Ehilà! Buona serata a tutti!
La vostra piccola Usagi, per farsi perdonare dei megasuper ritardi con
cui aggiorna, cosa per cui - tra l'altro - si sta fustigando -
ritorna con una nuova storia. Senza abbandonare
- non lo farei mai, quella storia è la mia vita - l'altra mia
storiella, "Solo Grazie a Te", che a quanto pare sta andando benissimo
(GRAZIE A TUTTI!!!!!!!!!!) vi propongo, come regalo di Natale, una
storia un po' diversa, sognata appunto questa notte.
La storia sarà narrata da vari punti di vista, Nessie, Bella,
Edward, i Cullen e, sorpresa sorpresa, da un nuovo personaggio che
sarà il vero protagiosnita della storia.
Buona lettura, e tanti cari auguri di Buon Natale!
Nessie’s pov
Correvo veloce, assaporando la sensazione di libertà che mi
infondeva la corsa.
Ridevo, felice, guardandomi intorno sicura che
all’improvviso lo avrei visto spuntare al mio fianco; sentivo il suo cuore
pompare velocemente il sangue nel su organismo, sebbene quella corsa non
costasse fatica a nessuno dei due.
“Non mi superi, cucciolo! Rassegnati!” gridai a gran voce
con una risata, voltando il capo verso sinistra.
Un grugnito fiero mi giunse in risposta, e io accelerai, allegra,
spostando di nuovo lo sguardo di fronte a me; i miei riccioli ramati erano
scompigliati al vento, e svolazzavano dietro di me come una scia di fuoco.
Il bosco sotto di me scorreva veloce.
Ero raggiante. In quei giorni andava tutto alla meraviglia.
La mia vita scolastica, contro le mie funeste previsioni,
stava andando alla grande; la mia famiglia mi dimostrava sempre di più il suo
affetto, cosa che ritenevo impossibile; e finalmente, dopo anni di attesa,
avevo iniziato a amare senza barrire, ostacoli e divieti colui che mi aveva
sempre amato.
Un enorme lupo rossiccio spuntò alle mie spalle con un
ringhio giocoso, fissandomi con i suoi scuri occhi neri, profondi e luminosi.
Mi finsi spaventata e accelerai ancora con una risata.
“Oddio, si salvi chi può! È arrivato il lupo cattivo!” urlai
Un ringhio di avvertimento si levò dal lupo, e prima che
potessi rendermene conto capii che avevo osato troppo. Non avevo bisogno dei
poteri di mio padre per capire cosa aveva intenzione di fare.
“Non ti azzardare!” lo minacciai “Giuro che ti scateno
contro zia Rose! E lo faccio!”
Il lupo ridacchio e, con una spinta delle zampe possenti, mi
raggiunse; mi afferrò per la camicetta con i denti aguzzi, attento a non farmi
male, e mi tirò su, il tutto senza interrompere la corsa. Mi issò sulla sua
groppa e iniziò a correre più veloce, mentre io mi aggrappavo con una risata alla
sua pelliccia ispida ma soffice.
Il lupo latrò entusiasta e saltò giù dal dirupo che si
trovava davanti, atterrando con una grazia insospettabile per un essere delle
sue dimensioni.
Lanciai un grido eccitato mentre saltava nel vuoto.
Rallentò, limitandosi a un trotto leggere, per poi fermarsi
e girare l’enorme testone per guardarmi di profilo.
“Uf... Jake, sei un esibizionista!” lo rimproverai, dandogli
una pacca giocosa sul collo “Sei uno stupido!”
Il lupo rise con il suo verso gutturale, felice.
“Si, ridi, ridi, che appena zia Alice e zia Rose vedranno
che cosa mi hai fatto alla camicetta credo che ne dovrai fare a meno per un bel
po’”
Mi lanciò uno sguardo falsamente preoccupato, e poi fece un
piccolo balzo, riuscendo quasi a disarcionarmi.
“Sei un idiota!” ripetei, scendendo dalla sua groppa per
colpirlo sul muso “E stavolta darò man forte alle mie zie, oh si, non
dubitarne”
Chinò il testone verso di me e mi sfiorò la fronte con il
naso umido, lanciandomi poi uno sguardo talmente dolce e intenso che mi
sciolsi.
Presi tra le mie mano il suo enorme capoccione e vi posai la
fronte contro la mia.
“Non è valido” sussurrai “Se mi ipnotizzi così sai che non
posso resisterti”
Ridacchiò divertito, poi mi lanciò uno sguardo d’intesa e si
eclissò dietro gli alberi. Neanche tre secondi dopo dall’esatto punto in cui
era scomparso il lupo ne uscì, con indosso solo un paio di jeans corti, un
ragazzo molto alto, dalla pelle scura come l’ebano e una muscolatura degna di
un culturista, con l’unica differenza che la sua era naturale; i capelli neri,
lunghi fino alle spalle, erano legati in uno stretto codino.
Gli occhi mi fissavano raggianti, come a volersi colmare
della mia vista. Il suo sorriso era talmente bello e contagioso che mi appariva
come un raggio di sole posto sul suo viso scuro.
Era bellissimo, il mio Jacob.
Mi venne incontro a braccia aperte, e mi ci lanciai senza esitazione.
Era bollente – il suo vanto era la sua temperatura di 42 caldissimi gradi – ma
a me non importava. Anzi, mi piaceva che fosse l’unico a scaldarmi in quel
modo. Era stupendo.
“Allora... credo che questo sia un modo carino di dirmi che
mi difenderai dalla nanetta e dalla psicopatica” ridacchiò lui cullandomi
Mi separai e gli lanciai un’occhiataccia. “Non le chiamare
così!” le difesi “E poi, pensavo che zia Alice ti stesse simpatica”
“Lo era fino a due giorni fa, quando mi ha portato a fare
shopping” replicò lui con un brivido “Brr, agghiacciante! Non ho mai avuto tanta
paura in vita mia”
“Come ti ha convinto?” ridacchiai
“Quell’imbroglione di tuo padre. Mi ha detto che o andavo, o
non ti vedevo più” sbuffò con un sorriso.
Mio padre e Jacob, che all’inizio a malapena tolleravano
l’esistenza l’uno dell’altro, ora si comportavano proprio come due fratelli.
Sembrava che per papà non i fosse più differenza tra il mio Jake e lo zio
Emmett. Scherzavano, parlavano, e sì, si menavano anche.
La mamma diceva che era tutto merito mio. Mi aveva
raccontano che, quando lei era umana, loro due si odiavano a morte, e
utilizzavano ogni pretesto per uno scontro, possibilmente mortale. Causa
scatenante? Lei.
Erano vittima di un triangolo amoroso: i due uomini più
importanti della mia vita che si contendevano la donna più importante per me,
più semplicemente noti come mio padre, mia madre e il mio ragazzo.
Ridacchiai. “Adoro mio padre”
“Io no. L’unica cosa giusta che ha fatto sei stata tu”
“Non so se prenderla come un’offesa a mio padre o un
complimento a me”
“Scegli quello che mi farà meritare un bacio”
“Allora è meglio che ti rimangi tutto, bello mio”
Lo colpii sul petto e lui finse dolore, iniziando poi a
rincorrermi in mezzo agli alberi.
Lo adoravo. Lo adoravo a prescindere che fosse stato destinato
a me per mezzo dell’impritting.
Io lo amavo da morire, e lui c’era sempre stato per me.
Prima come fratello maggiore, poi come mio migliore amico e
finalmente come mio compagno.
“Torna qui, mostriciattolo!” mi gridò contro inseguendomi
“Prova a prendermi, cagnetto!” gli gridai
“Ehi! Non provare a parlarmi come tuo padre!”
“Ah si? E chi me lo impedisce?”
“Adesso le buschi, Nessie!”
Risi schivando le sue mani.
Corremmo ancora per un po’, fino a quando un rumore insolito
catturò la mia attenzione.
Mi fermai di colpo, drizzando le orecchie, e Jacob ne
approfittò per chiudere le sue enormi braccia attorno a me, stringendomi in una
morsa d’acciaio.
“Ti ho preso, rospetto!” ghignò “Adesso me la paghi!”
“Aspetta, Jake!” lo interruppi “Non lo senti anche tu questo
suono?”
Alzò il capo e si mise in ascolto anche lui, all’erta. Girò
la testa prima verso destra, poi verso sinistra, e infine si immobilizzò;
l’aveva sentito.
“Da dove viene?” gli chiesi
“Da nord... nella zona più fitta della foresta” mi disse
“Però...”
“Lo so. Non ha senso” concordai “Sembra un pianto di un
bambino”
Lo guardai un secondo e lui capì. Mi lasciò, scomparve dietro
gli alberi e un secondo dopo ne uscì con un balzo, nuovamente trasformato in un
lupo. Appena le sue zampe toccarono terra gli circondai il collo con un braccio
e mi issai sulla sua groppa, e Jacob si lanciò tra gli alberi a velocità
supersonica.
Era impressionante la velocità con cui correva, ma non me ne
curai, troppo intenta nel capire chi o cosa potesse provocare un rumore così
insolito.
Perché non poteva essere realmente un pianto di un bambino.
Quale essere umano avrebbe abbandonato in un bosco del
genere un bimbo? Era disumano!
“Ecco! È più forte!” esclamai, mentre Jacob rallentava.
Scesi dal suo dorso e mi inoltrai da sola nel bosco, curiosa
di vedere di cosa si trattasse.
Mi fermai trattenendo il respiro.
Lì, di fronte ai miei occhi, ai piedi di una quercia, c’era
una cesta di vimini lavorata a mano.
Da lì dentro proveniva il pianto.
Mi strofinai un paio di volte gli occhi, incredula. Nella
mia esistenza ne avevo viste di cose strane, e parecchie (essendo io stessa una
mezza vampiro, avendo genitori e parenti vampiri, frequentando un ragazzo
licantropo, anzi, Mutaforma, e, a soli pochi mesi di vita, avendo assistito a
una battaglia vinta per un pelo per la mia sopravvivenza non mi si poteva
proprio definire una “tipica diciottenne assolutamente normale”) ma questa le
superava tutte.
Qualcuno aveva veramente avuto i coraggio di abbandonare un
bambino, anzi, un neonato nella foresta.
Mi sentivo oltraggiata.
Chi poteva avere un pensiero tanto orribile?
Il pianto del bambino continuava a squarciare l’aria,
pulsante di vita.
Impietosita, mi avvicinai di qualche passo alla cesta. Jacob
mi affiancò con il suo passo felpato.
“Cazzo” commentò stupito “Chi ha potuto fare una cosa
simile? È solo un bambino!”
“Non lo so” mormorai, arrivata in prossimità dell’albero.
Mi inginocchiai sulla cesta, mentre Jacob rimase a fissarla
in piedi.
Dentro c’era un bambino, anzi, una bambina.
Aveva il viso rosso per lo sforzo di quelle urla, i pugnetti
che si aprivano e si chiudevano, le lacrime che gli uscivano a fiotti dagli
occhi chiusi. Era coperta da morbide copertine di stoffa pregiata.
Il suo pianto mi aveva colpito. Come si poteva fare una cosa
del genere a una creatura simile?
“Accidenti, che polmoni!” commentò Jacob senza poter
trattenere un sorriso. La piccola l’aveva colpito, positivamente sembrava.
“Ma che pretendi, stupido, è sola e probabilmente avrà
fame!” lo sgridai continuando a osservarla incuriosita.
Al suono della mia voce, la bambina attenuò il suo pianto
fino a smettere del tutto di urlare. Smise di agitarsi, e il suo viso si
distese. Aveva capito che c’era qualcuno arrivato ad aiutarla.
La studiai per un attimo, sempre più incuriosita.
La pelle era diafana, liscia e morbida, senza imperfezioni,
nemmeno per un occhio sviluppato come il mio. Le guanciotte erano ancora
arrossate, ma stavano cangiando in un rosa più chiaro; aveva i capelli neri,
scuri quanto le piume di un corvo. Nel complesso, era stupenda. Magnifica.
“Accidenti, Ness, questa bambina forse ti batte in bellezza!”
ridacchiò Jacob “Forse neanche tu da piccola eri così bella, sai?”
“Che c’è, Jake, sei il primo licantropo della storia ad
avere due impritting con due neonate diverse?” lo presi in giro “Ti dobbiamo
denunciare alla polizia per molestie su minori?”
“Ah-ah, divertente mocciosa!”
Ridacchiai tornando a fissare la bambina.
Rimasi di sasso.
Mi stava rivolgendo un sorriso dolcissimo, stupendo.
Ma non era solo questo a incantarmi. Erano i suoi occhi.
Due splendidi, incantevoli e profondi occhi di un viola
intenso.
Erano meravigliosi.
Mi studiava con curiosità, tentando di capire chi fossi, se
già mi conoscesse; mi studiava in modo intelligente, incantata quanto me da ciò
che si trovava davanti.
“Jacob... guarda” sussurrai, stupita.
Lui si voltò a fissarmi preoccupato: io non mi sorprendevo
facilmente, erano davvero pochi gli eventi che mi colpivano veramente.
Si chinò sulla piccola e fece un balzò indietro.
“Cazzo! E io che pensavo di averle viste tutte!” esclamò
scioccato “Ma possibile che capitano tutte a me?”
“Potresti smetterla di dire parolacce in sua presenza, Jake?
È una neonata, sai com’è....” gli dissi acida, prendendo in braccio la bambina
La piccola emise dei versetti allegri, contenta di essere finalmente
al centro dell’attenzione. Mi posò una manina calda sulla guancia, sfoderando
di nuovo quel meraviglioso sorriso, e io di rimando feci lo stesso.
“Ciao” le dissi “Io sono Nessie”
In risposta mi tirò delicatamente una ciocca di capelli.
“Oddio, quant’è carina!”esclamai, senza potermi trattenere.
Mi aveva stregato
“Wo, wo, Nessie che intenzioni hai?” mi chiese allarmato
Jacob
“Come sarebbe a dire? La porto a casa!”
“Ma sei diventata matta? Non è un cane, è una bambina!
Dobbiamo dirlo alla polizia!”
“Che? Ma non ci penso neanche!” dissi, stringendo a me quel
corpo caldo “Che cosa vuoi che gli diciamo, Jake? Che mentre correvamo nel folto
più fitto della foresta abbiamo sentito un pianto e l’abbiamo trovata sotto un
albero?”
“Nessie, lo so che suona strano, ma non puoi tenerla” tentò
di farmi ragionare Jacob
“Jacob, ascoltami, ti prego” dissi, tentando di persuaderlo.
Sfoderai il mio tono da cucciolo corredato da un’occhiata dolce e impotente,
armi imparate dal Manipolatore per Eccellenza, ergo mio padre, e arricchite
dallo sguardo da Bambi di mia madre, a cui nessuno sapeva resistere.
“Io voglio portarla a casa” dissi “Guardala. È piccola, sola
e al freddo, e avrà fame. Non me la sento di lasciarla al commissariato. Prima
voglio farla mangiare, cambiarla e si, credo che sarebbe il caso che nonno la
visitasse. Chissà da quanto tempo sa qui! Di sicuro non le avrà fatto bene la
permanenza nel bosco. La mia famiglia sarebbe d’accordo con me. E poi, scusami,
ma credi davvero che tra gli umani una bambina abbandonata dagli insoliti occhi
viola e da una bellezza strana possa trovare facilmente una famiglia?”
Chinai lo sguardo sulla bambina, i cui occhi vagavano da me
a lui. “Non posso abbandonarla, Jake. Io non ci riesco”
Jacob sospirò pesantemente. “Di la verità, ti rivedi in lei,
eh?” disse sconsolato “Povera creatura mistica senza tetto...”
Mi stava prendendo in giro... L’AVEVO CONVINTO!!!!!!!!!!!!!
“Oh, Jake, grazie!” urlai, correndo a stampagli un bacio
sulla guancia.
“Va bene, d’accordo, va bene! Lo so che sono un santo!” rise
lui
“Sentito piccola! Hai conquistato anche lo zio Jake!” dissi
sollevano in alto la bambina, che ridacchiò felice
“Posso presentarmi a lei, Nessie?” chiese Jacob curioso “O è
di tua esclusiva proprietà?”
Scossi il capo e glie la porsi con un sorriso.
Jacob, impacciato, la prese tra le grosse mani e la guardò
incantato. Anche su di lui la bambina aveva avuto un effetto ipnotico.
“’Sera, piccina. Benvenuta nel mondo delle favole!” disse
con un enorme sorriso “Io sono Jacob, il simpatico licantropo. Mentre la
marmocchia di prima era Nessie, autoproclamatasi tua indiscussa protettrice.
Stacci attenta, è una psicopatica. Ha preso dalla zia...”
“Piantala, stupido!” esclamai, riprendendo quel frugoletto
tra le braccia
“Ah, Nessie, non dovresti dire le parolacce davanti a lei! È
maleducazione...” mi fece il verso
“La portiamo a casa?” chiesi
“Dobbiamo tornare alla macchina, però” sospirò Jacob “Come
la portiamo? Se corro potrebbe prendere freddo, e ammalarsi...”
“Portami in spalla” suggerii “E tieni la cesta tra le
braccia, ok? E non fare lo stupido come tuo solito!”
“Non è per questo che mi ami?” chiese lui “Ok, ok,
promesso!” si affrettò ad aggiungere a una mia occhiataccia
Feci dietrofront e poggiai la piccola tra le coperte, ricoprendola
con esse. Mi lanciò uno sguardo impaurito, mentre i suoi occhi si facevano
lucidi. Si ricordava di quello che le era successo.
“Ssh, sta tranquilla, piccola, va tutto bene” la rassicurai
spostandole un ciuffo di capelli neri dalla fronte “Non ti lascio sola. Ti
porto al sicuro”
Presi la cesta e mi incamminai verso Jacob. Lui stese le
mani avanti e afferrò la cesta delicatamente, stringendosela al petto.
“Non ti preoccupare, scricciolo, ti portiamo in bel posto!”
disse “Ti piacciono le case degli orrori?”
“Jake!” dissi, salendogli in spalla
“Che c’è? I vampiri li dipingono così, no?”
“Ma non lo sono, quindi, a cuccia!”
“Wof!”
Ridendo, iniziò a correre velocemente, e in poco tempo
raggiungemmo
“Guidi tu, per favore?” gli chiesi scendendo. Altra piccola
regola, Jacob non doveva stare mai al volante
“Perché mi vuoi morto?” si lamentò lui “Sai che Edward mi trancerà
mani e gambe”
“E dai, grande e grosso hai paura di un diciassettenne?” lo
presi in giro salendo dietro con la bambina
“Si, se il diciassettenne in questione è un vampiro capace
di staccarmi la testa con un gesto, oltretutto padre della mia ragazza”
“Dai, fifone hai il mio permesso”
Con un grugnito salì sul sedile anteriore e mise in moto.
Io presi in braccio la bambina, che non aveva aperto più
bocca. Le sue palpebre si facevano man mano sempre più pesanti, finché non si addormentò,
stremata da tutto quel pianto.
Quant’era bella.
“Ehi, Ness, sei in contemplazione?” mi domandò Jacob dallo
specchietto retrovisore
“È... la bambina più bella che io abbi mai visto” sussurrai
“Dopo di te” disse lui
“Jacob?”
“Si?”
“Questa sua bellezza... non è umana”
Lo sapevo, ne ero certa. Lei non poteva essere umana, era
troppo perfetta.
Jacob s’irrigidì. “Pensi che sia come te?” chiese prudente
“No” risposi “Non mi sembra un mezzo vampiro, è troppo
calda. Non so cosa sia”
“Tuo nonno lo saprà di certo”
“Si, ma... io sento che non possiamo abbandonarla. Lei è...
della famiglia”
Jacob sospirò, poi sorrise. “Che c’è, vuoi fare la mamma?”
Scoppiai a ridere. “Ma per favore! Non ci penso nemmeno, ora
è troppo presto!” risi “Però...”
“Però?”
Fissai la piccola con amore, sfiorandole delicatamente una
mano. Di riflesso, lei chiuse il suo pugnetto attorno al mio dito, strappandomi
un sorriso.
“Però ho sempre desiderato avere... una sorellina”
Angolino- ino-ino:
Piaciuto?
Se si la continuo, altrimenti potrebbe essere una one-shot, non sarebbe male. Ma no, dai, la continuo!
Nel prossimo capitolo la piccola trovatella verrà uffucialmente presentata ai Cullen!
Contenti, eh?
Quindi mi aspetto molte visite e molti commenti in...
Is She a Cullen?
Baci dalla piccola Usagi