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Autore: lapoetastra    08/04/2015    6 recensioni
< Che cosa faresti se io morissi? >
Dopo aver pronunciato quelle parole, John provò l’impulso irresistibile di tapparsi la bocca.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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< Che cosa faresti se io morissi? >
Dopo aver pronunciato quelle parole, John provò l’impulso irresistibile di tapparsi la bocca.
Non riusciva a capacitarsi di come gli fosse potuta uscire quella domanda così strana, così…infantile, dettata unicamente dal cuore senza che il cervello venisse interpellato.
Forse aveva bisogno di capire.
Di sapere se il grande Sherlock Holmes tenesse a lui, se gli volesse bene, se avrebbe sentito la sua mancanza se fosse morto.
Perché John si era davvero affezionato allo strano investigatore, lo considerava ormai come il suo unico e migliore amico, ma non era sicuro che il suo sentimento fosse ricambialo.
Sherlock era sempre così freddo, così distaccato nei suoi confronti, che a volte Watson credeva di essere solo un peso per lui.
Si era tenuto sempre i suoi dubbi per sé, troppo vergognoso di rivelarli ad alta voce, ma ora si sentiva in procinto di scoppiare e sapeva che non sarebbe riuscito a resistere ancora a lungo.
La sua domanda intanto aleggiava nell’aria calda del piccolo soggiorno, circondata dal silenzio.
Sherlock, nell’udirla, alzò piano gli occhi dal libro che stava leggendo con scarso interesse e guardò il dottore con incredulità.
Quest’ultimo arrossì violentemente ed abbassò gli occhi, imbarazzato come mai era stato prima d’allora.
Era stato uno stupido.
Ora Sherlock lo avrebbe deriso a vita.
Holmes lo fissò con i suoi glaciali occhi penetranti, e sospirò.
< Beh, se tu morissi, io non avrei più il mio dottore, l’unico che mi dice che sto sbagliando quando nessun altro ha il coraggio di farlo. L’unico che mi impedisce di uccidere qualcuno sparando nel muro quando non so cosa fare e mi annoio.
Se tu morissi, perderei la sola persona che mi sopporta e non mi manda al diavolo quando ho i miei momenti “no”, l’unica che mi riporta con i piedi per terra quando la mia superbia raggiunge livelli paradossali.
Perderei te, che non sei solo il miglior compagno che abbia mai avuto, ma anche un coinquilino fantastico ed un amico… unico.
Perderei la persona più importante della mia vita, se tu morissi. Ecco tutto. >
Sherlock Holmes pensò tutto ciò, ma non tramutò nulla in parole.
Non era nel suo stile dilungarsi in sermoni sdolcinati ed infiniti, tracotanti di zucchero e miele, come quello che gli si era appena formato nella mente.
John, dal canto suo, vide che il compagno fissava il vuoto con occhi spenti, e pensò che non si sarebbe mai perdonato per avergli posto quella sciocca domanda.
Senza dubbio ora l’investigatore aveva perso quel pochissimo rispetto che nutriva nei suoi confronti.
Ma la cosa che più lo faceva stare male era il fatto che si era illuso.
Aveva creduto, per un momento, che Sherlock fosse veramente affezionato a lui, almeno anche solo un pochino, ma ora il suo silenzio aveva cancellato qualsivoglia traccia di speranza.
John cercava in qualsiasi modo di trattenersi, ma le lacrime di delusione e frustrazione stavano già iniziando a bruciargli negli occhi.
< Se tu morissi, io morirei con te. >
Watson sussultò nell’udire quella voce.
Sherlock, risvegliatosi dal suo profondo stato di trance, lo guardò.
< È proprio così, John, è inutile che mi guardi con quella faccia. Te lo ripeto: se tu morissi, morirei anche io con te >, disse nuovamente Sherlock, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
< Beh, adesso che ho risposto alla tua domanda, che ne dici di rimetterci al lavoro? >, esclamò poi, battendo le mani ed iniziando a scartabellare come se nulla fosse tra i documenti dei casi archiviati.
Sherlock Holmes non era un uomo di molte parole.
Non era nel suo stile girarci intorno con discorsi inutili, lui preferiva di gran lunga arrivare subito al punto della questione.
Pensava molto, ma diceva poco.
E questa era una delle tante cose che John Watson amava di lui.
   
 
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