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Autore: Ghevurah    07/04/2015    4 recensioni
Una piccola raccolta di altrettanto piccole storie. Storie d’amore e desiderio, possibili e impossibili, canoniche e non.
- Beren a Lúthien
- Thranduil a Thorin [NB: questo capitolo presenta l'avvertimento "dub-con" in relazione alla coppia Thranduil/Thorin]
- Maeglin a Idril
- Sauron a Melkor
- Faramir a Éowyn
- Túrin a Beleg
- Andreth a Aegnor
- Fingon a Maedhros
- Nerdanel a Fëanor
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Elfi, Maiar, Nani, Uomini, Valar
Note: Lime, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Fandom: Il Silmarillion
Rating: PG
Personaggi; pairing: Fingon, Maedhros; Fingon/Maedhros
Avvertimenti: flash-fic, slash
Genere: introspettivo, romantico, fluff
Disclaimer: personaggi, luoghi ed eventi appartengono a J. R. R. Tolkien e a chi ne detiene i diritti, nessuna violazione di copyright è pertanto intesa.
Note: Maedhros/Fingon per me per Feanoriel
Nonostante io sia una grande estimatrice di questa coppia (o forse è proprio a causa di questo), ho davvero seri problemi a leggere/scrivere di loro in atteggiamenti intimi, per cui invoco nuovamente clemenza.













Lingue di nebbia scorrono come un fiume sospeso, squarciato da feroci denti di pietra. All’orizzonte galleggia la vetta del monte: relitto nel mare di bruma. Il gelo attanaglia le membra anche nelle stagioni più miti, intorpidendo le menti, corrodendo le volontà. Questo è lo Himring, inospitale quanto il cuore del suo Signore.
Ma sugli speroni s’inerpicano arbusti che sfidano, tenaci, le sciabolate del vento e qui crescono e radicano, trovando sostentamento nella terra arida.
Con quella stessa, connaturata, audacia lui allunga una mano per sfiorare la pelle, chiara come cieli invernali. Costellazioni di efelidi si diramano sotto le sue dita; più volte ha provato a contarle, dimostrando la stessa infantilità con cui ci si accinge a contare le stelle. Ma ora segue la via della storia, percorre il disegno delle cicatrici rimaste a spezzare quelle trame astrali. Le sue dita ne seguono i profili irregolari e lui ode l’innalzarsi d’un sospiro, il basso mormorare d’un tuono che scuote le volte di quell’empireo pallido.
Le sue mani risalgono i clivi delle spalle, spalle a cui si aggrappava, bambino, soffocando risate divertite, mentre la voce paziente del tuono lo chiamava: Astaldo.
Lascia scorrere entrambi i palmi fra le scapole, affascinato dal guizzo improvviso che attraversa i muscoli. Arabeschi ramati ondeggiano sulla pelle diafana, creando un contrasto d’una bellezza vivida, quasi commuovente. Lui, incapace di resiste, vi intreccia le dita.
Nel suo tocco v’è il riflesso d’un antica innocenza ma anche il seme d’una nuova curiosità, una passione tenera ed esigente. Animato da essa, scopre la curva elegante del collo, un incavo in cui cela il viso, allungandosi su quel corpo di cielo e marmo che lo sostiene, forte e al contempo arrendevole nel lasciarsi sovrastare.
Ed è strano rammentare di come, un tempo, ne invidiasse la prestanza, mentre ora si ritrova a sospirare al suo contatto, seguendone ogni curva, ogni rilievo.
La sua mano scivola lungo il braccio destro in una carezza lievissima, quasi titubante, ma il gemito roco che rompe il silenzio lo rincuora, portandolo a tracciare con le labbra quello stesso percorso.
Sfiora il rilievo del muscolo e scende sino al gomito, dove piccole cicatrici trapuntano la pelle. Le bacia una ad una, infiammato dai mugolii che giungono alle sue orecchie.
Scende, ancora, sino allo sfregio in cui culmina il braccio, e qui la sua bocca si schiude, mentre una lacrima solitaria gli bagna le guance, infrangendosi sulla carne frastagliata. Allora dita gentili si insinuano fra i suoi capelli e lo portano ad alzare il volto. Altre labbra calano sulle sue in un bacio che ha il sapore della memoria.
Poi c’è solamente quel corpo attorno al suo, possente e fragile assieme; quel mormorare d’amore a dissipare ogni melanconia, e quel nome, Astaldo, soffiato sulla pelle, disciolto nel suono basso d’un gemito.
E persino lo Himring sembra scaldarsi al sorgere d’una tiepida aurora, quando gli arbusti, nutriti di quel calore, allungano le loro radici per abbracciare le rocce di cui sono ospiti.
 







   
 
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