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Autore: GretagGrace    29/03/2015    1 recensioni
Deadshot è un uomo spezzato. Non è nemmeno più un uomo. È un assassino. Nient'altro. Abbandonato dalla donna che ama. Convinto che l'amore sia solo "un proiettile nel cervello". La guerra lo ha cambiato e dopo tutto ciò che è stato costretto a fare non è più riuscito a tornare alla sua realtà. Ma se Lei non si fosse arresa? Se la sua compagna, la madre di sua figlia, la sua adorata moglie fosse riuscita a far crollare solo di poco il muro dietro al quale si era rifugiato e a fargli capire che anche lui poteva essere salvato?
*Spoiler per chi non segue la programmazione americana, missing moment 3x17 ma con riferimenti solo ai flash back su Floyd Lawton*
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Floyd Lawton/Deadshot
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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L'uomo dietro al fucile

"Tesoro che succede?"
Aveva sentito Floyd alzare la voce contro la loro bambina e si era preoccupata. Come se non lo fosse già tutto il resto del tempo,
"Niente, sto bene."
Bugia. L'ennesima.
"No. Non stai bene. Non dormi, mangi a malapena, non riesci a tenerti un lavoro, a socializzare. Non parli con me."
Quello che si teneva dentro da mesi, tutta l'angoscia, la paura e la rabbia che aveva represso, erano uscite di botto.
"Adesso lo stiamo facendo, quindi dimmi, di cosa vuoi che parliamo?"
Floyd aveva reagito esattamente come lei si aspettava. Si era sentito sotto accusa, minacciato, e la sua prima arma per difendersi erano le grida. Ormai era infuriato, lo vedeva, quindi decise di non lasciar cadere l'argomento come tante altre volte e prosegui.
"Voglio sapere cos'è successo a mio marito. Devi raccontare la tua storia. Ci sono persone che sanno ciò che significa tornare dalla guerra."
Non credeva molto a quel tipo di cose. Psicologi e cose simili. Non per suo marito almeno. Lo conosceva meglio di chiunque e sapeva che avrebbe eretto un muro contro qualsiasi estraneo che avesse provato ad aiutarlo. Forse però avrebbe potuto fare ugualmente un tentativo.
"Loro non capiscono. Tu non capisci. Nessuno capisce, è chiaro?"
Come non detto, nessun tentativo con estranei. Ma la donna aveva visto i suoi occhi quando aveva detto che lei non capiva. Floyd avrebbe voluto che non fosse così, avrebbe voluto poterne parlare con lei ma temeva di spaventarla, di allontanarla e di perderla se le avesse confidato quello che lei poteva solo ipotizzare avesse passato laggiù.
"Allora faglielo capire,"
Avrebbe voluto dire "Fallo capire a me" ma non era sicura di poterlo fare. Aveva paura.
"Oh devo farglielo capire. Così?" 
Le prese il volto tra le mani e strinse forte.
"Vuoi che lo capiscano così?"
Tirò fuori la pistola e la puntò verso il petto della moglie. Non ci pensò nemmeno. Fù un gesto automatico che aveva compiuto migliaia di volte. Vide la paura negli occhi della moglie ma non se ne curò. Lui meritava tutto questo, nessuno doveva amarlo, nessuno poteva, non dopo tutto ciò che aveva fatto.
"Vuoi sapere cos'è successo a tuo marito. Te lo dico. Premeva il grilletto. E ogni volta che l'ha fatto qualcuno moriva. È chiaro? Ogni singola volta"
Floyd era fuori controllo, le stava puntando un'arma al petto davanti agli occhi della loro bambina. Stava per chiamare la polizia. Poi i loro occhi si incrociarono e per un attimo vide il dolore, un dolore immenso. Lui le stava chiedendo aiuto, da uomo devastato dalla guerra stava crollando ma tendeva anche una mano verso di lei, ultima speranza rimastagli, e se lo avesse abbandonato avrebbe perso ogni speranza di riavere al suo fianco il marito. Allora prese coraggio, inspirò e ricacciò indietro le lacrime. Mise la mano sulla pistola e la abbassò, guardandolo. Lui non oppose resistenza, stremato e anche sconvolto dal gesto della moglie.
"Io non mi arrenderò con te Floyd quindi puoi smetterla di allontanarmi, io non me ne andrò, io non ti lascerò solo. Parla con me. Raccontami ogni singolo minuto che hai trascorso lontano da me e da nostra figlia, raccontamelo fino a quando anche io potrò capire cos'hai passato. Sconvolgimi con le tue parole, spaventami con avvenimenti che diventeranno i miei incubi, li affronteremo assieme, non ti lascerò solo. Io ti racconterò ciò che è successo ogni giorno da quando sei partito, ti racconterò delle notti passate a piangere con il viso affondato nel tuo cuscino che per un po' sapeva ancora di te, ti racconterò di quando con gli occhi lucidi parlavo a nostra figlia del suo papà che era lontano a combattere i cattivi perché ci ama e ti racconterò ogni gioco che io e lei abbiamo fatto assieme, ogni espressione che ho imparato a riconoscere e ogni nuova parola che è riuscita a dire. Ci sembrerà di non esserci mai separati, di aver vissuto tutto assieme, le bombe, gli omicidi e le pappe per bebè. Se ti volterai di scatto per un rumore troppo forte saprò esattamente quale immagine avrai in mente, mi guarderai e ti sentirai meno solo, ti sentirai capito. Quando io sentirò il pianto di nostra figlia dalla camera da letto e capirò che ha fame e non che il suo giocattolo preferito è caduto giù dal letto, tu lo capirai assieme a me perché eri con noi tutto il tempo, eri nel mio cuore e non ci hai mai lasciate davvero sole! Mi hai sentito Floyd? Hai capito ciò che ho detto?! Potrai puntarmi tutte le ami che vuoi al collo, potrai stringermi il viso per farmi capire quello che hai dovuto subire perché so che non mi farai mai davvero del male, so che qualsiasi cosa tu abbia dovuto fare o vedere laggiù non ti potrebbe mai trasformare in una persona capace di ferire me o nostra figlia! Noi supereremo tutto questo, non so quanto ci vorrà e nemmeno quanto dovremmo stare ancora così male prima di poter dire di aver voltato pagina ma so che non ti permetterò di allontanarmi o di sentirti solo o incompreso perché io sono qui per te, non mi arrenderò perché sei mio marito e ti amo! Hai capito Floyd!? Io ti amo e non ti abbandonerò mai, costi quel che costi!"
Si guardarono negli occhi, immersi nel silenzio, e poco a poco l'uomo si calmò e lasciò cadere a terra l'arma ancora con la sicura. Abbracciò sua moglie, la abbracciò come non faceva da tempo, così forte da farle male alle costole e sentì lei fare lo stesso. Piangeva, lei, e anche se non lo avrebbe ammesso facilmente anche lui stava piangendo, grosse lacrime calde scendevano dal suo volto e nel suo cuore tornava un po' di serenità. Ne sarebbero usciti, non sapeva come e non sapeva quanto tempo ci avrebbero impiegato ma sapeva solo di non aver mai desiderato così tanto qualcosa in tutta la sua vita. Sua moglie, la sua dolce compagna di vita, era diventata la sua roccia, quella che lo teneva ancorato saldamente alla realtà. Il tempo passato separati aveva segnato entrambi e li aveva cambiati ma guardandosi l'uno negli occhi dell'altra sapevano che il loro amore era là, sotto mille cicatrici, c'era ancora, ed era vivo e pulsante e premeva per uscire fuori. Floyd appoggiò le spalle al muro, esausto, le gambe cedettero, ma non staccò mai lo sguardo da quella che una volta era una semplice ragazzina romantica e che ora era una donna forte e determinata. Lei ricambio lo sguardo e si inginocchiò difronte al marito. Gli mise una mano sulla guancia e asciugò le lacrime di cui sapeva non avrebbe mai dovuto parlare, eccolo, lo vedeva, il giovane di cui si era innamorata, era là, nel profondo dello sguardo dell'uomo che la guardava con tanta intensità.
"Aspettami qui. Torno subito."
La donna si alzò, e si diresse verso la loro bambina, ancora spaventata da tutto ciò che era successo quella sera. La prese dolcemente tra le braccia e la cullò, la bimba era scossa ma lo sguardo della madre era sereno e lei lo percepì, gli sguardi che i suoi genitori si scambiarono la tranquillizzarono del tutto. Non fece storie quando la mamma la stese sul letto e rise quando con il naso lei le fece il solletico sul collo, rivolse anche un timido sorriso all'uomo sulla soglia della sua camera, poi si girò sul fianco e si addormentò.
Per Floyd quel sorriso fu la prova definitiva che c'era ancora speranza, anche per uno come lui. La moglie gli si avvicinò e in silenzio gli prese la mano, lo guardò ancora e anche lei riuscì, come la figlia, a fare un piccolo sorriso. Lo condusse sotto il portico, verso il dondolo che lui stesso aveva montato su richiesta della moglie pochi giorni prima di partire. Si sedettero vicini, le mani intrecciate, lo sguardo di entrambi perso nei ricordi. Lui si voltò e parlò a voce bassa, timorosa. 
"Sei sicura di voler sapere? Non mi guarderai più con gli stessi occhi. Avrai incubi in cui l'uomo che ti dorme accanto uccide delle persone. Rivivere tutto farà male anche me, da morire."
Lei rimase in silenzio per un po' cercando le parole migliori
"Avrò gli incubi. Probabile. Ma saranno meno terribili dei tuoi e li affronteremo assieme. Non m'importa ciò che hai fatto laggiù. Eri in guerra, dovevi sopravvivere, dovevi combattere contro i cattivi. Ciò che davvero m'importa è che sei tornato. Ferito, spezzato, diverso, ma sei tornato. Appena mi permetterai di conoscere anche questo nuovo lato di te ti amerò ancora di più per essere di nuovo qui con noi. Sarò sconvolta da ciò che mi racconterai e me lo leggerai nel volto ma per ogni assalto, sparo e granata che mi descriverai io ti parlerò di una faccia buffa che ha fatto nostra figlia e di cos'è successo quando ho provato a farle mangiare gli spinaci. Con il tempo supereremo tutto questo e ne usciremo più forti." 
Disse tutto questo con la voce bassa ma decisa, e lo sguardo fisso davanti a sè. Floyd la ascoltò rapito e le credette, le credette dal profondo del suo cuore. Si strinsero più forte le mani e i loro sguardi dissero quello che le parole non potevano. Adesso era l'uomo a guardare fisso davanti a lui, con le immagini di morte e distruzione che scorrevano una dopo l'altra davanti ai suoi occhi. La mano della moglie sempre intrecciata alla sua a ricordargli che quelli erano solo ricordi e che la realtà era accanto a lui, seduta su un dondolo di legno.
"Io e miei compagni eravamo arrivati al campo base da tre giorni. Ci mandarono in missione esplorativa in un villaggio a nord...trovammo l'inferno ad attenderci...





*Angolo Autrice*
Ciao! Per prima cosa grazie per essere arrivati fino a qui. Ho scritto questa storia durante la notte, subito dopo aver visto la puntata di Arrow, quindi non ero del tutto in me (o del tutto nella mia realtà, fate un po' voi). Non riuscivo a dormire e continuavo a ripensare alla parte di Floyd Lawton che non ci era mai stato permesso di vedere e forse con troppa ingenuità o romanticismo, mi sono convinta che se sua moglie fosse stata forte abbastanza da rimanergli accanto, il loro amore sarebbe riuscito a "trionfare" sull'orrore della guerra. Avevo bisogno di scrivere questa storia e mi rendo contro che se le cose fossero davvero andate così non avremmo Deadshot e quindi la storia sarebbe parecchio diversa, ma non è bello per una volta credere che l'amore possa davvero vincere su tutto?
Piccola precisazione, non ho nulla contro gli psicologi e mi rendo conto che il DPTS non è il graffio di un bimbo che si cura con l'amore di una mamma ma avere una comapgna accanto, che ti ama e che ti appoggia, che crede in te quando nessuno, nemmeno tu stesso, lo fa, sia un aiuto fondamentale in questa circostanza.
Ah si, ancora una piccola cosa. Ho tradotto il dialogo iniziale presente nella puntata come meglio potevo, se ritenete che qualche espressione non sia proprio corretta fatemelo notare senza alcun problema! Tutte le critiche, positive e negative, sono ben accette!
Quindi...niente, ancora grazie per aver letto fino a qui, un abbraccio!
Grace
 
  
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