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Autore: Bryluen    05/04/2015    4 recensioni
Piena estate, il sole brilla accarezzandovi la pelle, il mare vi invita a buttarvi tra le sue onde cristalline. Le sentite le risate di quella piccola comitiva? Due gemelli albini e due amiche del cuore stanno dando vita ad appassionate schermaglie d'amore. Provate a scorgere i fili invisibili che già si annodano e si sciolgono tra di loro.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Dante, Vergil
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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L'ora di pranzo era passata da un pezzo, ma lei non aveva ancora voglia di alzarsi. Sebbene il letto fosse sempre più bollente, Federica si ostinava a rimanere con la faccia premuta contro il cuscino. Aprire gli occhi e abbandonare la rassicurante morbidezza del materasso avrebbe significato gettarsi di nuovo nella cruda realtà. Quando si era svegliata aveva sperato che fosse tutto un sogno, che Dante non l'avesse davvero lasciata, che certe parole, così forti e pesanti, non fossero mai state pronunciate. E poi c'erano tutte le cose non dette, che aleggiavano fra loro, dividendoli sempre di più. Che gli era preso? Perché ferirla in quel modo assurdo? La rivalità col fratello aveva raggiunto livelli insopportabili e lei non aveva voglia di trovarsi in mezzo a una lotta tra titani. Essere schiacciata da due cretini insensibili non era proprio sulla lista dei suoi desideri. Avrebbe dovuto mettersi l'anima in pace, rinunciare a quell'amore prefetto che aveva vissuto in quei giorni e ricominciare da capo.
Certo, c'era anche l'opzione B: fare un'altra scenata a Dante, riempirlo di parolacce per il suo comportamento, e poi concedergli la grazia, come espressione della sua magnanimità. Ma lui avrebbe dovuto supplicare, strisciare ai suoi piedi ai limiti dell'umana contrizione.
Sospirò, scalciando via il lenzuolo, che le si era arrotolato intorno a un piede. Doveva alzarsi, ma proprio non ne aveva voglia. I suoi genitori non la chiamarono per pranzo, anche i piccoli di casa le stavano alla larga, come se avessero intuito qualcosa. Ore e ore di singhiozzi ininterrotti forse erano stati d'aiuto.
Il cellulare emise un debole "bip" che risuonò nella stanza silenziosa. Si catapultò verso il telefono, sperando che fosse Dante, che le stesse già chiedendo scusa, ma era solo Sveva, preoccupata che lei stesse bene. Come diavolo faceva a stare bene, se il ragazzo dei suoi sogni si comportava come un perfetto stronzo?
Non rispose al messaggio, ma l'amica non si arrese, continuando a chiamare. Federica non aveva voglia di parlare, ma la suoneria che continuava a ronzarle nelle orecchie la innervosiva. Pensò di spegnere quell'affare e dire addio al mondo, tornando a dormire, ma Sveva si sarebbe presentata a casa. L'avrebbe costretta a farsi la doccia e a uscire. No. Doveva rispondere.
-Hai intenzione di restare a letto tutto il giorno?- chiese l'amica, con un tono quasi arrabbiato.
-Sì.-
-Credi che così si risolveranno le cose?-
-No.-
-Pensi che starai meglio continuando a fare la zombie?-
-Bho.-
-Sai articolare un concetto che comprenda più di tre lettere?-
-No.-
-L'hai voluto tu.-
Federica sentì che la comunicazione veniva chiusa e rimase a fissare il display con un'espressione incerta. "L'hai voluto tu" che diamine significava? Chiuse gli occhi, portandosi le mani al viso, troppo stanca anche per pensare. Dalla cucina arrivava il profumo del basilico tritato, malgrado fosse solo pomeriggio sua madre stava già preparando la cena. Forse dopo aveva da fare e non voleva perdere troppo tempo a cucinare. Perfetto, sua madre aveva una vita sociale più intensa della sua. Complimenti Federica, stai per vincere il premio "adolescenza sprecata". Emise un basso ringhio di protesta verso il destino che le si era ritorto contro all'improvviso, e si distese di nuovo sul letto. Finché fosse rimasta lì, accoccolata sul materasso, tutto sarebbe andato bene. Doveva solo restare lì, ferma.
Gelo.
Uno tsunami di acqua gelida.
Un'onda anomala.
Sarebbe morta assiderata...nel proprio letto?
Aprì gli occhi e scese di scatto.
Sveva le stava davanti, con le mani sui fianchi e un secchio vicino ai piedi.
-Non puoi averlo fatto sul serio!- gridò Federica, passandosi le mani tra i capelli bagnati.
-L'hai voluto tu- sibilò l'amica, alzando la testa, contrariata. -Tua madre dice che hai dormito tutto il giorno. Non hai nemmeno toccato cibo.-
Il suo stomaco confermò quell'osservazione con un sonoro brontolio. -Non posso credere che tu l'abbia fatto!- esclamò ancora, guardando il lenzuolo bagnato, in cui era impressa la sua sagoma, in un colore più chiaro.
-Che saranno mai due gocce d'acqua...-
-Gelata?-
-La preferivi bollente, con questo caldo?-
-Tu sei stata troppo attaccata a Vergil, stai diventando perfida!-
L'accenno al ragazzo fece cambiare espressione all'amica, per la prima volta abbandonò il sorriso battagliero e sembrò sperduta. Federica si sentì stupida e cattiva, ma comprese quel dolore inespresso. Anche lei stava provando qualcosa di molto simile. Corse ad abbracciarla. -Scusami, non volevo.-
-Non fa niente, ma dovrai prestarmi un'altra maglietta.-
-Ehm?- Federica si staccò e iniziò a ridere. Aveva dimenticato di essere fradicia, e ora anche l'amica aveva i vestiti chiazzati d'acqua, che rivelavano pezzetti di biancheria intima. -Ben ti sta, dovrei farti uscire così!-
-Invece, adesso vai a farti una doccia, vera. Ti cambi, presti una maglietta anche a me, e poi usciamo.-
-Dove andiamo?-
-Al cinema.-
-Ok, mi ci vuole qualcosa di soft.- Federica si fece convincere alla svelta, l'idea di eclissarsi davanti a un bel film d'azione non le dispiaceva, e poi pregustava già una vaschetta xxl di pop corn. Andò in bagno, non prima di aver preso il cellulare, e aver tolto la suoneria. Aveva già dato inizio al suo piano malefico. Le dispiaceva non poterlo condividere con Sveva, ma era meglio che lei fosse rimasta all'oscuro, almeno all'inizio. Inviò qualche messaggio, rilassandosi e sperando nel successo dell'operazione. Si vestì in fretta, e per ripicca prestò all'amica una maglietta che non le sarebbe mai piaciuta. Nera sfilacciata, e con un enorme teschio bianco.
-Ti sta benissimo!-
-Sembro una punk fuggita da un cimitero! Fede, prestami qualche altra cosa...-
-No.-
-Ma dai, è anche aperta ai lati. Si vede il reggiseno!- Esclamò Sveva, scandalizzata, guardandosi i fianchi nudi, nello specchio.
-Già, perché il costume che avevi ieri era castigatissimo...-
-Andiamo al cinema, non in spiaggia. E' diverso.-
-Appunto, in sala le luci saranno spente, non ti vedrà nessuno.-
-E dai, ti prego!- piagnucolò, prendendo la propria maglietta, ancora orrendamente zuppa. -Se non fosse stata bianca non sarebbe diventata trasparente...-
-E io non mi sarei divertita tanto a farti un dispetto.- Federica le fece una linguaccia, mentre si infilava un maglietta con il disegno di un' ascia e finti schizzi di sangue.
-Stai scherzando? Insieme sembriamo due pazze, spaventeremo la gente. Siamo inguardabili!-
-Perché avevi intenzione di fare conquiste, stasera?-
-Io no...di uomini non ne voglio sentir parlare- mormorò Sveva, arrendendosi alla maglietta col teschio.
-Ecco, vestite così ti assicuro che ci eviteranno come la peste. Ed è proprio quello che vogliamo.-
Sveva le lanciò un'occhiata strana, mentre afferrava la borsa e ci metteva dentro la maglietta. Federica non ci fece caso, lasciandosi trascinare verso l'unico cinema della zona. -Che film c'è in programmazione?-
-Non lo so, ma se anche fosse un horror me lo farò andar bene- assicurò l'amica, passandosi le mani sulle braccia, come se avesse i brividi.
-Certo, stai già tremando. Fifona. A me basta che non sia una di quelle robe sdolcinate, non è proprio periodo.-
-No, hai ragione. Per quanto io sia sempre da commedia sdolcinata...in questo momento non lo reggerei nemmeno io.-
-Non manca molto, ma è l'unico cinema, se vogliamo trovare i biglietti dobbiamo sbrigarci- disse Federica, aumentando il passo.
Sveva le restò vicino per un po', ma quando furono quasi arrivate si fermò. -Non c'è bisogno di correre. I biglietti ce li ha abbiamo già...-
-E come?-
-Ciao, ragazze.-
Federica si voltò al suono di quella voce, fin troppo conosciuta. Riusciva persino a vedere le sue labbra che si muovevano, mentre pronunciava quel saluto scarno. Labbra piene, morbide, giocose. Le aveva baciate, assaporate. Aveva riso ed era stata felice al suono di quella voce. Si voltò di scatto, ma chiuse gli occhi. Come se non volesse vedere, eppure fosse fatalmente attratta dal ragazzo che aveva davanti. -Che cazzo ci fa lui qui?-
-Stavo per chiedere la stessa cosa!-
Federica si voltò verso Sveva, con tono accusatorio. Si sentiva tradita e voleva farglielo sapere. -Come se non avessi organizzato tutto tu...- stava già per puntarle un dito contro, ma si ritrovò a fissare quasi un fantasma. La sua adorabile biondina era impallidita di colpo e fissava qualcosa alle sue spalle. Diede un'occhiata veloce.
Vergil stava fissando Sveva, con un sorriso sardonico e in una posa indolente. -Ho deciso di unirmi anche io alla festa. In fondo il cinema è pubblico, non devo mica chiedere il permesso per vedere un film.-
-A proposito, che vediamo?- chiese Sveva, tentando di cambiare argomento. Prese Federica sotto il braccio e si avvicinò a Dante, cercando di riavvicinarli in una maniera piuttosto tristemente comica. La fulminarono entrambi con lo sguardo, ma non si allontanarono l'uno dall'altra.
-Pensavo lo sapessi- le rispose Vergil, indicandola e fissando la sua maglietta. -Visto come ti sei conciata.-
-Che...che vuoi dire?-
-Il film si chiama "chi non muore si rivede".-
-Ditemi che è un film di spionaggio- supplicò Sveva, osservando i tre amici uno per uno.
 Fu Federica a risponderle, con uno sguardo che esultava vendetta. -No, un horror puro: zombie, cacciatori demoni, qualche fantasma e litri di sangue. Meraviglioso, no?-
-Fantas...litri di...- l'amica si appoggiò al muro, come cercando sostegno. Ma Vergil la prese per un braccio, incitando tutti ad entrare, prima che i posti migliori fossero già presi.
La sala era quasi vuota. Il film doveva essere inadatto alle innocenti famigliole del paese. Federica alzò le spalle, pensando che brutali omicidi e spari a tutto volume erano proprio ciò che ci voleva per tirarla su di morale. Osservò con aria critica Dante che sceglieva i posti. Li approvò silenziosamente, proprio quelli che avrebbe scelto lei. Centralissimi. Si costrinse a non sorridergli, a non buttargli le braccia al collo, mormorando un "perfetto, amore", prima di baciarlo. Lo guardò infilarsi nella fila stretta di poltroncine, e notò come la t-shirt rossa si tendeva sulle sue spalle ampie. Quanto era bello. Ed era stato suo per un po' di tempo. Perché non lo era ancora? Ricordò il litigio, lo schiaffo, e qualcosa nel suo stomaco si contrasse. Lo voleva ancora. Anche se era stato un bastardo.
-Che?- ricevette un colpo alle spalle. Una spinta troppo leggera per farla cadere, ma abbastanza decisa da farla addentrare nella fila di poltroncine.
-Vai avanti!- la incitò Sveva, con un sorriso angelico.
Quella piccola strega l'aveva fatta sedere vicino a Dante. Di proposito! Doveva essere quello il suo piano fin dall'inizio. Probabilmente, se non ci fosse stato Vergil, avrebbe trovato una scusa per lasciarli soli, cercando di farli riappacificare. Avrebbe voluto strangolarla, ma aveva un'arma migliore a disposizione. La prese per mano e la fece sedere accanto a sè. Vergil chiudeva la fila. E Sveva restava incastrata tra lei e il suo peggiore incubo. Non si sarebbe mossa, ma avrebbe avuto una fifa blu. Vergil capì la manovra, perché le fece un luminoso sorriso di incoraggiamento. Oh, Federica voleva un gran bene alla sua migliore amica, l'avrebbe ringraziata per tutti gli sforzi fatti per farla stare meglio, ma quel giorno era stata proprio insopportabile: i messaggi, la secchiata d'acqua gelida, l'incontro a tradimento con Dante. Aveva bisogno di una piccola punizione, no?
-Ti ricordi? Abbiamo visto il trailer del film, qualche giorno fa.- Dante le porse la ciotola di pop corn più grande che avesse mai visto. Le sorrise, timidamente, e si passò una mano tra i capelli bianchi. Era nervoso. Lo sapeva, lo percepiva con ogni fibra del proprio corpo. Dannazione, come avevano fatto a entrare in sintonia così profondamente e in così poco tempo. Le stava davanti con quell'aria da bambino colpevole, di quelli che sanno di aver fatto una marachella ma ti guardano con gli occhi dolci, irresistibili. Avrebbe voluto urlargli contro, tempestargli il petto di pugni, scrollarlo fino a fargli sputare la verità, su cosa cavolo gli fosse preso l'altro giorno. Ma rimase ferma al proprio posto, annuendo e mangiando i pop corn.
Le luci si spensero e il silenzio calò sulla sala praticamente vuota. Federica non riusciva a sentire altro che la presenza di Dante. Tutto il resto attorno a lei era sparito. Come se fossero soli al mondo, come se in tutto l'universo esistessero solo quelle due poltroncine. Il braccio, a contatto con quello dell'albino, sembrava bruciarle e il cuore non smetteva di battere furiosamente, sembrava volesse schizzarle via dal petto. Dannazione, era innamorata. Completamente persa per quel tipo accanto a lei, che non smetteva di agitarsi sulla sedia e sorriderle. Se si fosse voltata e l'avesse baciato, così come se nulla fosse, avrebbe fatto la figura della pazza? E poi no, non poteva fargliela passare liscia, non poteva comportarsi come un tappetino. Dante l'aveva ferita, maltrattata, offesa senza ragione, e lei non avrebbe ingoiato il proprio orgoglio. Doveva resistere, o almeno fingere di resistere, perché il cuore si era già arreso.
-Ho già capito chi è il colpevole- si lamentò Dante, sorseggiando la coca-cola ghiacciata.
-Anche io, e il film è iniziato solo da venti minuti- rispose distrattamente Federica, senza badare al tono di voce, tanto non c'era nessuno vicino al loro gruppo.
-Però le armi sono fantastiche!-
-Hai visto il design della pistola?-
-Quella per i fantasmi?- chiese Dante, aguzzando lo sguardo.
-Sì. Non ti sembra uguale a quella di Mike, in Die Now 3?-
-Hai ragione!-

Sveva cercò di concentrarsi sulle chiacchiere della coppietta a fianco a lei. Vedeva le teste vicinissime e per un momento pensò che si sarebbero baciati, ma tutti i discorsi di proiettili speciali e caricatori infiniti le uccisero l'ultimo briciolo di romanticismo rimastole. Cercò di non dare nell'occhio mentre si girava a guardare quei due. Il sorriso di Dante era così ampio che avrebbe potuto illuminare la sala, e Federica gli stava vicino con noncuranza, come se, presa dalla discussione, avesse dimenticato la rabbia. Erano perfetti insieme, così in sintonia, così simili nei gusti e negli atteggiamenti. Una piccola fitta di invidia la trafisse. Lei e Vergil erano bravi soltanto a ferirsi, a prendersi in giro. Non avrebbe mai avuto con lui lo stesso rapporto, di armonia ed entusiasmo.
Sospirò guardandosi i piedi. Praticamente guardava ovunque tranne che nello schermo. Anche solo i rantoli e i lamenti che le arrivavano alle orecchie le facevano venire la pelle d'oca. Non aveva bisogno di voltarsi per sentire Vergil che ridacchiava. Sapeva perfettamente che la stava osservando e si divertiva a vederla tremante di paura.
-Che sei venuta a fare, se non pensi al film?- le sussurrò. Il suo fiato caldo le solleticò il collo. E per una volta in quell'ora il brivido non fu di terrore.
-Infatti, non era nei miei piani venire al cinema. Mi sarei eclissata prima che iniziasse lo spettacolo.-
Vergil si abbassò sullo schienale e si coprì la bocca con un mano. Con la coda dell'occhio lei lo vide sussultare, cercando di trattenere una risata. Era talmente comico, lui che di norma era così serio e compassato, che una risata stava per sfuggire anche a lei...se uno dei mostri non avesse scelto proprio quell'istante per lanciare un urlo raggelante. Un solo fotogramma di una testa mozzata e orrendamente sfigurata passò sullo schermo. Ovviamente, fu il solo fotogramma che Sveva vide. Le bastò quell'attimo per dimenticare l'orgoglio, mettersi le mani davanti al viso...e buttarsi tra le braccia di Vergil.
-E' finito? Dimmi se è finito, altrimenti io non guardo. Anzi, anche se è finito io continuo a non guardare...ho paura! No, per l'esattezza sono terrorizzata...Che ci trovi di divertente, idiota?- Sveva sentiva l'ampio petto di Vergil scosso dal ridere, aveva gettato la testa all'indietro e non si stava minimamente trattenendo. La ragazza si sarebbe sentita umiliata, se non fosse stata davvero troppo spaventata per pensare a qualcosa di diverso dal mostro sullo schermo. Continuava a tremare, conscia degli incubi che l'avrebbero perseguitata per mesi, e quasi non si accorse delle braccia di Vergil che la stringevano e l'accarezzavano gentili, dalle spalle alla vita. In un suo strano modo la stava coccolando.
-E' solo un film! Non puoi davvero avere paura- le mormorò tra i capelli.
Lo fulminò con un'occhiata. Anche nella penombra fu certa che lui avesse visto la sua espressione comicamente traumatizzata. Si rese conto di essere pericolosamente vicina al volto dell'albino e cercò di staccarsi da quell'abbraccio rassicurante. Si voltò piano, lentissimamente, verso lo schermo. Il protagonista era solo, in mezzo a una palude. La scena era relativamente tranquilla. Allora perché Vergil aveva aumentato la pressione su di lei, come per attirarla di nuovo, distraendola. Perché avrebbe dovuto catapultarsi ancora su di lui? Un cadavere in putrefazione, con visceri esposti e penzolanti, riempì la sua visuale per il mezzo secondo più brutto della sua vita. Sveva gettò le braccia attorno al collo di Vergil, e nascose il viso contro il suo collo. Al diavolo la presunzione, il cercare di darsi un tono. Era troppo spaventata per ricordarsi di odiare il ragazzo che la stringeva forte, l'unico porto sicuro in quel mare oscurità e grida smorzate. Voleva solo inspirare il suo profumo e sentirsi al sicuro.
-Non ho paura. E' solo che il tuo neo è più interessante del film...-
-Non ho nessun neo, almeno non sul collo.-
-Perché, ne hai in altri posti?- chiese Sveva, con voce incolore.
-Sei proprio sicura di voler fare questa conversazione?- rispose lui, divertito.
-No, ma voglio dimenticarmi del film...-
-Mi spiace per te, ma io ho tutta l'intenzione di guardarlo!- Vergil smise di sorridere e la allontanò in malo modo, facendola tornare al suo posto e distanziandosi per quel poco che permettevano le poltroncine attaccate. Sveva si accorse solo allora di come si fosse sentita protetta accanto a lui, e di come il gelo le invadesse anche le ossa, ora che non aveva più il suo tepore attorno al corpo. Si rannicchiò, voltandosi dall'altro lato. Federica e Dante stavano avvinghiati, parlottando di qualche categoria di mostro particolarmente difficile da sconfiggere. I loro sorrisi la riscaldarono un po'. In uno strano modo, in quel cinema, si stava proiettando anche una commedia romantica. E Sveva preferiva di certo quello spettacolo agli spettri sanguinolenti, che tentava caparbiamente di ignorare.
Le luci si accesero. Erano in uno dei pochi cinema senza posti numerati e che facevano ancora l'intervallo. Federica scattò in piedi, fiondandosi verso il bagno, senza nemmeno aspettarla. Sveva sospirò, incapace di muoversi. Ogni volta che chiudeva gli occhi si ritrovava davanti la testa mozzata di chissà quale personaggio.
-Gran bel film!- esclamò Dante, senza badare al suo aspetto verdognolo.
-Spettacolo imperdibile-  rise l'altro gemello. E Sveva non fu certa che si stesse riferendo alla pellicola.
Federica tornò solo all'inizio del secondo tempo,e lei nel frattempo dovette sorbirsi tutti i commenti orrorifici dei gemelli. Quando le luci si spensero di nuovo, Sveva si lasciò scivolare sulla poltroncina. Si girò ancora sul fianco sinistro, ma incontrò lo sguardo contrariato dell'amica, a cui non piaceva essere osservata mentre si abbandonava a un entusiasmo splatter con Dante. Conscia di aver architettato tutto quel piano per farla riappacificare col fidanzato, Sveva le lasciò la sua privacy, voltandosi sul fianco destro.
Perfetta visuale sull'addome di Vergil. Pessima scelta.
Un movimento le fece alzare lo sguardo. Vergil aveva inclinato la testa e la stava guardando, come si fa con uno strano animaletto buffo e in via d'estinzione. Nei suoi occhi si leggeva un rimprovero a caratteri cubitali: "Sei un disastro. Che cavolo ci fai davanti a un film horror se stai svenendo dalla terrore?" Avrebbe voluto avere una risposta intelligente, ma non ne trovò nessuna. Alzò le spalle e chinò ancora il capo, cercando di non guardare nemmeno l'orribile maglietta che Federica l'aveva costretta a indossare. Temeva che il teschio sulla stoffa si animasse e iniziasse a urlare. Era un momento da incubo, i colpi di proiettile le risuonavano nella testa e anche l'odore chiuso della sala iniziava a farla sentire male. Tremò quando qualcosa le sfiorò la spalla. Chiuse ancora di più gli occhi, convinta di scoppiare a piangere entro qualche secondo, ma invece si sentì trascinare verso un corpo solido e caldo.
-Sciocca e fifona.- le sussurrò Vergil, mentre le infilava una mano tra i capelli, accarezzandola piano, rassicurante. Lei si lasciò cullare da quel tocco gentile, dal suo respiro profondo e regolare. Non aprì gli occhi, si lasciò guidare dagli altri sensi, isolando la voce bassa di Vergil dal trambusto che proveniva dagli altoparlanti, avvertendo la forza delle sue braccia, delle spalle a cui si era aggrappata, fino al suo profumo, lieve ma virile.
-Questa battaglia l'ho vinta io- continuò lui, baciandole la fronte per un attimo, e poi rinnovando il contatto sempre più a lungo, per poi scendere ancora più in basso lungo il viso.
-Mi arrendo senza neanche combattere- sussurrò Sveva, troppo confusa da tutte quelle emozioni, prima di svanire in un bacio, silenzioso ed esigente.


Ciao a tutte,
mi avete chiesto un nuovo capitolo per il fine settimana e io sono felice di postarvelo. Che ne pensate?
Volevo davvero ringraziarvi per le recensioni all'ultimo capitolo e per il supporto che mi state dando in questo periodo. Non sapete quanto mi faccia piacere trovare i vosti commenti e sapere che seguiate la mia storia con tanto interesse! :)
Colgo l'occasione per farvi i miei migliori auguri di una Buona e Santa Pasqua. 
Vi posto il capitolo a un'ora infame, sono quasi le due di notte, per questo non ho ancora risposto alle vostre recensioni, ma risponderò quanto prima. Posto ora perché oltre ad essere Pasqua è anche il mio compleanno e una volta sorto il sole temo che sarà una corsa fino al pomeriggio.

Non so se qualcuna di voi legga in digitale, o se possa interessarvi ma per Pasqua l'editore (Triskell) sconta il mio e-book, una novella originale di una settantina di pagine. Vi lascio il link.
Fuori da efp ho partecipato anche ad altre antologie gratuite, una la trovate in alto sulla mia pagina autore, l'altra si intitola "Tutto nasce da qui", ed è curata da una bravissima blogger che in passato lavorava per una casa editrice, come editor. Non so, ditemi se vi interessa saperne di più.  <3
  
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