Ed ecco la mia nuova
fanfiction!Come avevo già accennato precedentemente è liberamente ispirata al
doujinshi “The sleeping marmeid” anche con diversi spunti personali. Questo è
un capitolo di introduzione, per presentare la vicenda e i personaggi fondamentali
ma spero che vi piaccia e vi incuriosisca abbastanza per continuare a leggerla.
BUONA LETTURA!
Era appena uscito dalla
doccia e si era recato nella camera da letto con i capelli ancora umidi. Appoggiò
la salvietta sulla poltrona e dopo aver abbottonato per metà la giacca del
pigiama s’infilò a letto attendendo la comparsa del compagno che non tardò ad
arrivare con un libro in mano.
Il biondino saltò sul letto e
gattonò vicino al compagno con un sorriso radioso dipinto sul volto, segno che
stava per avanzare una richiesta, ma Ban fece finta di non aver inteso il
messaggio.
-E quello dove l’hai presto?-domandò alludendo al libro che il compagno
stringeva gelosamente a sè. A quella domanda il sorriso si fece ancor più
dolce.
-Me l’ha
regalato Maria oggi!-esclamò porgendoglielo. Al solo udire quel nome il
moro sospirò, chissà quale altra diavoleria gli aveva messo in testa quella
strega siliconata!
Dopo aver sfogliato alcune
pagine Ban intuì quale fosse l’argomento trattato...
-E’ un libro di favole...-esclamò un poco sorpreso
continuando a sfogliarlo. Ginji annuì tutto contento -Maria
me ne ha accennate alcune e ne sono rimasto
affascinato!A me non le hanno mai lette...-lasciò che la frase si perdesse nel
silenzio, sicuro che Ban avesse capito.
Il moro alzò lo sguardo dal
testo e si specchiò in quegli occhioni castani che lo pregavano con tal
insistenza da non poter evitare di assecondare anche quella sua richiesta.
-Quale vuoi che ti legga?-domandò con tono rassegnato e sistemandosi al meglio dei
cuscini dietro la schiena.
Ginji per tutta risposta gli
si strinse affettuosamente al petto appoggiando il capo sulla sua spalla.
-Arigatou gozaimasu, Ban-chan!-e gli scoccò un bacio sulla
guancia marmorea. Il moro non poté che sorridere e stringerlo a sè cingendolo
con un braccio e coprendosi con il lenzuolo.
-C’era una volta...-
E qui inizia la nostra
storia...
“Questa storia si ambienta nei fondali più profondi degli oceani dove esiste
la popolazione delle sirene e dei tritoni, lontano dai malvagi umani che vivono
sull’impervia terra.
I contatti tra le due stirpi sono proibiti, gli uomini
sono malvagi e se vedessero un essere dalla lunga coda e sembianze umane non
esiterebbero a catturarlo esponendolo nelle più luride gabbie e privandolo
della gioia di nuotare tra le limpide acque marine. Non possono esistere
legami, ma se fosse l’amore a crearli?”
Le stanze silenziose del
palazzo marino risuonavano ora della voce del sovrano che spazientito ricercava
il principe:
-GINJI!GINJI!-
Invano, sembrava davvero che
il giovane fosse svanito nuovamente dalle sue stanze e che nessuno, nemmeno le
guardie, l’avessero notato. Forse però aveva un’ultima carta da giocare, un
ultimo luogo in cui cercare e sperare di trovarlo.
Nuotò rapido verso l’alta
balconata sulla quale Ginji trascorreva ore con lo sguardo rivolto verso
l’alto, verso il confine che vi era tra l’acqua e il cielo, tra Vita e la
Morte.
Ginji era sempre stato
attratto da ciò che vi era oltre quel confine che rigidamente aveva il dovere
di non oltrepassare, da quella sfera luminosa che cambiava il colore del cielo
ad intervalli regolari, dagli animali che poteva librasi nell’aria ma
soprattutto dalla stirpe degli uomini.
Un dolore sordo lo colse al
petto al pensiero che il ragazzo potesse mai incontrare un umano, vinto dalla
sua infantile curiosità dettata non dal capriccio, ma un limpido desiderio di
conoscenza, che poteva però annientarlo se fosse incappato in quegli individui
che rapivano ogni giorno abitanti al mare.
Non comprendeva il perché di
quella ricerca, perché tale brama verso quel mondo a loro straniero e
pericoloso?Seppur avesse perso il padre in giovane età non aveva mai sofferto
la solitudine, circondato sempre dagli amici e dal suo affetto, verso quel
nipote che sapeva sorridere con il cuore. Il padre di Ginji era suo fratello ed
era stato privato della vita durante l’antico scontro contro lo Stregone del
mare, essere immondo che sobillava ingenue anime di sirene e tritoni per i suoi
biechi scopi volti all’impadronirsi del regno. Suo fratello si era battuto con
ardore ed aveva respinto le terribili creature dello Stregone, confinandolo ai
confini del regno, ma nel fare ciò aveva perduto la vita lasciando un figlio
ancora troppo giovane per essere abbandonato. Si era da subito occupato di quel
bimbo tanto vivace e generoso che ogni giorno portava a casa cuccioli feriti
per curarli amorevolmente circondato da tanti amici che con il tempo aveva
saputo distinguere tra coloro che lo seguivano per amicizia e chi per
accaparrarsi le grazie del futuro erede al trono.
Ora deteneva lui il potere
attendendo che il nipote fosse abbastanza grande per seguire le orme paterne,
ma nel suo cuore temeva quel giorno, riconoscendo che quell’incarico mal si
addiceva all’indole di Ginji, abituato alla libertà, costretto ad occuparsi
delle problematiche di quel vasto regno.
Ma doveva accettare le sue
responsabilità e lui, Teshimine, l’avrebbe guidato sino a quando il destino
avrebbe voluto.
Raggiunta finalmente la
balconata non poté riconoscere con rammarico che vi erano i suoi più cari
amici, ma non vi era traccia del principe.
Quei pochi giovani che si
erano mostrati interessati solo alla più sincera amicizia e che nonostante i
numerosi inviti a stabilirsi definitivamente a corte preferivano vivere nelle
loro modeste case e raggiungere quotidianamente il palazzo non volendo
acquisire privilegi che non gli si addicevano.
-Sire…-esclamò Kazuki inchinandosi subito alla sua vista, a cui seguirono
immediatamente anche Shido e il giovane Makubex.
-Immagino che non sappiate
dove sia Ginji…-chiese con rassegnazione, mentre lo sguardo spaziava alla
ricerca dell’amato nipote.
-Lo attendiamo anche noi da
tempo, ma conoscendolo avrà trovato qualche animale in
difficoltà e avrà voluto aiutarlo….-ammise Shido
mostrando un sorriso.
Teshimine annuì e dopo
essersi congedato con loro tornò agli affari di cui un re doveva occuparsi,
nonostante li avesse pregati di avvertirlo non appena Ginji si fosse fatto
vivo.
Makubex sospirò, mentre lo
sguardo si rivolgeva in alto -Deve smetterla di far
preoccupare così Sua maestà e soprattutto sono stanco di coprirlo, ciò che fa è
pericoloso!-esclamò seccato.
-Conosci la sua curiosità e
sai bene che nulla vi si può opporre…-ammise Shido cercando supporto su Kazuki che sorridendo cercò di
rassicurare il ragazzo.
-Ginji non è uno sprovveduto
e conosce le regole del regno, vedrai che sarà qui a momenti…-.
Makubex annui -Mi chiedo solo cosa
quel mondo può offrigli più di noi…-.
L’aria trasportava dolci
fragranze e dall’alto della scogliera poteva osservare i rami più alti di
quello che doveva essere il giardino del palazzo reale.
Come avrebbe voluto vederlo,
osservare i fiori, toccarli, assaporane ogni singolo profumo insieme a lui.
Al pensiero le guance si
riscaldarono ed un sorriso si dipinse sulle labbra rosee, mentre il volto del
principe appariva chiaro nella sua mente.
Quell’umano al quale era
riuscito ad avvicinarsi vincendo ogni timore e trasgredendo la legge più
importante del regno, sicuro che a nessuno avrebbe rivelato la sua esistenza e
così, infatti, era stato.
Davvero non capiva il terrore
negli occhi degli amici e dello zio quando si parlava della stirpe degli
uomini, quel principe era estremamente colto, gentile e buono, ma era anche
vero che sembrava davvero strano che quella legge fosse stata messa a caso.
Riemerse dai suoi pensieri
quando udì le rocce scricchiolare ed emergendo sino al busto sorrise
riconoscendo la figura del principe discendere per la strada sassosa.