Il
test positivo al momento negativo… la scelta di una donna
Non
si
parlarono per due settimane, entrambi troppo occupati per lasciarsi
sfuggire un
pensiero sull’altro e si distraevano come potevano. Lei
impegnata a dirigere il
suo ospedale e lui a salvare la vita ai suoi paziente. House e Cuddy di
nuovo;
adesso più distanti di prima.
In
realtà
dentro se stessi soffrivano tanto, non lo davano a vedere, soprattutto
per non
fare accorgere l’altro della loro debolezza; così
orgogliosi non lo erano stati
mai. Fingevano che senza l’altro la vita andasse comunque
avanti, come se
capitolare un evento come la fine della loro relazione fosse una cosa
come
un’altra. Non nascondevano il dolore soltanto agli altri ma
anche a sé stessi,
ignorando la solitudine e la tristezza ritornata sui loro volti. Mai
permisero
ai loro sguardi di incrociarsi, mai permisero alle loro orecchie di
ascoltare
il proprio cuore, mai permisero alla loro pelle di sfiorare
l’altra. Totale
finta indifferenza.
Eppure
le
mancava tutto di Greg, la voce che le sussurrava parole difficile di
per sé da
pronunciare ma di più per uno come lui; le mancava il modo
unico in cui sorride
una persona per cui è semplicemente complicato essere felice
e probabilmente
era questo ciò che rendeva l’essere amata, di
già grandioso, unico perché
trasmesso da lui.
A
lui
mancavano i suoi occhi su suoi occhi che lo guardavano come se non
fosse un
mostro, una persona da evitare; a lui mancava quel modo speciale di
essere
amato, quel modo speciale in cui lei lo sfiorava delicatamente attenta
a non
ferirlo nel corpo e nell’anima.
Chi
dei due
avrebbe ceduto per prima non si poteva sapere, ma nel cuore di entrambi
una
speranza del ritorno del loro amore era ancora presente, e sapevano che
non era
finita.
Durante
la
loro “pausa” Wilson si era occupato di tutto: aveva
portato i casi nuovi a
House, e si era assicurato che quest’ultimo facesse le ore di
clinica. E gli
era stato anche vicino essendo poi più gentile del solito
con Lisa, perché
sapeva che bastava una minima cosa per farla crollare definitivamente.
Era
davvero fragile con House, era davvero spaventata da lui
così imprevedibile e
incomprensibile, non era mai stata così in tensione per una
storia tanto
coinvolgente, non aveva mai permesso a se stessa di piangere tanto per
un
qualcosa di così breve ma appassionante.
Quando
arrivò la terza settimana del loro grande silenzio, era un
altro giovedì e il
consiglio si era congiunto, Lisa che in quelle settimana aveva meditato
a
lungo, e adesso aveva preso in mano la parola, con sicurezza aveva
dichiarato
le proprie dimissioni. La reazioni di tutti fu chiara fin
dall’inizio, erano
sorpresi quanto lei la prima volta che le aveva sfiorato
l’idea. Rimasero
basiti, senza parole, speravano che da un momento all’altro
lei dicesse che si
trattava di uno scherzo. Ma aveva un’aria così
sicura di qualcuno che non aveva
la minima intenzione di tornare indietro e, soprattutto di qualcuno che
c’aveva
riflettuto davvero tanto prima di prendere una simile decisione che
ognuno di
loro tra sé si chiedeva: era ancora la Cuddy che
conoscevano? Quella Cuddy che
avrebbe dato la propria vita per quell’ospedale, che metteva
sopra ogni cosa il
lavoro, che aveva impegnato dieci anni per ricoprire quel ruolo tanto
ambito e
che adesso stava buttando tutto al vento… no. Ci doveva
essere una ragione. Ma
era complicato comprendere la scelta di una donna, quindi dopo lunghe
insistenze alla fine si arresero all’idea e accettarono le
carte del
licenziamento.
Cuddy
impacchettò la propria roba una settimana successiva, quando
ormai il suo
sostituto definitivo era stato designato nuovamente Wilson. E uscendo
guardò
per l’ultima volta l’ospedale; le sarebbe mancato,
ma sapeva che adesso c’era
qualcos’altro che richiedeva la sua attenzione,
ciò che lei riteneva più
importante di qualsiasi altra cosa al mondo. Dai suoi occhi scese una
lacrima…
sì ne avrebbe certamente percepito la mancanza, ma stava
facendo la cosa
giusta, ne era certa. Non pianse ancora, nel cuore aveva una gioia
insormontabile e qualsiasi cosa le fosse successa lei sarebbe rimasta
felice
comunque, ciò avvenuto lo attendeva da tanto tempo, che
aveva addirittura
perso ogni speranza e adesso
che una fievole
luce si era accesa ad illuminare il suo sogno lei non aveva la minima
intenzione di rinunciarvi.
Ma
la
malinconia di stare tra quelle mura l’assaliva, avrebbe
sentito certamente il
bisogno di inseguirlo tra quei lunghi e conosciuti corridoi, quella
voglia
matta di vedergli fare il broncio alla notizia di dover fare ore di
clinica.
Tutti i ricordi riaffiorarono alla mente di quella donna che si era
formata
proprio lì, in quell’ospedale dove morte e vita
spesso s’incontravano. Il suo
studio dal quale decideva e comandava era stato il suo covo, il suo
rifugio per
anni, il luogo dove tristezza e sconsolazione venivano dissolti con
l’impegno
di salvare vite umane. Ed era stato proprio lì che lo aveva
rivisto dopo anni,
dopo tutto quel tempo da quell’ultimo sussultato bacio che
aveva visto
dividere, di nuovo, per lavoro, il loro amore.
-È
una
grande opportunità per me, diventerò decano di
medicina. Giura che non mi
dimenticherai-
-È
una promessa-
un ultimo bacio, un tenero abbraccio di due cuori appena spezzati a
metà,
appena divisi.
Ultima
chiamata per il volo 277 diretto a New Jersey.
-Devo
andare-
E
tra la
folla si distingue silenziosa una voce maschile che in un “ti
amo” con lo
sguardo abbassato e le spalle rivolte contro, da’
l’addio al suo amore che va
via, lontano da lui. Perché per quella ancora piccola donna
la carriera viene
prima di tutto.
Si
pentì
tante volte. Pensò tante volte a come sarebbe stata la vita
se avesse scelto Greg
piuttosto che il PPTH e non lo avrebbe mai saputo, ne era certa, forse
aveva
commesso l’errore più grande della sua vita.
Perché quel lavoro l’aveva resa
infelice, sola, incompleta, tutti sentimenti che con House non avrebbe
certamente provato, lui era capace di farti sentire bene come nessuno.
Ed è per
questo che adesso aveva avuto un’altra opportunità
dalla vita e non voleva
andasse sprecata, voleva prendere la giusta decisione, e questa volta
la scelta
era lui.
Wilson
dopo
la riunione non le aveva parlato, ormai gli era tutto chiaro e
conoscere la
verità dalle sue labbra non era suo diritto. Durante le
settimane della loro
litigata, aveva avuto funzione di intermediario tra i due. Questo
accadde fino
ad una settimana prima della presentazione delle dimissioni di Lisa.
-Ho
bisogno
di una pausa- era nel suo ufficio e queste furono le uniche parole
rivoltale
dopo quell’infinita indifferenza.
-Puoi
prenderti una settimana di ferie- in realtà lui non si
riferiva al lavoro, ma
accettò il suggerimento scomparendo per due settimane e lei
ovviamente non lo
cercò. Lo lasciò fare.
Così
Greg si
chiuse in se stesso. Uscì pochissime volte da casa e
staccò totalmente il
telefono per non sentire nemmeno la segreteria telefonica. Nessun
contatto
umano, nemmeno con se stesso. Non rifletté su ciò
che provava, ignorò
totalmente i sintomi che gli diagnosticavano quel male
d’amore che non aveva
nessuna cura se non lasciarsi andare e aspettare che esso prendesse il
sopravvento su di lui, lasciandogli fare quelle pazzie da innamorati a
cui lui
aveva sbattuto la porta, nascondendo la chiave molto tempo prima. Ma
questo era
tipico di House: fingere di non provare alcuna emozione per un altro
essere
umano, specie se questi con la assenza ti lasciava dentro un vuoto
incolmabile.
Escluse anche Wilson da ciò che restava della sua vita,
perché si sentiva perso
senza di lei, erano anni che lavorava in quell’ospedale e mai
gli era successo
di non parlarle per tutto quel tempo, nemmeno quando lui
l’aveva analizzata e
definita una donna disperata. Era alle sue dipendenze in ogni modo.
Anche solo
prenderla in giro per il suo abbigliamento troppo sexy
d’amministratrice o
sfotterla per i suoi irrazionali, come a lui piaceva definirli, sensi
di colpa
che facevano parte della dimostrazione d’affetto di House di
cui entrambi ne
sentivano adesso la mancanza. Ma provò in ogni modo a non
pensarla, certo era
difficile, ma Gregory House è un uomo pieno di risorse e
suonare al piano o la
sua nuova chitarra elettrica erano sempre stati delle buone cure per
dimenticare la sua “malattia”.
Non
seppe
del suo autolicenziamento se non la sera stessa che lei raccolse la
propria
roba rimasta e quando Wilson andò direttamente a casa sua,
dato che non trovava
altri modi per mettersi in contatto con lui. E durante quelle due
settimane,
proprio l’oncologo decise di non cercarlo, voleva lasciarlo
solo a riflettere
anche se dato il pensiero, probabilmente aveva dimenticato che si
trattava di
House, l’uomo che ignora i sentimenti, e che quindi non gli
furono affatto utili
quei giorni di solitudine, anche se per lei furono decisivi, e grazie
ai quali
comprese molto della loro “relazione”.
Bussò
diverse volte alla porta dell’amico, senza ottenere alcuna
risposta
dall’interno. Allora comprese la ragione per cui House aveva
insistito tanto a
fargli avere la copia di casa sua, sia perché in quelle sere
di impasticcamento
totale con alcool era utile poter aprirsi la porta da solo, dato che
lui non
era nelle condizioni ottimali di alzare la faccia di vomito da terra e
andare ad
aprire, sia perché in casi come quelli House doveva davvero
ascoltare ciò che
d’importante aveva da dirgli l’amico, che non aveva
usato la chiave fino ad
allora per rispettare gli spazi tanto personali del diagnosta.
-Sono
dieci
minuti che aspetto fuori!- House era sdraiato sul divano, alla presenza
dell’amico prese un altro Vicodin, come per farlo arrabbiare
ulteriormente e
continuò a mangiare la sua pizza fissando la tv che
trasmetteva in quel momento
Monster truck, il suo programma preferito.
-Ho
scommesso
cinquanta dollari sulla rossa con il tizio del bar- non lo
guardò nemmeno.
-Cuddy
ha
dato le dimissioni- House rifletté un istante con lo sguardo
immerso nel vuoto
e all’improvviso, facendo sobbalzare l’amico,
sbatté i piedi per terra, afferrò
il bastone appoggiato all’appendiabiti accanto la porta
d’ingresso e senza dire
nulla, nei limiti di uno zoppo, corse fuori
dell’appartamento, accese la moto e
partì a razzo. Wilson rimase ammutolito dal fare
dell’amico, aveva immaginato
tutte le reazioni eventuali davanti a quell’affermazione ma
questa era l’ultima
che considerava minimamente possibile. Rimase immobile per qualche
momento e
capì che House probabilmente dopo aver insultato diverse
volte Cuddy e preso in
giro la sua scelta avrebbe capito la ragione che Wilson tempo prima
aveva
intuito.