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Autore: Walpurgisnacht    31/03/2015    0 recensioni
Benvenuti, siore e siori. Benvenuti a questa fiera del nonsense, dove a una storia già sufficientemente strampalata di suo come quella di Dangan Ronpa va a sovrapporsi quel calderone di malattia mentale, vestiti sgargianti, personaggi dalla sessualità equivoca che è JoJo.
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Mi chiamo Makoto Naegi. Ho sedici anni. Non sono un mutante, quindi niente raggi laser dagli occhi o artigli in adamantio che mi spuntano dalle nocche.
Ma ho uno stand.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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L’atmosfera in caffetteria è calda. Sono alcuni minuti che osservo meditabondo i miei compagni, tutti intenti a darsi addosso e a insultarsi in maniera colorita.
E io che speravo di riuscire a portare un minimo d’ordine. Ma tutti i miei tentativi cadono nel dimenticatoio.
“Basta, ho deciso! Spacco la faccia a tutti voi e vi lascio per terra a tenervi le mandibole fratturate mentre io e Dio Brando ce ne andiamo!”. E quando Oowada-san dice questo si sente un verso… agghiacciante.
È difficile descriverlo bene, ma suona come un angoscioso e delirante WRYYYYYYYYYYYYYYY.
“Che… che cos’era quella roba?” chiede qualcuno.
Nessuna risposta.
“Adesso finitela di fare i pagliacci” si impone di forza Kirigiri-san, riuscendo non so come a zittire tutti gli altri.
C’è un istante solo di silenzio. Poi, al primo accenno di ripresa della maretta…
“Basta, ho detto. Ascoltatemi senza disturbarmi per più di dieci secondi se ne siete in grado”.
Come a voler dare seguito a quanto detto si ammutolisce a sua volta, mettendoli alla prova. Prova che riescono a superare contro ogni aspettativa sensata.
Corroborata dalla vittoria, Kirigiri riprende parola: “Bravi scolaretti. Invece di perdere tempo in puerili litigi che non ci portano da nessuna parte se non più in profondità nella laringe del mastermind, avreste dovuto farmi finire di spiegare…”.
Cenni di assenso, tranne che dai più scalmanati.
“Quel che ho affermato prima, cioè che a mio giudizio ci conviene sottostare alle regole imposteci da Monokuma almeno nel breve termine, deriva da una domanda che mi sono posta già ieri: chi o cosa ci assicura che quell’orso mantenga la parola riguardo al fare uscire il vincitore? Al momento non abbiamo nessun dato in mano a potercelo confermare. Pertanto ritengo più conveniente per la nostra salute collettiva dargli quel che vuole e guadagnare tempo per poterlo appurare. Anche perché non abbiamo reali alternative senza vie di fuga praticabili”.
No… non mi piace quel che sto sentendo…
“Scusa se mi permetto, Kirigiri-san” intervengo “ma quanto dici è… lo trovo crudele”.
“Crudele? In cosa, Naegi?”.
“B-Beh… si tratta pur sempre di combattimenti all’ultimo sangue…”.
“Ultimo sangue? Dove ho specificato che i combattimenti devono essere all’ultimo sangue? Anzi, sono favorevole a una risoluzione il più possibile pacifica e col minimo spargimento di denti e ossa rotte. Per questo vedo come ottimale essere tutti d’accordo sulla linea d’azione da seguire, per ridurre più che si può gli incidenti. Inoltre sospetto che alcuni di voi abbiano degli stand… non esattamente portati per questo genere di cose”.
“Sono io, capo. Sono proprio io!”.
Non essere egocentrico. Non ha la minima idea di cosa sei o non sei capace di fare. E poi sta parlando in via ipotetica.
“Tu in prima fila, Kyouko”.
La voce proviene dalle nostre spalle. Ci voltiamo in massa e, come ci si poteva aspettare, il ghigno di Monokuma fa bella mostra di sé all’ingresso.
“Non so a cosa tu ti stia riferendo” risponde l’interpellata con tranquillità.
“Oh suvvia” riprende l’orso avanzando nella nostra direzione “Mi vuoi convincere che Beautiful Stranger sia uno stand versato per il combattimento? Non si dicono le bugie Kyouko, ti si allunga il naso e ti si accorciano le gambe”.
Credo di essere l’unico a buttare l’occhio su di lei quando viene nominato il suo stand.
E quindi credo di essere l’unico a notare una leggerissima crepa nella sua maschera.
“Non hai proprio niente da dire, upupupupu?” insiste, piroettandole attorno. Se l’avesse fatto a Oowada credo si sarebbe beccato una pedata sul muso.
“Qualunque sia il potere del mio stand, non sono cose che ti riguardano” replica Kyouko, spostandosi una ciocca di capelli con la mano, “a meno che non ci si scontri al torneo, è chiaro.”
E così dicendo, fa la sua plateale uscita dalla caffetteria.
“Questo sì che è stile” commenta Dirtbag, e io non posso che dargli ragione.
“Ehi! Ehi, Kirigiri! Non ti ho dato il permesso di andartene!”
Però. il nostro preside digerisce male certe prese di posizione.
“Torna qui, dannat-ARGH!”
“Taci, rottame” lo zittisce Oowada con un calcio. Vedo e prevedo, a quanto pare.
“O forse è solo quel buzzurro ad essere prevedibile.”
...anche.
Lascio Oowada a fare le boccacce all’altoparlante (che lo rimprovera per aver distrutto una proprietà della scuola), esco dalla caffetteria e mi fiondo a cercare Kirigiri, voglio approfondire questa sua idea di…
“Sapevo mi avresti seguita.”
“K-Kirigiri-san! Mi hai fatto prendere un colpo!”
Lei abbozza un sorriso ed esce dall’angolo in cui era nascosta - per far morire di paura me, evidentemente.
“Che principessa.”
Oh, taci.
“Volevi dirmi qualcosa, immagino” prosegue lei, con uno sguardo che oserei dire divertito.
“B-beh, volevo solo capire meglio la tua idea per il torneo…”
“Intendi il metterci d’accordo tra di noi?”
Faccio un cenno d’assenso con la testa e lei mi osserva in silenzio, per poi cominciare a camminare apparentemente senza meta lungo i corridoi.
“Non c’è molto da dire, in realtà: se vogliamo avere qualche speranza di uscire integri dagli scontri la cosa migliore è accordarsi tra di noi.”
“Uh… come gli incontri di wrestling pilotati?”
“Qualcosa del genere.”
“Hm, però…”
“L’idea non ti convince?”
“No, è che… per fare una cosa del genere dovremo rivelare i poteri dei nostri stand” commento, “e ho idea che qualcuno potrebbe non essere d’accordo.”
“Non ne dubito” conferma con un piccolo sospiro “Figurati se quello scimmione di Oowada si priva di un sano scazzottamento in piena regola. Ma in realtà…”.
“In realtà?”.
Pausa drammatica. L’ho già detto che odio le pause drammatiche?
“Sarà per questo che io le adoro, allora”.
Zut.
“In realtà… semplicemente non è necessario organizzarsi fino a questo punto. È sufficiente assicurarsi che gli scontri non vengano portati a conseguenze tragiche”.
Uh? Non ti seguo.
“Scusa? Non riesco a capire cosa intendi”.
Uno sbuffo. Siamo a due fra gaffe e spiegoni per bambini ritardati.
“È tutta salute, capo. Tiri fuori la ragazza dal suo guscio”.

“Intendevo dire che non serve stabilire a priori chi vince e chi perde. La cosa importante è avere la totale garanzia che in due entrano e in due escono, tutto qui. Se poi qualcuno dovesse prendersi un po’ troppo sul serio in questa cosa… beh, basta che non ci scappi il morto. Anche perché uno come il sopracitato Oowada, se non gli si dovesse concedere il minimo sindacale, non lo vedo troppo propenso a seguire la mia idea”.
Oh. Ora sì che capisco. E devo ammettere che l’intuizione è saggia, soprattutto tenendo conto del caratterino tutto pepe del nostro amico con la cresta.
Eppure…
“Ti chiedo scusa per aver definito la tua trovata crudele, prima. Adesso capisco che non è così. Però… però...”.
Mi fermo, lei fa altrettanto.
“Cosa ti cruccia, Naegi?”. Fra balbettio e sguardo spaesato dovrò apparire ridicolo.
“Come puoi essere sicura che tutti saranno d’accordo con quanto proponi? È un esporsi in modo azzardato, sia con Monokuma e sia con i nostri compagni meno… accondiscendenti. Ad esempio…”.
“Stai per citare Celestia e Togami”. Non è una domanda, lo dice sicura.
In effetti erano i nomi che mi sono balenati in testa. Confermo con un cenno.
“Ho la netta sensazione che due come loro sguazzino in una situazione del genere” ribadisco la conferma.
“Probabile. Sono infatti le possibili scheggie senza controllo. Facile prevedere che entrambi, per ragioni e con scopi probabilmente agli antipodi l’uno dall’altra, si opporranno più o meno attivamente. Al contrario ad esempio di Oogami che, nonostante l’aspetto imponente e piuttosto spaventoso, mi sembra proprio il tipo di persona che potrebbe trovarsi d’accordo con me nonostante la sua intenzione originale”.
“C-Come intendi affrontare il problema, Kirigiri-san?” le chiedo diretto, guardandola negli occhi.
Lei, evidentemente abituata a farsi squadrare, non accenna al minimo imbarazzo o desiderio di scostarsi: “Non possiamo essere sicuri di nulla con loro. Che tu ci creda o no io mi reputo una buona giudice di carattere e da quei due percepisco solo… vibrazioni negative, se mi è concesso fare la poetessa mancata”.
“Quindi? Mi sembra di capire che è fondamentale, nell’economia del tuo piano, che ci sia la maggior armonia possibile fra tutti noi. E con la presenza di elementi simili…”.
“Andranno convinti. O, se ciò dovesse rivelarsi impossibile, tenuti d’occhio. E penso di avere bisogno del tuo aiuto in questo”.
La richiesta mi… spiazza? Congela sul posto? Non lo so.
“Sei eccitato, capo. Eccitato. Ti avviso sin da ora, se riesci a farla cadere fra le tue braccia con quel tuo charme da cucciolino preparati a un TIR intero di sfiga in testa”.
Vuoi… vuoi tacere, cretino che non sei altro?
“Non dico che sei eccitato tanto per dire. So trasformare la materia inanimata in animata, vuoi che non mi accorga di un’erezione…”.
SEI ORRIBILE.
“Forse. O forse ho solo ragione”.
“Naegi? Tutto bene?” mi chiede Kirigiri-san, scuotendomi dai miei bellissimi monologhi interiori con una parte di me. Freud sarebbe entusiasta di lavorare su di noi.
“S-Sì, scusa… mi sono distratto un attimo”.
“Ho bisogno del tuo aiuto. E, prima ancora, di potermi fidare di te in tutto e per tutto. Mostrami il tuo stand”.
C-come…?
“Ha detto stand, capo. STAND.”
S-sì, ho capito cosa ha detto!
“Mi raccomando, tiralo fuori tutto… lo stand.”
Ma vedi se non doveva capitarmi pure lo stand con il senso dell’umorismo becero!
“Allora, Naegi?”
“Ehm, sì” balbetto, sforzandomi di riprendere controllo di me stesso “però…”
“Però cosa?”
“Però… questa prova di fiducia non può essere a senso unico. Anche tu devi mostrarmi il tuo stand” dico tutto d’un fiato, ed è la prima cosa intelligente che riesco a dire a Kirigiri.
Quest’ultima mi squadra in silenzio per qualche secondo, come suo solito, poi abbozza un sorriso: “Quel che è giusto è giusto. Beautiful Stranger!”
Sul momento non sembra accadere nulla, quando all’improvviso vedo una delle ombre nel corridoio muoversi… e avanzare verso di noi.
“C-che diamine…!”
La macchia d’ombra continua ad avvicinarsi, e comincia a cambiare forma: dapprima solo un piccolo rigonfiamento sulla superficie della pozza nera, poi una mezza sfera che continua ad ingrandirsi finché, arrivata alle spalle di Kirigiri, assume una forma vagamente umanoide.
“Questo è il mio stand, Beautiful Stranger. Come penso avrai intuito, il suo potere ha a che fare con le ombre.”
“Può usare le ombre per spostarsi?” chiedo osservando curioso la strana figura.
“Tra le altre cose” commenta lei, con una punta d’orgoglio non indifferente. “Può trasportare anche me e proteggermi in caso di attacchi.”
Lo ammetto, sono un po’ invidioso. Questo sì che è uno stand serio…
“Grazie eh, fai pure come se non ci fossi!”
“Bene Naegi, io ho mantenuto la mia parola. Ora tocca a te.”
Kirigiri rimane in silenzio, in attesa di una mossa da parte mia che non vorrei fare… diamine, dopo aver visto il suo stand mi imbarazzo a mostrarle il mio. Ma ogni promessa è debito, e quindi…
“...Teenage Dirtbag.”
“Ooooh, finalmente!”
“Ed eccolo qui il mio stand, Teenage Dirtbag.”
“Piacere, Komaeda!”
“...il tuo stand parla?”
“Eggià” sospiro, “ho uno stand senziente per mia sfortuna. Ne sei sorpresa?”
“Un po’, finora avevo solo sentito parlare di stand dotati di parola” ammette lei, studiando Dirtbag. “E quali sono le tue capacità?” chiede direttamente a lui, e io mi sento stranamente messo in disparte.
Dirtbag si prende qualche istante prima di aprire bocca, forse decidendo se può fidarsi di Kirigiri oppure no; poi finalmente risponde: “In genere posso dare vita agli oggetti inanimati… ma c’è qualcosa sulle pareti di questa scuola che me lo impedisce.”
“Hm.”
“Qualcosa non va?” chiedo. Kirigiri non risponde, ma si porta la mano al mento come se stesse riflettendo; dopo qualche secondo, si rivolge di nuovo a Dirtbag: “Da quello che sappiamo, stando anche agli altri, la cosa che inibisce voi stand sta solo sulle pareti. Hai provato ad usare i tuoi poteri su un oggetto che non si trova vicino a un muro?”
...non ci avevo pensato.
Mi volto verso il mio stand e gli faccio cenno di agire: lui si guarda attorno alla ricerca di qualcosa da poter usare come cavia, e nota una scopa abbandonata sul pavimento vicino allo spaccio.
“Quella mi sembra lontana abbastanza, vediamo…” alza una mano in direzione dell’oggetto, che sulle prime non si muove. Poi finalmente inizia a strisciare, e più si allontana dalla parete più si anima, finché non comincia a saltellare attorno a noi.
“Ci avevi visto giusto, Kirigiri!”
“Bene” sorride, “quest’informazione ci tornerà sicuramente utile.”
“Dici che dovremmo farlo presente anche a chi rifiuterà di prendere parte al tuo piano?”
“...vedremo.”
Non molto corretto, ma immagino che il detto in amore e in guerra tutto è lecito qui valga come non mai.
“Ora che si fa?”
Kyouko sospira, poi ritira il suo stand e si dirige di nuovo verso la caffetteria: “Torniamo dagli altri e proviamo ad esporre il mio piano. Al momento non abbiamo alternative e…”
“PIM POM PAM POOOOOOOOM!”
La voce di Monokuma proveniente dagli altoparlanti ci coglie di sorpresa.
“Bene miei piccoli bastardi, è ora di dare inizio al nostro mmmmeeeeraviglioso torneo, upupupu! Vi consiglio di prestare attenzione ai monitor, dato che tra poco trasmetterò in diretta i primi sfidanti! Stay tuned, upupupu!”
Io e Kyouko ci guardiamo, poi corriamo a perdifiato alla ricerca di un monitor. Il più vicino è per fortuna nell’atrio appena antistante al nostro obiettivo.
Meno male, così possiamo risparmiare tempo prezioso.
Lo schermo si illumina di vita propria dopo averci fatto attendere qualche secondo.

Kirigiri vs. Oowada
Ludenberg vs. Togami

Solo due? Ma siamo la metà di un miliardo. Quanto deve durare ‘sto torneo, dodici anni?
E non due combattimenti senza peso, in questo specifico momento.
“Sono accoppiamenti… interessanti. Pericolosi ma interessanti”. Guardo di sbieco Kirigiri-san che non stacca gli occhi dal display.
Pericolosi, eh… lei è contro Oowada-san. Il diavolo e l’acqua santa, verrebbe da pensare.
Mi trovo a sperare che il biker abbia l’illuminazione sulla via di Shinjuku e decida di darle retta. Perché scopro, con mio grande stupore, che non sarei contento di vederla per terra col volto tumefatto… o peggio.
“È amore. È ufficiale”.

Lo dice ad alta voce, il bastardo.

“Naegi, per caso il tuo stand funge anche da bocca della verità?” chiede voltandosi lenta verso di me.
Sta… sta sorridendo? No, devo avere le allucinazioni. E una temperatura corporea che sfiora quella della superficie del Sole.
“Oh capo, quando diventi tutto rosso sei ancora più carino”.

Di nuovo ad alta voce.
C’è un pulsante per spegnere gli stand?

Kirigiri-san sbuffa. Sta sbattendo contro un muro di stupidità densa e compatta.
Si impone la calma con un gesto visibile, poi torna a concentrare la propria attenzione sulle tre teste di granito che ci stanno davanti in questo momento.
Sì, ovviamente li abbiamo raggiunti in caffetteria subito dopo l’annuncio.
“Ve lo ripeto per l’ennesima volta: usate il sale che avete nella zucca e gentilmente fate come vi chiedo. Non voglio privarvi del gusto della vittoria o qualche scemenza di siffatta categoria, sto solo sperando che il vostro ego non sia soddisfatto esclusivamente in caso di morte violenta dell’avversario”.
E, come è successo ripetutamente nell’ultimo minuto e mezzo, gli altri tre non sembrano voler cogliere il salvagente.
Oowada, Celestia e Togami continuano a ribadire che faranno di tutto per avanzare nel torneo.
“Hmph. Io non ho alcuna intenzione di lasciar vincere nessuno di voi” replica Celestia, pettinando con le dita uno dei suoi voluminosi codini, “...tantomeno Togami.”
Il quale risponde con un verso molto simile a un ringhio.
Devo essermi perso il momento in cui questi due hanno stretto amicizia, direi.
Kirigiri sospira, esasperata.
Immaginavo che sarebbe stato difficile convincerli, ma non fino a questo punto: Celestia e Togami sembrano assolutamente irremovibili, e anzi l’idea di doversi scontrare sembra arroccarli ancora di più sulle proprie posizioni. Il resto della classe sembra essere incline ad adottare il piano di Kirigiri, ma la loro opera di convincimento sembra se possibile meno efficace della nostra.
Mi rivolgo di nuovo a Oowada, quello che reputo ancora il più facile da convincere, e ritento: “Oowada-san ti prego, almeno tu…”
“Spiacente nano, se io combatto lo faccio per vincere” è la sua prevedibile risposta. Un inquietante WRYYYYYY ci fa sapere che anche il suo stand è d’accordo.
“Naegi lascia perdere, è evidente che non caveremo un ragno dal buco” commenta Kirigiri, poggiandomi una mano sulla spalla.
“Ma non possiamo lasciar perdere!”
“PIM POM PAM POOOOOOOOOOOOOOOOOM! Bastardelliiiii, vorrei farvi presente che il combattimento dovrebbe essere immediato dopo l’annuncio… vedete di non farmi aspettare troppo!”
Pure?!
“Oowada-san, per favore!” mi rivolgo di nuovo a lui, tentando un’ultima carta. “Ti rendi conto che così facendo rischiamo di non uscirne vivi? Non hai niente là fuori per cui valga la pena sopravvivere?”
La sua espressione muta all’istante, e mi rendo conto di aver toccato le corde giuste.
“C’è qualcuno o qualcosa, al di fuori di queste mura, a cui tieni? Da cui vuoi tornare?”
Ti prego, ti prego…
All’improvviso Oowada si alza e si piazza davanti a Kirigiri.
“Va bene, moccioso” annuncia, poi sorride “facciamo come dite voi.”
“E bravo capo, ci sei riuscito!”
Tiro un enorme sospiro di sollievo, mentre i versi alle mie spalle mi confermano che Togami e Celes non concordano per niente. Non m’importa, per ora ho convinto Oowada e questo è l’importante.
“Q-quindi durante lo scontro…”
“...ci andrò piano, tranquillo pivello” conclude la frase, sorridendo “Mondo Oowada non picchia le signore!”
Adesso è Kirigiri a sorridere.
“Oh, finalmente vi siete decisi! La prossima volta non accetterò nessun ritardo!”
Puntuale come solo la sfiga sa essere, il nostro preside meccanico fa la sua comparsata.
“Bene, direi che è ora di cominciare” annuncia, piroettando. “Get ready… FIGHT!”
È un attimo e un’onda d’urto potentissima ci scaraventa tutti all’indietro. Se questa è la potenza dello stand di Oowada comincio a temere seriamente per Kirigiri…
“Non preoccuparti capo, ho idea che quella ragazza non vada sottovalutata.”
Spero tu abbia ragione, Komaeda.
Torno a guardare l’improvvisata arena e osservo lo stand di Oowada, Dio Brando: com’era facile immaginare è un omone ipermuscoloso che si mette in pose ridicole e l’unica cosa che dice è “Wryyyyyyy!”; di fronte a lui, Kirigiri e Beautiful Stranger sembrano piuttosto tranquilli.
“Ci sarà da divertirsi, mi sa” commenta il mio stand, e io non so se prenderla come una cosa positiva o meno.
Alcuni dei nostri compagni decidono di allontanarsi per prudenza, mentre Togami e Celes fanno gli sbruffoni a tutto andare e optano per sedersi uno accanto all’altra a breve distanza. Io rimango con uno sparuto gruppetto di temerari, vicini ma non troppo che non vorrei un pugno random di Oowada-san sul naso.
Certo che quei due non perdono occasione per farsi notare. Quanto sto per dire è cattivo da parte mia, ma ‘sticavoli: non sono poi così dispiaciuto che abbiano rifiutato sdegnosamente quanto proposto da Kirigiri-san. Ecco, l’ho detto.
Torniamo al piatto forte del momento.
E subito, in maniera involontaria, i miei occhi vanno a posarsi sui piedi dei due contendenti: com’era prevedibile per chi lo può sapere lei si è strategicamente posizionata in una zona d’ombra, mentre lui… pure.
Povero fesso.
“Capo, da quando ti sei scoperto innamorato della bella straniera misteriosa sei diventato anche uno dall’insulto facile?”.
Taci che è meglio.
Mondo si scrocchia le dita, mostrandosi gradasso quanto basta. Fa un paio di proclami da scaricatore di porto ubriaco. Perde tempo a bearsi della sua presunta imbattibilità in una bella scazzottata.
Mentre è impegnato in tutte queste utilissime attività ricreative Kyouko, zitta zitta, ha già attaccato. Nell’arco di sette secondi Beautiful Stranger è alle spalle del malcapitato, gli rifila un diretto nella schiena e torna al fianco della sua proprietaria, che molto soddisfatta gli dà una pacca sulla spalla.
Lo devo proprio ammettere: questa ragazza ha stile da vendere.
“Poi dice che non è rosolato per benino…”.
Ma vuoi stare zitto?
“Ahiooooooo! Quanto cazzo picchia quell’affare?” guaisce piegato in avanti, disorientato dal rapido succedersi degli eventi.
Altra cattiveria: immagino ci abbia capito poco, dato il suo apparente QI non proprio da genio.
Per qualche minuto la scena si ripete, con la variante che Oowada tenta almeno un accenno di aggressione. Salvo venire puntualmente centrato dai pugni dello stand nemico.
Si sta trasformando in un pestaggio a fuoco lento. E io che mi ero preoccupato.
Poi…
“Emmòbastaveramenteperò!” ruggisce il biker, apparentemente scocciatosi di farle da punching ball.
Il WRYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYYY più acuto e fastidioso mai sentito prima riempie l’aria.
Quando le mie disgraziate orecchie si riprendono dallo shock e mi consentono di tornare a poggiare gli occhi sui contendenti…
Dio Brando è… praticamente raddoppiato di stazza.
Muscoli. Tutto muscoli. E probabilmente niente cervello.
Ma ho come idea che a Oowada-san vada bene così.
Lo stand scatta in avanti, puntando come un missile su una certa chioma lilla.
Per sua fortuna lei non si è mai spostata dalla posizione iniziale e riesce a proteggersi con Beautiful Stranger. Ma l’impatto è tale da scagliarla all’indietro.
“Hai notato che lo stand di lei è molto più svelto e preciso nell’ombra, capo?”.
Non è difficile da credere, Dirtbag. Dopotutto è il suo habitat naturale, in un certo senso.
Kirigiri-san travolge tavole e sedie, rotolando per parecchi metri e quasi andando addosso al muro più lontano.
Maledizione…
“Su, vai ad aiutare la tua dama in difficoltà. Nessuno penserà male di te”.
Veramente, tappati quella fogna di bocca che ti ritrovi. Sei solo deleterio.
“Sei troppo suscettibile, amico mio. Troppo suscettibile”.
Lo ignoro o mi viene un travaso di bile.
“E allora *anf anf*, signorina? Finito di *anf anf* fare la superfiga della *anf anf* situazione?” ansima Oowada, a quanto pare piuttosto provato.
Non aggiunge altro mentre Dio Brando si rigetta all’attacco.
Quando le è a meno di un metro...
FRUP. E scusate l’onomatopea pessima.
Beautiful Stranger la avvolge come una seconda pelle, facendola diventare letteralmente nera come la notte, e la trascina con sé nell’oscurità. Appena in tempo utile per schivare il terribile gancio che probabilmente l’avrebbe smontata come i pezzi di un puzzle buttato per terra. Sembra che la sorte le sia amica, essendo che era andata a schiantarsi in una grossa pozza d’ombra creata da un tavolo rovesciato.
La velocità, la potenza sprigionata e l’assoluta mancanza di freni dimostrate dallo stand di Oowada-san mi preoccupano molto.
Fortuna che voleva andarci piano.
Lei spunta dall’altro lato della stanza, reggendosi in piedi non senza una certa fatica. La classica mano sul fianco la dice lunga.
Quella sventola ha lasciato dei segni e di certo non ci vogliono i miei poteri da paragnosta per capirlo. Così come facilmente alcuni dei presenti hanno capito, o al meglio intuito, il funzionamento del suo stand e cosa sfrutta.
“Feh. Sono stata troppo ottimista a pensare… che avrei vinto senza impegnarmi…”.
“Ci puoi *anf anf* scommettere, gallinella! Ti *anf anf* massacro!”.
Ahi ahi ahi ahi, Oowada. Non abbiamo studiato la lezione di Prosciutto.
Sei proprio un teppista da strada che parla tanto e conclude poco.
Lo dico per un motivo molto semplice: mentre lui sta lì a sbrodolare minacce, Kyouko fa la sua mossa. Gli spedisce lo stand alle spalle, senza che lui si accorga di nulla, e approfittando dell’evidente stato indebolito lo manda KO con il doppio pugno a sandwich sulla testa.
C’è da dire che ha un bella dose di buona sorte dalla sua se ogni volta lei o l’altro si trovano nella posizione giusta al momento giusto.
“DONG DONG DONG! Il primo match se lo aggiudica Kyouko Kirigiri con Beautiful Stranger!” annuncia tutto pimpante Monokuma.
Dietro di me parlottare diffuso e una singola voce che, sebbene bassa, non lo è abbastanza per non destare la mia attenzione: “Ombre, eh…”.
Mi giro di scatto.
Il lampo che passa negli occhi di Ikusaba-san mi fa raggelare.
   
 
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