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Autore: Alexiel Mihawk    24/12/2008    11 recensioni
- Ma sei cretina!- esclamò avvicinandosi.
- Chiedo scusa Hidan-Sama, proprio non me ne ero accorta –
- Ma come, diamine? Quei dannati occhi da cadavere servono proprio a questo! – sbottò irritato - vedi di usarli –
[A Livia, Buon Natale mia altra metà della mela.]
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Hidan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Butterfly in the Web
 
  A Livia.
L'altra metà della mela.
La mia adorata mogliettina nonchè confidente.
La mia tonta dagli occhi dolci, dibetica e pucciosa.
Ti adoro.
Buon Natale cucciola.
Ti voglio tantissimo bene!
 


Si allenava come ogni giorno.
Piccole gocce di sudore scivolavano lente lungo il suo volto eburneo.
Gli occhi contratti fissavano un avversario immaginario.
I suoi pugni fendevano l’aria e le braccia si muovevano sistematicamente in cerchio sprigionando sottili filamenti di chakra.
In breve l’albero che aveva di fronte venne ridotto in piccoli pezzi, squadrati e uguali.
-Stai migliorando Hinata-
Disse con voce soddisfatta Kurenai sensei.
La primogenita del clan Hyuuga si girò con un sorriso.
-Siete troppo buona Sensei, ma il cammino che devo percorrere è ancora lungo. Sono ancora debole.-
La maestra le sorrise a sua volta e annuì. Aveva imparato a conoscere Hinata e sapeva che avrebbe continuato ad allenarsi fino a tarda notte, nulla l’avrebbe distolta dal suo addestramento.
Le passò affettuosamente una mano tra i capelli e, dopo averla salutata, si diresse verso la città; non poteva stancarsi troppo vista la sua condizione interessante.
 
La luna illuminava la notte.
Già da due ore era sorta nel cielo e la ragazza ancora non aveva smesso di allenarsi.
Dall’alto della sua postazione, l’uomo la osservava con aria divertita.
Gli ricordava un insetto.
Piccola e indifesa come una farfalla, ma nonostante questo continuava ad agitarsi.
Sospirò svogliato, avrebbe potuto abbatterla in poco meno di due minuti, e allora il suo Dio sarebbe stato contento di lui.
Ma fare un sacrificio a Yashin a quell’ora di notte, avrebbe comportato il doversi alzare dalla roccia su cui era seduto, e Hidan era troppo pigro per farlo.
-Ma questa quando cazzo va a dormire?!-
Sbottò, divertito però, da quel continuo agitarsi della ragazza.
Probabilmente non sarebbe stata male se solo non avesse buttato al vento le sue capacità allenandosi in un villaggio di incapaci.
Itachi lo diceva sempre che quelli della foglia erano un branco di moralisti perdenti.
Idioti.
A quanto aveva capito, la ragazza si chiamava Hinata Hyuga ed era la figlia primogenita di una delle casate più importanti del villaggio.
Stronzate, se quella era tutta la forza di una delle casate principali, figurarsi quelle deboli.
Per quello, l’ultima volta che li aveva affrontati, aveva sconfitto il capo così facilmente, certo dopo che quel bastardo gli aveva staccato la testa.
-Che cazzo no! ma come ha fatto a non notare che sarebbe arrivato da sinistra?-
Quella ragazza era una fottuta incapace!
Possibile che nessuno la seguisse nell’allenamento?
Solo lui vedeva le capacità latenti di quella figura?
Che cazzo, quello era proprio un villaggio di incapaci.
 
Hinata si massaggiò la spalla.
Era caduta a terra in seguito a un errore banale e cominciava a sentire una strana sensazione a livello dello sterno.
Sensazione che per altro conosceva molto bene.
Frustrazione.
Se solo fosse riuscita a concentrarsi di più avrebbe potuto finalmente dimostrare a Naruto, a suo padre e a Neji quanto valeva, eppure perché?
Perché continuava a fallire?
Si lasciò cadere per terra, esausta.
-Accidenti-
Chiuse gli occhi, mordendosi nervosamente il labbro.
Il vento fresco della notte le scompigliava i capelli e asciugava il sudore, muovendo lentamente l’erba su cui era sdraiata.
Non bastava.
Questo maledetto allenamento sembrava non bastare mai.
Ancora. Ancora. Ancora.
-Sei patetica-
Si alzò di scatto, girandosi verso la voce che aveva sentito.
Un uomo che non aveva mai visto, le stava di fronte.
Un lungo mantello nero decorato con nuvole rosse e un taglio orizzontale sul coprifronte lo classificavano come fuorilegge.
Fece un salto all’indietro cercando di assumere una posizione di difesa.
-Chi siete?-
Chiese con voce aggressiva, non si sarebbe lasciata intimidire da un volto sconosciuto, non sarebbe stata inferiore a Naruto e ai suoi compagni per coraggio.
-Io sono il ragno che ucciderà la farfalla-
Ghignò l’uomo con voce atona e un macabro sorriso dipinto sul volto.
-Pensi di riuscire a scappare farfalla?-
Hinata sussultò.
Voleva ucciderla?
Inconsapevolmente fece un passo indietro.
Hidan alzò un sopracciglio.
No, assolutamente no, così non andava.
Non era divertente per niente.
- Guarda che quella non è mica la posizione giusta per difendersi scema – sbottò, gettando per terra la sua falce.
Si avvicinò alla kunoichi e la spostò di peso.
- Ecco, è così che dovresti stare! –
- Ma che state facendo? – esclamò Hinata scostandosi di scatto.
- Stai zitta, ti sto aiutando, non vedi? –
- Ma chi diavolo siete? –
- Non fare domande di cui non vorresti sapere la risposta –
La ragazza aggrottò la fronte e lo guardò storto.
- Béh, che aspetti cretina? Attacca! – berciò l’uomo seccato.
Hinata raccolse il coraggio a due mani e si gettò contro lo sconosciuto.
-Byakugan-
- Così va meglio –
 
Una settimana dopo.
- Hinata, da sinistra, la tua sinistra! –
Ma non aveva finito di dirlo, che la ragazza ricevette in pieno il colpo.
- Ma sei cretina!- esclamò avvicinandosi.
- Chiedo scusa Hidan-Sama, proprio non me ne ero accorta –
- Ma come, diamine? Quei dannati occhi da cadavere servono proprio a questo! – sbottò irritato - vedi di usarli –
La ragazza annuì e si mise in posizione di difesa.
Hidan creò due copie e si gettò su di lei da tre direzioni diverse.
Hinata iniziò a ruotare e a creare sottili quanto robusti filamenti di chakra.
Evitò entrambi i kunai che arrivarono da sinistra, quindi si gettò sull’Hidan di sinistra colpendolo col palmo.
In meno di un istante la copia sparì.
L’Hidan alla sua destra le lanciò degli spiedi, probabilmente avvelenati, ma questo la giovane non lo sapeva, con un’agile piroetta utilizzò il chakra per rispedirli al mittente, facendo esplodere la seconda copia.
Quello vero le era arrivato alle spalle con una velocità impressionante, tanto che la ragazza si chiese come avesse fatto. Hinata riuscì a schivare la falce per miracolo. Una cosa l’aveva imparata in quella settimana di allenamento con quell’uomo. Mai, mai farsi toccare dalla falce, mai fare in modo che lui venisse in contatto con il suo sangue.
Hidan ridacchiò sotto i baffi.
Si stava divertendo. Cazzo se si divertiva.
Non allenava quella mocciosa per filantropia, stronzate, non era un filantropo lui, ma trovava la situazione eccezionalmente ridicola.
Lui, pericoloso criminale ricercato un po’ ovunque, che allenava una kunoichi della foglia.
Konoha era veramente caduta in basso, non riusciva nemmeno ad allenarsi i bambini da sola.
Stupido villaggio.
Avrebbe dovuto fare un sacrificio a Jashin, pensò, vedendo la ragazza evitare il suo attacco.
Magari più tardi, però.
- Cretina, si può sapere che ti prende oggi? – sbraitò quando lei inciampò rovinosamente a terra – Sei più distratta del solito –
Hinata arrossì.
Era vero, ma quella era stata una giornata pessima, anche per una persona paziente e remissiva come lei.
- Oggi era il compleanno di Hanabi, mia sorella. Lei è nata lo stesso giorno in cui sono nata io, solo qualche anno dopo. – sussurrò piano.
Hidan alzò un sopracciglio.
No, non aveva tanto capito, a lui non gliene fregava un cazzo del motivo, semplicemente voleva che stesse attenta.
La kunoichi, tuttavia, non lo stava guardando e non colse la smorfia schifata sul viso dell’interlocutore.
- Lei è l’erede perfetta del casato Hyuga, io sono troppo debole e lei ha preso il mio posto. Oggi c’è stato un ricevimento ufficiale e i miei parenti non hanno voluto farmi uscire dalla mia stanza. Avevano paura che rovinassi ogni cosa, come sempre. – sorrise debolmente, facendo girare le budella all’uomo che la stava guardando, il quale, per la prima, volta sentì una rabbia strana montargli dentro. – Oh, Kurenai sensei ha provato a farmi uscire, ma il villaggio non deve intromettersi con il clan Hyuga, lo dice sempre mio padre. E Naruto-Kun credo voglia regalare un anello di fidanzamento a Sakura, non sono mai stata brava nemmeno in queste cose…  – sussurrò piano, arrossendo vistosamente.
Hidan ticchettava l’indice sulla pietra su cui si era seduto.
Era incazzato.
Intanto avrebbe voluto pestare a morte il padre di quella ragazzina, la grossa testa di cazzo a capo di quel merdosissimo clan.
E poi, avrebbe voluto spiaccicare la testa del moccioso della volpe a nove code contro un muro, oh quello sarebbe stato davvero bello.
- Domani farò un sacrificio a Jashin – sbottò, alzandosi in piedi.
Hinata spalancò gli occhi.
- Hidan-Sama, no! Ve ne prego –
L’uomo roteò gli occhi.
Ma dove aveva imparato quella ad essere così fottutamente gentile?
- Senti un po’. Ti hanno chiuso in casa il giorno del tuo compleanno! E, magari, nemmeno ti hanno regalato nulla! Che cazzo, ho conosciuto maniaci omicidi decisamente più simpatici di ‘sta gente di merda –
Se la ragazza si scandalizzò per il linguaggio non lo diede eccessivamente a vedere, ma forse contribuì anche il fatto che le sue guance fossero già rosse di vergogna per l’umiliazione subìta durante il giorno.
Quello che successe poi, fu troppo veloce per poterlo realizzare subito.
E in seguito, Hinata non avrebbe nemmeno saputo dire se fosse accaduto davvero o meno.
Ricordava solo che Hidan si era piegato su di lei e l’aveva fissata dritto negli occhi per un momento.
- Coglioni della foglia – aveva mormorato.
Poi aveva appoggiato le labbra sulle sue.
Era il suo primo bacio.
La kunoichi aveva spalancato gli occhi stupita da quel contatto.
Poi si era staccato.
Le aveva sussurrato nell’orecchio ed era sparito.
Hinata non lo aveva più visto.
Mai più.
Ma quelle parole le risuonavano ogni anno nelle orecchie, sempre in quel giorno.
E ogni tanto sperava di rincontrarlo, anche se oramai lo sapeva morto.
 
- Buon compleanno, farfalla.-
 


   
 
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