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Autore: _Cissy_    15/04/2015    2 recensioni
Pensate ad una serie di eventi differenti: Regina non ha mai scagliato il Sortilegio Oscuro, ma continua a covare la sete di vendetta. Snow e James non hanno mai messo Emma nella teca, e cresce nella Enchanted Forest. Killian non si inimica Rumple e non avrà un uncino al posto della mano sinistra... almeno, non per il momento.
Ma cosa succede se, dopo 20 anni di 'esilio', la Evil Queen decidesse di riprovarci, dando sfogo alla sua vendetta, proprio sulla principessa?
Una CaptainSwan in chiave "Lago dei Cigni".
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Prima di iniziare questa mia malsana pensata, ci tengo a scrivere due cose, per precisare.
Probabilmente già qualcuno ci avrà pensato e scritto qualcosa su questa trama, ma da quando ho visto il film "Il Cigno Nero", ho intrapreso una fissazione con il celebre balletto russo di Cajkovskij.
Dunque... scriverò la storia tentando di seguire il più possibile la trama e gli atti del balletto. In altre parole saranno circa 4 capitoli/atti + il prologo, per un totale di 5 atti.
Il finale sarà a sorpresa: esistono molte varianti di questa storia.
Spero di avervi incuriosito.
Baci, Cissy.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: David Nolan/Principe Azzurro, Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Regina Mills
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ATTO 1

IL CAPITANO

 
Le città e i villaggi dell’Enchanted Forest non erano stati toccati dalla furia della battaglia. O almeno: le strutture. La popolazione si era leggermente abbassata come densità, ma non di molto. Per le persone sopravvissute, la speranza batteva ancora. Non si viveva alla giornata, continuando a fare progetti per il futuro e le settimane a venire.
Ma, come ogni luogo del regno che si potesse rispettare, i pettegolezzi erano noti: la disavventura della dolce principessa, erede al trono, ormai era sulla bocca di tutti. Snowhite e James avevano tentato di metterle a tacere; anche Johanna, dopo aver ripreso lucidità dopo il racconto della padrona, quando giungeva al porto, negava ogni cosa, dicendo bugie su bugie, per tentare di non far peggiorare la cosa. E, con il passare dei giorni, delle settimane e anche dei mesi, non si parlò più di incantesimi, iniziando a credere che la principessa fosse al sicuro nel palazzo. Solo gravemente malata.
La regina detestava raccontare falsità al popolo. Tuttavia, quelle erano circostanze che necessitavano di qualche ‘bugia bianca’ come ripeteva a se stessa. Ma l’auto-convincimento non era l’unica cosa che faceva. Aveva anche un regno da guidare, ma la cosa era passata in secondo piano. Non con Emma, tramutata in cigno, in giro. Non con Regina a piede libero, nel suo regno oscuro, gioiosa di ciò che aveva fatto. L’estenuante ricerca della figlia era diventato il chiodo fisso di Snow: non passava giorno che non facesse quella routine. Alzarsi all’alba, vestirsi con gli abiti di quando era una fuggitiva, armata di arco e frecce, cercare fino a tarda sera la figlia e tornare, sconsolata al castello. Ed ogni notte piangeva, come solo una madre che aveva visto, con i suoi occhi, la metamorfosi da umana ad animale della figlia, poteva fare.
James era preoccupato dello stato di salute della moglie. Stava perdendo peso velocemente, divenendo pallida e sciupata. Dopo che Snow aveva lasciato che il sonno prendesse il posto delle lacrime, il re si affacciava al balcone, guardando il firmamento del cielo, sperando che, prima o poi, la principessa fosse tornata a casa. Solo la speranza che Emma fosse viva li faceva andare avanti, ogni giorno. Ma, anche se non bisogna abbandonarla, la speranza stava via via svanendo, lasciando i reali nello sconforto più totale.
 
Da qualche giorno al porto, stavano attraccate delle navi. La maggior parte di essere erano da carico, portatrici di beni indispensabili al commercio. Venivano da luoghi lontani, alcune da Arendelle, altre da Agrabah, altre ancora dalle Isole Occidentali. Non era inconsueto vederle, ma c’era qualcosa di nuovo nell’aria. O meglio, tra le navi.
Non sembrava un vascello maledetto, o altro. Sembrava che anch’esso provenisse da qualche regno. Tuttavia, non tutto è come sembra. E qualche marinaio, aveva compreso già chi fosse arrivato.
La nave, di legno scuro bordato giallo e bianco, era conosciuta a tutti con il nuovo nome, che da secoli oramai, portava. Si narravano leggende su quel vascello, che era stato rubato dal capostipite di una famiglia di tenenti, il quale si era rifiutato di eseguire gli ordini del suo re. Regnante che si era rivelato corrotto, bugiardo e privo di scrupoli. E, dal momento della presa di possesso, esso era stato capitanato sempre da una persona di quella famiglia.
Ma ancora più appassionanti erano le storie dei viaggi di quella nave. Aveva toccato tutte le coste di tutti i mondi conosciuti: Wonderland, Neverland. I ragazzi ne erano affascinati, tanto che, quando capitava che la Jolly Roger, questo era il nome della nave pirata, si fermava al porto, a frotte si precipitavano per chiedere al capitano di prenderli anche solo come mozzi. Ma non solo i maschi si recavano alla nave. Le ragazze erano estremamente interessate all’aspetto del capitano e, per le più fortunate, avevano l’onore di salire a bordo per ‘conoscere’ meglio il condottiero.
“È bellissimo”
 “Non avete idea di quanto sia affascinante”
“Non potete capire quanto è bravo!”
“Fa certi lavori...”
Le anziane donne erano scandalizzate a sentir quelle parole, tanto da rimproverare il bell’imbusto quando lo vedevano passare.
Ma lui, con la sua ironia malandrina e saccenza, rispondeva sempre “Vorresti essere al loro posto, dolcezza?”, per poi andarsene.
La sua fama lo precedeva, così come le chiacchiere sulla sua bellezza, le quali lo facevano diventare ancora più narcisista di quello che era agli inizi. Perché tutti, alla Enchanted Forest, conoscevano Killian Jones.
 
“Avanti ragazzi! Dobbiamo fare in fretta, prima che il capitano ritorni”. L’ometto tondo si spostava da una parte all’altra della nave, dando ordini a chiunque gli capitasse a tiro. “William, nascondi quelle bottiglie di rhum, e fatti aiutare da James a sistemare quel tavolo! E ricordate la torta. Ehi, Josh, hai messo la tua parte di denaro per il regalo? Come no? Corri a prendere 5 galeoni! Muoviti”. Il nostromo si tolse il berretto di lana dalla testa, usandolo come fazzoletto per asciugarsi il sudore dalla fronte.
Un ragazzo gli si avvicinò, con una scatola di legno chiusa. “Avanti, Smee. Non essere così irascibile. Killian sarà ancora a dormire con la sua conquista di stanotte” esclamò lui, sghignazzando.
“Ti sbagli, Jim. Stamattina all’alba, mentre pulivo il ponte, ho visto la signorina scappare in lacrime. Credo che le abbia spezzato il cuore” replicò Josh, lanciando un sacchetto di monete sonanti a Smee. “Tieni. Mi aspetto un trattamento simile anche per il mio, di compleanno”.
“Ma tu non sei il più giovane capitano che la Jolly Roger abbia avuto. Insomma... Ha 25 anni e tiene il comando da quanto... 5 anni?”.
“Sono 7, branco di idioti. Non ricordate nemmeno quando sono salito al comando?”. La voce sopraggiunse dalle spalle dei tre, i quali sobbalzarono all’udirla. Si voltarono, pronti alla ramanzina del capitano. “Allora, cosa dite per pararvi il culo?”. Jim avanzò, grattandosi la nuca. “Oh, Hawkins...  Vediamo se il mio timoniere in seconda appena promosso di ruolo, può dirmi qualcosa che ripari all’ignoranza...”.
“Ehm... Buon Compleanno, capitano Jones”.
Killian sorrise, alzando gli occhi al cielo. Aveva sempre adorato quel ragazzo, fin da quando, dieci anni prima, lo avevano recuperato dal mare in fin di vita, dopo che la nave su cui era imbarcato con la famiglia per andare a vivere a Montressor, un regno minerario vicino ad Agrabah, era naufragata. “Ti salvi solo perché oggi mi sento più vecchio del solito, Jim. Ora sparite dalla mia vista fino all’ora di pranzo. Fecero come detto. Tutti tranne Smee.
“Smee, non hai capito ciò che ho appena detto?”.
L’ometto prese nuovamente il cappello di lana, asciugandosi le perle d’acqua sulla fronte. “Capitano.. ehm.. dovrei..”.
“Dritto al punto, Smee. Non ho tempo da perdere”.
“Beh.. sa che nella sua famiglia vigeva-e vige tutt’ora in lei- una tradizione”.
“Non vorrai fare la mammina, dicendomi che devo accasarmi?”. Jones alzò un sopracciglio, appoggiandosi con gli avambracci al parapetto. “Sarò io a decidere con chi e quando.. sposarmi. Ho i brividi solo a pensarci”.
 “Capitano, non dico che si deve sposare.. ma solo avere un figlio. Tra tutte le donne che porta ogni sera sulla nave, ce ne sarà una che è stata.. come dire... fregata?”.
“Sicuramente una ce ne sarà” disse, alzando il volto verso il cielo limpido e azzurro. Prima che il nostromo potesse dire qualcos’altro, Killian continuò. “Ma sono e resto, comunque, un uomo d’onore. E un uomo d’onore non strappa i figli dalla madre, per farne un pirata”.
“Se le cose stanno così, perché...”.
“Quante volte devo spiegartelo, Smee?” sbuffò irritato il capitano. “Per Jim è una cosa diversa. Mio fratello lo aveva preso perché era rimasto orfano, ma non l’ha adottato. Se io dovessi morire prima che abbia un figlio, però, le richieste di Liam sono chiare. La Jolly Roger passerebbe a lui. E, francamente, è meglio così”. Tornò a guardare l’ometto con uno sguardo truce. “Quindi, a parer mio, sarebbe meglio che dicessi di trovare moglie a lui. Non a me”. Detto quello, scese gli scalini di legno che separava l’area del timone dal ponte centrale. Poi, con le mani in tasca iniziò a scendere la passerella che lo avrebbe condotto al porto.
“Capitano, dove sta andando?” chiese Smee, apprensivo.
“Primo, sono cavoli miei. Secondo, non hai del lavoro da fare? Terzo...” Un sorriso malizioso gli si dipinse quando una ragazza passò li davanti a lui, voltando leggermente la testa, in modo da fargli l’occhiolino. “...è il mio compleanno. Dovrò pure festeggiare”.
 
“Quindi ha combattuto contro gli orchi?” domandò, civettuola, la ragazza, appoggiandosi al tavolo di legno con i gomiti. “È stato un atto tanto eroico”.
“Oh, si.. Eroico. Ma vedi, dolcezza, l’eroismo non fa parte di me. È risaputo che sono solo un povero pirata”. Jones tracciava con un dito il contorno superiore del boccale da dove stava bevendo una birra. Aveva agguantato la ragazza prima che quella potesse scomparire tra la folla, convincendola, con poche lusinghe, a bere qualcosa con lui. Guardandola per bene, non era nemmeno messa male: il viso non era perfetto, ma possedeva una bellezza rustica che a Killian non dispiaceva. Sogghignò a quel pensiero: a dire il vero, a lui parevano tutte belle, se tra le gambe avevano la cosa a cui lui aspirava.
“Povero pirata? Non prendermi in giro! Qui nella Enchanted Forest conosciamo tutti le vostre scorribande e tutti i bottini che avete trafugato negli anni passati. E anche i tesori conquistati dai vostri predecessori”.
Jones sorrise, fissando la ragazza negli occhi scuri. “Dolcezza, non ho ancora afferrato il tuo nome. Spero tu possa perdonarmi se ti chiedo di...”.
“Mi chiamo Milah” replicò, sporgendo maggiormente il busto in avanti, mostrando le forme abbondanti che possedeva. “Strano che tu non l’abbia memorizzato. Può essere un nome che incute timore. E i pirati, mi avevano detto, hanno una buona memoria”.
Killian si sporse maggiormente verso di lei, accarezzandole il mento con un dito. “Penso che ci sono pirati e pirati. I pirati che ricordano nomi... e pirati che, come me, ricordando  volti e certe prestazioni”. Ritirò indietro il dito, alzandosi in piedi. “Ora sta a te decidere: vuoi scomparire dai miei ricordi... oppure vuoi rimanere immagazzinata nella mia mente”.
La ragazza, sorrise, alzandosi, con fare seducente. Camminò intorno al tavolo, afferrando il colletto della giacca di pelle del capitano. La tirò verso il basso, facendolo abbassare. “Oh, mio caro Jones. Non ha idea in che guaio si è cacciato” gli disse, all’orecchio.
Oramai le idee che Killian aveva, stavano prendendo forma. “Saranno guai a cui mi piace cacciarmi”. Prese la ragazza per un braccio, conducendola al piano superiore, per fare ciò che amava di più... dopo se stesso.
 
 “Non credevo fosse possibile, ma a quanto pare le voci delle tue abilità erano fondate”. Avvolta dal lenzuolo, Milah era ancora distesa nel letto, contemplando, con un grosso sorriso sulle labbra, il capitano della Jolly Roger, mentre si rivestiva.
“Lo so... Me lo dicono tutte. Ma, come dico sempre, finché non si prova, non si può giudicare il sottoscritto” esclamò il pirata, mentre si rivestiva. Avevano passato buona parte del primo pomeriggio a rotolarsi tra le lenzuola di lino, in attività che il capitano considerava ‘estremamente piacevoli’. Ovviamente, dalle facce inebriate da post-sesso che entrambi avevano, tutti e due erano stati soddisfati.
 “Mmmh, devi proprio andare? Qui è così comodo e.. potremmo fare un secondo round” propose la ragazza, giocherellando con un lembo del tessuto. .
“Proposta allettante, dolcezza. Ma non do secondi round a nessuno” disse lui, allacciandosi il panciotto. Si voltò verso la ragazza, che ancora si rigirava, intorpidita, nel letto. “E comunque, devo andare” .
“Cosa ci sarà mai in una vecchia barca che può interessarti tanto?”.
Vecchia barca?, pensò Killian, allacciandosi la cintura con la spada. Senti un po’ che sfrontataggine.
“Si, insomma. Preferisci qualche asse di legno e qualche tela a... questo?”. La ragazza indicò con la mano il suo corpo, strategicamente coperto solo all’altezza del seno e del basso ventre.
Il capitano stava tentando di mantenere la calma: non gli piaceva quando la gente, soprattutto la gente frivola, come Milah si stava dimostrando, parlava male della sua nave. Quella era l’unica cosa che c’era veramente stata nella sua vita. L’unico lascito da parte di suo fratello, di suo padre, di suo nonno e di tutti i suoi antenati, partendo da Frederick Jones, colui che aveva preso possesso della nave.
“O.. e rispondi quando parlo!” si lamentò ancora una volta lei.
L’uomo non ci vide più. Si voltò velocemente, prese con una mano entrambi i polsi di Milah e li portò sopra la testa di lei, fermandoli contro il ruvido materasso. Gli occhi azzurri di lui lampeggiarono di rabbia, facendo incutere un po’ di terrore alla ragazza. “Ora stammi bene a sentire, signorinella. Anche perché non parlerò una seconda volta” iniziò, stringendo maggiormente la presa sui polsi. “Per andare d’accordo con me, ci sono delle regole da seguire. E tu, attualmente, ne hai appena sbagliate due. Siccome sei giovane e ingenua, credo che mi toccherà elencarti le otto regole d’oro. Regola uno: non si è tenuti a fare troppe domande. Regola due: non bisogna farmi perdere la pazienza. Regola tre: non si chiama ‘barca’ la Jolly Roger. Regola quattro: non si dice che la mia nave sia un ammasso di legno e tela. Regola cinque: non si parla se non si è interrogati”.
“Queste regole sono stupid...”.
“REGOLA SEI: NON MI SI INTERROMPE O NON SI PARLA SE NON INTERPELLATI” urlò, facendo chiudere gli occhi a Milah. “Regola sette: non vado a letto con le frivole”. Mollò la presa, e fece per andarsene, oltrepassando la porta.
La ragazza si alzò sui gomiti, fissando incavolata il pirata. “Ehi, pezzo di merda! Qual è l’ottava regola?”.
Killian si voltò, fissandola male. “Semplice. Non si ruba il mio rhum”. Poi se ne andò, lasciando quella che, per lui, era l’ennesima conquista, con il cuore spezzato.
 
“Jim! Sai dove si è cacciato il capitano?” urlò Smee, dal ponte di superiore, mentre lucidava la ruota del timone. “È da stamattina che non lo vedo!”.
“Andiamo, Smee. Non lo hai sentito? Aveva detto che andava a festeggiare... e probabilmente con la bella tipa che è passata davanti a noi”. Hawkins rise sotto i baffi. “Anche se, secondo me, è scappato per evitare i tuoi discorsi da mammina!”.
“Io.. Io non faccio discorsi da mammina”.
“Oh, ti prego, Smee. Ti abbiamo sentito stamattina, quando dicevi al capitano che deve accasarsi, per fare l’erede che, un giorno, guiderà questo vascello per tutti i mari del regno!” esclamò Will.
“E io ho sentito anche che, il discorsetto, dovresti farlo al caro James Pleiades Hawkins!” concluse Josh, scompigliando i capelli castani del ragazzo.
“Per favore. Primo, non ho intenzione di prendere questa nave in eredità da Killian. Secondo, non mi sposerò solo per avere dei figli. Terzo.. NON SO NEMMENO SE MI SPOSERO’!”.
“Ve lo immaginate il piccolo Jimmy che mette su famiglia sulla nave?”. Will strizzò le guance del ragazzo, facendogli sporgere le labbra. “La famigliola Hawkins. Che visione adorabile!”.
Tutti scoppiarono a ridere, eccezion fatta per il ragazzo. Si liberò con una spinta dal compagno, andando a rifugiarsi nel suo logo preferito: il pennone di gran velaccio.
“Oh, andiamo Jim! Stiamo scherzando” urlò Josh.
Nessuno si era accorto che Killian era tornato, e aveva assistito alla scena. Prima di raggiungere il ragazzo, andò dal trio di imbecilli, che ancora urlavano le loro scuse. “Lo sapete che siete un branco di idioti, vero?” domandò, fissandoli uno per uno. “Dovreste averlo conosciuto. Il tasto famiglia, per lui, è un tasto dolente. Volete ricordarvi o no che i suoi genitori sono morti in un naufragio? Naufragio dove lui è sopravvissuto!”.
“Ma noi non volevamo fargli un dispetto. È solo...” tentò di giustificarsi Josh, fissando un’asse del ponte.
“Volevate, volevate, volevate. Volevate un corno. Prendere in giro il più piccolo? Ma che razza di uomini siete? Ora sparite dalla mia vista... di nuovo! Tu no, Smee!”. Will e il compare si dileguarono, mentre il nostromo attendeva la nuova ramanzina. “Cosa ti faceva pensare che Will voglia fare come tu hai detto prima a me e poi a lui?”.
“Io mi preoccupo solo per il futuro della Jolly Roger, capitano” farfugliò l’ometto, togliendosi il berretto dalla testa, e rigirandoselo dalle mani.
“Beh, non è affar tuo, mio caro. Quindi, pensa ai tuoi compiti. O ti ritroverai a pelar patate in cucina prima che tu possa dire ‘sestante’. Abbastanza chiaro? ”.
“Signorsì, capitano”.
“Bene. Allora fallo. Partiremo domani mattina. Voglio lasciare questa terra di contentezza assoluta”. Killian, si voltò, guardando verso l’albero maestro. Sul pennone, si vedeva la figura del giovane, intento a fissare la prua e l’orizzonte. Il capitano sospirò, consapevole che, per chiacchierare con Jim, si sarebbe dovuto arrampicare.  
 
“Dovresti iniziare a pensare di cambiare posto per rimanere solo” borbottò Jones, sedendosi sul pennone, accanto al ragazzo. “Almeno riesco a raggiungerti più velocemente e senza fare molta fatica”. Jim non prestò attenzione all’uomo di fianco a lui, limitandosi ad alzare le spalle. Killian sbuffò alzando gli occhi la cielo. Dopo qualche istante abbassò gli occhi, fissando, con la coda dell’occhio, il timoniere in seconda. Egli fissava, con occhi vitrei, l’orizzonte, il quale si stava dipingendo di arancio, giallo e scarlatto. “Jim, non puoi continuare a fare così, ogni volta che nominiamo la parole ‘famiglia’. Non ti fa bene rinchiuderti in te stesso”.
“Allora evitate di parlarne” sbuffò il ragazzo, continuando a guardare dritto davanti a se.
“Solo perché al signor Hawkins non vuole ricordarsi che la sua famiglia è morta in un naufragio, dove, ringraziando Ursula, lui è rimasto vivo, non mi sembra un  pretesto. E guardami quando ti parlo, cavolo!”.
Diede una leggere tozza al ragazzo, che si voltò, massaggiandosi la nuca. “Cosa vuoi che ti dica, Killian? Che mi sento in colpa? Che, anche se avevo 7 anni, mi sono sentito responsabile della morta di mia madre e della bambina che portava in grembo? Che mi sono sentito responsabile del fatto che non ho mantenuto la promessa fatta a mio padre, quando era andato ad aiutare a mettere in salvo delle persona, durante quel naufragio?” chiese, alzando sempre di più la voce. “Beh, si! Mi sento in colpa. Perché quella notte ho perso la mia famiglia. Quella notte sono rimasto solo al  mondo. E sarei morto anche io, se tuo fratello non mi avesse salvato! E, guarda, penso che era meglio se non mi lanciavate quella corda”.  Jim era esploso, urlando parole che, da anni, aveva racchiuso dentro di se. Killian lo aveva sempre saputo che, nella sua mente di ragazzo solo al mondo, si riteneva responsabile della morte dei suoi genitori. La stessa cosa era successa nei confronti di Liam, suo fratello.
“Jim, ti ricordi quando morì Liam?” domandò il capitano, fissando un punto lontano, oltre l’orizzonte. Il ragazzo annuì, fissandolo. “Allora ricorderai anche cosa ho fatto, prima di accettare del tutto il ruolo di capitano”.
“Stavi chiuso nella sua cabina, a fissare la sua branda, con il suo sestante in mano. Rivivevi gli ultimi momenti in cui l’hai visto vivo, e anche quando morì tra le te braccia. Ma... li non era colpa tua!”.
“E invece si. Dovevo continuare a persuaderlo a non toccare quella pianta a Neverland. Ma alla fine ho ceduto, facendogli fare di testa sua. Quando è morto non sono riuscito nemmeno a prendere il suo corpo per fargli l’ultimo saluto. E ti ricordi chi mi ha aiutato ad uscirne?”.
Hawkins sorrise mestamente. “Io”.
“Esattamente. Mi hai detto che se mio fratello era stato un coglione a non darmi retta, erano solo affari suoi. Non doveva morire, certo, ma lo avevo avvertito”. Il giovane capitano si voltò, fissando l’amico. “Fu in quel momento che compresi che, dopotutto, non era colpa mia. E che non ero solo al mondo. Perché avevo un famiglia, qui, sulla Jolly Roger. E un ragazzino pestifero a cui badare!”.
“Avevo 10 anni quando diventasti capitano, Killian. Non credo che avessi quel linguaggio così colorito”.
Jones iniziò a ridere di gusto. “Ah no? Guarda che dopo tre giorni su questa nave, parlavi peggio di un lupo di mare!”. Entrambi scoppiarono in una fragorosa risata, che si disperse leggermente, facendo tornare un silenzio che, se si potesse pesare, risulterebbe leggero. “Sai perché ti ho ricordato quel giorno? Per farti capire che tu avrai perso anche una famiglia, ma ne hai trovata un’altra qui, sulla Jolly Roger. Anche se non sembra, ognuno di quegli idioti farebbe qualsiasi cosa perché tu stia bene e felice. Poi ti considero mio fratello, Jim. L’ho sempre fatto, dal primo momento in cui mi chiedesti di costruire quella dannata nave in miniatura il secondo giorno”.
“Quella nave in bottiglia che custodisci sul tavolo nella tua cabina? Quella che lucidi ogni sera prima di andare al pub a rimorchiare?” lo cantilenò il ragazzo.
“E questo come l’hai sap... ehm... chi ti ha detto questa menzogna?”.
“Ah-ah! Killian Jones, giovane capitano pirata senza un cuore da donare a povere donzelle innamorate di lui, preferisce una nave fatta quando aveva 15 anni!”.
“Hawkins, smettila. O ti faccio mangiare dagli squali. Ora, andiamo a vedere che hanno combinato quei citrulli, come cena per il mio compleanno”.
 
“Per Poseidone! Ma... chi è che ha bruciato qualcosa?” tuonò Killian, scendendo sotto coperta. La puzza di fumo si sentiva dalla porta che portava alle cabine, ma non ci aveva fatto troppo caso. Ma, man mano che si avvicinava alla minuscola saletta da pranzo di cui il vascello era provvista, l’odore pungente aumentava sempre di più, costringendo lui e Jim a riparare il naso con dei fazzoletti di tessuto.
Dalla cucina, un William Smee, con il berretto calato sulla fronte, tentava di mandare via il fumo con un canovaccio. “Ehm... mi perdoni, capitano. Ma l’anatra che avevamo pensato di cucinare è.. beh.. lo vede anche lei”. Il nostromo mostrò la teglia di ferrò con il povero pasto ricoperto da una crosta nera come il carbone.
“Smee... Devo farti le mie scuse. Avevo detto bruciato?”
“Ehm... Si, capitano”.
“Mi rimangio tutto” sospirò l’uomo, coprendosi gli occhi con una mano. Quando la tolse, qualche istante dopo, i suoi occhi azzurri lampeggiavano di ira. “LO HAI CARBONIZZATO!”.
“Spero però che il regalo le piaccia!” intervenne Will, mostrando una scatola, avvolta in un pezzo di tela. “Ci siamo messi d’impegno per trovarlo!”
“E anche tanti soldi” piagnucolò Josh, messo in un angolo, a pelare delle verdure.
Killian soffocò una risata, mentre toglieva la tela e apriva la scatola. Quando vide ciò che era all’interno, strabuzzò gli occhi. Alzò lo sguardo, facendolo posare su ogni presente nella stanza. “Chi è stato a sceglierlo?” domandò, prendendo in mano il sestante nuovo di zecca. Lo accarezzò con l’altra mano, facendo cadere la ‘carta’ e la scatola. “È identico a quello che avevo perso ad Arendelle”.
“Ho girato tutto il porto, capitano. L’ho trovato in un negozio a due passi da qui e...” iniziò il nostromo, esaltato dalla vista adorante di Killian verso il sestante.
“Ok, Smee. Non voglio che mi racconti la tua vita” borbottò il capitano, fissando ancora il sestante. “Vi ringrazio, signori. Per una volta avete fatto una cosa buona, senza che io vi dicessi qualcosa. Ma ora mi domando una cosa... che si mangia?”.
“Ho sentito dire da qualche signora, che qui, nell’Enchanted Forest, ci sono degli uccelli deliziosi... degni di re e regine” esclamò il mozzo all’angolo, lanciando in aria il coltello con cui stava pelando una carota. “Insomma, visto che è il compleanno del capitano, potremmo cucinarne uno!”.
“Ma di che animale stai parlando, Christ?” domandò Will, incuriosito.
“Mai assaggiato un cigno?”.
“Cigni? Si possono mangiare? Sul serio?” chiese Jim. La faccia golosa di Josh e il suo cenno di assenso con la testa, fecero comprendere che si poteva. E, a quanto sembrava, erano anche buoni.
“Va bene, ciurma” esclamò Killian, iniziando a risalire le scale. “Oggi facciamo qualcosa di nuovo. Si va a caccia... di cigni!”.
 
SPAZIO AUTRICE: Secondo capitolo della mia pazzia pasquale!
Ho tentato di seguire abbastanza la trama del primo atto, ma è il punto in cui la trama è molto corta. Come potete aver notato, ho modificato la storia della Jolly Roger e degli antenati di Killian, in modo che possiamo considerarlo il “principe dei pirati” (e riportarlo a Siegfried che è un principe). Ho aggiunto qualche nome alla ciurma del nostro figo capitano, anche perché ho trovato solo Spugna L, e ho preso qualche nome da dei film e altre storie di pirati (Will e Josh sono presi dalla saga di “Pirati dei Caraibi”, usando i nomi di Will Turner e Joshamee Gibbs, mentre Jim è il protagonista de “Il Pianeta del Tesoro”).
Inoltre, anche se l’ho accennata poco, Milah ricoprirà un ruolo decisamente rilevante per la storia (Indovinate chi è il suo alterego del balletto, ehehe), ma  sarà rilevante nel terzo atto. Infine, dato che la trama è incentrata sulla storia tra Killian e Emma, i genitori di lei passano in secondo piano. Per evitare questo, dedicherò, in questo e nei prossimi capitoli, il primo paragrafo ai sovrani dell’Enchanted Forest, per poi partire, dal paragrafo successivo, con la storyline basata sul balletto.
 Ad ogni modo, spero che la storia continui ad appassionarvi.

Alla prossima e, mi raccomando: lasciate un commento!
Baci, Cissy.  
PS: non riesco ad accostare le musiche, questa volta. Perciò, chiedo venia, ma niente melodie :/

 
  
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