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Autore: oro_e_zaffiri    08/04/2015    2 recensioni
Thranduil è un elfo millenario, ha visto e provato di tutto; è arrivato ad un punto della sua vita in cui si sente stanco di ogni cosa: stanco delle guerra, stanco della caducità della vita mortale, stanco perfino della sua immortalità.
Un giorno, preso da un impeto di voglia di confidenze decide di rivelare i suoi sentimenti e pensieri a dama Galadriel.
L'elfa in compenso gli propone una specie di gioco, una cosa che mai nella vita gli é capitato di fare..
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Thranduil
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! 
In primis, questione tecnica: la mia storia POTREBBE avere somiglianze con la storia di Kanako91 (la sua opera si intitola "Il Portale"), non preoccupatevi, ne ho già parlato con lei ed ho il suo benestare :) 
Questione di ordine tecnico conclusa! Tornando alla storia... come amo definirla è un elogio alla vita, alla bellezza della quotidianità e alla semplicità. 
Buona lettura a chiunque decida di iniziare a leggere il mio scritto! Ci vediamo con le note di fine capitolo! :)



 
01.Dolore
 

Il Re degli Elfi era stanco. Stanco di tutto.
Nella sua vita millenaria ha praticamente visto e fatto di tutto: ha combattuto innumerevoli battaglie, visto morire la sua amata moglie e gran parte dei suoi amici e consiglieri più fidati, ha visto suo figlio crescere, gioire, amare, perfino combattere.. ha visto veramente troppo ed ora la stanchezza della sua vita millenaria si fa sentire come non mai.
Non ne può più di ogni cosa; tutto è sempre uguale da secoli: si nasce, ci si affeziona, ci si innamora a volte, ma, infine, la morte è una presenza fissa per chiunque che, prima o dopo, si deve per forza incontrare.
Thranduil ripensò amaramente agli ultimi avvenimenti: dopo la Battaglia dei Cinque Eserciti la sua vita cambiò, radicalmente.
In quel momento ricordò come se tutto fosse successo il giorno stesso, di come la notizia della morte di Thorin Re sotto la Montagna gli fosse arrivata in modo inaspettato, tragico e doloroso: ricordò la sua sofferenza, mascherata dall’orgoglio, di aver pianto per lui, ma di non averlo mai dato a vedere.
Per Thranduil Thorin era..un amico. Semplicemente un amico, uno di quelli che se anche non vedi per tempi immemori faresti comunque tutto per loro, daresti un braccio o perfino la vita.
Questo Thranduil non l'aveva mai rivelato al Nano; i loro rapporti non erano propriamente pacifici, anzi, il loro odio era così evidente che mai nessuno avrebbe potuto dire che tra i due scorresse buon sangue.
Eppure, l’Elfo voleva un gran bene a quel capoccione e, ne era certo, pure Thorin gli era affezionato.
Una volta soltanto aveva fatto visita alla tomba del Re; una volta soltanto aveva versato lacrime su quella lastra, asciugandosele in fretta prima che qualcuno potesse notare la sua fragilità.
 

Cercando di non risvegliare cattivi pensieri Thranduil si voltò, in direzione della finestra che affacciava sul Bosco Atro: la calura estiva si faceva sentire, specialmente sotto quella cappa verde, ma a lui non importava; il caldo era l’ultimo dei suoi pensieri.
Fece nuovamente mente locale a quando, moltissimi anni prima, aveva lasciato non solo Thorin, ma anche Legolas, suo figlio.
Ecco, se c’era qualcosa di peggio della morte del Nano era la partenza di Legolas.
Suo figlio gli mancava, gli mancava terribilmente.
Lo aveva mandato lui a cercare il ramingo Aragorn, lo aveva fatto per il suo bene, ma era stata una scelta difficile, una scelta presa d’istinto, ma al contempo ragionata: non poteva lasciare che tornasse nel reame; Legolas doveva partire.
Da allora aveva avuto pochissime notizie di lui: sapeva che si era messo in viaggio con una compagnia di nove persone, ma ora? Era vivo? Questo non lo sapeva.
Sentiva che il suo piccino era ancora in questo mondo e che l’Ombra non lo aveva sopraffatto, ma il pensiero che forse non lo avrebbe mai più rivisto gli faceva sentire le gambe molli, tremanti e il fiato corto.
Thranduil sorrise amaramente pensando al resto del mondo, alla fine di Sauron, Sauron che tanto a lungo aveva tormentato la sua gente, la sua foresta.. ed ora era semplicemente finita.
Era tutto merito di quello Hobbit, Frodo Baggins.
Chi se lo sarebbe mai aspettato, si domandò sorridendo lievemente, che uno Hobbit, un parente del Bilbo Baggins che anni prima gli aveva bagnato il naso sarebbe diventata la creatura più amata e glorificata del mondo?!
Thranduil non aveva mai visto il suddetto Hobbit, ma immaginò le sue sembianze così simili allo zio Bilbo, non solo fisicamente ma anche psicologicamente e mentalmente.
Sicuramente era come lui.
Il re degli Elfi appoggiò i gomiti al parapetto del balcone inspirando a pieni polmoni l’aria profumata di casa sua: sapeva di pino, di abete, di faggio. Poteva riconoscerne ogni fragranza e questo gli fece spuntare un leggerissimo sorriso sulle labbra fini.
La sua foresta.
Ne aveva passate tante anche lei: prima l’invasione dei ragni giganti poi le lotte e le guerre che l’avevano minacciata. Era stato un periodo orribile, ma alla fine tutto era andato per il meglio. Tutto era tornato tranquillo e, forse, era quella tranquillità che gli procurava dolore.
Inspirò profondamente ancora una volta, mentre un vento fresco penetrando lo strato di foglie verdi e lucenti gli carezzava il viso e i capelli, scompigliandoglieli.
“Ho bisogno di vivere nuove emozioni o marcirò qui dentro.” Sospirò l’Elfo più rivolto alla natura che a sé stesso.
Da quanto la perdita della voglia di vivere si era impadronita di lui? Da quanto non desiderava altro che morire? Perché in effetti la prospettiva di marcire non solo internamente, processo che era già avvenuto, ma anche esteriormente lo attirava ora più che mai.
Ora che non aveva alcun motivo valido per vivere.
Ripensò a Legolas, che non sarebbe potuto tornare, se ci fosse stato ancora lui; ripensò a Thorin, morto anni prima, ormai divenuto polvere; ripensò a sua moglie, che aveva abbandonato lui stesso e il giovane Legolas quando questi aveva solo pochi anni.. tutti lo avevano abbandonato.
Che senso ha continuare a vivere se si è soli?!

 
La notte fresca e ventilata non gli portò consiglio, solo altra tristezza e depressione.
Fortunatamente il giorno dopo, una mattina altrettanto afosa come lo erano le giornate precedenti, si rivelò meno deprimente di ciò che si aspettava.
Non aveva dormito molto quella notte, a sprazzi, come faceva da qualche mese a questa parte, ma almeno non si sentiva distrutto, come invece era consuetudine.
Qualche ora dopo il sorgere del sole lo venne a svegliare un Elfo che, speranzoso di un complimento o per semplice zelo gli ricordò dell’evento in programma per quella mattinata:
“Mio signore, Thranduil, vi ricordo che dopo la colazione la carovana reale partirà alla volta di Imladris.”
Thranduil si mordicchiò il labbro; cavolo, aveva dimenticato quella dannata riunione tra i grandi Elfi.
Il Re non era propriamente uno dei grandi Elfi, ma essendo il reggente di Bosco Atro era comunque stato invitato a partecipare a quella riunione.
“Grazie, Emlish. Preparami un bagno.” Era glaciale, con i suoi sottoposti, questo lo sapeva benissimo e forse avrebbe fatto bene ad essere più gentile con loro; erano pur sempre Elfi puri.
Mentalmente scacciò quel pensiero dalla testa: era o non era il Re, dannazione. Poteva fare ciò che voleva.

 
 
La carovana reale partì puntuale verso tarda mattinata, come era stato deciso.
Thranduil guardò distrattamente fuori dalle tende leggermente aperte che consentivano all’aria e al sole caldo di entrare, in modo da scaldargli il viso. Sfortunatamente nemmeno quel bel sole tiepido riuscì ad ammorbidirgli l’umore.
Impiegarono circa un giorno di viaggio, percorrendo la via Silvana: il tragitto fu solitario e senza troppi problemi, anzi, non ve ne furono per nulla.
Ora che l’Ombra era stata definitivamente sconfitta era sicuro e piacevole percorrere le strade un tempo solitarie e pericolose.
Imladris, o Gran Burrone come veniva da alcuni chiamato, era come sempre un luogo accogliente e tranquillo: il dolce rumore della cascata che scorreva nelle vicinanze era un gradevole compagno sempre presente, giorno e notte e, inoltre, offriva un riparo dalla calura estiva.
Gli alberi da frutto erano carichi di succose mele, pere, pesche, albicocche e qualsiasi altro frutto conosciuto; quei tronchi e quelle foglie, lassù, permettevano un piacevole riparo dal sole cocente di mezzogiorno, ideale per i cavalli stanchi o per un breve pisolino sotto alle fronde. Thranduil non si concesse questo beneficio, anzi, fu oltremodo amareggiato di sapere che la riunione era stata spostata al giorno dopo.
Uffa, pensò sbuffando sonoramente mentre si sedeva sul letto nella stanza che gli era stata riservata.
 
 
***

 
 
Ciao piccole gioie! Primo capitolo concluso!
Spero abbia destato il vostro interesse! Non sono brava con gli inizi, infatti mi dilungo sempre troppo con le descrizioni e gli stati d'animo mentre lascio pochissimo spazio al dialogo D: lo so, mea culpa! D: 
Vabè, cercherò di migliorare!!
Grazie per aver letto fin qui, spero di avervi interessati :) 

Oro_e_zaffiri!
  
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