Prologo
Da
Lancia del Sole si riusciva a respirare l’odore salino
del grande mare di Dorne, che giungeva in lontananza portato dalla
brezza che
spirava nelle insenature fino a infrangersi contro le alte mura della
città. E,
se si era dotati di una vista abbastanza buona e di un punto
d’osservazione sufficientemente
alto, si potevano persino scorgere le vele delle navi che entravano in
porto.
Aliandra
Martell, principessa di Dorne ed erede di Lancia
del Sole, possedeva entrambi e dall’ampia vetrata del suo
solarium vide
chiaramente le navi lunghe avvicinarsi alla costa sempre più
rapidamente. Le
vele dell’ammiraglia, nere come inchiostro, ondeggiavano al
vento e si
dispiegavano quanto bastava per lasciar intravedere l’insegna
che le ricopriva.
Una piovra gigantesca, un kraken per la precisione, rossa come il
sangue.
Greyjoy,
i signori di Pyke e delle Isole di Ferro.
Il
giovane Lord a quel tempo era Dalton Greyjoy. Aliandra ne
aveva sentito parlare spesso in quell’ultimo periodo,
specialmente da quando i
signori Targaryen sembravano intenzionati ad avviare una vera e propria
guerra
civile per la rivendicazione del Trono di Spade.
Lei
non era mai stata ad Approdo del Re, forse per questo
non riusciva a comprendere quell’ossessione per una sedia di
ferro.
-
Piccola principessa. –
Doyle,
il capitano delle guardie del principe, era dritto
sulla soglia del solarium. La pelle scura era paragonabile solo al
colore dei
carboni e molto spesso non si capiva dove cominciasse la lunga chioma
corvina e
dove invece ci fosse la pelle lasciata scoperta
dall’armatura. Era stata
proprio quella caratteristica a fargli valere il soprannome di Tenebra;
qualcuno, da quando Aliandra era nata, lo aveva spregiativamente
ribattezzato come
l’Ombra della principessa.
Dal
canto suo provava un sincero affetto per quell’uomo la
cui ascendenza era in parte dorniana e in parte delle isole
dell’Estate.
Affetto
che spesso si mescolava con il timore e la
soggezione nei confronti di colui che era a tutti gli effetti il
più grande
combattente di tutto il regno.
-
Sì, Doyle? –
Non
importava quanti altri nomi trovassero per lui, lei
avrebbe sempre continuato a chiamarlo con il suo nome di nascita.
Riteneva che
fosse il minimo per colui che era più che disposto a
sacrificare la vita per la
sua.
-
I nostri primi ospiti sono arrivati. I Targaryen e i
Velaryon sono già nel parco degli Dei con tuo padre e con
loro ci sono anche
i Rogare. Tuo padre desidera che
ti unisca a loro il prima possibile – concluse.
-
Gli uomini di Ferro sono appena arrivati al porto. Loro non
li aspettiamo? –
Doyle
storse appena il naso, un gesto che chiariva
abbondantemente la sua opinione al riguardo degli abitanti delle Isole.
Né più né
meno che pirati assetati di sangue il cui unico scopo nella vita era
razziare e
stuprare.
-
Stai cercando di prendere tempo, piccola principessa? –
Aleera
era stata la principessa perciò avevano dovuto
trovare un altro epiteto per non confonderla con sua madre; da quando
era
morta, però, solo Doyle aveva continuato a chiamarla
così.
-
Tu al mio posto non prenderesti tempo? Insomma, se questo
Drazenko é un mostro deforme o un completo idiota?
–
Il
capitano rise, mettendo in mostra una chiostra di denti
bianchi e perfetti che creavano un contrasto incredibile con la pelle
scura.
-
I Rogare provengono da Lys perciò escluderei con una certa
sicurezza la possibilità che il loro primogenito sia un
essere deforme; per
quanto riguarda il fatto che sia un idiota, temo di non potermi
pronunciare. –
Aliandra
sbuffò.
Detestava
con tutto il cuore quell’assurda politica fatta di
matrimoni decisi a tavolino. Lei non aveva mai visto Drazenko eppure si
ritrovava, a soli sedici anni, già promessa a lui. E neppure
l’idea che potesse
essere bello come i signori dei draghi bastava a compensare il disagio
e l’insofferenza
che provava in quel momento.
-
D’accordo, mi cambio e li raggiungo –
acconsentì.
Recuperò
l’abito che le era stato donato dal padre
appositamente per quell’occasione. Il tessuto proveniva da
Volantis ed era al
tempo stesso leggero ed elegante, di un bel color oro che ricordava
quello del
sole dell’emblema di Casa Martell. Le aderiva come una
seconda pelle, mettendo
in risalto la vita stretta e il seno prosperoso.
Si
concesse una breve occhiata, annuendo compiaciuta al suo
riflesso.
Le
morbide onde corvine erano state acconciate in una lunga
ed elaborata treccia laterale che le lasciava scoperto un lato del
collo da
cigno ed incorniciava i suoi begli
occhi
castani dal taglio vagamente esotico.
Sapeva
che a Lys la bellezza veniva stimata
sopra ogni altra dote, perciò non
aveva protestato eccessivamente quando le sue dame di compagnia avevano
insistito per acconciarle i capelli e truccarla, entrambe cose che era
solita
fare da sola.
-
Possiamo andare – decretò, lasciando che Doyle le
si
affiancasse per scortarla lungo le rampe di scale e i corridoi che la
separavano dal parco degli Dei.
Vanir
“il Signore delle spade”, un braavosiano che aveva
preso alloggio a Lancia del Sole quando Aliandra aveva manifestato la
volontà
di apprendere l’arte della scherma e delle tattiche di
combattimento corpo a
corpo, le si affiancò insieme a Mistral “il
Fulmine nero”, membro della Guardia
e braccio destro di Doyle.
Essere
l’unica erede in vita al titolo di Principessa di
Dorne comportava un certo numero di procedure di sicurezza, una delle
quali era
lo scomodo drappello con cui doveva muoversi quando lasciava le sue
stanze.
Raggiunsero
il parco degli Dei in una decina di minuti,
trovando ad attenderli suo padre in compagnia di Daemon Targaryen,
Corlys
Velaryon e di Lord Rogare e suo figlio. C’erano altri due
ragazzi, in realtà,
ma se ne stavano tanto in disparte che per un attimo aveva pensato che
fossero
semplici valletti. Dopo averne osservato le vesti eleganti, tuttavia,
ne
dedusse che doveva trattarsi di Addam e Alyn Hull, recentemente
riconosciuti
come Velaryon. Entrambi erano belli come tutti i semi di drago, ma Alyn
possedeva un fascino virile che gli permetteva di sovrastare quello del
fratello.
Si
rese conto di averli fissati per troppo tempo solo quando
Lord Rogare tossicchiò leggermente, attirando
l’attenzione su di sé e, ancor
più, su suo figlio.
-
È un onore incontrarvi, incantevole principessa. Questo
é
il mio figlio primogenito: Drazenko. –
Il giovane lord di
Lys non era affatto un essere mostruoso o deforme come aveva ipotizzato
inizialmente, ma non c’era neppure in lui il più
piccolo barlume di qualcosa che
fosse in grado di stuzzicare l’interesse di Aliandra. I suoi
capelli erano di
quel biondo dorato che nella città di Lys era considerato un
marchio distintivo
della vera bellezza, i suoi occhi erano azzurri come il cielo estivo
quando era
completamente sgombro dalle nuvole, e l’incarnato era tanto
pallido che dava l’impressione
che la più piccola esposizione al sole di Dorne sarebbe
stata in grado di
deturparlo con orrende ustioni.
-
Avevo sentito diverse voci su di voi e sulla vostra
bellezza, principessa Aliandra; sono lieto che per una volta le voci
fossero
vere – disse, inchinandosi in un misto di eleganza e
voluttuosità.
-
Vere? Io credo che riduttive sarebbe un aggettivo più
calzante. –
La
voce apparteneva a un diciassettenne interamente vestito
in tessuto grigio e pelle nera. Aveva una zazzera di capelli corvini
scompigliati,
che gli ricadevano sulla fronte conferendogli un’aria di
distratta eleganza. Le
iridi erano dello stesso grigio dell’acciaio di Valyria; la
mascella era
volitiva e decisa, da vero uomo, e la carnagione era quasi olivastra
quanto
quella dei dorniani del sale.
Aliandra
non ebbe bisogno di presentazioni per intuire
l’identità
del nuovo arrivato. La Piovra Rossa doveva avere per forza
quell’aspetto, né più
né meno. Era giovane, però, più di
quanto si fosse aspettata.
-
Lord Dalton Greyjoy, lieto che tu abbia deciso di unirti a
noi. –
Se
c’era una cosa che andava detta a proposito del Principe
Qoren Martell era che erano dannatamente poche le cose in grado di
lasciarlo
senza parole e, spesso, mascherava dietro quell’ostentata
cortesia i suoi veri
pensieri. Non più tardi della sera precedente, infatti,
Aliandra aveva avuto
modo di sentire con le proprie orecchie ciò che suo padre
pensava dei Greyjoy e
degli uomini di Ferro in generale. Figli di cagna, incapaci di
lealtà e
rispetto, li aveva chiamati.
-
Sei lieto, principe Qoren, sul serio? –
La
beffarda incredulità nella voce di Dalton lasciava capire
che non credeva affatto a quelle belle parole. Giovane sì,
ma non ingenuo né tantomeno
stupido.
-
Come sempre quando un Lord mi onora della sua visita. –
-
Dunque ti senti onorato dalla mia presenza … curioso.
–
Daemon
Targaryen nascose dietro un piccolo sorriso sardonico
il suo divertimento. Dalton Greyjoy aveva almeno un estimatore, a
quanto
sembrava, lì in mezzo.
-
Forse sarebbe più saggio lasciare ai ragazzi il tempo di
conoscersi, non siete d’accordo miei Lord? –
intervenne saggiamente Corlys
Velaryon.
No,
non era affatto d’accordo, avrebbe voluto ribattere
Aliandra. Cosa si aspettavano esattamente che succedesse tra lei e quel
bamboccio di Lys? Forse pensavano che rimanere sola con lui
l’avrebbe convinta
ad acconsentire a quell’unione strampalata? Se era
così si stavano davvero
illudendo. Il giorno in cui avesse cavalcato un drago avrebbe sposato
Drazenko.
-
Naturalmente. Tenebra rimarrà con loro –
stabilì Qoren.
Si
lasciò sfuggire un sospiro sollevato. Se non altro quel
damerino biondo non si sarebbe avvicinato più del necessario
in presenza di
Doyle.
-
Credi che potremmo rimanere anche noi nel Parco degli Dei,
zio? –
-
Sempre che tu non abbia altri incarichi da affidarci –
aggiunse in fretta Addam.
Lui,
al contrario del fratello, sembrava molto più
interessato a ciò che sarebbe accaduto negli ambiti politici
che in quelli
sentimentali.
Corlys
scambiò una rapida occhiata con Daemon, che si
limitò
a stringersi nelle spalle con indifferenza.
-
Addam, vieni con noi, mentre Alyn può rimanere qui se lo
desidera. –
-
Sì, lo desidero – annuì Alyn.
Le
parole erano quelle giuste, ma il tono era un po’ troppo
ambiguo.
Improvvisamente
l’idea di passare un po’ di tempo nel parco
degli Dei non le sembrava più così malvagia.
-
Quindi tu sei uno di quelli che chiamano “semi di
drago”,
giusto? – esordì non appena i Lord li ebbero
lasciati da soli.
Annuì.
-
E hai davvero provato a cavalcare uno dei draghi su
richiesta della regina Rhaenyra? –
Alyn
sorrise. – Oh, sì, ci ho provato. –
-
Ma non ci é riuscito, é così che si
é ustionato una gamba –
precisò Drazenko.
-
Già, il cavaliere del drago é mio fratello Addam
– ammise.
-
Ed é per questo che siete stati riconosciuti come
Velaryon; avevate un nome da bastardi prima, vero? –
Drazenko
non sembrava affatto contento dell’attenzione che
Aliandra stava dedicando al giovane Velaryon e non faceva nulla per
nasconderlo. Quelle precisazioni scortesi, del resto, lo sottolineavano
fin
troppo.
-
Credi che potrei vedere le cicatrici? –
Alyn
tentennò per un momento e alla principessa sembrò
di
scorgere un principio di imbarazzo sulle gote alabastrine del giovane.
Questi
uomini del continente; erano tutti così tronfi e
sicuri di sé quando si trattava di battaglie e duelli, ma
bastava il pensiero
di togliersi i pantaloni davanti a una donna che si trasformavano in
mocciosi
impacciati.
-
Le cicatrici arrivano fino alla caviglia? – chiese allora
Doyle, con la sua voce profonda.
-
Sì. –
-
Allora potresti semplicemente arrotolare i pantaloni fino
al ginocchio, giovane lord. –
Alyn
ubbidì, visibilmente sollevato per essere stato tolto
d’impaccio,
ed eseguì il suggerimento.
La
pelle aveva assunto la consistenza di una colata di cera
fusa, guastando la perfezione di quel corpo giovane e attraente. Erano
terribili e lasciavano solo intuire quanto potesse essere potente il
respiro
del drago.
-
È un miracolo che tu riesca ancora a camminare; avrebbe
potuto distruggere tendini e muscoli e renderti storpio per sempre
– considerò Aliandra,
indugiando brevemente con i polpastrelli su quello stinco martoriato.
-
Cavalcare un drago non é cosa da tutti, mia principessa
–
considerò Drazenko.
-
È certamente vero, ma bisogna essere molto impavidi anche
solo per tentare l’impresa. –
-
Impavidi, certo, o molto sciocchi. –
-
Dunque perché tu non ci hai mai provato, mio signore?
–
Doyle
soffocò una risata e anche Alyn parve divertito.
Drazenko forse non colse l’insinuazione, o preferì
semplicemente fare finta di
nulla.
-
A Lys non ci sono draghi. –
-
Magari potremmo chiedere a ser Addam di lasciarti provare
a montare il suo – considerò, divertita dalla
sfumatura giallognola che aveva
preso l’incarnato del suo pretendente davanti a quella
prospettiva.
-
Non credo che sia il caso di disturbarlo con una
sciocchezza simile. –
-
Io invece vorrei farlo. –
-
Fare cosa, principessa? – chiese Alyn, perplesso.
-
Cavalcare un drago. Anche solo per una volta, pochi
secondi, solo per scoprire cosa si prova – chiarì.
-
Non credo che sia un’occupazione adatta a una principessa
–
considerò il lysiano.
-
E io non credo di aver chiesto la tua opinione – lo
rimbeccò.
Cominciava
davvero ad averne abbastanza di quel tipo. Cosa
aveva avuto in testa suo padre quando le aveva proposto quel contratto
matrimoniale? Sì, la sua famiglia aveva un vero e proprio
impero bancario ed erano
i più ricchi di tutta Lys, ma non avrebbe mai acconsentito a
sposare un
individuo tanto insignificante.
-
Doyle, desidero tornare nelle mie stanze, sono stanca. –
Non
specificò il fatto che fosse stanca di avere Drazenko
tra i piedi, era certa che il suo capitano aveva afferrato il messaggio
forte e
chiaro.
-
Come la mia piccola principessa desidera. –
-
Ser Alyn, Lord Drazenko – disse, chinando appena il capo
in corrispondenza di entrambi, per poi allontanarsi a passi svelti.
Rimasta
sola con Doyle, inarcò un sopracciglio.
-
Beh, che ne pensi? –
-
Che i due giovani si stavano azzuffando come due galli in
un pollaio. E che il giovane lysiano é un perfetto idiota
– concluse con un
sorriso divertito.
-
E Ser Alyn? –
-
È sicuramente coraggioso e valente, ma il fatto che nasca
come bastardo é un dato di fatto. –
-
A Dorne non si fa discriminazione sui nati bastardi –
osservò.
-
Certo, se non si é principesse. Tuo padre non ti
permetterebbe mai di far naufragare l’unione con il ricco
idiota per sposare un
cavaliere bastardo. –
Già.
Qoren
era un padre amorevole e premuroso, ma non avrebbe mai
permesso che i suoi sentimenti intralciassero la politica del regno. Se
gli
avesse proposto un degno sostituto forse, e solo forse, sarebbe
riuscita a
convincerlo a lasciar perdere il lysiano. Sfortunatamente Alyn Velaryon
non era
l’uomo giusto.
Spazio
autrice:
Ho
adorato “La principessa e la regina” e
“Il mondo del ghiaccio e del fuoco”
quindi ho deciso di racchiudere in una mini long (approssimativamente
una
decina di capitoli) la storia di Aliandra Martell, Dalton
“Piovra Rossa” Greyjoy
e Alyn Velaryon (alcuni dei personaggi che più mi hanno
colpito nel periodo
della Danza dei Draghi … a breve scriverò anche
qualcosa su Jacaerys
Velaryon e una mia
OC).
Spero che questo prologo vi sia piaciuto e che vi abbia incuriosito.
Fatemi
sapere che ne pensate! Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma
Erin Gaunt