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Autore: IsAnastaciaHuddy92    21/12/2008    0 recensioni
E se Cuddy venisse sospesa e rischiasse il posto? E se la causa di tutto ciò fosse House? Una notte di passione e poi... se tutto dovesse finire perché non si può amare ed odiare allo stesso tempo nel luogo che avrebbe dovuto rendere tutto più semplice..? Al cuore spesso si mente per cogliere quei pochi istante di piacere che la vita ci regala... Sdolcinata/Divertente! ho sistemato finalmente la scrittura!XD! e ho ho dato un leggero ritocco al finale!
Genere: Romantico, Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Greg House, James Wilson, Lisa Cuddy
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Il test positivo al momento negativo… la scelta di una donna

 

Non si parlarono per due settimane, entrambi troppo occupati per lasciarsi sfuggire un pensiero sull’altro e si distraevano come potevano. Lei impegnata a dirigere il suo ospedale e lui a salvare la vita ai suoi paziente. House e Cuddy di nuovo; adesso più distanti di prima.

In realtà dentro se stessi soffrivano tanto, non lo davano a vedere, soprattutto per non fare accorgere l’altro della loro debolezza; così orgogliosi non lo erano stati mai. Fingevano che senza l’altro la vita andasse comunque avanti, come se capitolare un evento come la fine della loro relazione fosse una cosa come un’altra. Non nascondevano il dolore soltanto agli altri ma anche a sé stessi, ignorando la solitudine e la tristezza ritornata sui loro volti. Mai permisero ai loro sguardi di incrociarsi, mai permisero alle loro orecchie di ascoltare il proprio cuore, mai permisero alla loro pelle di sfiorare l’altra. Totale finta indifferenza.

Eppure le mancava tutto di Greg, la voce che le sussurrava parole difficile di per sé da pronunciare ma di più per uno come lui; le mancava il modo unico in cui sorride una persona per cui è semplicemente complicato essere felice e probabilmente era questo ciò che rendeva l’essere amata, di già grandioso, unico perché trasmesso da lui.

A lui mancavano i suoi occhi su suoi occhi che lo guardavano come se non fosse un mostro, una persona da evitare; a lui mancava quel modo speciale di essere amato, quel modo speciale in cui lei lo sfiorava delicatamente attenta a non ferirlo nel corpo e nell’anima.

Chi dei due avrebbe ceduto per prima non si poteva sapere, ma nel cuore di entrambi una speranza del ritorno del loro amore era ancora presente, e sapevano che non era finita.

 

Durante la loro “pausa” Wilson si era occupato di tutto: aveva portato i casi nuovi a House, e si era assicurato che quest’ultimo facesse le ore di clinica. E gli era stato anche vicino essendo poi più gentile del solito con Lisa, perché sapeva che bastava una minima cosa per farla crollare definitivamente. Era davvero fragile con House, era davvero spaventata da lui così imprevedibile e incomprensibile, non era mai stata così in tensione per una storia tanto coinvolgente, non aveva mai permesso a se stessa di piangere tanto per un qualcosa di così breve ma appassionante.

Quando arrivò la terza settimana del loro grande silenzio, era un altro giovedì e il consiglio si era congiunto, Lisa che in quelle settimana aveva meditato a lungo, e adesso aveva preso in mano la parola, con sicurezza aveva dichiarato le proprie dimissioni. La reazioni di tutti fu chiara fin dall’inizio, erano sorpresi quanto lei la prima volta che le aveva sfiorato l’idea. Rimasero basiti, senza parole, speravano che da un momento all’altro lei dicesse che si trattava di uno scherzo. Ma aveva un’aria così sicura di qualcuno che non aveva la minima intenzione di tornare indietro e, soprattutto di qualcuno che c’aveva riflettuto davvero tanto prima di prendere una simile decisione che ognuno di loro tra sé si chiedeva: era ancora la Cuddy che conoscevano? Quella Cuddy che avrebbe dato la propria vita per quell’ospedale, che metteva sopra ogni cosa il lavoro, che aveva impegnato dieci anni per ricoprire quel ruolo tanto ambito e che adesso stava buttando tutto al vento… no. Ci doveva essere una ragione. Ma era complicato comprendere la scelta di una donna, quindi dopo lunghe insistenze alla fine si arresero all’idea e accettarono le carte del licenziamento.

Cuddy impacchettò la propria roba una settimana successiva, quando ormai il suo sostituto definitivo era stato designato nuovamente Wilson. E uscendo guardò per l’ultima volta l’ospedale; le sarebbe mancato, ma sapeva che adesso c’era qualcos’altro che richiedeva la sua attenzione, ciò che lei riteneva più importante di qualsiasi altra cosa al mondo. Dai suoi occhi scese una lacrima… sì ne avrebbe certamente percepito la mancanza, ma stava facendo la cosa giusta, ne era certa. Non pianse ancora, nel cuore aveva una gioia insormontabile e qualsiasi cosa le fosse successa lei sarebbe rimasta felice comunque, ciò avvenuto lo attendeva da tanto tempo, che aveva addirittura  perso ogni speranza e adesso che una fievole luce si era accesa ad illuminare il suo sogno lei non aveva la minima intenzione di rinunciarvi.

Ma la malinconia di stare tra quelle mura l’assaliva, avrebbe sentito certamente il bisogno di inseguirlo tra quei lunghi e conosciuti corridoi, quella voglia matta di vedergli fare il broncio alla notizia di dover fare ore di clinica. Tutti i ricordi riaffiorarono alla mente di quella donna che si era formata proprio lì, in quell’ospedale dove morte e vita spesso s’incontravano. Il suo studio dal quale decideva e comandava era stato il suo covo, il suo rifugio per anni, il luogo dove tristezza e sconsolazione venivano dissolti con l’impegno di salvare vite umane. Ed era stato proprio lì che lo aveva rivisto dopo anni, dopo tutto quel tempo da quell’ultimo sussultato bacio che aveva visto dividere, di nuovo, per lavoro, il loro amore.

 

-È una grande opportunità per me, diventerò decano di medicina. Giura che non mi dimenticherai- 

 

-È una promessa- un ultimo bacio, un tenero abbraccio di due cuori appena spezzati a metà, appena divisi.

 

Ultima chiamata per il volo 277 diretto a New Jersey.

 

-Devo andare-

 

E tra la folla si distingue silenziosa una voce maschile che in un “ti amo” con lo sguardo abbassato e le spalle rivolte contro, da’ l’addio al suo amore che va via, lontano da lui. Perché per quella ancora piccola donna la carriera viene prima di tutto.

 

Si pentì tante volte. Pensò tante volte a come sarebbe stata la vita se avesse scelto Greg piuttosto che il PPTH e non lo avrebbe mai saputo, ne era certa, forse aveva commesso l’errore più grande della sua vita. Perché quel lavoro l’aveva resa infelice, sola, incompleta, tutti sentimenti che con House non avrebbe certamente provato, lui era capace di farti sentire bene come nessuno. Ed è per questo che adesso aveva avuto un’altra opportunità dalla vita e non voleva andasse sprecata, voleva prendere la giusta decisione, e questa volta la scelta era lui.

 

Wilson dopo la riunione non le aveva parlato, ormai gli era tutto chiaro e conoscere la verità dalle sue labbra non era suo diritto. Durante le settimane della loro litigata, aveva avuto funzione di intermediario tra i due. Questo accadde fino ad una settimana prima della presentazione delle dimissioni di Lisa.

 

-Ho bisogno di una pausa- era nel suo ufficio e queste furono le uniche parole rivoltale dopo quell’infinita indifferenza.

 

-Puoi prenderti una settimana di ferie- in realtà lui non si riferiva al lavoro, ma accettò il suggerimento scomparendo per due settimane e lei ovviamente non lo cercò. Lo lasciò fare.

 

Così Greg si chiuse in se stesso. Uscì pochissime volte da casa e staccò totalmente il telefono per non sentire nemmeno la segreteria telefonica. Nessun contatto umano, nemmeno con se stesso. Non rifletté su ciò che provava, ignorò totalmente i sintomi che gli diagnosticavano quel male d’amore che non aveva nessuna cura se non lasciarsi andare e aspettare che esso prendesse il sopravvento su di lui, lasciandogli fare quelle pazzie da innamorati a cui lui aveva sbattuto la porta, nascondendo la chiave molto tempo prima. Ma questo era tipico di House: fingere di non provare alcuna emozione per un altro essere umano, specie se questi con la assenza ti lasciava dentro un vuoto incolmabile. Escluse anche Wilson da ciò che restava della sua vita, perché si sentiva perso senza di lei, erano anni che lavorava in quell’ospedale e mai gli era successo di non parlarle per tutto quel tempo, nemmeno quando lui l’aveva analizzata e definita una donna disperata. Era alle sue dipendenze in ogni modo. Anche solo prenderla in giro per il suo abbigliamento troppo sexy d’amministratrice o sfotterla per i suoi irrazionali, come a lui piaceva definirli, sensi di colpa che facevano parte della dimostrazione d’affetto di House di cui entrambi ne sentivano adesso la mancanza. Ma provò in ogni modo a non pensarla, certo era difficile, ma Gregory House è un uomo pieno di risorse e suonare al piano o la sua nuova chitarra elettrica erano sempre stati delle buone cure per dimenticare la sua “malattia”.

 

Non seppe del suo autolicenziamento se non la sera stessa che lei raccolse la propria roba rimasta e quando Wilson andò direttamente a casa sua, dato che non trovava altri modi per mettersi in contatto con lui. E durante quelle due settimane, proprio l’oncologo decise di non cercarlo, voleva lasciarlo solo a riflettere anche se dato il pensiero, probabilmente aveva dimenticato che si trattava di House, l’uomo che ignora i sentimenti, e che quindi non gli furono affatto utili quei giorni di solitudine, anche se per lei furono decisivi, e grazie ai quali comprese molto della loro “relazione”.

Bussò diverse volte alla porta dell’amico, senza ottenere alcuna risposta dall’interno. Allora comprese la ragione per cui House aveva insistito tanto a fargli avere la copia di casa sua, sia perché in quelle sere di impasticcamento totale con alcool era utile poter aprirsi la porta da solo, dato che lui non era nelle condizioni ottimali di alzare la faccia di vomito da terra e andare ad aprire, sia perché in casi come quelli House doveva davvero ascoltare ciò che d’importante aveva da dirgli l’amico, che non aveva usato la chiave fino ad allora per rispettare gli spazi tanto personali del diagnosta.

 

-Sono dieci minuti che aspetto fuori!- House era sdraiato sul divano, alla presenza dell’amico prese un altro Vicodin, come per farlo arrabbiare ulteriormente e continuò a mangiare la sua pizza fissando la tv che trasmetteva in quel momento Monster truck, il suo programma preferito.

 

-Ho scommesso cinquanta dollari sulla rossa con il tizio del bar- non lo guardò nemmeno.

 

-Cuddy ha dato le dimissioni- House rifletté un istante con lo sguardo immerso nel vuoto e all’improvviso, facendo sobbalzare l’amico, sbatté i piedi per terra, afferrò il bastone appoggiato all’appendiabiti accanto la porta d’ingresso e senza dire nulla, nei limiti di uno zoppo, corse fuori dell’appartamento, accese la moto e partì a razzo. Wilson rimase ammutolito dal fare dell’amico, aveva immaginato tutte le reazioni eventuali davanti a quell’affermazione ma questa era l’ultima che considerava minimamente possibile. Rimase immobile per qualche momento e capì che House probabilmente dopo aver insultato diverse volte Cuddy e preso in giro la sua scelta avrebbe capito la ragione che Wilson tempo prima aveva intuito.

  
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