
qualcosa che Lina avrebbe gradito…
***********
“Ma
dove diavolo sei stato??? E come mai sei così
conciato???”. Lo sguardo di Lina,
nel trovarsi Gourry congelato ed infreddolito davanti alla porta della
sua
stanza, era allibito. Ancora un po’ e a Gourry sarebbero
spuntate le stalattiti
di ghiaccio dal naso…
Lo
spadaccino la guardò negli occhi sorpreso. Lei DOVEVA sapere
dove era andato
visto che ce lo aveva mandato lei… “Ma come? E il
muschio? Mica lo volevi? Sono
semplicemente uscito a cercartelo visto che è meno
pericoloso camminare in una
bufera di neve di notte che starti vicino quando sei
arrabbiata…”.
Lina
sbatté gli occhi stupita. Il muschio? A dire il
vero… se l’era già dimenticata
quella storia… “Ma io mica dicevo sul serio,
cretino!!! Dovresti saperlo che
quando sono arrabbiata straparlo ma mica sono così sadica da
mandarti in giro
di notte con questo freddo! Se muori congelato, chi mi fa da guardia
del corpo
gratis? Il muschio potevo benissimo cercarmelo domani in un qualsiasi
negozio
di magia, mi sono arrabbia perché non stai mai attento a
quello che dico o ti
affido!”.
Lo
spadaccino spalancò gli occhi. Quello era il momento in cui,
qualsiasi uomo
normale, si sarebbe dovuto arrabbiare. Ma nel suo caso, Lina era sempre
talmente disarmante che non ci riusciva. A dire il vero non riusciva
mai a
essere davvero arrabbiato con lei, nemmeno per faccende più
serie. “Quindi… ho
rischiato la polmonite per niente? Ma io il muschio l’ho
trovato davvero, sai?
E poi… non è vero che non sto mai attento a
niente, a te di solito sono
attentissimo!”.
L’ultima
frase avrebbe forse avuto un risvolto romantico ma Lina rimase colpita
da
un’altra parte della risposta di Gourry. “Davvero
hai trovato il muschio? Con
questo tempo? E come diavolo hai fatto?”.
Lo
spadaccino ridacchiò. C’era il trucco in effetti,
senza quello strano
vecchietto vestito di rosso, dubitava che sarebbe riuscito
nell’impresa.
Sospirando, scivolò all’interno della stanza della
sua compagna, chiudendo la
porta dietro di se. “Se mi dai un attimo”
– sussurrò sedendosi sul letto –
“ti
racconto cosa mi è successo la fuori! E’ stato
tutto così strano!”.
“Che
vuoi dire?” – domandò Lina sedendoglisi
accanto e fissando con attenzione il
sacchetto in pelle e la scatolina bianca che il suo compagno teneva fra
le
mani.
“Ecco
io… ho incontrato un uomo strano. Un uomo strano, anziano,
una specie di nonno
con una lunga barba bianca. E sembrava…
conoscerci” – concluse Gourry confuso,
sperando che Lina riuscisse a dare un senso a quello che gli era
capitato. Lei
ci riusciva sempre dopotutto…
La
maga lo guardò incuriosita. “Racconta!”
– gli intimò, pratica.
Gourry
chiuse gli occhi per riportarsi alla mente ogni particolare di quello
strano
incontro. E alla fine raccontò di quello strano signore
vestito di rosso che
per lavoro, esaudiva i desideri delle persone buone, riempiendole di
doni e di
cose desiderate. Raccontò della strana sensazione che aveva
risvegliato in lui
quell’incontro, di quel ricordo di una fiaba che forse gli
raccontavano da
bambino. Raccontò della sua slitta piena di sacche da cui
usciva ogni cosa che
una persona desiderava, delle renne che la trainavano in alto, nel
cielo,
volando. Raccontò che quell’uomo sembrava sapere
tutto di loro due e non solo,
sembrava sapere tutto di ogni essere vivente. Raccontò che
era stato gentile,
affettuoso, dolce come poteva essere un nonno. E che da una delle sue
sacche
aveva tirato fuori il muschio di cui lei aveva bisogno, come ricompensa
per
l’aiuto che lui gli aveva dato.
Il
volto di Lina si addolcì a quella storia. “Sembra
quasi che tu sia stato in una
favola. Eppure è strano, sentendoti parlare, anche a me
sembra voler tornare in
mente qualcosa che da piccola sapevo e che ora ho come…
dimenticato. E se per
te questo è normale…” –
sbuffò – “per me non lo è
affatto!!! Eppure… un
vecchietto vestito di rosso su una slitta trainata da renne…
Che porta i doni…”.
“Lui
ha detto che ci si dimentica di lui crescendo, quando si smette di
credere alle
favole” – intervenne Gourry per aiutarla nel corso
dei suoi pensieri.
Il
volto di Lina assunse una sfumatura amara. “Già,
con la vita che facciamo, coi
‘simpatici’ incontri demoniaci che viviamo, in
effetti è da tanto che ho smesso
di credere alle favole”.
Gourry
sorrise dolcemente, scostandole un ciuffo ribelle dalla fronte.
“Comunque, non
immusoniti di nuovo. Questo è per te” –
sussurrò dandogli in mano il
sacchettino col muschio – “e anche
questo!” – dichiarò posando sul letto la
scatolina bianca.
“Cos’è?”
– chiese lei fissando quel piccolo oggettino che
sembrava… muoversi.
Gourry
scosse la testa, pregando dentro di se che non fosse uno scherzo e che
lì
dentro non ci fosse una qualche strana lumaca. “Non lo so! Me
l’ha data quel
vecchio, ha detto che era in debito con te da tanto, che lì
dentro c’è qualcosa
che tu desideravi da bambina ma che non ha potuto darti”.
Titubante,
Lina allungò la mano. Cosa desiderava lei da bambina? E quel
vecchio, che ne
sapeva? “Come hai detto che si chiamava?”
– chiese aprendo la scatola.
“Klaus!
Non te l’avevo ancora detto in effetti…”
– rispose lui.
“Che
strano nome… nordico…” –
rispose Lina aprendo la scatoletta. E rimanendo poi
senza parole. Perché, del tutto inaspettatamente, ne
uscì un piccolo, dolce
pulcino giallo, che prese subito a pigolare.
Gourry
la fissò spaesato. “Un pulcino? Ma che
significa?”.
La
maga rimase immobile, frastornata, a fissare il pulcino che le saliva
sulle
gambe alla ricerca di calore. In effetti, ricordava, i pulcini
scambiano per la
loro mamma ogni essere umano che incontrano. Sorridendo lo
aiutò a salire sopra
le sue cosce, accarezzandogli il pelo morbidissimo. “Un
pulcino…” – sussurrò
come se sapesse cosa stava succedendo – “sai
Gourry, da piccola, tanto tempo
fa, ne volevo uno! A dire il vero, volevo qualcosa di più
grosso ed
addestrabile, un cane o un gatto ad esempio. Come tutti i bambini. Ma i
miei
genitori mi avevano detto che non si poteva, che erano animali
impegnativi e
che non potevamo prendercene cura visto che viaggiavamo spesso per
lavoro. Ma
io avevo capito, mi ero intestardita, che il problema fosse solo per il
fatto
che erano animali grossi”.
“E
allora hai chiesto loro un pulcino che era piccolo. Ma loro ti hanno
detto di
no, giusto?” – la interruppe Gourry, presagendo
l’epilogo della storia.
“Già!”
– rispose Lina non staccando gli occhi
dall’animaletto che si era rannicchiato
su di lei tranquillo, cullato dalle carezze della maga –
“Ma ad un certo punto
non lo avevo più chiesto ai miei genitori. Era inverno, era
più o meno questo
periodo e avevo domandato un pulcino a…”
– sospirò – “Come
te… non me lo
ricordo… Ci credevo però, questo lo rammento
bene. Ma il pulcino non è mai
arrivato e poi ho finito per dimenticarmene, crescendo”.
Distrattamente prese a
fissare la neve che cadeva, dalla finestra. Era bellissima, candida,
pura. Come
quella notte. Non si sentivano rumori sulla strada, persino i viandanti
si
erano rifugiati in locande o in appartamenti presi in affitto, evitando
schiamazzi. Era una notte di pace, forse persino i demoni erano
lontani. E,
anche se non sapeva chi fosse, era convinta che il merito fosse di quel
vecchietto che aveva incontrato Gourry, quel vecchietto che stranamente
ricordava un suo sogno di tanti anni prima, quando era bambina. E lo
aveva
realizzato. Era una situazione strana ma per la prima volta decise che
non
voleva indagare, che era meglio e soprattutto giusto, che tutto
rimanesse un
bellissimo mistero. Anche se… “Gourry scusa, il
pulcino è bellissimo e lo
desideravo da piccola ma ora… che me ne faccio?”.
Lo
spadaccino ridacchiò. “Beh Lina, se lo tiriamo su
bene… fra qualche mese sarà
un polletto bello grasso! Chissà che mangiata!”.
“Non
ci provare!!!” – esclamò Lina
racchiudendo protettivamente il pulcino fra le
sue mani ed allontanandolo da lui, esibendo la sua migliore mimica
facciale
minacciosa – “questo è il mio pulcino e
NON si tocca!”.
Gourry
scoppiò a ridere. “D’accordo,
d’accordo, scherzavo! Non mi dirai che stai
diventando vegetariana? O che ti stai intenerendo davanti ad un
piccolo,
indifeso pulcino? Sarebbe così fuori dal tuo
personaggio”.
Lina
arrossì di colpo. “NO!!! Non
c’è problema che mi addolcisca, ne vuoi una
dimostrazione con un bel Dragon Slave in fronte?”.
“No
grazie!” – rispose Gourry allontanandosi lievemente
da lei. Non era il caso di
giocare col fuoco.
Lina
sorrise di nuovo, fissando l’animaletto fra le sue mani.
“E’ un regalo e come
tale va trattato! Tutto qui! E’ il mio pulcino arrivato
solamente con qualche
anno di ritardo. Per una notte posso essere romantica
anch’io, no?”.
“Direi
di si!”. Gourry la fissò. In quel momento stava
sorridendo. Un bellissimo,
dolcissimo sorriso. Anche lui aveva avuto il suo regalo, come gli aveva
promesso il vecchio. Lina sorrideva e non era più arrabbiata
con lui. Cosa
poteva volere di più?”.
La
maga mise il pulcino per terra, sopra ad una piccola coperta
accartocciata a
modi nido e l’animaletto si rannicchiò sopra,
appisolandosi. Poi lo coprì. “Sai
Gourry, prima, quando non c’eri, ero un po’
preoccupata. Non credevo che fossi
uscito davvero e poi…” –
arrossì – “mi chiedevo
perché… non venivi da me. Dopo
ieri sera credevo che… sarebbe diventata una nostra
abitudine”.
Gourry
la imitò, arrossendo. Sapeva bene a cosa si riferiva. A quel
qualcosa di
bellissimo e desiderato che finalmente, la sera prima, era diventato
una
realtà. “Beh… ero impegnato a cercarti
il muschio. Ma sarei arrivato dopo,
davvero. E infatti… sono qui!”.
Lina
sorrise, gli si avvicinò e appoggiò la testa
sulla sua spalla. “Allora… visto
che il pulcino sembra voler fare la nanna… direi
che…”.
Non
riuscì a finire la frase. Gourry le catturò le
labbra con un bacio e poi,
gentilmente, la spinse sulle coperte, stendendosi sopra di lei. Quel
vecchietto
ci aveva azzeccato di nuovo. Perché quella serata sarebbe
stata DECISAMENTE piacevole
per lui e per Lina. Proprio come lui gli aveva predetto.