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Autore: Just Izzy    08/04/2015    3 recensioni
Paul se ne stava seduto davanti la sua scrivania.
Posto idilliaco per scrivere una canzone, no? Bè, lui era davanti la sua scrivania, a volte.
A volte era in un enorme prato verde in qualche posto sconfinato, talmente sconfinato da apparire irreale.
Ed era proprio irreale quell'atmosfera, dato che Paul non si trovava mai in quei posti che immaginava, quando scriveva.
Era quasi sempre in studio, quando la Musa lo ispirava e in tutto quel caos, dove George accordava la chitarra, Ringo riscaldava, per così dire, le sue bacchette e John girava per lo studio, in cerca di qualcosa da fare, nascevano le sue canzoni più belle.
Fu in uno di quei giorni che nacque "Maybe I'm Amazed".
Genere: Fluff, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Lennon, Paul McCartney, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Maybe I'm amazed.
Paul se ne stava seduto davanti la sua scrivania.
Posto idilliaco per scrivere una canzone, no? Bè, lui era davanti la sua scrivania, a volte.
A volte era in un enorme prato verde in qualche posto sconfinato, talmente sconfinato da apparire irreale.
Ed era proprio irreale quell'atmosfera, dato che Paul non si trovava mai in quei posti che immaginava, quando scriveva.
Era quasi sempre in studio, quando la Musa lo ispirava e in tutto quel caos, dove George accordava la chitarra, Ringo riscaldava, per così dire, le sue bacchette e John girava per lo studio, in cerca di qualcosa da fare, nascevano le sue canzoni più belle.
Fu in uno di quei giorni che nacque "Maybe I'm Amazed".
Era una di quelle canzoni che, si disse, non avrebbe dedicato a qualcuno in particolare. Ma così non fu.
Il titolo lo aveva trovato, ora toccava a lui completarla.
Mentre il suo sguardo vagava, qualcosa attirò la sua attenzione.
In studio, qualcosa era cambiato. George stava strimpellando con la sua chitarra, Ringo lo accompagnava con la batteria ... Ma John. John non si aggirava come un'anima in pena. Era in sala di registrazione a registrare i cori della loro nuova canzone. E Paul ... Non poté fare a meno di osservarlo.
Era una cosa che gli succedeva spesso, ormai.
Quando non se ne accorgeva nessuno (o almeno così credeva Paul) lui lo guardava, cogliendo ogni piccolo particolare del suo viso o dei suoi movimenti, anche quelli più impercettibili.
A volte si ritrovava perfino a sorridere.
John era lì, concentrato, cantava nel microfono e stringeva la chitarra con dolcezza, quasi fosse una bambina piccola. I capelli leggermente scompigliati, gli occhi semichiusi ... Era calmo e rilassato come Paul non lo aveva mai visto prima. E fu in quel momento che un'idea gli passò per la testa. Fu lì che Paul tirò fuori il suo capolavoro.
Baby, I'm amazed at the way
You love me all the time
And maybe
I'm afraid of the way
I love you
C'è da ammettere che rifletté molto su questo verso. Ma poi mandò tutto al diavolo, perché sarebbe stata la solita canzone dedicata ad una donna indefinita, almeno questo era quello che avrebbe capito il pubblico.
Sempre se l'avessero pubblicata ... Ma Paul, continuò a scrivere, perché John continuò a cantare.
Maybe I'm amazed at the way
You help me sing my song
You right me when I'm wrong
Maybe I'm amazed at the way
I really need you
Non andava bene.
La canzone era troppo corta e troppo esplicita e John aveva finito.
Aveva capito che aveva finito, non dal suo canto appena cessato ma dal piccolo movimento che aveva compiuto per aggiustarsi sulla sedia e sistemarsi la chitarra sulle gambe. Per non parlare del sorriso di trionfo che gli era appena comparso sulle labbra. Era veramente qualcosa di meraviglioso e, in un certo senso, Paul ne era affascinato.
Sì, quella era la parola giusta.
Si decise che aveva il tempo per poter scrivere un altro verso perché John avrebbe perso 5 minuti buoni a chiacchierare con George Martin su quanto la sua ultima performance fosse migliore delle precedenti.
E su questo John era da ammonire. Aveva un ego enormemente spropositato.
 
Maybe I'm a man
Maybe I'm a lonely man
Who's in the middle of something
That he doesn't really understand
In parte era vero.
Era da solo, nonostante con lui ci fosse Jane.
Si sentiva da solo, in qualcosa che non capiva. Questo "qualcosa" era la fama, l'essere un Beatle era bello, divertente e gratificante alla stessa maniera in cui era spaventoso, stressante e troppo grande per solo 4 ragazzi. Era fottutamente bello e orribile.
Avevano raggiunto ciò che volevano con il sudore della fronte, senza l'aiuto altrui, con il loro solo talento e nient'altro ad aiutarli.
Ed era già gratificante così.
Ma la cosa più bella era sapere che lì fuori a qualcuno importava di te, che lì fuori qualcuno ti amava. Certo, erano folle e masse di ragazzine e ragazzini colpiti da questa cosa che avevano chiamato "Beatle - Mania", ma erano comunque qualcuno.
Lui e John non avevano mai avuto nessuno che li amasse.
O perlomeno, c'era stato ma li aveva abbandonati troppo presto.
Ed ora, eccoli lì, amati dal mondo. Ma le mancanze ... Quelle, le avevano compensati da soli quando non c'era il mondo ad amarli.
-Cosa fai?- una voce gli arrivò dritta alle orecchie, mentre si era nuovamente perso nei suoi pensieri. Era rilassante e l'avrebbe riconosciuta tra mille. Accartocciò immediatamente il foglio e lo nascose dietro la schiena.
-Io? Mh, nulla. Abbozzavo qualcosa di inutile ...- disse, mentre stringeva più forte la pallina di carta e faceva un gesto sbarazzino
John inarcò un sopracciglio. Paul sapeva che nulla era inutile fino a che non fosse stato lui a ritenerlo tale.
-Paulie ...- lo incoraggiò, allora, mentre gli sorrideva e si sedeva per terra di fronte a lui. Paul fece un sorrisetto sghembo mentre osservava John che si sistemava, proprio nella stessa maniera in cui aveva fatto pochi attimi prima dentro la sala.
-Cos'hai da sorridere?- gli chiese curioso l'altro, mentre si passava una mano dietro la nuca e Paul esultò internamente, convintissimo del fatto che John avesse già dimenticato della "cosetta inutile che stava abbozzando". Stava per rispondergli ma John lo precedette.
-Fammi vedere, avanti- sentenziò l'altro, facendogli cenno con la testa di passargli la pallina di carta accartocciata che Paul aveva ancora dietro la schiena e che continuava a stringere. -No ...- si ritrovò a mormorare a denti stretti, mentre la presa sulla pallina di carta si faceva ancora più stretta e insopportabile.
-No?- gli chiese allora John, con finta aria di sfida. Sapeva essere molto convincente anche quando fingeva, era incredibile come riuscisse ad usare così bene ogni sua espressione facciale. Paul lo vide mentre si alzava e gli cingeva la vita con le braccia, cercando di afferrare la pallina che l'altro stringeva tra le mani.
E fu lì che cominciò una vera e propria lotta. John cominciò a fargli il solletico, cercando di fargli aprire le mani ancora strette attorno alla pallina di carta. Paul rideva così forte che tutti nello studio si voltarono a guardarli. John, dal canto suo, ridacchiava e vedere Paul ridere così tanto era meraviglioso, davvero meraviglioso.
-Avanti, voglio solo leggere Paulie!- disse infine, mentre riusciva a prendere il foglio accartocciato. Paul lo guardò, con aria incerta mentre cercava di ridarsi un contegno. Con una fretta ed una curiosità mai vista prima, John spiegazzò il foglio, facendolo tornare al suo stato originario e, con un sorrisetto di trionfo sul volto, cominciò a leggere le poche righe abbozzate che aveva scritto Paul.
Più leggeva più si immergeva in quei versi scritti con una grazia e un romanticismo che contraddistingueva Paul e ogni sua canzone. E mentre leggeva, Paul vedeva un sorriso allargarsi sulle labbra di John, che sembrava aver capito tutto.
Non appena finì di leggere i tre versi che aveva scritto, alzò la testa e lo guardò negli occhi, che sembravano dirgli "cosa ne vuoi fare? Vuoi pubblicarla?Perchè sai, non è niente male,cazzo!"
Paul, scosse la testa e riprese il foglio, accartocciandolo di nuovo. E John capì che non l'avrebbero pubblicata. Almeno, non in quel momento.






-Paul, è pronta la cena!- La voce di Linda, arrivò limpida e trasparente alle orecchie di Paul, seduto sul divano, che mangiucchiava la penna e rileggeva ancora e ancora ciò che aveva scritto.
Si era fatto buio e quando aveva cominciato si era detto che doveva semplicemente cambiare qualche pronome.
Ma non fu così, perché Paul aggiunse e aggiunse fino a che la canzone non era diventato un incastro perfetto e fino a che fuori non si era fatto buio.
-Arrivo, tesoro!- si ritrovò a dire a gran voce, mentre si alzava dal divano e si dirigeva nella sala da pranzo.
-Sai, Linda, sto scrivendo questa canzone ... Domani la registrerò in studio- le disse, mentre si sedeva e metteva mano alla forchetta, mentre Linda gli serviva l'insalata di lattuga, sul piatto, per poi sedersi a sua volta, sistemandosi i capelli dietro le spalle.
-Sono contenta, amore ... E a chi ti sei ispirato, sta volta?- gli chiese, mentre cominciava a mangiare e lo guardava negli occhi.
-A te, a chi altri, altrimenti?- le chiese, con un tono ironico, anche se sapeva, nel profondo, che non era davvero così.
Che quella non era la verità. O meglio, non era tutta la verità.










-Yoko? Hai sentito il nuovo singolo di Paul?-
John, era disteso sul suo letto, si sistemò per l'ennesima volta gli occhiali sul naso e si decise ad alzarsi quando sentì Yoko, dall'altro capo della casa mugugnare la parola "no".
-Ma come "no"? È uno dei suoi migliori a mio parere ... Ma non dire a nessuno che te l'ho detto- aggiunse, sottovoce, mentre a piedi scalzi raggiungeva sua moglie.
Era sempre stato così, John: faceva dei complimenti, raramente e se te li perdevi era peggio per te, perché non lo avrebbe ripetuto una seconda volta.
Ma sopratutto non avrebbe mai permesso a chiunque lo avesse sentito di andarlo a sbandierarlo ai quattro venti. Yoko fece un sorrisetto, mentre gli carezzava le braccia ed usciva dalla stanza. Quella donna era un'enigma, un fottuto enigma. Voleva dire tutto e niente.
E John sorrise.
Lo stesso sorriso che aveva fatto anni fa, la prima volta che aveva letto quei versi, lo stesso sorriso che aveva cominciato ad allargarsi sulla sua bocca la prima volta che aveva sentito la canzone cantata da Paul, proprio come l'aveva immaginata alcuni anni fa.
Lo stesso sorriso che aveva ogni volta che parlava di Paul o con Paul. E
non era facile vederglielo fare per un'altra persona.
Nemmeno se quest'altra persona fosse stata Yoko Ono.
Perché si sa, il primo amore è sempre il più bello ed è sempre l'ultimo a morire. 





Note dell' autrice.
Scritta grazie al prompt della bellissima pagina FB “Two of Us”, che mi ha permesso di scrivere questa Mclennon quasi accennata.
Ma è pur sempre una Mclennon, no?
Non sono molto sicura di ciò che ne sia uscito fuori … non per quanto riguarda il prompt, che era azzeccatissimo e meraviglioso, ma io tendo quasi sempre a sottovalutarmi.
Spero che la storia vi sia piaciuta!
(Oh, sì, so che “Maybe I'm Amazed” non è stata scritta in quel contesto e che la bozza scritta da Paul nella storia non è completa e tutto quello che ne è cicciato fuori è molto infedele alla realtà, ma diciamo che dopo aver conosciuto Linda, Paul riprende in mano la canzone e la cambia. Almeno è ciò che ha immaginato la mia testolina bacata.)
With so much love,
BAZINGAA!
  
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