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Autore: Layla    13/04/2015    1 recensioni
Avermi appoggiato due dita sulla fronte è il suo massimo gesto di affetto, perché è quello che gli ha fatto Itachi prima di morire sorridendo.
Non è come un “Ti amo”, ma quasi e poi mi ha promesso che tornerà da me e so che lo farà.
Sistemerà le sue questioni e poi verrà da me e finalmente la nostra relazione fatta di gesti ambigui prenderà una forma precisa e non posso fare a meno di sognare – dato il suo comportamento – che sarà positiva.
Sì, mi immagino una casa piena di amore abitata da me e da lui e magari un figlio o una figlia che avrà i miei capelli o i suoi occhi. Questa volta andrò avanti a testa alta, ora so che c’è una promessa fra di noi.
Deve essere per questo che nonostante tutto sorrido.
Le promesse non si infrangono e Sasuke l’ha imparato nel modo più duro.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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I am the light, I will guide you home

Dedicato a Jaheira
per il suo compleanno e 
per la sua comprensibile scarsa
soddisfazione da black panther in The Last.

Finalmente è tutto finito. La guerra è stata vinta e Sasuke e Naruto hanno risolto le loro questioni, a costo di perdere un braccio ciascuno, io e il sensei li guardiamo dall’altro.
Alla fine li abbiamo trovati ed è meglio che mi sbrighi a intervenire se voglio trovarli vivi. Quei due deficienti se le sono date di santa ragione, è questo il loro modo di chiudere le questioni, discutibile, ma impossibile da cambiare.
Arriviamo vicino a loro e io inizio a curarli, Naruto mi ringrazia, nonostante la mancanza di un braccio ha un’aria felice, Sasuke invece sembra voler iniziare un discorso.
“Sakura..io…”
Lo blocco subito.
“Non devi, ho bisogno  di concentrarmi.”
“Mi dispiace.”
Conclude comunque.
“Ti dispiace? Per cosa?”
“Per tutto quello che ho fatto.”
Io rimango senza parole e le lacrime minacciano di scendere.
“Faresti meglio, accidenti…”
Le parole non mi escono bene.
“Mi hai fatto penare così tanto, stupido.”
Finisco per lasciare libero sfogo alle mie lacrime e all’improvviso quella bolla di odio e incertezza che ci aveva avvolti finora sparisce. Siamo tornati a essere il team sette: Naruto sorride come uno scemo, io piango e Sasuke  ha la sua solita faccia a metà tra il perplesso e l’impassibile.
Finisco di curarli e poi ce ne andiamo e torniamo al villaggio, decidiamo di fermarci all’Ichiraku ramen, Naruto  non smette un attimo di parlare, Sasuke è silenzioso.
Forse è il senso di colpa, forse ne sta pensando un’altra delle sue, spero che non sia pericolosa.
“Come faremo con questo braccio monco?”
Mi chiede Naruto.
“Se aveste parlato civilmente non ci sarebbe bisogno di pensarci!”
Sbotto, ancora un pochino arrabbiata con quei due.
“Chiederò a Tsunade, lei saprà cosa fare.”
Li lascio al ristorante, per una volta certa che non tenteranno di distruggerlo per decidere chi ha ragione e chi ha torto su qualcosa.
Cammino rapida verso l’ospedale di Konoha, meglio parlare subito con la mia maestra, tolto il dente, tolto il dolore.
Entrando vengo salutata da tutti: medici e personale. Alla fine trovo Ino intenta a curare qualcuno, i lunghi capelli biondi raccolti in una crocchia.
“Ciao, Ino. Sai se la sensei è qui?”
“Ciao, Sakura. C’è, come mai me lo chiedi?”
“Abbiamo trovato Sasuke e Naruto e nel darsele di santa ragione questa volta ci hanno rimesso un avambraccio ciascuno.”
La mia amica mi guarda con gli occhi spalancati per l’incredulità.
“Sono matti, comunque è nel suo ufficio.”
“Grazie.”
Percorro un lungo corridoio fino ad arrivare a una punta dipinta di verde. Busso piano un paio di volte.
“Avanti!”
Sento dire dall’altra parte.
Io entro e trovo la mia maestra che compila un sacco di carte sorve…assistita da Shizune.
“Oh, buongiorno, Sakura! Come mai qui?”
“Volevo solo avvisarla che abbiamo trovato Naruto e Sasuke solo che… ecco… sono un po’ messi male, servirebbe il suo aiuto.”
Lei mi rivolge un’occhiata penetrante.
“Qualcosa che non puoi sistemare tu?”
“Esatto.”
Lei sospira e si massaggia la fronte.
“Avanti, dimmi cosa è successo.”
“Sì sono affrontati alla valle dell’epilogo e lanciandosi i loro rispettivi colpi più potenti hanno perso entrambi un avambraccio. Io li ho curati, ma serve loro una protesi.”
“Hanno almeno chiarito?”
“Sì.”
“Bene, almeno non costruirò due protesi per niente. Digli di venire qui oggi pomeriggio, devo visitarli prima di costruirla.”
Io annuisco.
“La ringrazio, Tsunade-sama.”
“Tu che ringrazi me? L’unica che merita dei ringraziamenti sei tu e dalla parte di quei due matti che ti ritrovi come compagni di team.”
Io ridacchio e mi gratto la testa imbarazzata, non ha tutti i torti, ma ormai io amo Sasuke e Naruto è un amico prezioso.
“Vado ad avvisarli.”
Esco dall’ospedale e li cerco all’Ichiraku, il locale è ancora in piedi e loro due stanno chiacchierando con Shikamaru.
“ ‘Giorno!”
“Ciao, Sakura. Che notizie porti?”
“Che siete delle teste di quarzo, ma che Tsunade è disposta a costruire due protesi per voi, oggi pomeriggio dovete andare da lei.”
“Bene!”
Esclama allegro Naruto.
“Si fa fatica a mangiare il ramen con un braccio solo.”
Io scuoto la testa.
“Naruto, non cambierai mai.”
Mi unisco anche io al pranzo e poi li accompagno all’ospedale, tanto devo andarci anche io, Tsunade mi deve parlare di un nuovo progetto dopo la visita agli idioti.
Lasciati i due davanti all’ufficio del capo vado nel reparto dove lavora Ino e inizio ad aiutarla, lei mi rivolge un sorriso grato.
“Cosa ha detto Tsunade-sama sulle protesi per gli idioti?”
“Che si può fare, il che è un miracolo.
Tutto è un grande miracolo, Sasuke dovrebbe essere in prigione per tutto quello che ha fatto, ma l’aiuto che ci ha dato durante la guerra e l’influenza dell’hokage gliel’ha evitato.
Adesso riavrà anche il braccio, direi che la sua vita è tornata a posto, no?”
“No, manca un piccolo grande tassello.”
Alzo un sopracciglio.
“Manchi tu, fronte spaziosa.
Quando vi deciderete a mettervi insieme?”
Io arrossisco furiosamente.
“Non è colpa mia, è lui che deve farsi avanti e prendere una decisione. Lui conosce già i miei sentimenti, deve solo scegliere tra me e Karin.”
Il nome della rossa mi esce in un tono schifato e chiedo mentalmente scusa a Naruto perché lei è uno suoi pochi parenti ancora in vita.
Ino non dice niente.
“Tu cosa mi dici? Mi pare che tu stia uscendo con Sai.”
“Beh, ci stiamo solo frequentando. Non ho idea se diventerà una cosa seria o meno, lui è così strano e mi intriga.”
“Sì, è abbastanza strano.”
Dico pensando a come era all’inizio, l’uomo dei commenti inappropriati.
Un paio d’ore dopo Shizune scende a chiamarmi, Naruto e Sasuke sono andati via e la mia maestra deve illustrarmi il progetto in cui vuole coinvolgermi.
Sono molto curiosa.

 

Due settimane dopo mi sento soddisfatta dell’incarico affidatomi da Tsunade. Visto l’elevato numero di orfani con problemi psicologici dovuti alla guerra e alla perdita di uno o di tutte e due i genitori si è deciso di mettere insieme un padiglione psicologico.
Io curo i bambini nel fisico e nella mente, aiutandoli ad andare oltre alle loro paure, è un progetto che conduco con Shizune e che mi sta dando molte soddisfazioni.
La prima – inconfessabile – è che lentamente sto iniziando a capire meglio Sasuke. Questi bambini sono silenziosi e arrabbiati come lui. Non amano parlare di quello che è successo loro – anche se è solo parlandone che ne usciranno – e desiderano vendicarsi della persona che li ha privati di una o più persone care.
Non è un lavoro facile, la mente è molto difficile da capire: un labirinto di sentimenti, pulsioni, scelte irrazionali, volontà di autodistruggersi e molte altre cose.
Credo di non stare cavandomela male, comunque.
Sto parlando con una ragazzina dai lunghi capelli neri e gli occhi verdi di nome Nojiko, a cui hanno ucciso il padre e un fratello, quando Shikmaru entra trafelato nella stanza, i cui ospiti stanno leggendo o giocando.
“Sakura!”
“Cosa c’è, Shikamaru?”
“L’hokage vuole che tu ti rechi alle porte del villaggio, è importante.”
“Va bene, avviso Shizune e arrivo.
Nojiko, tesoro, devo andare via un attimo, mi dispiace.”
“Ma poi torni, sì?”
“Sì.”
Avviso Shizune e mi reco alla porta del villaggio. Ci sono Sasuke e Kakashi, io guardo quest’ultimo senza capire. Fa un lungo discorso a Sasuke su come sia riuscito a evitargli carcere a vita e lo invita alla prudenza, all’improvviso capisco: se ne sta per andare di nuovo.
“Te ne stai già andando?
Tsunade-sama ha quasi finito la tua protesi ottenuta con le cellule di Hashirama.”
La mia voce non può fare a meno di essere amara, è questo che vuole?
Continuare a scappare?
“Io…Ho bisogno di vederlo in prima persona com’è davvero il mondo. Tutte quelle cose che mi sono sfuggite in precedenza, ora sento che riuscirei a comprenderle meglio. E se perdo quest’opportunità… Non penso che ne saranno altre. In più ci sono altre cose che avevo in mente.”
Sento di nuovo il mio cuore andare in pezzi, come quando a dodici anni mi ha abbandonata su quella panchina, anche questa volta non riuscirò a trattenerlo, come acqua mi sfuggirà dalle mani.
“Cosa diresti se … ti dicessi che…vorrei venire anche io?”
Azzardo un ultimo disperato tentativo, la speranza è ultima a morire.
“Questo è il mio viaggio di redenzione, tu non hai niente a che fare con i miei peccati.”
Abbasso la testa sconsolata.
“Niente a che vedere dici…”
All’improvviso mi si avvicina e mi appoggia due dita sulla fronte.
“Ci vediamo presto… e grazie!”
Se non sapessi cosa significa per lui quel gesto sarei di nuovo nelle merda più completa, ma ora so.
So che Sasuke è fatto di sfumature, occhiate lampo, comportamenti confusi, piccoli e talvolta difficilmente comprensibili gesti.
Avermi appoggiato due dita sulla fronte è il suo massimo gesto di affetto, perché è quello che gli ha fatto Itachi prima di morire sorridendo.
Non è come un “Ti amo”, ma quasi e poi mi ha promesso che tornerà da me e so che lo farà.                  
Sistemerà le sue questioni e poi verrà da me e finalmente la nostra relazione fatta di gesti ambigui prenderà una forma precisa e non posso fare a meno di sognare – dato il suo comportamento – che sarà positiva.
Sì, mi immagino una casa piena di amore abitata da me e da lui e magari un figlio o una figlia che avrà i miei capelli o i suoi occhi. Questa volta andrò avanti a testa alta, ora so che c’è una promessa fra di noi.
Deve essere per questo che nonostante tutto sorrido.
Le promesse non si infrangono e Sasuke l’ha imparato nel modo più duro.

 

Sono passati tre anni da quando lui se ne è andato.
Tre  anni di notizie frammentarie, di cartoline con scribacchiato poco o niente di quello che stava facendo e di come proseguiva il suo viaggio di redenzione.
Mi hanno detto che è tornato al villaggio quando io, Naruto, Shikamaru, Sai e Hinata eravamo sulla Luna per recuperare Hanabi e per impedire che quel pazzo di Toneri di scagliare la Luna sulla Terra.
Stando alle parole del sensei è spuntato dal nulla, fatto saltare due enormi meteoriti che minacciavano di far distruggere il villaggio e poi ha detto che quando quell’idiota – Naruto – non c’è per proteggere il villaggio ci sarà lui.
Spaccone e stronzo come sempre, ma almeno non cattivo, non animato da nessun desiderio di vendetta.
Si potrebbe dire che sia tornato il Sasuke prima del segno maledetto. Si potrebbe dirlo se solo potessi farci due chiacchiere serie, ma il soggetto è irreperibile e – come avrete capito – per nulla incline alla scrittura.
Quando Naruto lo ha invitato al suo matrimonio con Hinata in veste di testimone, lui ha rispedito dietro l’invito con cortesi parole di rifiuto. Non poteva tornare, perché non aveva finito di fare quello  che doveva. Che poi chi lo sa che deve fare!
Naruto si è arrabbiato molto, ha ridotto in pezzi microscopici l’invito e ha tirato un paio di insulti irripetibili al suo amico, fratello non di sangue.
Hinata e io abbiamo fatto del nostro meglio per calmarlo e alla fine ha accettato la decisione di Sasuke. Ha detto che è un coglione, ma che rispetta quello che sta facendo se serbe a farlo stare bene.
Amici come Naruto non si trovano dietro l’angolo. Sasuke dovrebbe fargli un monumento, me lo dico spesso. In ogni caso io sono stata la testimone di Hinata e Sai quello di Naruto.
È stato un matrimonio divertente, io e le ragazze ci siamo un sacco di selfie e il sorriso di Hinata con il suo vestito tradizionale era quello più luminoso.
Ama da morire Naruto.
Letteralmente.
Per lui sarebbe morta se non fosse stato per me.
Lasciamo perdere, vedo Ino che si avvicina di corsa.
“Ehi, Ino. Cosa succede?”
“C’è un paziente che chiede di te.”
Io alzo un sopracciglio, non mi è mai successo, di soluto i pazienti non chiedono specificatamente di me, tranne alcuni bambini del progetto che sto seguendo.
“Uhm, ok, Ino. Arrivo.”
La seguo per i corridoi affollati dell’ospedale, ma lei non si dirige né nel nuovo padiglione curato da me e Shizune, né in una corsia qualsiasi.
“Ino, dove stiamo andando.”
“Tu seguimi e basta. Mi ringrazierai.”
Domandandomi se sia semplicemente impazzita la seguo fino fuori dall’ospedale, nel grande cortile e lì il mio cuore salta più di un battito.
Avvolto nel suo mantello scuro, i capelli più lunghi di quello che ricordavo, Sasuke si staglia nel sole accecante del pomeriggio estivo.
Il mio cuore dopo il primo momento di esitazione inizia a battere a velocità furiosa e la mia bocca si asciuga. Cosa posso dirgli?
Proprio in quel momento lui si accorge di me e si avvia a passo indolente verso dove sono. Il momento che ho aspettato e temuto per questi tre anni è arrivato e io – nonostante me lo sia immaginato duecento volte, come un film nella mia testa – sono totalmente impreparata.
Cosa posso dirgli?
Cosa mi dirà?
Quando arriva davanti a me mi dà un altro buffetto con le dita sulla fronte, io tento di dargli un pugno che lui blocca senza sforzo.
“Beh?”
“Hai anche il coraggio di chiederlo?
Te ne stavi andando senza dirmi niente, di nuovo!
Se non fosse stato per Shikamaru te ne saresti andato senza salutarmi.”
“Ti sbagli.”
La sua tranquillità è irritante.
“Cosa vuoi dire?”
“Che se non fossi stata con il sensei sarei andato a cercarti perché questa volta avevo qualcosa da dirti: che sarei tornato.”
Io alzo un sopracciglio, lui sbuffa.
“Non cambierai mai! Sì, sarei tornato perché questa volta avevo un motivo per farlo: tu.”
Il respiro mi si mozza.
“Stai dicendo sul serio, Sasuke?
O è un tentativo di farti perdonare?
Se vuoi ridare vita al tuo clan credo che Ino e quella Karin sarebbero felicissime di aiutarti.”
Lui sbuffa di nuovo.
“Non mi interessa niente di loro due sotto quel punto di vista.
Voglio ridare vita al mio clan con te e non farmelo ripetere.”
Io lo guardo esterrefatta.
“Perché?”
“Perché sei l’unica ragazza che mi sia interessata davvero.”
“E tentare di uccidermi è stato un modo di dimostrarmelo in stile Uchiha?”
Lui ridacchia.
“Si può dire anche così.”
Io arrossisco fino alla punta dei capelli, dunque mi ama?
Come se mi leggesse nella mente si avvicina ancora di più a me, fino a far sfiorare i nostri nasi.
“Ti amo, Sakura.”
Io ormai ho rinunciato a respirare, averlo vicino mi fa sempre questo effetto.
La prossima mossa è ritrovarsi le sue labbra sulle mie, il sogno della mia intera adolescenza. Potrei dargli ancora uno schiaffo, giusto per tutti gli anni per cui ho sperato, pregato, atteso che tornasse, ma perché poi?
Rispondo al bacio, decidendo di  mettere da parte tutti i dissidi, avremo tempo dopo per risolverli. Oh, sì. Voglio che mister non-parlo-mai mi dica tutta la verità, ho intenzione di prendermi la mia piccola rivincita sul suo mutismo cronico.
Non appena le nostre labbra si staccano incrocio le mani sul petto.
“E così mi ami e mi hai sempre amato?”
“Sì.”
Inizia a sudare freddo.
“Mi sembravi molto vicino a quella Karin.”
“Non c’è stato niente, mi serviva solo per curarmi. Se la mordo mi rigenera il karma.”
“Davvero? Niente pensieri di ricreare il clan nelle lunghe notti solitarie?”
“No, ti ho detto che né lei né Ino mi sono mai interessate sotto quel punto di vista.”
“Umhf! E cosa significava quel “Grazie”?”
Lui si guarda attorno un po’ sperduto.
“Devo proprio dirlo? Insomma, ti ho baciato e ti ho detto che ti amo, non ti basta?”
“Pensa a quanti anni ho dovuto aspettare, pregare, sperare che tornassi e al fatto che hai tentato di uccidermi?”
“Non ti avrei mai uccisa, solo ferita gravemente. Sapevo che Naruto stava arrivando.”
“Oh, che gesto tenero!
No, voglio dire quale innamorato decide di ferire gravemente la sua amata invece di non ferirla del tutto?”
“Sakura…”
“No, questa volta voglio tutta la verità.
Tutta.
Non ammetto scuse.”
Lui sospira.
“E va bene! Significava grazie per esserti presa cura di me. Grazie per aver amato uno psicopatico ossessionato dalla vendetta. Grazie per avermi fatto ricordare cosa significasse avere una famiglia e cosa si provasse ad amare qualcuno  e a essere amati.
Questo era il significato di quel grazie, adesso posso baciarti ancora?”
“Solo se poi non mi prendi a pugni, questa volta potresti trovarlo un po’ più difficile della scorsa volta.”
“Non ci penso nemmeno.”
“E allora sì.”
Ci baciamo ancora e ancora.
Potremmo aspettare. Sì, immagino che potremmo farlo, ma ho aspettato non so quanti anni – ho perso il conto – e non mi va di aspettare ancora.
No, non mi va più.
Adesso lo voglio sempre o quasi attorno, adesso voglio anche io una famiglia come Naruto.
Voglio sposarlo.
Voglio la casa piena d’amore che sognavo a dodici anni con l’innocenza della bambina.
E sono sicura che l’avrò.
La mia casa piena d’amore è qui davanti a me, avvolta in un mantello con un sorriso un po’ incerto.
La mia casa è Sasuke.

 

   
 
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