I am the light, I will guide you home
Dedicato
a Jaheira,
per il suo compleanno e
per la sua comprensibile scarsa
soddisfazione da black panther in The Last.
Finalmente è tutto
finito. La guerra è stata vinta e
Sasuke e Naruto hanno risolto le loro questioni, a costo di perdere un
braccio
ciascuno, io e il sensei li guardiamo dall’altro.
Alla fine li abbiamo trovati ed è meglio che mi sbrighi a
intervenire se voglio trovarli vivi.
Quei due deficienti se le sono date di santa ragione, è
questo il loro modo di
chiudere le questioni, discutibile, ma impossibile da cambiare.
Arriviamo vicino a loro e io inizio a curarli, Naruto mi
ringrazia, nonostante la mancanza di un braccio ha un’aria
felice, Sasuke invece sembra voler iniziare un discorso.
“Sakura..io…”
Lo blocco subito.
“Non devi, ho bisogno
di concentrarmi.”
“Mi dispiace.”
Conclude comunque.
“Ti dispiace? Per cosa?”
“Per tutto quello che ho fatto.”
Io rimango senza parole e le lacrime minacciano di
scendere.
“Faresti meglio, accidenti…”
Le parole non mi escono bene.
“Mi hai fatto penare così tanto,
stupido.”
Finisco per lasciare libero sfogo alle mie lacrime e
all’improvviso quella bolla
di odio e incertezza che ci aveva avvolti finora sparisce. Siamo
tornati a
essere il team sette: Naruto sorride come uno scemo, io piango e Sasuke ha la sua solita faccia a
metà tra il
perplesso e l’impassibile.
Finisco di curarli e poi ce ne andiamo e torniamo al
villaggio, decidiamo di fermarci all’Ichiraku ramen, Naruto non smette un attimo di
parlare, Sasuke è
silenzioso.
Forse è il senso di colpa, forse ne sta pensando
un’altra
delle sue, spero che non sia pericolosa.
“Come faremo con questo braccio monco?”
Mi chiede Naruto.
“Se aveste parlato civilmente non ci sarebbe bisogno di
pensarci!”
Sbotto, ancora un pochino arrabbiata con quei due.
“Chiederò a Tsunade, lei saprà cosa
fare.”
Li lascio al ristorante, per una volta certa che non tenteranno di
distruggerlo
per decidere chi ha ragione e chi ha torto su qualcosa.
Cammino rapida verso l’ospedale di Konoha, meglio parlare
subito con la mia maestra, tolto il dente, tolto il dolore.
Entrando vengo salutata da tutti: medici e personale.
Alla fine trovo Ino intenta a curare qualcuno, i lunghi capelli biondi
raccolti
in una crocchia.
“Ciao, Ino. Sai se la sensei è qui?”
“Ciao, Sakura. C’è, come mai me lo
chiedi?”
“Abbiamo trovato Sasuke e Naruto e nel darsele di santa
ragione questa volta ci
hanno rimesso un avambraccio ciascuno.”
La mia amica mi guarda con gli occhi spalancati per
l’incredulità.
“Sono matti, comunque è nel suo ufficio.”
“Grazie.”
Percorro un lungo corridoio fino ad arrivare a una punta dipinta di
verde.
Busso piano un paio di volte.
“Avanti!”
Sento dire dall’altra parte.
Io entro e trovo la mia maestra che compila un sacco di
carte sorve…assistita da Shizune.
“Oh, buongiorno, Sakura! Come mai qui?”
“Volevo solo avvisarla che abbiamo trovato Naruto e Sasuke
solo che… ecco… sono
un po’ messi male, servirebbe il suo aiuto.”
Lei mi rivolge un’occhiata penetrante.
“Qualcosa che non puoi sistemare tu?”
“Esatto.”
Lei sospira e si massaggia la fronte.
“Avanti, dimmi cosa è successo.”
“Sì sono affrontati alla valle
dell’epilogo e lanciandosi i loro rispettivi
colpi più potenti hanno perso entrambi un avambraccio. Io li
ho curati, ma
serve loro una protesi.”
“Hanno almeno chiarito?”
“Sì.”
“Bene, almeno non costruirò due protesi per
niente. Digli di venire qui oggi
pomeriggio, devo visitarli prima di costruirla.”
Io annuisco.
“La ringrazio, Tsunade-sama.”
“Tu che ringrazi me? L’unica che merita dei
ringraziamenti sei tu e dalla parte
di quei due matti che ti ritrovi come compagni di team.”
Io ridacchio e mi gratto la testa imbarazzata, non ha
tutti i torti, ma ormai io amo Sasuke e Naruto è un amico
prezioso.
“Vado ad avvisarli.”
Esco dall’ospedale e li cerco all’Ichiraku, il
locale è ancora in piedi e loro
due stanno chiacchierando con Shikamaru.
“ ‘Giorno!”
“Ciao, Sakura. Che notizie porti?”
“Che siete delle teste di quarzo, ma che Tsunade è
disposta a costruire due
protesi per voi, oggi pomeriggio dovete andare da lei.”
“Bene!”
Esclama allegro Naruto.
“Si fa fatica a mangiare il ramen con un braccio
solo.”
Io scuoto la testa.
“Naruto, non cambierai mai.”
Mi unisco anche io al pranzo e poi li accompagno
all’ospedale, tanto devo
andarci anche io, Tsunade mi deve parlare di un nuovo progetto dopo la
visita
agli idioti.
Lasciati i due davanti all’ufficio del capo vado nel
reparto dove lavora Ino e inizio ad aiutarla, lei mi rivolge un sorriso
grato.
“Cosa ha detto Tsunade-sama sulle protesi per gli
idioti?”
“Che si può fare, il che è un miracolo.
Tutto è un grande miracolo, Sasuke dovrebbe essere in
prigione per tutto quello che ha fatto, ma l’aiuto che ci ha
dato durante la
guerra e l’influenza dell’hokage gliel’ha
evitato.
Adesso riavrà anche il braccio, direi che la sua vita
è
tornata a posto, no?”
“No, manca un piccolo grande tassello.”
Alzo un sopracciglio.
“Manchi tu, fronte spaziosa.
Quando vi deciderete a mettervi insieme?”
Io arrossisco furiosamente.
“Non è colpa mia, è lui che deve farsi
avanti e prendere
una decisione. Lui conosce già i miei sentimenti, deve solo
scegliere tra me e
Karin.”
Il nome della rossa mi esce in un tono schifato e chiedo mentalmente
scusa a
Naruto perché lei è uno suoi pochi parenti ancora
in vita.
Ino non dice niente.
“Tu cosa mi dici? Mi pare che tu stia uscendo con
Sai.”
“Beh, ci stiamo solo frequentando. Non ho idea se
diventerà una cosa seria o meno, lui è
così strano e mi intriga.”
“Sì, è abbastanza strano.”
Dico pensando a come era all’inizio, l’uomo dei
commenti inappropriati.
Un paio d’ore dopo Shizune scende a chiamarmi, Naruto e
Sasuke sono andati via e la mia maestra deve illustrarmi il progetto in
cui vuole
coinvolgermi.
Sono molto curiosa.
Due settimane dopo mi sento
soddisfatta dell’incarico
affidatomi da Tsunade. Visto l’elevato numero di orfani con
problemi
psicologici dovuti alla guerra e alla perdita di uno o di tutte e due i
genitori si è deciso di mettere insieme un padiglione
psicologico.
Io curo i bambini nel fisico e nella mente, aiutandoli ad
andare oltre alle loro paure, è un progetto che conduco con
Shizune e che mi
sta dando molte soddisfazioni.
La prima – inconfessabile – è che
lentamente sto
iniziando a capire meglio Sasuke. Questi bambini sono silenziosi e
arrabbiati
come lui. Non amano parlare di quello che è successo loro
– anche se è solo
parlandone che ne usciranno – e desiderano vendicarsi della
persona che li ha
privati di una o più persone care.
Non è un lavoro facile, la mente è molto
difficile da
capire: un labirinto di sentimenti, pulsioni, scelte irrazionali,
volontà di
autodistruggersi e molte altre cose.
Credo di non stare cavandomela male, comunque.
Sto parlando con una ragazzina dai lunghi capelli neri e
gli occhi verdi di nome Nojiko, a cui hanno ucciso il padre e un
fratello,
quando Shikmaru entra trafelato nella stanza, i cui ospiti
stanno leggendo o giocando.
“Sakura!”
“Cosa c’è, Shikamaru?”
“L’hokage vuole che tu ti rechi alle porte del
villaggio,
è importante.”
“Va bene, avviso Shizune e arrivo.
Nojiko, tesoro, devo andare via un attimo, mi dispiace.”
“Ma poi torni, sì?”
“Sì.”
Avviso Shizune e mi reco alla porta del villaggio. Ci sono Sasuke e
Kakashi, io
guardo quest’ultimo senza capire. Fa un lungo discorso a
Sasuke su come sia
riuscito a evitargli carcere a vita e lo invita alla prudenza,
all’improvviso
capisco: se ne sta per andare di nuovo.
“Te ne stai già andando?
Tsunade-sama ha quasi finito la tua protesi ottenuta con
le cellule di Hashirama.”
La mia voce non può fare a meno di essere amara,
è questo che vuole?
Continuare a scappare?
“Io…Ho bisogno di vederlo in prima persona
com’è davvero
il mondo. Tutte quelle cose che mi sono sfuggite in precedenza, ora
sento che
riuscirei a comprenderle meglio. E se perdo
quest’opportunità… Non penso che ne
saranno altre. In più ci sono altre cose che avevo in
mente.”
Sento di nuovo il mio cuore andare in pezzi, come quando a dodici anni
mi ha
abbandonata su quella panchina, anche questa volta non
riuscirò a trattenerlo,
come acqua mi sfuggirà dalle mani.
“Cosa diresti se … ti dicessi
che…vorrei venire anche
io?”
Azzardo un ultimo disperato tentativo, la speranza è ultima
a morire.
“Questo è il mio viaggio di redenzione, tu non hai
niente
a che fare con i miei peccati.”
Abbasso la testa sconsolata.
“Niente a che vedere dici…”
All’improvviso mi si avvicina e mi appoggia due dita sulla
fronte.
“Ci vediamo presto… e grazie!”
Se non sapessi cosa significa per lui quel gesto sarei di
nuovo nelle merda più completa, ma ora so.
So che Sasuke è fatto di sfumature, occhiate lampo,
comportamenti confusi, piccoli e talvolta difficilmente comprensibili
gesti.
Avermi appoggiato due dita sulla fronte è il suo massimo
gesto di affetto, perché è quello che gli ha
fatto Itachi prima di morire
sorridendo.
Non è come un “Ti amo”, ma quasi e poi
mi ha promesso che
tornerà da me e so che lo farà.
Sistemerà le sue questioni e poi verrà da me e
finalmente
la nostra relazione fatta di gesti ambigui prenderà una
forma precisa e non
posso fare a meno di sognare – dato il suo comportamento
– che sarà positiva.
Sì, mi immagino una casa piena di amore abitata da me e
da lui e magari un figlio o una figlia che avrà i miei
capelli o i suoi occhi.
Questa volta andrò avanti a testa alta, ora so che
c’è una promessa fra di noi.
Deve essere per questo che nonostante tutto sorrido.
Le promesse non si infrangono e Sasuke l’ha imparato nel
modo più duro.
Sono passati tre anni da quando
lui se ne è andato.
Tre anni di
notizie frammentarie, di cartoline con scribacchiato poco o niente di
quello
che stava facendo e di come proseguiva il suo viaggio di redenzione.
Mi hanno detto che è tornato al villaggio quando io,
Naruto, Shikamaru, Sai e Hinata eravamo sulla Luna per recuperare
Hanabi e per
impedire che quel pazzo di Toneri di scagliare la Luna sulla Terra.
Stando alle parole del sensei è spuntato dal nulla, fatto
saltare due enormi meteoriti che minacciavano di far distruggere il
villaggio e
poi ha detto che quando quell’idiota – Naruto
– non c’è per proteggere il
villaggio ci sarà lui.
Spaccone e stronzo come sempre, ma almeno non cattivo,
non animato da nessun desiderio di vendetta.
Si potrebbe dire che sia tornato il Sasuke prima del
segno maledetto. Si potrebbe dirlo se solo potessi farci due
chiacchiere serie,
ma il soggetto è irreperibile e – come avrete
capito – per nulla incline alla
scrittura.
Quando Naruto lo ha invitato al suo matrimonio con Hinata
in veste di testimone, lui ha rispedito dietro l’invito con
cortesi parole di
rifiuto. Non poteva tornare, perché non aveva finito di fare
quello che doveva.
Che poi chi lo sa che deve fare!
Naruto si è arrabbiato molto, ha ridotto in pezzi
microscopici l’invito e ha
tirato un paio di insulti irripetibili al suo amico, fratello non di
sangue.
Hinata e io abbiamo fatto del nostro meglio per calmarlo
e alla fine ha accettato la decisione di Sasuke. Ha detto che
è un coglione, ma
che rispetta quello che sta facendo se serbe a farlo stare bene.
Amici come Naruto non si trovano dietro l’angolo. Sasuke
dovrebbe fargli un monumento, me lo dico spesso. In ogni caso io sono
stata la
testimone di Hinata e Sai quello di Naruto.
È stato un matrimonio divertente, io e le ragazze ci
siamo un sacco di selfie e il sorriso di Hinata con il suo vestito
tradizionale
era quello più luminoso.
Ama da morire Naruto.
Letteralmente.
Per lui sarebbe morta se non fosse stato per me.
Lasciamo perdere, vedo Ino che si avvicina di corsa.
“Ehi, Ino. Cosa succede?”
“C’è un paziente che chiede di
te.”
Io alzo un sopracciglio, non mi è mai successo, di soluto i
pazienti non
chiedono specificatamente di me, tranne alcuni bambini del progetto che
sto
seguendo.
“Uhm, ok, Ino. Arrivo.”
La seguo per i corridoi affollati dell’ospedale, ma lei non
si dirige né nel
nuovo padiglione curato da me e Shizune, né in una corsia
qualsiasi.
“Ino, dove stiamo andando.”
“Tu seguimi e basta. Mi ringrazierai.”
Domandandomi se sia semplicemente impazzita la seguo fino fuori
dall’ospedale, nel
grande cortile e lì il mio cuore salta più di un
battito.
Avvolto nel suo mantello scuro, i capelli più lunghi di
quello che ricordavo, Sasuke si staglia nel sole accecante del
pomeriggio
estivo.
Il mio cuore dopo il primo momento di esitazione inizia a
battere a velocità furiosa e la mia bocca si asciuga. Cosa
posso dirgli?
Proprio in quel momento lui si accorge di me e si avvia a
passo indolente verso dove sono. Il momento che ho aspettato e temuto
per
questi tre anni è arrivato e io – nonostante me lo
sia immaginato duecento
volte, come un film nella mia testa – sono totalmente
impreparata.
Cosa posso dirgli?
Cosa mi dirà?
Quando arriva davanti a me mi dà un altro buffetto con le
dita sulla fronte, io tento di dargli un pugno che lui blocca senza
sforzo.
“Beh?”
“Hai anche il coraggio di chiederlo?
Te ne stavi andando senza dirmi niente, di
nuovo!
Se non fosse stato per Shikamaru te ne saresti andato
senza salutarmi.”
“Ti sbagli.”
La sua tranquillità è irritante.
“Cosa vuoi dire?”
“Che se non fossi stata con il sensei sarei andato a cercarti
perché questa
volta avevo qualcosa da dirti: che sarei tornato.”
Io alzo un sopracciglio, lui sbuffa.
“Non cambierai mai! Sì, sarei tornato
perché questa volta
avevo un motivo per farlo: tu.”
Il respiro mi si mozza.
“Stai dicendo sul serio, Sasuke?
O è un tentativo di farti perdonare?
Se vuoi ridare vita al tuo clan credo che Ino e quella
Karin sarebbero felicissime di aiutarti.”
Lui sbuffa di nuovo.
“Non mi interessa niente di loro due sotto quel punto di
vista.
Voglio ridare vita al mio clan con te
e non farmelo ripetere.”
Io lo guardo esterrefatta.
“Perché?”
“Perché sei l’unica ragazza che mi sia
interessata davvero.”
“E tentare di uccidermi è stato un modo di
dimostrarmelo in stile Uchiha?”
Lui ridacchia.
“Si può dire anche così.”
Io arrossisco fino alla punta dei capelli, dunque mi ama?
Come se mi leggesse nella mente si avvicina ancora di più
a me, fino a far sfiorare i nostri nasi.
“Ti amo, Sakura.”
Io ormai ho rinunciato a respirare, averlo vicino mi fa
sempre questo effetto.
La prossima mossa è ritrovarsi le sue labbra sulle mie,
il sogno della mia intera adolescenza. Potrei dargli ancora uno
schiaffo,
giusto per tutti gli anni per cui ho sperato, pregato, atteso che
tornasse, ma
perché poi?
Rispondo al bacio, decidendo di mettere
da parte tutti i dissidi, avremo
tempo dopo per risolverli. Oh, sì. Voglio che mister
non-parlo-mai mi dica
tutta la verità, ho intenzione di prendermi la mia piccola
rivincita sul suo
mutismo cronico.
Non appena le nostre labbra si staccano incrocio le mani
sul petto.
“E così mi ami e mi hai sempre amato?”
“Sì.”
Inizia a sudare freddo.
“Mi sembravi molto vicino a quella Karin.”
“Non c’è stato niente, mi serviva solo
per curarmi. Se la
mordo mi rigenera il karma.”
“Davvero? Niente pensieri di ricreare il clan nelle lunghe
notti solitarie?”
“No, ti ho detto che né lei né Ino mi
sono mai interessate sotto quel punto di
vista.”
“Umhf! E cosa significava quel
“Grazie”?”
Lui si guarda attorno un po’ sperduto.
“Devo proprio dirlo? Insomma, ti ho baciato e ti ho detto
che ti amo, non ti basta?”
“Pensa a quanti anni ho dovuto aspettare, pregare, sperare
che tornassi e al
fatto che hai tentato di uccidermi?”
“Non ti avrei mai uccisa, solo ferita gravemente. Sapevo che
Naruto stava
arrivando.”
“Oh, che gesto tenero!
No, voglio dire quale innamorato decide di ferire
gravemente la sua amata invece di non ferirla del tutto?”
“Sakura…”
“No, questa volta voglio tutta la verità.
Tutta.
Non ammetto scuse.”
Lui sospira.
“E va bene! Significava grazie per esserti presa cura di
me. Grazie per aver amato uno psicopatico ossessionato dalla vendetta.
Grazie
per avermi fatto ricordare cosa significasse avere una famiglia e cosa
si
provasse ad amare qualcuno e
a essere
amati.
Questo era il significato di quel grazie, adesso posso
baciarti ancora?”
“Solo se poi non mi prendi a pugni, questa volta potresti
trovarlo un po’ più
difficile della scorsa volta.”
“Non ci penso nemmeno.”
“E allora sì.”
Ci baciamo ancora e ancora.
Potremmo aspettare. Sì, immagino che potremmo farlo, ma
ho aspettato non so quanti anni – ho perso il conto
– e non mi va di aspettare
ancora.
No, non mi va più.
Adesso lo voglio sempre o quasi attorno, adesso voglio
anche io una famiglia come Naruto.
Voglio sposarlo.
Voglio la casa piena d’amore che sognavo a dodici anni
con l’innocenza della bambina.
E sono sicura che l’avrò.
La mia casa piena d’amore è qui davanti a me,
avvolta in
un mantello con un sorriso un po’ incerto.
La mia casa è Sasuke.