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Autore: Naki94    10/04/2015    1 recensioni
Un nuovo personaggio si è aggiunto in Rover Street. Un ragazzino col suo cane sono incuriositi come il resto del paese. La tentazione di scoprire l'identità del nuovo personaggio è molto alta.
Genere: Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Un nuovo personaggio si è aggiunto in Rover Street. Al bar di Brandly circola la voce che abiti in effetti al 374, accanto all'abitazione di Theresa Curbstomp, proprietaria del vecchio Drive in. Altri dicono invece di avere visto una Lincoln Continental del 1961 parcheggiata a due isolati prima, proprio di fronte a quella casa appena ristrutturata e in vendita, vicino al negozio di animali domestici. Io e Cooper, il mio Jack Russell di appena un anno, cerchiamo di evitare Rover Street per le nostre passeggiate pomeridiane.

Al numero 304 abita un signore anziano sospettato di aver avvelenato i cani nelle gabbie su retro del negozio di animali. Nessuno sa se è veramente stato lui, ma alcuni di quei cani sono morti. Il proprietario ha comunque denunciato il vecchio per le insistenti minacce fatte in negozio. Secondo il vecchio i cani facevano troppo chiasso durante la notte. Quindi Cooper ed io evitavamo Rover Street. Ma quelle voci curiose, a proposito di un nuovo personaggio, ci portarono, un caldo pomeriggio d'aprile, a fare un giro proprio tra quelle case.

Era vero! Una nuova macchina era parcheggiata di fronte a quella casa in vendita. Era una bella casa. L'entrata certamente poco maestosa, ma dal cancello di lance nere si poteva intravedere un grazioso cortile sul retro. Al bar da Brandly circolavano strane voci sul quel posto. Per esempio Jimmy Taylor, dopo circa quattro Jameson con ghiaccio, badava dire alla gente di aver visto una "grande ombra oscura" -come la chiamava lui - che si aggirava all'esterno della casa come un "nero guardiano". Nessuno ovviamente credeva al povero Jimmy, ma tanto bastò a far circolare quelle storielle a tal punto da spingere segretamente la gente a dare un occhiata di persona. 
Non passò molto quindi che anch'io decisi di farci un salto. Girai dunque avanti e indietro per Rover Street fingendo di non essere minimamente interessato a quell'edificio. Verso sera, dopo essermi accertato di non essere stato seguito, mi appostai tra l'albero e la siepe dicendo a Cooper di non fiatare. Quello stupido cane ovviamente abbaió alla vista di quel maledetto gatto tigrato che stava su un ramo, proprio sopra le nostre teste. 

Venni scoperto da Gabriel Raminez, chiamato da tutti a scuola " Gab". Mi scovò lì dietro all'albero come un cretino. Gab è un bravo ragazzo, molto portato per le lingue, ma è uno di quelli che mia mamma chiama i "nuovi bulli". Non ti pesta a sangue, ma ti rende la giornata psicologicamente inaffrontabile. Inoltre è un gran chiacchierone, non gli resta in bocca niente! E vuole sapere tutto di tutti come un enorme sociale network vivente. Dovetti quindi confessare le mie intenzioni. Non ci mise molto a chiedermi di far parte della squadra con me per entrare in quella casa. 
Dopo cena, quando il buio era già calato sulla città, presi coraggio e uscii di casa con una banalissima scusa: gelato con gli amici al chiostro di Sam Meyers Junior. 
La casa sembrava ancora più taciturna e inquinante alla luce dei lampioni e della luna. Ci postammo in quello stesso angolo, tra l'albero e la siepe. L'attesa fu lunga, ma quando fummo sicuri di non essere visti uscimmo dal nascondiglio e scavalcammo il cancellato dalle punte di lancia nere. Entrammo così nella proprietà del nuovo e misterioso personaggio. Mrs. Collins, la donna delle pulizie di mia madre, era certa che quel personaggio fosse un vampiro e che avesse più di duecento anni. Ridicolo! Però un po' avevo paura. Mrs. Collins mi aveva raccontato che la sua parrucchiera aveva notato circolare, nel suo negozio e in quello di altri, alcune monete antichissime e di grande valore. Forse erano soldi che aveva imprudentemente fatto girare il vampiro! Gab, divenato ormai il mio compagno di avventura, aveva assunto un atteggiamento da duro. Dall'espressione che aveva sembrava veramente uscito da qualche film gangster. Continuava a ripetere che era tutto sotto controllo e cominciai a pensare che lo diceva solo per farsi coraggio. 

Una volta giunti al giardino sul retro, il nostro senso della vista divenne pressoché nullo a causa di quella pesta oscurità che improvvisamente era comparsa tra noi e l'edificio. A tentoni cercammo di raggiungere il muro, o una porta o una finestra. Giuro, proseguimmo in avanti per almeno venti minuti senza sentire nemmeno il ruvido di un mattone o il fresco tatto dell'intonaco.

Era veramente tutto nero. Provammo, a un certo punto, pure di tornare indietro, ma peggiorammo solo il nostro orientamento. Non ci restava altro che attendere l'alba. Tutti i bambini della nostra età l'attendevano per un motivo molto più gioioso. Si trattava della domenica di Pasqua. Ricordavo che mia mamma mi aveva comprato quell'uovo gigante di cioccolato per me e mia sorella Kristine. Non vedevo l'ora di affondarci i denti. Gab ed io attendavamo però il mattino con la speranza di scappare da quel giardino sul retro, con la promessa di non farvi più ritorno. 

Il terreno sotto le nostre scarpe rimase umido e freddo e mai più vedemmo sorgere l'alba.

   
 
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